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Autore: emotjon    03/01/2013    21 recensioni
[Rihanna]
[Rihanna]Dalla storia:
“Chris, smettila”, dissi tra le lacrime cercando di coprirmi. Senza troppo successo. Era ubriaco fradicio, e ormai era più di un’ora che mi picchiava. Stava peggio del solito, e la mattina dopo sarei stata peggio del solito anch’io. “Basta…”, mormorai cercando di alzarmi in piedi.
Mi tremavano le gambe.
Sentii appena l’ennesimo calcio nello stomaco. E non dissi niente, ormai avevo imparato a stare zitta quando mi picchiava. Era solo questione d’abitudine. Dentro di me urlavo.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Chris, smettila", dissi tra le lacrime cercando di coprirmi. Senza troppo successo. Era ubriaco fradicio, e ormai era più di un’ora che mi picchiava. Stava peggio del solito, e la mattina dopo sarei stata peggio del solito anch’io. "Basta…", mormorai cercando di alzarmi in piedi.

Mi tremavano le gambe.

Sentii appena l’ennesimo calcio nello stomaco. E non dissi niente, ormai avevo imparato a stare zitta quando mi picchiava. Era solo questione d’abitudine. Dentro di me urlavo.

"Sei. Una. Troia", mi disse Chris, quasi urlando.

Ogni parola uno schiaffo. Ogni schiaffo altro sangue che versavo in attesa che gli passasse. Pregando che smettesse di bere. Pregando che un giorno si svegliasse e si pentisse, che mi dicesse di amarmi…

"Ammetti che mi ubriaco perché tu mi tradisci, Robyn…".

Lo sentii a malapena. Riuscivo solo a vedere Crystal sulla porta, con la sua copertina tra le braccia e le lacrime agli occhi. Vai via, prima che se la prenda anche con te, piccola mia. Feci un segno a mia figlia, e lei si nascose dietro la porta, continuando a piangere.

"Ti tradisco", mentii in un soffio tornando a guardare Chris.

Lui scoppiò a ridere, soddisfatto dalla mia risposta, poi mi lasciò da sola, a terra, nel corridoio. Lo vidi andare verso la camera da letto e sospirai di sollievo. Avevo superato un’altra notte senza morire.

"Mamma…", mormorò mia figlia uscendo dal suo nascondiglio. La abbracciai nascondendo il viso tra i suoi capelli, inspirando il suo profumo, tanto simile a quello di suo padre da farmi sorridere. "Ti ha fatto male…". Le diedi un bacio sui capelli. Mia figlia, due anni e più perspicace di qualsiasi altro bambino al mondo.

"La mamma sta bene, ora torna a dormire", mormorai prendendola in braccio e portandola in camera sua. "Buona notte, piccola", le dissi rimboccandole le coperte e lasciandole un bacio sulla fronte.

"Dormi con me, mamma".

Riuscii quasi a sorridere e mi sdraiai al suo fianco, abbracciandola. Appena prima di addormentarmi fui colpita dalla verità: dovevo andarmene da quella casa, portare via mia figlia, far sì che avesse una vita migliore della mia.

 

Il giorno dopo mi svegliai in silenzio. Avevo ancora Crystal tra le braccia, che dormiva beata, con il sorriso sulle labbra. Io in compenso non mi sentivo la faccia, tanto meno il fianco destro e la pancia. Ancor meno il labbro inferiore, che doveva avermi rotto Chris la sera prima.

Mi alzai dal letto incurante del dolore e caracollai in cucina, ignorando la mia immagine nello specchio del soggiorno. Diedi un occhiata al telefono, come tutte le mattine. Alzai la cornetta, ma come al solito non ebbi il coraggio di chiamare il 911.

Sbuffai e mi accasciai sul pavimento, in lacrime.

"Ehi". La voce di Chris mi riportò alla realtà, e mi asciugai le guance. Ormai era la routine: la sera si ubriacava, mi picchiava e se andava a dormire come niente fosse, e la mattina dopo… "Ti ho fatto male… mi dispiace, Robyn". Era così ogni mattina da otto mesi. Mi chiedeva scusa, per poi ricascarci la sera stessa.

Per tutta risposta mi alzai in piedi e mi tolsi la maglietta, chiudendo gli occhi alle sue lacrime. Non mi piaceva vederlo piangere, in nessun caso, soprattutto sapendo che stava piangendo per quello che aveva fatto subire a me.

"Mi dispiace", mormorò avvicinandosi. Mi schiacciai contro i fornelli, coprendomi con le braccia. "Io, ho bevuto… non volevo farti del male, lo sai, io ti amo", mi disse abbracciandomi.

A quel punto scoppiai a piangere, singhiozzando.

"Robyn…".

"Non posso più andare avanti così… Crystal ti ha visto ieri sera, mentre mi picchiavi", aggiunsi posando le labbra contro il suo collo. Mi mancava stare così con lui senza la faccia distrutta. "Io… ti amo, ma non posso andare avanti così…", ripetei allontanandomi appena per guardarlo negli occhi.

"Non voglio che mi lasci".

"Lo so", mormorai chiudendo gli occhi. "Non ti sto lasciando, vado solo a stare da mia madre per un po’, e Crystal viene con me, non la lascio con te", aggiunsi sfiorandogli una guancia.

"Non le farei mai del male", lo sentii mormorare mentre mi allontanavo.

"Lo dicevi anche di me, Chris. Mi dicevi che non mi avresti mai fatto del male", mormorai di rimando dal salotto. "Non hai mantenuto la promessa, e io non posso aspettare altri otto mesi che tu smetta di bere… non posso più".

"Se mi facessi aiutare?".

"Lo dici tutte le mattine". Con quel bellissimo barlume di speranza negli occhi. "Ma non l’hai mai fatto… perché dovresti farlo oggi? O domani? O la settimana prossima?". Stavo alzando la voce, senza volerlo.

"Perché ti amo".

Scossi la testa e lo abbracciai. "Lo so, amore", mormorai, le labbra contro il suo orecchio. "Lo so che mi ami".

"Perché non hai mai chiamato la polizia?". Che domanda! Lo amavo da morire, da sempre. E non volevo che mia figlia crescesse senza un padre, come me. Non volevo che soffrisse… ma nemmeno io volevo più soffrire. La sua voce mi riportò alla realtà: "Chiamali", mi sentii dire.

Sospirai. "Se chiamo la polizia finirai in qualche ricovero chissà dove…".

"Starai meglio senza di me. Starete meglio", aggiunse lanciando un’occhiata verso le scale. Mi voltai e vidi Crystal cercare di scendere da sola, stropicciandosi gli occhi, ancora nel mondo dei sogni.

"Sei sicuro? Se li chiamo…".

"Mi rivedrai solo quando avrò smesso di bere, e solo se lo vorrai…", aggiunse tirando fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni e porgendomelo. "Robyn, per una volta nella tua vita, dovresti essere egoista…". E detto da Chris…

"Va bene, dammi quel telefono", mormorai con le lacrime agli occhi.

"911, qual è l’emergenza?", mi sentii chiedere dopo una manciata di secondi. Trassi un sospiro di sollievo, con le lacrime agli occhi, che bruciarono a contatto con la mia faccia martoriata.

"Il mio ragazzo mi ha picchiata… mi picchia da otto mesi", aggiunsi passando due dita sulla guancia di Chris, per asciugare le sue lacrime. "Però non voglio che gli facciate del male, vuole essere aiutato", aggiunsi chinandomi per abbracciare mia figlia. "Mi ha convinta lui a chiamarvi…".

"Certo signorina, le mandiamo una pattuglia e un assistente sociale".

"Grazie", mormorai chiudendo gli occhi. Chiusi la telefonata con un sospiro e abbracciai Chris, l’amore della mia vita. gli diedi un bacio sul collo, probabilmente l’ultimo bacio sul collo che gli avrei dato. "Ti amo".

"Your life will be okay, it’ll be all right, you’ll be just fine", intonò con un mezzo sorriso. Sorrisi di rimando e lo guardai prendere in braccio Crystal e stringerla a sè. "Ti voglio bene, piccola", lo sentii mormorare mentre la metteva giù.

"Anche io papà", mormorò la mia piccola con le lacrime agli occhi. "Non ti vedrò più?". Trattenni un singhiozzo a quelle parole. Poi chiusi gli occhi, aspettando come mia figlia la risposta di Chris.

"Potrai vedermi quando vorrai, okay? Basta che tu lo dica alla mamma…".

Fu interrotto dal campanello, e quando andai ad aprire mi sentii meglio, come non mi sentivo da otto lunghissimi mesi. I poliziotti mi guardarono a bocca aperta un minuto buono, prima di accorgersi di Chris, a un paio di metri da me.

L’unico che sembrò non accorgersi della mia faccia tumefatta fu quello che doveva essere l’assistente sociale. "Io…", mormorai stringendomi le braccia intorno al corpo. Non sapevo che altro dire.

"Lo so, ci sono io adesso", mi disse abbracciandomi. "Mi chiamo Aubrey, Aubrey Graham", aggiunse allontanandosi per darmi la mano. In qualche modo riuscii a sorridere e la strinsi appena. "Ti senti meglio?", mi chiese quando i poliziotti portarono via Chris.

Sinceramente? Non lo sapevo nemmeno io.

Scossi la testa e mi feci abbracciare di nuovo, sentendomi a casa come non mi sentivo da mesi. Feci un respiro profondo e piansi le ultime lacrime, che scivolarono via da me come aveva appena fatto la mia relazione con Christopher.

"If you let me, here’s what I do, I’ll take care of you", mi sentii sussurrare.

Persino Crystal sorrise, e mi fece sentire ancora meglio.

"I’ve love and I’ve lost", conclusi per lui abbracciandolo.


WHOA!
  
salve gente, era da un po' che volevo scrivere una OS su quest'argomento, la violenza domestica. Ci tengo particolarmente, dato che è successo a una delle mie migliori amiche e lei è riuscita a denunciare il suo ragazzo solo dopo tanto, forse troppo tempo.
Scusate il momento tristezza, ma era per spiegare quanto ci tengo.
Comunque... la Robyn della storia è ovviamente ispirata a Rihanna, che anni fa venne picchiata da Chris Brown (il mio Chris è ispirato a lui). Li adoro entrambi, anche se lui l'ha picchiata e tutti lo consideravano un mostro, ecc. Sono forse i due cantanti che mi hanno cambiato la vita prima che scoprissi i One Direction :)
Ah, quasi dimenticavo... l'assistente sociale che aiuta Robyn è Drake il cui vero nome è Aubrey Graham... era solo per essere chiari! Spero che vi piaccia almeno quanto piace a me... bacione ragazze (e ragazzi se ce ne sono :D).
Okay, la smetto... lo spazio autrice mi sta venendo troppo lungo.
Ancora grazie e ancora un bacio. F.
  

   
 
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