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Autore: paoletta76    03/01/2013    2 recensioni
..un seguito e tutto ciò che non s'era ancora detto in "A million other things"
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Million Other Stories'
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Cosa provi, principe? Cosa provi adesso?
 
Aprì gli occhi, cercando di sollevarsi dal pavimento. La ferita sembrava di nuovo aperta, e sanguinava su quella superficie lucida creando una pozza viscida e nera.
 
Dolore.
 
Tutto quello che riusciva a sentire era dolore. Diffuso, continuo. Nel corpo, in testa, nel cuore.
 
Intorno al suo perimetro, il buio. Non il buio dorato di Asgard, né quello freddo e desolato di Jotunheim. 
Neppure quello, umido ed incerto, del luogo in cui s'era trovato dopo aver abbandonato la madre di suo figlio al proprio destino.
 
Il buio che lo circondava era vuoto. Vuoto, solitudine. Paura.
Chiuse gli occhi, e l'unica cosa che riuscì a desiderare fu la fine.
 
Non era più una semplice paranoia, non aveva più nulla a che fare neanche con il senso di colpa. 
Non aveva una via d'uscita.
 
Sono io, quello che vuoi. 
La sua voce non aveva risuonato a vuoto, nella landa desolata di Jotunheim. Il luogo in cui grazie all'aiuto degli antichi nemici era riuscito a confinare il peggiore.
 
Thanos non se l'era fatto dire due volte, prima di afferrarlo per il pettorale dell'uniforme e stracciarglielo a brandelli con gli artigli.
 
La sua vita. Il prezzo da pagare perché quella della sposa e della piccola Katie fossero risparmiate.
Era già deciso, quando l'aveva guardata negli occhi.
Non gli permetterò di fare del male a te e alla bambina.
 
Chiuse gli occhi, e desiderò poter tornare indietro, riscrivendo tutto con una di quelle penne di plastica che aveva usato per mettere la propria vita nero su bianco.
 
Adesso sta a te, decidere, figlio. Conosci il potere della formula del risveglio. Sarai tu, a scegliere in quale momento della tua vita rinascere, da dove ricominciare.
 
La voce nera di Thanos scompariva, sotto le note gentili del padre degli dei.
 
Puoi anche tornare ad essere il sovrano di Asgard.
 
Voglio soltanto restare con lei..
 
Il corteo si allontanava. Sembravano distanti anni luce, e allo stesso tempo sembrava di poterli toccare uno ad uno.
Lo stormire delle fronde, il verde dell'erba ed il suo profumo di taglio fresco. Una leggera brezza a dare sollievo dal sole di giugno.
 
Piangeva anche Clint. Quello che l'aveva accettato masticando amaro, che ancora non gli aveva perdonato del tutto il trucchetto del controllo mentale. Cercava di nasconderlo, ma piangeva, accarezzando le spalle della sposa china sulla bara.
 
Non c'era solo Fury, vestito di nero.
 
Loki chiuse di nuovo gli occhi. Avrebbe urlato, anche se sapeva che nessuno di loro l'avrebbe potuto sentire.
Non sono io, quello! Io sono qui.. sono qui, venitemi a prendere!
 
Si lasciò scivolare a terra. Ora il pavimento aveva lasciato spazio all'asfalto umido di una tiepida notte di New York.
 
Aveva trovato la forza di sollevarsi, di muovere qualche passo. Si sentiva indolenzito, provava una forte nausea. La ferita era scomparsa, ed aveva di nuovo addosso quella camicia azzurra che gli aveva regalato Amy.
Si guardò intorno, riconoscendo il momento ed il luogo in cui aveva lasciato che si aprisse il capitolo più nero della sua vita.
 
L'aveva fatto. Aveva spinto Sif, aveva atteso che il raggio di luce si chiudesse. Aveva consegnato lei e suo figlio al loro destino. Aveva voltato i passi, e ripreso la strada da cui era arrivato a Central Park.
 
Ricordava di aver camminato, per ore, senza alcuna meta. Fino a quando il sole era sparito oltre lo skyline, continuando a sentire nella testa quelle due voci. 
 
Finalmente sei libero..
 
Hai detto addio all'unica persona che ti abbia mai amato..
 
L'hai solo usata..
 
Sarà più felice senza di te..
 
Aveva sorriso, frugando nella tasca dei pantaloni, e trovando le chiavi dell'appartamento.
Bene; ho un posto in cui stare.. domani.. domani si vedrà.
 
Aveva preso a farle saltellare fra le dita, con fare leggero e distratto.
 
Neanche s'era accorto dell'uomo che gli veniva incontro, e lo centrò in pieno.
- Ehi! Guarda dove metti i piedi! - protestò.
L'uomo non fece una piega, scivolandogli oltre le spalle.
- Perdonate, vostra altezza..
 
Il cuore di Loki diede un balzo, fino a pulsargli in gola. 
Ti sei liberato del minore dei mali..?
 
Spostò lo sguardo, voltandosi appena verso quella figura avvolta da un lungo cappotto scuro. Alto, più alto di lui. E notevolmente più massiccio. Il viso semicoperto da un cappello con la tesa, scuro anche quello. A guardarlo bene, neanche era un cappotto, quello che lo avvolgeva, quanto piuttosto un mantello.
 
Neppure lui sembrava un umano.
 
- Vi domanderete chi è che vi parla in questo modo, giovane figlio di Odino..- disse quello, con voce cupa e profonda, piegando appena la testa da un lato e scrutando la reazione del corpo del giovane.
- Non sono il figlio di Odino..- ringhiò Loki, a mezza voce, chiudendo lentamente i pugni.
- Vero. Siete il figlio di Laufey.
 
Spostò lo sguardo. Sbagliato, pensò, tornando a guardare quello strano essere oscuro. Non sono neppure figlio suo.
- Curiosa patria, per un gigante di ghiaccio..- fece quello, senza nascondere un velo d'ironia.
- Vorrei sapere qual'è il vostro interesse per la mia identità o  per la mia patria. E quanto ne sapete, di me.
- Ne so più di quanto potreste immaginare.. vostra altezza. Siete un traditore.. avete ucciso il vostro padre biologico e rinnegato quello adottivo.. odiate vostro fratello, bramate un trono..
- E quindi?
- Posso aiutarvi ad ottenerne uno..
- In cambio di cosa?
- Siete perspicace. L'avevano detto, non immaginavo fino a che punto.
 
Le labbra di Loki s'incresparono in un sorriso che sapeva di smorfia.
- Non credo occorra un fine studio millenario, per capire che volete qualcosa in cambio, di uguale o superiore misura.
- Voglio condividere, con voi. - la voce dell'essere oscuro si era fatta suadente. Un passo, un altro, ed ora Loki poteva scorgere qualcosa di più dei suoi tratti, sotto la tesa del cappello.
Una pelle scura e squamosa. Occhi di brace ardente, più cupi di quelli della sua forma di gigante di ghiaccio. 
Non gli incuteva timore; ne era piuttosto.. affascinato.
Aggrottò le sopracciglia, fissandolo con più attenzione:
- Condividere?
- Il potere. La sua fonte.
 
Lo sguardo di ghiaccio del giovane si fece interrogativo.
- Il cubo.. - l'essere arrivò ad un palmo dal suo viso, e la voce si ridusse quasi ad un sospiro - apparteneva alla vostra patria, prima che Odino lo sottraesse al re.. insieme all'erede al trono.
 
Un brivido percorse la spina dorsale del giovane. 
L'essere appariva divertito, a questa sua reazione.
- Si trova qui.. è sotto il controllo di un gruppo di umani che ne vogliono studiare l'energia, per sottrarla di nuovo al legittimo proprietario..
- E chi saresti, tu? - Loki s'irrigidì, trovandosi sprezzante a rompere la barriera della confidenza con quell'essere che aveva con lui molto più in comune di quanto non gli fosse sembrato all'inizio.
- No, principe.. tu.
- Cosa vuoi, da me?
- Te l'ho detto. Aiutarti. Non arriverai mai a riprenderti il cubo, senza un esercito. Io lo possiedo, un esercito. Smisurato e forte. Tu possiedi l'astuzia, io la forza. Otterrai quello che sempre hai desiderato..
 
Il dio degli inganni aveva accettato il patto, lasciandosi porre fra le dita quello scettro che brillava d'azzurro, senza porsi troppe domande. L'offerta pareva allettante, e su quel pianeta gli appariva tutto come un gioco da bambini.
 
- Il tuo compito sarà trovarlo, recuperarlo. La sua energia aprirà il portale fra gli universi, io sarò pronto con il mio esercito. E a quel punto..
- Questo regno sarà mio.
 
Un lampo attraversò gli occhi del principe ribelle, mentre già la sua testa si perdeva a pianificare l'attacco. Gli umani c'erano abituati. In fondo, faceva parte della loro natura, l'attitudine a prendere ordini, ad essere dominati. Li avrebbe messi in ginocchio senza troppe difficoltà.
 
Non aveva calcolato una sola, piccola incognita. Quella che aveva mandato all'aria tutto, alla fine. Rispedendolo su Asgard in manette e dando al suo alleato un motivo per volerlo morto.
 
Il cubo era tornato a casa, ed il dio degli inganni s'era trovato costretto ad elaborare la sua seconda possibilità. L'ultima.
 
Asgard in fiamme, il corpo di suo figlio steso fra la polvere. Il pugnale del padre contro il petto, il sangue che scivolava via ed il desiderio di morire. 
Il tempo che scorreva via come un fiume, indifferente alla sua sofferenza. Toccare il fondo, e poi lentamente risalire.
 
Il tepore buono di Sif, quella minuscola fede midgardiana al dito. Le smorfie di Tony, e quelle manine che l'avevano commosso senza spiegazione, la prima volta in cui avevano circondato e stretto il suo pollice.
 
La piccola principessa di papà..
 
Aveva smesso d'essere un mostro, era diventato a suo modo un eroe. Era diventato quello che i terrestri definivano.. felice. Aveva dimenticato gli incubi, lasciato in un angolo oscuro il nemico peggiore.
 
Cambiare vita ed identità non era stato sufficiente.
 
La notte scuriva il cielo di New York, le luci dell'ospedale si spegnevano e tutto intorno si faceva silenzioso.
Sif riposava in un angolo del letto, raggomitolata nella coperta. La piccola Katie era al sicuro nel tepore dell'incubatrice. Presto sarebbero tornati a casa, insieme.
Sfilò il camice, lo appoggiò con cura sulla spalliera di una sedia. Tolse le scarpe, le lasciò sotto il letto. Poi si stese accanto alla donna, raccogliendole le mani e posandoci un bacio prima di appoggiare la fronte contro la sua. 
La circondò con un braccio e chiuse gli occhi, scivolando in un sonno che di ristoratore avrebbe avuto poco.
  
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