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Autore: Serenity Moon    02/01/2013    10 recensioni
«E' come te. E' la tua torta».
Ichigo lo fissò interrogativo. Non capiva.
«Cioccolato, panna e fragola. Cioccolato come i tuoi occhi, panna come la tua pelle e fragola come i tuoi capelli e le tue labbra» disse. «Mi piace tantissimo».
«Beh, allora c'è qualche speranza che anche io possa piacerti» buttò lì la giovane, incosciente di dove quella discussione li avrebbe portati.
«No. Tu non mi piaci, Ichigo. Io sono innamorato di te».
Tanti auguri a tutti di un magnifico 2013!
Genere: Satirico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Niente dolce a Capodanno

 

 

Se c'era una cosa che lei aveva capito, era che Ryou Shirogane andava pazzo per i dolci.

A vederlo non si sarebbe mai detto, col suo fisico alto, slanciato, asciutto e muscoloso. Chiunque lo scopriva restava meravigliato, eppure era un gran golosone, di quelli che una fetta di torta prima di andare a letto, non deve togliergliela nessuno o sono guai, soprattutto durante le feste.

Era proprio Capodanno. Il Caffè Mew Mew era chiuso, ma al suo interno cinque ragazze sgambettavano senza sosta, chi con le mani colme di piatti, chi di bicchieri, chi di tovaglioli. Al centro di quella che solitamente era la sala principale, una lunga, lunghissima tavola era appena stata coperta da una scintillante tovaglia rossa. Ai lati venti eleganti sedie attendevano gli ospiti.

Era ancora presto, mancavano ancora delle ore prima che le famiglie delle cinque ragazze arrivassero per festeggiare il primo giorno dell'anno, ricomponendo l'allegra compagnia che la sera prima avevano dovuto sciogliere. Svegliarsi quella mattina non era stato semplice, ma il pensiero di ritrovarsi insieme, per un'altra occasione speciale era stato più forte della migliore sveglia.

Retasu e Purin stavano finendo di apparecchiare, distribuendo delle caramelle lungo tutto il tavolo, Ichigo e Minto si stavano dedicando alle posate. Era impossibile sgarrare con accanto una vera nobile.

«Insomma Ichigo! Quante volte devo dirti che il cucchiaino va sopra!» si lamentò infatti Minto, aggiustando l'ennesimo guaio dell'amica.

Ichigo sbuffò. Quello non era lavoro per lei. Che se ne facevano di tutte quelle posate? Un coltello e una forchetta non bastavano?

Mentre battibeccavano come al loro solito, la porta a battenti della cucina si aprì di colpo permettendo proprio a Ryou di uscire, nero in volto, i pugni stretti. L'ultima volta che lo avevano visto in quello stato, si avvicinava la battaglia finale contro gli alieni per la salvezza della Terra.

Percorse a grandi falcate la sala ed imboccò le scale. Ma prima di sparire emise un suono strano, gutturale, infastidito.

Ichigo si drizzò di scatto.

«Era un ringhio? Ha ringhiato?» chiese non credendo alle proprie orecchie. Retasu e Purin annuirono a loro volta sbalordite. Anche Zakuro si era bloccata. Okay, Ryou era spesso di cattivo umore, ma di lì ad arrivare a ringhiare sonoramente, ce ne voleva!

«Ichigo che gli hai fatto?» la accusò subito Minto.

Di norma l'indisposizione di Shirogane dipendeva sempre o comunque nel 99% dei casi proprio dalla rossina. I loro litigi erano diventati storici. C'era chi giurava che alcuni clienti venissero solo per assistere allo spettacolo di quei due che si davano addosso.

«Ehy, che c'entro io?» si difese subito la ragazza. «L'ho visto adesso per la prima volta stamattina».

«Sicura?» indagò l'altra, che quando voleva di delicato e nobile non aveva niente.

«Ichigo non c'entra, ce l'ha con me».

Fu Keiichirou ad intervenire e salvare la rossa, già in imbarazzo. Le stavano venendo i dubbi. Capitava spesso che Ryou si arrabbiasse con lei senza che avesse fatto nulla. Non poteva mai sapersi che anche quella volta il biondo si fosse inventato o ricordato chissà che sgarro mortale nei suoi confronti.

Tutte rivolsero la loro attenzione al pasticciere, chiedendosi cosa mai avesse potuto fare lui, la pace fatta persona, per scatenare l'ira del bell'americano.

«Gli ho fatto vedere la lista dei dolci per pranzo e... non gliene va nemmeno uno» spiegò.

Ci volle tutta la volontà del mondo perché le ragazze non sbuffassero a ridere di fronte alla semplicità di quell'affermazione. Minto, Retasu e Purin si trattennero a stento. Zakuro si batté il palmo della mano sulla fronte. La reazione più assurda fu quella di Ichigo: in un millesimo di secondo sbiancò in viso e spalancò gli occhi, come se capisse in pieno la gravità di quello che l'amico aveva detto. Un pensiero le attraversò la mente: che diamine stava preparando Keiichirou perché a Ryou, che accettava di tutto, non piacesse nulla?

Le ragazze si allontanarono velocemente per rintanarsi nello spogliatoio dove avrebbero potuto ridere liberamente, senza rischiare una decapitazione. Solo Ichigo rimase in sala e dopo qualche minuto raggiunse Keiichirou in cucina, dove il ragazzo dai lunghi capelli castani stava ultimando le sue creazioni.

«Akasaka-san, quali dolci sono previsti per il pranzo?».

Lui ci pensò qualche secondo. Non aveva ancora svelato la lista a nessuno, a parte Ryou.

«Eddai, puoi dirmelo!» insistette la rossa e finalmente lui cedette, cominciando a sciorinare contento i nomi delle sette meraviglie che aveva preparato con tanto impegno.

«Meringata al limone, torta di mirtilli e noci, torta alle banane e caramello, clafoutis di mele, torta allo zenzero, cheesecake al mascarpone e sacher di cioccolato bianco».

Ichigo era a dir poco strabiliata, ma nello stupore notò un particolare. Davvero non c'era nulla per cui Ryou andasse pazzo.

«Al cioccolato proprio nulla?».

Keiichirou scosse la testa dispiaciuto.

«Non ci ho fatto caso e non ho nemmeno il tempo per rimediare».

Entrambi abbassarono la testa tristi. A nessuno dei due faceva piacere quella situazione. Volevano talmente bene a Ryou, che anche quella che poteva considerarsi una stupidaggine li faceva stare male.

Ichigo ci pensò su un attimo, poi un'idea le balenò in testa.

«Lascia fare a me» disse soltanto e tornò in sala a finire il lavoro con le sue amiche.

 

Mezzogiorno era passato da un pezzo, i preparativi erano stati del tutto completati e le ragazze, dopo essere tornate a casa per prepararsi, erano tornate al locale, più splendenti che mai, accompagnate dai loro cari.

Nonostante non fosse un ricevimento di gala erano tutti elegantissimi. Era giusto festeggiare l'anno appena arrivato nel migliore dei modi, magari vedendoli tutti così agghindati e sorridenti, anche lui si sarebbe preso di invidia e si sarebbe sforzato per dare il suo meglio nei giorni a venire.

Tutto era pronto per iniziare il pranzo. Mancava solo Ryou.

«Vado io a chiamarlo» disse Ichigo e si diresse verso il piano superiore, attenta a non inciampare in quei tacchi altissimi che sapeva, non sarebbero passati inosservati a chi di dovere. Si era sistemata con la massima cura, senza tralasciare nessun dettaglio proprio per lui.

Entrò in camera del biondo senza bussare e lo trovò ancora in procinto di abbottonarsi la camicia candida.

«Per un attimo ho pensato che non saresti sceso per ripicca» lo salutò.

Ryou si voltò di scatto e quando la vide sulla soglia, fasciata in quel vestito rosso lampone con i merletti bianchi e la gonna che non le arrivava nemmeno al ginocchio, rimase come inebetito. Le scarpe dai tacchi vertiginosi le slanciavano le gambe ed il mascara sulle ciglia la rendevano più donna di quanto i suoi diciassette anni dimostrassero. La guardò intensamente, percorrendo ogni millimetro del suo corpo, incantato da quella visione ed un sorriso beffardo gli curvò le labbra.

«Per un attimo ci avevo pensato» confessò.

Ichigo scosse la testa, ma rideva sotto i baffi sapendo che non lo avrebbe mai fatto davvero.

«Non ti credevo così permaloso» lo rimbrottò avvicinandosi, piano, le mani intrecciate dietro la schiena, nel classico atteggiamento di chi sa che sta per fare qualcosa di sensazionale e anche se non vede l'ora si trattiene per aumentare la sorpresa. «Se avessi saputo tanto ieri sera...» continuò, lasciando apposta la frase in sospeso per godersi l'espressione di Ryou a quelle parole. La reazione del biondo infatti non tardò ad arrivare. In un attimo il ghigno che aveva sfoderato prima divenne un vero e proprio sorriso luminoso che contagiò i suoi begli occhi azzurri. Trattenne a stento una risata mentre Ichigo prendeva una cravatta, gliela passava sotto il colletto e cominciava ad annodarla delicatamente.

Ridevano senza guardarsi, come due bambini a cui è stata raccontata una barzelletta che però non devono condividere con nessun altro e la ricordano solo quando sono insieme. E la loro era la barzelletta più bella di tutte, quella a cui pensi ogni giorno, tutti i giorni, a qualsiasi ora, alla stazione del treno o davanti al PC. La barzelletta che ti accompagna per il resto della vita.

 

«Sbaglio o quella è la terza fetta?».

Ichigo lo aveva visto sgattaiolare via di nascosto con un piatto in una mano ed un flute di spumante nell'altra. Lo aveva seguito con lo sguardo fino alla porta di servizio del locale dove stavano festeggiando l'arrivo del nuovo anno. Mezzanotte era scoccata da una decina di minuti e dopo brindisi e auguri, gli invitati si erano catapultati sul buffet di dolci. La ragazza lo aveva visto arraffare una porzione della sua torta preferita, mentre svuotava il proprio bicchiere. Quella sera non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo, sia perché era troppo bello con il completo chiaro che aveva deciso di indossare, sia perché da qualche giorno gli sembrava strano. Quell'anno più che nei precedenti, sembrava che le feste gli avessero messo addosso tristezza, invece che gioia e serenità.

Cinque minuti dopo la prima, Ryou si accaparrò la seconda fetta ed Ichigo poté giurare di avergliene visto tagliare un'altra e metterla da parte. Poi si era allontanato di soppiatto.

«Lasciami mangiare in pace» le aveva detto inghiottendo un boccone e già pronto ad addentarne un altro.

«Ti piace tanto eh?». Si sedette accanto a lui sul gradino gelido e si affrettò a coprire col cappotto le gambe che in quel movimento il vestito aveva lasciato scoperte.

«Ti facevo più tipo da torta al limone» continuò lei senza ricevere risposta se non il rumore argentino della forchetta che si imbatteva nel piatto.

Calò il silenzio mentre Ichigo si sfregava le gambe infreddolite e Ryou finiva di mangiare. Sebbene il cielo fosse limpido, la temperatura era bassissima. La luna piena rischiarava il selciato di ciottoli grigi, acerrimi nemici dei tacchi di Ichigo.

«Se hai freddo, perché non torni dentro? Non ti obbliga nessuno a restare qui fuori a congelarti».

«Voglio stare un po' con te» rispose la ragazza. Ryou si voltò stupito a guardarla. Le guance di lei si erano già imporporate, non sapeva dire se per il freddo o l'imbarazzo di quell'affermazione.

«Perché?».

«Così. Non si sa mai. Metti che butti giù un'altra fetta di torta e ti senti male, solo soletto, chi viene a soccorrerti?» scherzò la rossa.

«Tu?». Ryou la guardò come a volerle dire 'ma va', poi scosse la testa divertito. Era sempre stato lui il più maturo fra i due, ma in quel momento, complici forse il nuovo anno e lo spumante, sembrava che i loro ruoli si fossero invertiti.

Svuotò il bicchiere e lo poggiò alla sua sinistra. Prese un respiro profondo e sciolse la lingua in maniera inaspettata.

«E' come te. E' la tua torta».

Ichigo lo fissò interrogativo. Non capiva.

«Cioccolato, panna e fragola. Cioccolato come i tuoi occhi, panna come la tua pelle e fragola come i tuoi capelli e le tue labbra» disse. «Mi piace tantissimo».

«Beh, allora c'è qualche speranza che anche io possa piacerti» buttò lì la giovane, incosciente di dove quella discussione li avrebbe portati.

«No. Tu non mi piaci, Ichigo. Io sono innamorato di te».

Il pugno allo stomaco che aveva ricevuto con la prima parte della frase si sciolse e si trasformò in qualcosa di insolito, ma estremamente piacevole ascoltando il resto. Il cuore le smise di battere per un secondo e poi riprese a galoppare come mai prima di allora.

«Ed è mezzora almeno che aspetto che ti accorga che stiamo morendo di freddo sotto al vischio».

Ichigo alzò automaticamente gli occhi al cielo e all'architrave della porta di servizio vide una marea di ramoscelli dalle foglie verdi cosparse di palline bianco latte attaccati alla bene e meglio con un nastro rosso. Le mancò il respiro prima di voltarsi a guardare Ryou, chiedendosi se era ubriaco e rispondendosi che non gliene importava niente perché sognava quel momento da anni.

Anche lui la guardava, in attesa di qualcosa che pensava non sarebbe arrivato mai. Invece si sbagliava.

Ichigo si sporse verso di lui e cogliendolo di sorpresa posò le labbra sulle sue che sapevano di cioccolato, panna e fragola. Ci volle qualche secondo perché Ryou si rendesse conto di ciò che stava accadendo. La sua mano raggiunse la guancia in fiamme di lei per rendere tangibile e più vero quel momento. La baciò a lungo per supplire a quei lunghi giorni in cui avrebbe voluto farlo e si era dovuto fermare, bloccato dal dubbio e dall'orgoglio. Ed Ichigo si lasciò baciare e a sua volta lo baciò, non solo per rendere felice lui, ma anche per se stessa, perché quegli occhi azzurri li aveva visti brillare altre volte, ma mai con la stessa luce che adesso vi aveva scorto e se c'era una cosa per cui avrebbe dato tutto ciò che aveva, quella cosa era veder splendere gli occhi di Ryou.

«Non dimenticartene domani mattina» sussurrò con un filo di voce, sfiorando il suo naso, prima di baciarlo ancora.

«Mai».

 

Prima sotto, poi sopra, infila e annoda, Ichigo aveva imparato ad annodare le cravatte guardando sua madre che lo faceva per suo padre e sbirciando dal pilastro della porta aveva sognato anche lei di poterlo fare un giorno per l'uomo che amava con la stessa devozione che si dipingeva sul viso di Sakura ogni mattina.

Guardò Ryou immaginando che forse poteva essere proprio lui quell'uomo, nonostante la giovane età e gli anni che ancora dovevano vivere. Non era passato neanche un giorno da quando si erano smascherati l'un l'altro, ma certe volte basta uno sfiorarsi di mani per capire se una persona è giusta o no ed Ichigo era pronta a scommettere che Ryou era la sua persona.

«Scendiamo su e fa' il bravo. Keiichirou è davvero dispiaciuto» gli disse aiutandolo ad indossare la giacca scura. Quanto era bello!

«Mi sa che devo scusarmi con lui».

«Chi si scusa a Capodanno, si scusa tutto l'anno» scherzò Ichigo.

«Questo non ti da il diritto di approfittarti di me» la avvertì lui. Ichigo gli fece la linguaccia e si fece guidare per mano verso le scale.

Sulla soglia, si fermò un attimo.

«Aspetta».

Gli allacciò le braccia al collo e nel gesto più naturale del mondo lo baciò teneramente. Ryou la strinse per i fianchi, ritrovandola più alta di quanto avrebbe dovuto essere si lasciò trasportare dalla sua dolce fragranza, un misto di profumo, bagnoschiuma e odore naturale della sua pelle che insieme creavano un'armonia perfetta.

«Il tuo dolce di Capodanno» mormorò a fior di labbra.

«Buonissimo».

E mano nella mano, scesero a festeggiare il nuovo anno.

 

 

Salve!! No, non mi sono data per dispersa, come alcune di voi sanno, mi sono temporaneamente trasferita nella sezione Originali, ma Ichigo e Ryou restano pur sempre i miei grandi amori e una volta conclusa Dawning Bitch e il suo continuo, tornerò in pompa magna con una fan fiction che vi farà restare con un palmo di naso, promesso!

Con questa piccola OS, ne approfitto per farvi i miei migliori auguri di buon anno, ovviamente in ritardo perché io sono pur sempre Serenity Moon e la puntualità non rientra nel mio DNA (a proposito di questo devo correre a finire il nuovo capitolo per giorno 17 o resterò di nuovo indietro).

Grazie mille a chi durante quest'anno un po' pazzo mi ha seguito, mi è stato accanto, mi ha scoperta, si è affezionato ed è rimasto.

Un grazie particolare a chi è tornato, cancellando mesi di buio con un sorriso.

Non dimenticatevi di me, ci leggiamo presto ;)

Per ogni cosa, la mia paginetta vi aspetta: https://www.facebook.com/oo00SerenityMoon00oo?bookmark_t=page

 

Un abbraccio fortissimo, ancora auguri, dalla vostra

Serenity Moon 

   
 
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