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Autore: Lily BlackRose    03/01/2013    2 recensioni
Su Fake vi è bisogno di un nuovo gruppo di eroi per salvare il mondo dal destino orribile che lo attende... La Dea troverà i suoi eroi? Oppure tutto il mondo cadrà nell'oblio e nella perdita?
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Nuovo personaggio, Sorpresa, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nemici nell'Oscurità

Il bosco spettrale era ormai alle loro spalle e quasi appariva solo come un tenue ricordo di un incubo avvenuto in una notte lontana, eppure non era successo che il giorno precedente. Avevano ripreso da poco la strada maestra ora di nuovo costeggiata da campi, mentre nell’aria si iniziava a percepire l’odore caratteristico della salsedine. Il mare ormai non era più così lontano e da una collina sopraelevata potevano ben vederlo come linea azzurra che si stagliava all’orizzonte. Il sole anche se alto nel cielo, non riusciva a scaldare la terra e così l’aria attorno a loro era frizzante  e fresca. Jun sorrise dolcemente mentre camminava al fianco dell’amico di una vita, non poteva credere di essere quasi arrivato alla città di mare. Non poteva ancora credere di aver smentito tutte le previsioni funeste che la madre gli aveva propinato. Era felice, felice come non mai in vita sua. Pervaso da quella sensazione accelerò il passo suscitando il sorriso di Tsubasa e la perplessità del nuovo membro del gruppo.
“Cerca di non correre troppo! La tua Dea non scappa mica!” lo prese in giro il paladino facendo poi l’occhiolino a Taro, mentre il mago sbuffando riprendeva il passo normale e gli si affiancava nuovamente.
“Oh beh… lei ha tutta l’eternità davanti…” mormorò il mago alquanto piccato dalla frecciatina dell’amico, certo sperava ardentemente di rivedere la sua Dea una volta giunto a Kai, ma era solo una sua semplice illusione siccome lei non gli aveva mai accennato al fatto che si sarebbero rivisti, se non alla fine della missione. Ma come gli sarebbe piaciuto rivederla, vedere quegli occhi azzurro ghiaccio per perdersi dentro di essi ed affogare poi sulle labbra rosee. Affondare le mani nella sua chioma lilla e baciarla. Il suo viso doveva aver assunto una qualche espressione da ebete perché suscitò anche la risata del giovane chierico che sino a quel momento aveva detto poco o nulla, sempre immerso in quelle poche cose che riusciva a ricordare. Frammenti di luce a cui cercava di ridare in senso.
“Chiedo scusa…” disse subito Taro nascondendo poi il resto dell’ilarità dietro la mano, ma il mago fece un segno di diniego, era contento del suo ridere, anche se era a sue spese. Percorsero ancora qualche tratto di strada in silenzio, mentre alcuni carri passavano accanto a loro superandoli. Diverse volte Jun aveva pensato di fermarne uno e chiedere un passaggio sino alla città, ma poi ci aveva ripensato, avevano davvero pochi soldi con loro e forse non gli sarebbero nemmeno bastati per pagarsi il viaggio in nave, ammesso che una nave che salpasse per Ila ci fosse. Effettivamente aveva pianificato ben poco quel viaggio e ora se ne pentiva. Se non avessero trovato una nave cosa avrebbero fatto? No, non doveva pensare negativo, altrimenti tutto sarebbe davvero andato a rotoli! Scuotendo la testa cercò di cacciare via quei pensieri e per qualche ora assieme a Tsubasa avevano provato a fare diverse domande a Taro sul suo passato, ma davvero non ricordava nulla, a malapena si ricordava se un cibo gli piacesse o meno, siccome aveva guardato in modo strano la mela rossa che un contadino aveva offerto loro per aver recuperato un maiale che era scappato dal recinto. Con diffidenza l’aveva addentata, scoprendone poi che il sapore dolce gli piaceva moltissimo e quindi l’aveva poi mangiata con gusto. Verso metà pomeriggio un vento forte proveniente dalla costa si era alzato portando con se in un attimo nubi nere che oscurarono il cielo come una pesante coperta plumbea, nel giro di pochi attimi si scatenò il diluvio che costrinse i giovani a cercare riparo sotto un piccola pineta che cresceva sul limitare di una villa di campagna. Avvolti nei loro mantelli si erano riparati il più possibile in quell’intreccio di sempreverdi, sperando che la pioggia smettesse al più presto, ma con loro grande sfortuna fu solo quasi verso il crepuscolo che essa accennò a diminuire. Risolto il problema della pioggia però se ne presentò un altro siccome ormai era il tramonto e viaggiare non era più saggio. Jun imprecò fra i denti per quell’ennesimo colpo di sfortuna sulla sua strada e raccolto un sasso da terra lo scagliò verso il centro della pineta con quanta forza aveva in sé. Un sordo mugolio di dolore ed il tonfo di qualcosa di pensante che cadeva a terra li mise tutti in allerta. Tsubasa estraendo la spada dal fodero si avvicinò cautamente al luogo da dove aveva sentito provenire il rumore riscontrando alcune tracce di impronte fresche sul terreno, le quali si interrompevano di colpo al centro esatto di una piccolissima radura. Fermandosi a pochi passi dalle impronte il paladino mosse la spada, facendola cozzare contro qualcosa che era stesa a terra.
“C’è qualcosa qui! Ma temo che sia invisibile!”
“Oh non dovrebbe essere un problema, se mi ricordo bene la formula…” disse il mago avvicinandosi all’amico. Socchiude gli occhi cercando la giusta concentrazione, il suono della pioggia che ancora lenta continuava a cadere lo aiutava a rilassarsi. Sentì la magia scorrergli lungo tutto il corpo e fluire dalle sue mani tese verso quello che appariva vuoto, incanalandosi con tutta la sua potenza. Le parole dell’incantesimo uscirono quasi come una cascata dalle labbra del mago e dopo qualche attimo che le aveva pronunciate fu come se l'aria avesse iniziato a fremere, poi si contorse come se la magia l'avesse strizzata, e nel vortice di colori che si era formato appare una figura distesa a terra, un uomo a giudicare dalla stazza, vestito con gli abiti neri tipico di chi non vuole farsi vedere, nel buio della notte. Gli occhi di Taro erano vivamente sorpresi, non aveva mai visto nessuno lanciare una simile magia . . . oppure si? Un senso di malinconia prese possesso della sua anima, ma fu lesto a celarlo ad i due ragazzi. Cautamente si avvicinò anche lui per osservare il corpo disteso a terra. Molto evidentemente il sasso scagliato da Jun lo aveva colpito in testa facendolo precipitare a terra privo di sensi.
“Che fortuna, hai catturato un ladro senza nemmeno volerlo!” lo prese in giro Taro chinandosi accanto al soggetto svenuto per esaminargli la ferita, osservò che non era molto grave e di certo di lì a poco si sarebbe ripreso,
“Guarda che era tutto calcolato! Avevo sentito un rumore e così…”
“Certo, come no!” lo interruppe Tsubasa ridendo come un matto mentre legava il giovane “Fai prima a dire che è stato un bel colpo di fortuna!” rimessosi in piedi si caricò in spalla lo sventurato ladro e con il piccolo gruppetto seguì le tracce a ritroso. Giunti dinnanzi ad una villa due guardie armate di lance sbarrarono loro la strada, non fu difficile immaginare che il ladro fosse giunto da lì.
“Chi siete!? Cosa volete!?” chiesero rudemente scrutandoli con aria torva.
“Siamo dei viaggiatori e vorremmo parlare con il signore della casa…” rispose il mago con voce pacata.
“Ah si e per quale motivo?”
“Abbiamo trovato qualcosa che probabilmente appartiene a lui!” dette queste parole il paladino mostrò il corpo che portava a spalla.  I due uomini guardarono l’uomo privo di sensi e, dopo aver parlottato fra loro, uno si diresse verso la casa del suo signore tornando poco dopo assieme a lui. I tre ragazzi guardarono l’uomo avvicinarsi, era ben vestito e di aspetto distinto. Indossava una tunica verde smeraldo ed una calzamaglia nera ad i piedi portava stivali di cuoio nero, ed alla vita indossava una cintura ornata di pietre preziose. I capelli azzurri erano legati dietro la testa in una coda.
“Hiro mi ha detto che avete qualcosa per me. È vero?” chiese il nobile con voce gentile ma ferma, chiaro segno che per ora non era ostile agli avventurieri.
“Sì Signore è vero… abbiamo sorpreso questo ladro che fuggiva da casa vostra… o almeno così dicono le orme che abbiamo seguito” prese a spiegare il chierico.
“Lo abbiamo perquisito alla svelta e nelle tasche abbiamo trovato questo amuleto…” aggiunse Jun mostrando all’uomo una collana d’oro con un ciondolo a forma di goccia che fra le sue mani luccicava appena per la magia che vi scorreva dentro.
“Ma quello è l’amuleto della salute di mia moglie!” la sua espressione stupita fece capire ai ragazzi che non si era minimamente accorto del furto che aveva subito “Io non so davvero come potervi ringraziare!”
Diede un'occhiata ai fagotti che si portavano appresso e ad i loro vestiti bagnati, ''Sembrate viandanti, e di certo a quest'ora farete fatica a trovare un posto per la notte, se volete potete rimanere qui''
“La vostra offerta ci onora mio Signore.” Jun si profuse in un inchino, immensamente grato verso quell'uomo che risolveva tutti i loro problemi, seguendolo poi verso la casa “Permettetemi che mi presenti, il mio nome è Jun Misugi e questi sono Tsubasa Ozora e Taro.” Indicò i compagni che lo seguivano. Fermandosi di colpo  il Signore della casa si volte verso il paladino scrutandolo con estrema attenzione.
“Ozora hai detto? Il figlio di Koudai Ozora?” guardando meglio il ragazzo si accorse in effetti dell’incredibile somiglianza fra lui ed il padre, per non parlare della madre.
“Si signore, proprio lui, ma come fa a conoscerlo?” chiese abbastanza sconvolto.
“Devi sapere che io e tuo padre abbiamo combattuto assieme, forse ti ha parlato di me, Akira Tanaka, ma ora entriamo a riscaldarci avremo modo di parlare sta sera durante la cena.” E detto questo varcò la soglia di casa dando disposizione alle serve di preparare le camere ed un bagno caldo per i loro ospiti.
Immerso nell’acqua calda Jun sentì la tensione accumulata nei giorni precedenti sciogliersi, così come il freddo che gli si era annidato nelle ossa. Certo partire in autunno non era proprio il massimo, con il freddo imminente dell’inverno, ma non avevano potuto fare diversamente. Il profumo del sapone alla rosa gli fece ancora una volta pensare alla sua Signora. La sua Dea. Il grande amore della sua vita che non sarebbe mai riuscito a coronare. Il bussare lieve alla porta lo fece sobbalzare.
“Si?”
“Sono la cameriera, le ho portato dei vestiti puliti” mormorò una voce morbida all’altro capo ed immediatamente il giovane uscì dall’acqua avvolgendosi attorno alla vita un asciugamano di lino, un po’ lo imbarazzava che la donna entrasse, ma non poteva mica restare nudo durante la cena attendendo che i suoi vestiti fossero pronti, la fece così entrare, ma lei con molto riguardo lasciò i vestiti accanto al camino e, dopo aver ravvivato le fiamme, uscì avvisandolo che la cena sarebbe stata servita di lì a pochi minuti. Vestendosi velocemente si asciugò i capelli alla meglio scendendo così nella sala grande dove il tavolo di legno era stato riempito di ogni sorta di prelibatezza. Prima di prendere posto Akira presentò sua moglie e la sua figlioletta di appena cinque anni ad i suoi ospiti.
“Vi ringrazio ancora infinitamente per aver ritrovato la collana di mia moglie, purtroppo senza quella non le sarebbe rimasto molto da vivere…” e la voce ebbe una note di tristezza.
“Veniamo a noi caro ragazzo… come vanno le cose in famiglia? Tuo padre come sta? E tua… madre?” ci mise un po’ a chiedergli della donna e la cosa non sfuggì affatto al ragazzo che strinse con forza le bacchette fra le dita.
“Beh diciamo che le cose vanno bene… mio padre sta per tornare dalla capitale e… anche mia madre sta bene… insomma le cose si stanno aggiustando, piano, piano…”
“Uhm capisco… quindi i tuoi stanno ancora assieme? Bene…”
La risata della piccola Momo fece volgere tutti i presenti ad osservare la scena. Taro sedeva accanto a lei e con il tovagliolo avvolto attorno ad una mano impersonava il “serpente del solletico” e ogni tanto fingeva di attaccarle il fianco facendola divertire un mondo.
“Momo fai la brava… non disturbare i nostri ospiti!” la redarguì la madre scuotendo il capo bonariamente, mentre il viso della piccola si rabbuiava di colpo.
“Oh no Signora la prego non la sgridi! Non da alcun fastidio… anzi è bello giocare con lei…” mormorò il giovane chierico perso in qualcosa che poteva anche somigliare ad un ricordo. Una figura nera che correva accanto a lui, due bambini? Non sapeva dirlo, sapeva solo che uno dei due era lui, mentre l’altra persona restava sfocata ad appena pochi passi da lui, ma rideva, rideva dolce e piena di felicità, nostalgia di tempi lontani prese possesso di lui. Uno sguardo in direzione del chierico fece capire a Jun che era sprofondato in qualcosa di totalmente suo e per non far intravedere quel qualcosa ai loro ospiti si rivolse alla piccola.
“Vuoi vedere una magia?” le chiese dolcemente e lei battendo felice le mani corse verso di lui, facendosi poi mettere in braccio “Dalla tua reazione presumo che sia un si!” rise il ragazzo che per qualche attimo rimase silenzioso, quindi s’illuminò di colpo e, richiamando alla mente le sue prime lezioni di magia, eseguì una prestidigitazione, facendo apparire dal nulla una bellissima rosa color pesca che mandò in estasi la piccola.
“Ancora, ancora per favore!” lo supplicò dolcemente la bambina guardandolo con i suoi grandi occhi azzurri.
“Vediamo cosa posso fare!” concentrandosi qualche attimo nella sua mano venne evocata una fiammella azzurra che si alzò in aria, iniziando poi a danzare al ritmo del battito delle sue mani.
E così alla fine della serata la piccola Momo si ritrovò con tanti bellissimi regali da parte del mago. Akira stupefatto aveva sorriso ai giovani e li aveva invitati poi a trattenersi con lui nella sala per qualche altra chiacchierata prima di coricarsi, mentre la moglie portava a letto la piccola che non si voleva staccare dalle gambe di Jun e Taro, che erano stati così carini con lei.
“Facciamo una cosa” asserì il mago cercando di calmare il capriccio dettato dalla stanchezza “Io suono qualcosa col flauto e tu poi vai a nanna da brava, va bene?”
Annuendo con vigore la piccina corse in braccio a Taro, mentre l’amico estraeva lo strumento dalla custodia e lo accostava alle labbra iniziando a suonare una dolcissima ninna nanna, la stessa che sua madre gli suonava quando non riusciva ad addormentarsi e così in pochi attimi anche la piccola Momo cadde in un dolce sonno ristoratore, pieno di farfalle ed unicorni che giocavano con lei.
“Siete davvero un ottimo musicista!” disse il Signore della casa, mentre anche la moglie si complimentava e cercava di togliere la piccola dalle braccia del chierico.
“Se volete posso portarla io di sopra così non vi affaticate!” si offrì Taro
“Ma no, vi abbiamo già arrecato troppo disturbo!” un'espressione di imbarazzo passò sul viso della donna, colpita dalla gentilezza del ragazzo, mentre questi si alzava e accompagnava la bambina fuori dal salotto. Qualche attimo di silenzio cadde dopo quel breve scambio di parole ed Akira sospirò.
“Voi siete benedetti! Prima avete riportato il medaglione di mia moglie e ora siete così gentili con la mia bambina! Come potrò davvero mai ringraziarvi?”
“Il solo fatto che ci abbiate dato un tetto ed un pasto caldo è già un grosso ringraziamento, non eravate tenuto a farlo!” Tsubasa sorrise verso l’uomo, suo padre aveva ragione ,era davvero una persona di animo buono e generoso, era molto contento di averlo incontrato. A parte il primo momento d’imbarazzo dovuto alla storia dei suoi genitori che ormai lo perseguitava dalla nascita, la cena era stata molto piacevole, anche se l’argomento spinoso era stato lasciato indietro, ma ormai non poteva più essere rimandato.
“Allora cosa ci fate da queste parti? Dove siete diretti?” chiese il nobile, mentre i due si guardavano cercando di capire quale fosse la cosa migliore da dire, in fondo, per quanto potesse essere gentile, non sapevano se potevano davvero fidarsi di lui.
“Siamo diretti all’accademia di Tesla per affinare le nostre tecniche, siccome sappiamo che è la migliore al mondo.” disse Jun annuendo alle sue stesse parole per darvi più enfasi, infondo non aveva detto una vera e propria bugia, siccome quella era davvero la loro meta finale.
“Così lontano?” Akira era stupito da quello che aveva appena ascoltato “Vi faccio allora i miei migliori auguri e che gli Dei vi proteggano!” alzò quindi il calice in loro direzione, mentre Taro tornava nella stanza e prendeva posto accanto a Tsubasa osservando il calice di liquore che aveva fra le mani.
“Vuoi assaggiare?” gli chiese teneramente il paladino porgendoglielo. Il chierico prese il bicchiere fra le mani e dopo averlo annusato con circospezione mandò giù un piccolo sorso di liquido cristallino che gli bruciò tutta la gola. Lo diede di nuovo al ragazzo con una smorfia dipinta sul viso. No decisamente quella cosa non faceva per lui.
“Oh mia Dea ma che roba è?!” chiese quando ebbe riottenuto l’uso della parola.
“E' sakè, non lo hai mai assaggiato ragazzo?” chiese smettendo di ridere ed osservando il giovane con interesse.
“Forse l’ho assaggiato mio Signore, ma purtroppo non ho memoria del mio passato… sembra che abbia perso i ricordi pochi giorni fa” sospirò tristemente posando la schiena contro il divano su cui sedeva. Il viso dell’uomo assunse un’espressione stupita ed  affranta.
“Mi dispiace ragazzo! Spero tu possa ritrovare presto i tuoi ricordi! Ma davvero non ricordi proprio nulla?”
“No, la prima cosa che ricordo sono i visi di Tsubasa e Jun, quando mi hanno salvato, per il resto ho solo buio”.



Restarono a chiacchierare amabilmente con lui per alcune ore, quando, mentre si stavano scambiano la buona notte, un grido di terrore dal piano superiore li fece scattare in azione, corsero rapidamente su per le scale, dove trovarono la moglie dell’uomo. L’espressione di lei era di puro orrore mentre fissava la porta della stanza della figlia che era stata divelta da quella che sembrava una potente forza magica, l'interno della stanza era vuoto.
“La mia bambina! Hanno preso la mia bambina!” urlava la donna mentre si gettava fra le braccia del marito che la stringeva forte a se.
“La troveremo tesoro te lo prometto! HIRO!?” urlò l'uomo, in un misto di rabbia e dolore, lasciando la moglie nelle abili mali delle cameriere. Il capo delle guardie arrivò poco dopo e fu preso subito per il colletto della cotta di maglia “Come diavolo è possibile che tu non sia riuscito ad impedire che rapissero mia figlia!?” gli chiese furioso sputacchiandogli anche qualche goccia di saliva sul viso che aveva assunto un colore cinereo.
“Io non lo so mio signore.. non lo so…” balbettava sudando in modo indescrivibile.
“Non lo sai perché hanno usato una magia!” la voce di Jun arrivò a salvare Hiro dalle ire del suo signore.
“ Guardate...” Jun chiuse gli occhi, tentando di riportare alla mente uno degli ultimi incantesimi che aveva imparato, era piuttosto difficile, ma concentrandosi sull'immagine della dea che portava sempre con sé l'incantesimo sembrò riaffiorare evidente nella sua mente. Mentre mormorava le parole arcane, evocò degli spruzzi di colore magico, che andarono a colorare quello che sembrava una corda trasparente che partiva dal centro della stanza e proseguiva fuori dalla finestra, “Quella è una scia di energia magica, si è creata quando il rapitore si è teletrasportato nella stanza, e ora, per un breve periodo lo seguirà ovunque vada, una traccia perfetta per inseguirlo, però dobbiamo stare attenti, a giudicare dalla potenza di questa aura magica, deve essere un incantatore da non sottovalutare.”
“Hiro, ti ordino di prendere tutti gli uomini che riesci e di seguire quella scia” ringhiò Akira al comandante delle guardie che, senza farselo ripetere due volte corse rapidamente al piano di sotto.
“Andiamo anche noi!” Tsubasa alzò risoluto lo sguardo verso l'uomo, ”ci siamo affezionati subito a Momo, sono certo che nessuno di noi possa pensare di saperla in pericolo senza correre in suo aiuto”
Il signor Akira non rispose, affascinato dallo spirito di qui tre giovani, che rapidamente corsero dietro Hiro per recuperare il loro equipaggiamento e partire all'inseguimento.

La corda di energia magica proseguiva dritta verso le montagne e i tre eroi, Hiro e dieci uomini cavalcavano rapidamente in quella direzione, con il vento della notte invernale che gelava i loro corpi, ma senza che a nessuno di essi ne importasse. Il cielo si stava rasserenando dopo l'acquazzone e la luna piena illuminava con luce argentea la via che iniziava a diventare sempre più scoscesa. Ad un tratto gli inseguitori furono obbligati ad abbandonare i cavalli e a proseguire a piedi poiché le rocce aguzze potevano azzoppare con facilità i cavalli e nessuno voleva rischiare di perdere di vista la scia nel tentativo di aggirarle.
Ad un tratto però, mentre stavano avanzando con fatica tra i massi che tagliavano loro mani e vesti, videro non molto lontano la traccia entrare in una grotta, non fecero però in tempo a gioirne che apparve, davanti a alla caverna, una figura ammantata di nero. “Stupidi idioti” la figura parlò con voce profonda “Siete caduti nella mia trappola”, poi, con un rapido gesto della mano evocò una selva di ragnatele magiche che si sparsero nell'aria, andando a piombare sugli inseguitori, e tutti coloro che ne venivano toccati, cadevano in un sonno profondo. Jun pronunciò un rapido contro-incantesimo che dissolse parte delle ragnatele, proteggendo se stesso e i due amici, ma quando rialzò lo sguardo x affrontare l'uomo nero questi era già sparito, per cui si affrettarono ad entrare nella grotta, voltandosi appena indietro per vedere che tutti gli altri uomini erano caduti addormentati.
Dentro la grotta l'oscurità profonda non era mitigata dalla debole luce lunare per cui Jun dovette evocare una piccola sfera di luce che illuminasse loro il percorso, fluttuando a poca distanza davanti a loro.
La grotta , capirono be presto, era in realtà l'ingresso di un lungo tunnel che scendeva sempre più nella montagna, appena largo abbastanza da far passare senza fatica un uomo magro, Tsubasa imprecò infatti più volte, poiché l'armatura lo faceva incastrare tra le rocce, e ormai gli spallacci erano pesantemente ammaccati e graffiati.
Un ruggito all'improvviso annunciò che qualcosa di molto grosso si trovava davanti, poco al dì fuori del circolo d'ombra creata dalla piccola luce di Jun, ma ciò non riuscì comunque a preparali a dovere all'attacco a sorpresa, solo Taro, illuminato da un'improvviso istinto, riuscì a reagire con prontezza.
“Tutti giù” gridò, appena prima che il soffio rovente riempisse il tunnel di pietra davanti a loro. Il mago e il paladino si gettarono a terra, pur consci di quanto ciò fosse inutile, ma il calore del fuoco non li raggiunse mai. In piedi, davanti a loro, Taro stava evocando un muro di gelo che li separava dalle fiamme e dall'orrida creatura munita di quattro teste serpentine che le stava soffiando. “Cavolo, allora sei utile” rise Jun alzandosi, prima di notare che il chierico era concentrato in una profonda trance meditativa per mantenere integra la barriera di ghiaccio, “Questo é davvero un avversario tosto” ringhiò Tsubasa, “ma non possiamo fuggire, Momo potrebbe essere là dentro”, impugnò con entrambe le mani la spada lunga, attendendo che l'idra si fermasse per riprendere fiato.
Non appena le fiamme smisero di uscire dalle orride fauci, Taro dissolse la barriera con una rapido ringraziamento alla dea Crio, impugnando poi il bastone ferrato per combattere, mentre il paladino caricava il mostro, recidendone con un solo colpo una delle teste.
“Ho letto troppi libri dove gli eroi si trovano a combattere idre con decine di teste, questa è una Pyroidra, se non cauterizzate subito il moncone con il gelo cresceranno rapidamente altre due teste” spiegò Jun, mentre cercava la concentrazione necessaria per ricordare un incantesimo utile.
Le tre teste rimanenti scattarono all'unisono contro il giovane guerriero che saltò all'indietro, andando a sbattere contro la parete della grotta, a quanto pareva si trovavano in una stanza circolare scavata nella roccia, abbastanza grande per contenere l'idra, ma non abbastanza per combattere agevolmente.
Jun nel frattempo, dopo aver schivato per un soffio un'artigliata dell'idra, aveva ricordato un incantesimo da battaglia, che, a detta del suo maestro, andava bene contro ogni nemico, e con un guizzo un dardo di energia incantata, partendo dalla punta delle sue dita, sfrecciò contro il nemico, colpendolo al petto. La bestia urlò di dolore e si inarcò, dando il tempo a Tsubasa di rialzarsi e a Taro di lanciare il suo attacco.
“Potente dea dal cuore di ghiaccio, donami il tuo potere così che possa non avere pietà dei miei nemici” intonò, mentre infinite schegge di ghiaccio fuoriuscivano dalla sua mano, congelando il moncone e un'altra delle teste dell'idra. Le altre due teste rimaste però, ormai più furiose che mai, scattarono questa volta verso i due incantatori, Taro si protesse con il suo bastone, ma Jun non fu altrettanto abile, e le zanne si chiusero sul suo braccio. Il mago, gridante e incapace di lanciare incantesimi, fu sollevato in aria per essere divorato, e mentre guardava da vicino negli occhi terribili dell'idra, pensò che era davvero triste morire così, deludendo la sua dea. Poi gli occhi della bestia si avvicinarono e Jun chiuse i suoi. Non successe nulla. Poi si sentì ad un tratto piombare al suolo, l'impatto gli tolse il respiro, ma si costrinse subito ad aprire gli occhi per potersi difendere, ma ormai non ce ne era più bisogno. La lama della spada di Tsubasa era piantata in profondità nel ventre dell'idra, e doveva averne raggiunto il cuore, mentre quella di Hiro aveva tagliato con facilità la testa che aveva afferrato Jun.
Il mago alzò lo sguardo sulla guardia “Grazie Hiro, ti devo la vita”. L'uomo sorrise “Ho fatto solo il mio lavoro, presto, dobbiamo trovare Momo, mi pare di aver sentito la sua voce provenire da là in fondo” indicò un corridoio in ombra in fondo alla stanza.

Jun tentò di rialzarsi, ma il sangue fuoriusciva copioso dalla ferita al braccio e ormai non aveva più forze, “Aspettatemi, potrebbe esserci anche quel mago oscuro, e io sono l'unico che potrebbe tentare di proteggervi dai suoi incantesimi”, Taro sorrise e si avvicinò all'amico, “Con quella ferita non vai di sicuro da nessuna parte, fammi vedere” si inginocchiò e gli sfiorò il braccio mormorando una preghiera, scintille di energia positiva vorticarono attorno all'arto ferito, andando a rimarginare la carne e a ricongiungere i lembi di pelle. Il braccio del mago era come nuovo. Taro anticipò le parole dell'amico quando questi aprì la bocca “Non devi ringraziare me, ma la dea Crio,” poi sorrise “e poi è anche la madre della dea Lily, no? Quindi dovresti avere anche altri motivi per ringraziarla”.
Jun chiuse gli occhi e ringraziò mentalmente la signora del freddo, dopodiché si rialzò.
I quattro si inoltrarono cautamente nel corridoio, preceduti dalla fioca luce di Jun, e dopo pochi metri si ritrovarono in un'altra stanza, più piccola della precedente, ma come l'altra completamente spoglia, se non per una piccola sedia in un angolo su cui sedeva la bambina.
“Finalmente siete arrivati, il signore col mantello nero mi ha detto di aspettarvi qui, e quando arrivavate dovevo darvi il premio” scese dalla sedia e si avvicinò a ciascuno di loro, dandogli un bacino sulla guancia.
I tre ragazzi e Hiro si guardarono negli occhi, chiedendosi cosa diavolo fosse successo quella notte, e soprattutto chi fosse il mago misterioso ammantato di nero.


“E così era una trappola, ma per chi?” Akira era pensieroso mentre, nel suo studio, gli eroi gli raccontavano ciò che era accaduto. La bambina, appena tornata a casa, era crollata dal sonno, ed era stata riportata a letto dalle amorevoli braccia dei genitori, mentre questi piangevano di gioia.
“Avete almeno idea di chi potesse essere il rapitore?” chiese il nobile.
“Beh, non siamo riusciti a vederlo in volto, ma a giudicare dal colore delle vesti e dai poteri, molto probabilmente si tratta di un mago Oscuro” ipotizzò Tsubasa,
“Un mago Oscuro?” Akira alzò un sopracciglio,
“Certo,” spiegò Jun, “non vanno confusi con i maghi Neri, i maghi Oscuri sono incantatori che hanno votato la loro magia alla divinità del male Yami, ottenendo in cambio immensi poteri”.
“Non riesco però a pensare cosa volesse un mago oscuro da lei, mio signore” intervenne Hiro, “a meno che i suoi bersagli non fossero questi tre ragazzi . . .”, il nobile rise, interrompendolo “Hiro, tu viaggi troppo con la fantasia, sono solo ragazzini, cosa pensi vorrebbe mai un mago tanto potente da loro? E' più probabile che si sia trattato di un errore. Anzi, ora che mi ci fate pensare, non vi ho ancora ringraziato a dovere per tutto il vostro aiuto, se non ci foste stati voi non avrei più potuto abbracciare mia figlia”.
Si allontanò un attimo, entrando in una stanza laterale, per ritornare con un sacco pieno di monete tintinnanti, che appoggiò sul tavolo davanti a Tsubasa.
“Ma saranno un migliaio di monete d'oro!” azzardò Jun, spalancando la bocca,
“Sì, più o meno,” ammise il nobile, “è il minimo, per ciò che avete fatto per noi”
“La vostra generosità ci onora, ma non possiamo accettarle.” Disse Jun guardano i compagni che annuivano alle sue parole.
“Non dire sciocchezze ragazzo! Ve lo siete meritato e mi offenderei se non lo prendeste”
Al sentire quelle parole i giovani, non seppero più cosa rispondere, certo l’oro avrebbe fatto loro comodo, ma un poco si sentivano in colpa nel prenderlo. Vedendo la loro indecisione Akira sorrise e messo il sacchetto nelle mani di Tsubasa sorrise.
“Vi siamo davvero grati, ma ora dobbiamo ripartire per il viaggio” disse il paladino profondendosi in un inchino seguito dagli altri due “Vi ringrazio ancora e che la vostra famiglia sia benedetta!”
Presero così congedo salutando l’uomo e la moglie, facendo anche promettere loro che avrebbero dato un bacio alla piccola Momo. Sospirando colmi di orgoglio i tre giovani ripresero la via, mentre i primi raggi del sole facevano capolino illuminandoli con benevolenza.

*^*^*

Innanzi tutto volevo ancora una volta Augurare Buon Anno a tutti!
Spero che questi giorni siano stati bellissimi e che il nuovo anno sia iniziato per il meglio!
E volevo anche chiedere scusa per la lunga attesa, ma questo capitolo è stato veramente un parto difficile ç___ç
Allora prossima!

Bacioni
Lily

   
 
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