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Ricorda la storia  |      
Autore: thea23    03/01/2013    9 recensioni
Guardò lo scatolone ai suoi piedi contenente le cose di lui, quasi a valutare se la sua scelta fosse quella giusta. Aveva sopportato troppo.
Iniziò a muoversi verso il portone d’entrata del palazzo.
Non avrebbe chiesto la sua sciarpa indietro. se non gliela aveva voluta ridare c’era un motivo.
Lei era stata l’unica vera cosa che lui aveva conosciuto, ne era sicura.
E quella sciarpa segnava quella che era stata la loro storia, la loro innocenza.
Non avrebbe mai potuto sbarazzarsene.
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All too Well
...

Promesse.
 
Spezzate.
 

Tornei se potessi. 
Ci appartenevamo, come fossimo una cosa sola.
Una meraviglia, un qualcosa di raro
 
L’hai distrutto.
Dipingendomi di solitudine.
 
Torni da me ogni volta.
Mai realmente.
Il mio odore
È ancora su quella sciarpa.
 
Mi hai lasciata.
Amore.

 

Stava rivivendo i momenti che avevano segnato la loro storia.
Una successione veloce d’immagini.
Ancora chiare nonostante appartenessero al passato.
Passione, angoscia quella matassa di sentimenti che lui le aveva fatto provare; erano ancora li, dentro di lei, pronte a presentarsi e tornare dall’oblio bruciando come fuoco sulla pelle.


...

Scese d'auto fermandosi ad osservare quel palazzo. In contemplazione, non sapendo che fare. 
Chiuse gli occhi cercando una pace che il suo inconscio non le voleva concedere. Crudelmente, esso decise di burlarsi di lei ripresentandole una scena lontana, che nonostante il tempo passato non aveva mai dimenticato.
 
Una brusca sterzata verso la corsia d’emergenza e un viso improvvisamente vicino al suo. Non ebbe il tempo di domandarsi cosa stesse succedendo che mentre la macchina rallentava fino a fermarsi, delle labbra rosee e calde si erano poggiate sulle sue, mandandole un brivido di piacere lungo la schiena.
Nel caos generale che si era creato all’esterno dell’auto, sentì il suono di due cinture di sicurezza scattare e un braccio muscoloso cingerle la vita, mentre una mano forte ma allo stesso tempo delicata accarezzarle il viso. Ricambiò iniziando a giocare con i suoi morbidi e ribelli capelli castani.
 
Interruppe il bacio dopo qualche minuto fissando, ancora immersa nel suo sogno, l’uomo che per poco non aveva causato un incidente stradale solo per averla. Si sentì sollevare da terra quando si accorse che gli occhi azzurro cielo del conducente al suo fianco emanavano la stessa passione e desiderio che emanavano i suoi.
Il suo sorriso caldo la abbracciò prima di tornare alla guida della vettura.
Non aveva bisogno di sentire da quelle stesse labbra il motivo per il quale l’avevano baciata. Lui doveva essersi conto che si stava preoccupando di non piacere a sua madre e lui a modo suo stava cercando di rincuorarla. 
Quella mattina erano, infatti, in viaggio per raggiungere i suoi genitori nella località dove si erano recati per trascorrere un po’ di tempo lontano dalla città.
Molti gli avevano detto che era troppo presto per conoscere le famiglie, ma loro non se ne erano curati.  
Era vero, non era passato molto tempo da quando l’aveva conosciuto eppure non aveva avuto paura di innamorarsi di quel ragazzo dagli occhi dalle mille sfumature.
Che cosa c’è di sbagliato, nel sentire di appartenere a qualcuno?  La maggior parte della gente sogna complicità, una persona con la quale passare la propria vita.
Loro l’avevano trovato.
Pensava che lui fosse diverso … quello giusto.
Le sue convinzioni erano aumentate dopo la sua prima visita in casa sua e di sua sorella.
L’aria aveva iniziato a essere fredda come tipico dell’autunno e quel posto era sconosciuto eppure l’atmosfera era così calda e confortante che le era sembrato casa.
Aveva lasciato la sua sciarpa lì … in quell’appartamento a Los Angeles.

Ed era li che si trovava 

“Persino adesso” sussurrò appena al freddo silenzio della notte. Involontariamente portò una mano pallida al collo.
Aveva riaperto gli occhi e fissava quel lucente palazzo come se non l’avesse mai visto.
Era la prima volta che era li da sola. La prima nella quale si era recata li, senza essere stata invitata.
Senza dire una parola.
Il vento invernale giocava con i suoi capelli.
Quasi nello stesso modo nel quale fece quella volta durante il viaggio verso la casa in campagna dei genitori di lui.
 
Come l’ennesimo sogno ad occhi aperti si rivide: nella sua macchina (nonostante non fosse lei alla guida), nel suo vestito verde un po’ retrò, i capelli per l’occasione lisci biondo chiaro volavano indomati mentre lei attraverso il finestrino aperto della macchina osservava le foglie autunnali, nei loro colori brillanti cadere sull’asfalto.
Ricordava le canzoni che il suo ragazzo aveva scelto per il viaggio e che le avevano cantato tutte. Almeno dopo quel famoso bacio.
Erano così tanto presi dal cantare la canzone Sweet Disposition dei  The Temper Trap che nessuno dei due si era accorto dell’uscita che dovevano prendere! Ed erano dovuti passare per una piccola cittadina per rimediare all’errore, lui quasi non vide un semaforo perché stava guardando verso di lei.
 
Sorrise a quel ricordo.
Le mancavano quei tempi nei quali erano solo due ragazzi che si amavano e non avevano un problema al mondo tranne lo stare insieme.
 
Mai, avrebbe pensato che potesse desiderare di non vederlo più.
Lo amava, e sentiva che erano ancora legati, come erano legati alla sua mente i sogni e gli incubi ad occhi aperti che lui le dava. Ultimamente soltanto incubi. 
E quelle speranze che aveva nutrito per troppo tempo adesso la incatenavano incandescenti sulla pelle in quell’universo di ricordi.
 
Anche lui e sua madre pensavano che lei fosse il suo futuro, così le avevano parlato del suo passato.
 
Passato, presente e futuro. Sempre. Lui le aveva giurato un sempre, il sempre che lei aveva ottenuto era quello di cui narrano le fotografie.
Ci conoscono sin da quando sia dei ragazzini e se vogliamo lasciarglielo fare continueranno a parlare di noi anche quando un giorno noi non ci saremo più. Nemmeno loro ci sarebbero stati più come coppia … se non nelle foto.
 
Ricordava la donna tenere in mano i vari album di famiglia dall’aria antica.
Era lo stesso pomeriggio nel quale erano arrivati la signora, una donna dall’aspetto giovanile in un vestito rosso, li aveva accolti e dopo aver dato loro il temo di rinfrescarsi, gli aveva servito del the nella veranda che dava sulla campagna.
Il cielo si era colorato di rosso, dando un aspetto malinconico ma allo stesso tempo meraviglioso al panorama che li circondava e alla veranda in stile rustico.
La ragazza era rimasta senza parole di fronte questo spettacolo, in quel luogo così simile alla casa in cui i suoi genitori l’avevano cresciuta.
Rimase meravigliata anche di fronte quelle vecchie foto che la signora le stava mostrando di suo figlio. Quest’ultimo aveva assunto un colore simile a quello di un pomodoro.
Nelle foto un ragazzino con gli occhiali le sorrideva, era seduto su un letto matrimoniale in una stanze dalle pareti luminose, che la madre del giovane le spiegava che lei e suo marito desideravano che il figlio stesse comodo. Qualche foto più in la il ragazzino dagli occhi chiari si era trasformato in un ragazzo alto e con un fisico più simile a quello di un uomo, alcuni scatti lo ritraevano giocare a tee ball nella squadra del liceo, la donna aveva raccontato con un sorriso che dopo un inizio disastroso vinsero quasi tutte le partite dell’ultimo anno. Si fermarono a quelle foto nel quale il ragazzo era alla prima del suo primo film.
 
In ogni foto Taylor non aveva potuto fare a meno di notare lo scintillio negli occhi del giovane. Brillavano come stelle nel cielo e continuavano a farlo.
 
Aveva desiderato di bloccare il tempo, come fanno le foto.
Aveva sognato che per loro non scorresse mai.
 
Con i suoi desideri era arrivata li.
Distrutta, sull'orlo delle lacrime. Sola, in una notte fredda e nera, pronta a dire all'uomo che aveva chiamato "amore": " Lasciami stare ... "
 
Ti amo.
 
Lui l’aveva sussurrato anche quella notte …
Erano le 3 di notte e stava prendendo una po’ d’acqua dal frigo, quando sentì dei passi dietro di lei. Pensava di stare disturbando, così si preparò a domandare scusa. D'altronde non era nemmeno in casa sua. Invece una sagoma che bene conosceva si andava via via delineando davanti i suoi occhi.
 Lui si avvicinò, le tolse la bottiglia dalle mani per riposarla nel riposarla nel ripiano della cucina. Inaspettatamente lasciò il frigo aperto e fece un inchino:
<< vuoi danzare con me? >>
Un invito, sussurrato con la sua voce roca, col tono più dolce che avesse mai sentito.
Come rifiutare?
Gli porse una mano, lui la accettò e le fece fare una giravolta. Dopo la catturò tra le sue braccia e ridendo la strinse a se per improvvisare un lento. Iniziò a sussurrarle quanto l’amasse e poi la baciò.
Lei non poteva smettere di sorridere.
 
Come adesso non poteva smettere di pensare a quei mesi che avevano condiviso, in cui avevano pensato di appartenersi.
Forse aveva chiesto troppo, ma forse quella relazione sarebbe stata un capolavoro. Se lui non l’avesse lacerata.
 
Perché rovinare quella relazione?
Avrebbe voluto saperlo anche lei.
 
Improvvisamente lui era cambiato. Era diventato freddo, non più quel ragazzo, dolce e affettuoso che aveva incontrato. La lasciava spesso sola, quasi si fosse dimenticato che per lei, lui era l’unica persona che contava e desiderava vedere.
 
Abbassò la testa, incapace di reprimere il ricordo di quella sera quando le lacrime avevano rigato il suo volto davanti tutte quelle persone che conosceva.
Era il culmine. Il motivo perché stava per porre fine a quella relazione, quella sera.
 

La sala piena di gente che non sapeva come reagire alle lacrime della ragazza nel suo vestito elegante.
 
L’uomo che amava l’aveva lasciata sola.
 
Avrebbe dovuto saperlo: aveva fatto finta di niente, finta che gli ultimi mesi non fossero stati estenuanti, finta che non fossero stati sull’orlo della rottura sempre.
Aveva mentito a se stessa, dicendosi che le cose sarebbero cambiate, che lui sarebbe tornato a essere quello che conosceva.
 
Il tempo era passato, anche quando lei lo pregava di riportarle i giorni nei quali era felice.
Si era paralizzata, per non ammettere la sconfitta, la verità.  
Non sarebbe stata più quella di una volta, nello stesso modo nel quale lui non poteva più essere o non voleva essere l’uomo che lei aveva amato così tanto.
 
Quella sera lui l’aveva chiamata sul tardi, le aveva chiesto scusa per non avercela fatta.

Perché mi chiami adesso?

Aveva implorato una voce al suo interno, che fece svegliare gli altri sensi mentre trasmetteva l’immagine di un pezzo di carta accartocciato, rovinato, sul freddo marmo del pavimento, accanto al cestino.

Cosa ho sbagliato?

Chiamò quella ancora mentre l’altro attendeva al telefono.
Non si rendeva conto di averla pestata senza curarsi troppo dei suoi sentimenti?
Non si era nemmeno reso conto di averla spezzata, come quelle promesse che le aveva sussurrato?
Nuove lacrime stavano cadendo sul suo viso.
Lei non sarebbe stata come lui. Non avrebbe detto quello che pensava attraverso un volgare telefono, senza contatto visivo o fisico.

Lei si sarebbe presentata in casa sua.

Prese un sospiro.
Rispose che era dispiaciuta anche lei e chiuse la chiamata.
Aveva salutato tutti con un mesto sorriso ed era uscita.
Era andata a prendere tutto quello che gli ricordava lui a casa sua per poi dirigersi verso quel palazzo.
 
Guardò lo scatolone ai suoi piedi contenente le cose di lui, decise che aveva sopportato troppo.
Iniziò a muoversi verso il portone d’entrata.
 
Nello scatolone c’era scritto Maple Lattes il piatto che avevano assaggiato insieme, prima di andare a casa sua
 
Non avrebbe chiesto la sua sciarpa indietro. se non gliela aveva voluta ridare c’era un motivo.
Lei era stata l’unica vera cosa che lui aveva conosciuto, ne era sicura.
E quella sciarpa segnava quella che era stata la loro storia, la loro innocenza.
Non avrebbe mai potuto sbarazzarsene.

...

Note:

Volevo scrivere questa one shot da un po' di tempo, non trovavo mai come iniziarla :/ ultimamente mi è venuta un idea e l'ho seguita xD anche mettendo da parte la mia raccolta di one shot (ma scommetto che questo non interessa a tutti xD). 
All Too Well è una delle mie canzoni preferite e spero di averla resa bene. Spero che si capisca ma la storia è principalmente un flash back basato sulla canzone, quando lei ha "deciso di lasciarlo" Io non so realmente come siano andate le cose. So che ho molto inventato in certi punti xD Nel testo sono presenti alcuni riferimenti a The Moment I Knew. 
Come al solito ditemi voi.
Sono aperta a critiche e consigli, pareri ... mi fa davvero piacere sapere cosa ne pensa la gente. 
Grazie :) 
Un bacio
Thea. 

  
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