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Autore: gingerfox    03/01/2013    2 recensioni
Stuart “Ciccio” Wall era seduto mollemente su una sedia della cucina, con il braccio a penzoloni e la testa rivolta verso il soffitto.
***
Sukhvinder “Cincia” Jawanda si era conficcata le unghie nei palmi delle mani così tante volte che avevano iniziato a sanguinare.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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Sukhvinder “Cincia” Jawanda si era conficcata le unghie nei palmi delle mani così tante volte che avevano iniziato a sanguinare.
Era tornata a scuola qualche giorno dopo il funerale di Krystal, trovandosi in un luogo molto diverso da quello che aveva lasciato.
Innanzitutto, quando passava per i corridoi riceveva sguardi differenti da quelli carichi di beffe a cui era abituata.
Nessuno l’aveva offesa perché era nera.
Nessuno aveva menzionato i suoi baffetti, né il suo “non essere magra”, né la sua somiglianza ad un qualche animale di cui non sapeva l’esistenza.
Stuart Wall non si era presentato a scuola, e per quanto Sukhvinder potesse capire come si sentiva non sarebbe mai andata alla sua porta per tirargli su il morale.
In quel momento si stava rigirando la lametta tra le mani.
I suoi parenti dormivano -sentiva suo padre russare- e lei aveva colto l’occasione per sfogare un po’ di quella tristezza che la attanagliava.
Pensando a Ciccio, al funerale e alle due bare, però, si era bloccata.
C’era chi soffriva molto più di lei.
Terri, la madre di Robbie e Krystal, aveva urlato e pianto per due giorni di fila da quando l’avevano portata via dalla chiesa.
Non si era informata molto, ma aveva sentito dire da qualcuno che aveva cacciato via da casa un certo Obbo e che andava a mettere dei fiori freschi ogni tanto sulle tombe.
Sukhvinder mollò la lametta dove l’aveva trovata, ripromettendosi di buttarla quanto prima possibile.
Non si sarebbe più tagliata, ma avrebbe lottato perché Bellchapel fosse rimasto aperto.
Per Barry.
Per Krystal e Robbie.
Per Terri, che aveva smesso di drogarsi -o, almeno, lo faceva più raramente- in ricordo dei figli.
Per se stessa, per dimostrare che nessuna offesa l’avrebbe più buttata giù ora che aveva capito cos’era il vero dolore. 



  
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