Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: ArashiStorm    04/01/2013    1 recensioni
[scritta per la staffetta in piscina. Prompt: Doumeki/Watanuki, prendi il futon nell'armadio]
Prendere fiato fu la prima cosa che pensò una volta varcate quelle grandi porte di legno pesante. Prendere fiato senza nemmeno notare la pioggia che batteva senza sosta sulla sua testa. Quello spirito che lo inseguiva era più grosso e malevolo del solito. Watanuki aveva corso con tutto il fiato in corpo. Corso senza una meta, senza preoccuparsi di dove i suoi piedi lo stessero portando. Si accorse dove si trovava solo dopo qualche minuto, quando il respiro tornò a farsi più calmo e sulle sue spalle non sentiva più battere la pioggia. Aveva alzato solo la testa restando accucciato sulle ginocchia, notando in quel momento il grande ombrello rosso tenuto in mano da Doumeki.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: xxxHOLiC
Prompt: xxxHOLiC, Doumeki/Watanuki, prendi il futon nell'armadio
Titolo: La pace di un luogo, la presenza di un amico
Wordcount: 623 (word)
Categoria di fanwork: FanFic
Rating: Verde
Disclaimer: xxxHOLiC e i suoi personaggi sono proprietà CLAMP




Prendere fiato fu la prima cosa che pensò una volta varcate quelle grandi porte di legno pesante. Prendere fiato senza nemmeno notare la pioggia che batteva senza sosta sulla sua testa. Quello spirito che lo inseguiva era più grosso e malevolo del solito. Watanuki aveva corso con tutto il fiato in corpo. Corso senza una meta, senza preoccuparsi di dove i suoi piedi lo stessero portando. Si accorse dove si trovava solo dopo qualche minuto, quando il respiro tornò a farsi più calmo e sulle sue spalle non sentiva più battere la pioggia. Aveva alzato solo la testa restando accucciato sulle ginocchia, notando in quel momento il grande ombrello rosso tenuto in mano da Doumeki.

“Idiota” lo salutò l’arciere quando incrociò il suo sguardo. Watanuki sbuffò alzandosi in piedi.

“Tolgo il disturbo…” ribatte girandosi nuovamente verso il portone. Non riuscì a fare un passo che si sentì il polso arpionato dall’amico che, con forza, senza badare alle lamentele, se lo tirò dietro fino a trascinarlo in casa. Gli mise in mano un asciugamano e lo chiuse in bagno, senza dire una parola ma facendosi capire in maniera fin troppo perfetta.

Quando la porta del bagno si chiuse Watanuki si tolse dal volto quell’espressione contrariata e maldisposta che riservava solo a Doumeki per rimpiazzarla con un espressione molto più stanca e triste. Si guardò allo specchio, attraverso gli occhiali appannati notò i lunghi ciuffi di capelli attaccati al viso, la pelle bagnata e ancor più pallida del solito e la divisa che aveva decisamente bisogno di una lavata al più presto. Si lasciò scappare un sospiro mentre appoggiò l’asciugamano sul lavandino apprestandosi a riempire la vasca. Il rumore dell’acqua si sommava a quello della pioggia che fuori batteva senza sosta contro le finestre. Watanuki avrebbe voluto che lavasse via tutto, anche i ricordi, ma sapeva che non c’era possibilità e che se, anche lo avesse fatto, tanto domani o il giorno dopo un altro spirito gli si sarebbe presentato davanti, affamato del suo sangue e del suo corpo. Che senso aveva dimenticare…

Uscì dal bagno con ancora il suono della pioggia nelle orecchie e lo sguardo avido dello spirito negl’occhi. Camminò senza una meta lungo il corridoio e si fermò senza pensarci proprio davanti alla stanza di Doumeki. La porta era chiusa e di certo il ragazzo non avrebbe mai e poi mai nemmeno sfiorato il pensiero di aprirla e quindi si stupì quando questa si spostò rivelando dietro ad essa la figura dell’arciere.

“Ce ne hai messo di tempo, su entra” fece lui spostandosi di lato. Watanuki non diede segno di muoversi, rimanendo a guardare il compagno di scuola con espressione interrogativa. Doumeki resse lo sguardo per alcuni istanti, poi si girò di spalle e attraversò la stanza. Aprì un cassetto del comò e vi prese un samue pulito che, dopo alcuni passi, mise tra le mani di Watanuki.

“Che significa?” chiese il ragazzo, sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Significa che stanotte resti qui”

“COOOOSAAAA?”

“Il futon è nell’armadio” rispose l’altro portandosi le mani sulle orecchie per proteggersi l’udito dalle urla dell’amico.

Watanuki strepitò, urlò e si dimenò, ma il futon nuovo fu tirato fuori dall’armadio e posto sul pavimento a qualche metro da quello di Doumeki. E quando le luci si spensero, tra le pieghe del buio non v’erano più spiriti ad attenderlo, ma solo un sonno placido e tranquillo sotto delle calde coperte. Fuori la pioggia non diminuiva, ma il suo battere incessante non preoccupava più Watanuki. Ora era in un luogo sicuro, protetto dalla purezza di quel tempio e dalla determinazione di una persona che diceva di odiare ma che, ora, con un sorriso nascosto sotto il futon, ringraziò sottovoce.

Domani avrebbe avuto tutto il tempo per urlargli nuovamente contro…
  
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