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Autore: uantwothree    04/01/2013    1 recensioni
Mi chiamo Sophia Laurel. Sono inglese ma vivo a Parigi, e ho deciso di intraprendere la carriera nel circo dopo essere scappata da casa mia a Birmingham.
Forse ho sottovalutato questa nuova vita. Non so neanch'io se rivoglio la mia normalità, la voglia di vivere e di apprezzare le piccole cose come ogni adolescente.
Ma in fondo, cos'è la normalità?
Genere: Generale, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Una vita vissuta volando


Le sette.
Mi alzo con noncuranza. L'ennesima giornata di monotonia, da vivere nel corpo esile di una quindicenne circense dai capelli rossi. Da vivere fra mille acrobazie. Da vivere con nonchalance. Da vivere in una tenda, anche se non è proprio una tenda. E' una specie di piccola casetta monostanza a cui ha diritto ogni circense, con un paio di finestre, in cui si vive massimo in due, dove si sta solo per dormire e negli spazi liberi tra gli allenamenti.
Come al solito esco dalla tenda dirigendomi verso il bagno in comune. Ce n'è uno ogni quattro-cinque tende, nel nostro circo, dove nessuno è ricco, si usa così.
Mi do' una veloce sciaquata alla faccia, voglio andare a far colazione il prima possibile.
Sulla porta vengo bloccata da Samuel.
- Ehilà Sophia, sbaglio o oggi ti sei alzata un po' più tardi?
Samuel è un ragazzo poco più grande di me, e adora scherzare. Siamo amici, almeno credo.
- Sì, il mio cervello ha deciso di farmi sonnecchiare di più.
Qualche secondo di pausa.
- Scansati,Samuel.
- Ti sei alzata con la luna storta?
- Non sono affari tuoi.
Passo sotto il suo braccio,appoggiato allo stipite di legno.
Mentre mi allontano lo sento mormorare "Hmph. Ragazze."
 
Torno alla mia tenda e scaldo il caffellatte sul fornello a gas nell'angolo.
Lo bevo in fretta, ma non mi va per traverso. Ci sono abituata.
Mi cambio con le prime due cose che trovo nell'armadio.
Mancano ancora 20 minuti agli allenamenti. Poco male, mi stendo sul letto e affogo nei miei pensieri, cosa che adoro fare ogni mattina, per distaccarmi un attimo dalla realtà.
Ripenso alla mia vita da quando è iniziata, a come sono finita lì, come se dovessi raccontarla a qualcuno. Ripenso a Mark, con qualche lacrima.
Sa di film visto e rivisto fino a imparare le battute a memoria. Soltanto che in quel film la protagonista sono io, Sophia Laurel.
 
Vivevo a Birmingham. Ero all'inizio della terza media ed ero una sfigata. Venivo presa in giro continuamente, e da quando ero diventata "la sfigatella" anche le mie amiche più intime mi avevano abbandonata.
Mi era rimasto solo Mark, un ragazzo che abitava nel mio quartiere. Mi confidavo con lui tutti i giorni. Ma non era nella mia classe, era al piano di sopra, quindi non ci vedavamo se non nell'intervallo.
Mark  aveva molti amici ed era il contrario di me, che ero la sfigata di turno. Ma io ero la sua migliore amica.
Insomma, riuscivo ad andare avanti solo grazie a lui.
Un giorno ero a casa a fare i compiti, e mi chiamò in lacrime, supplicandomi di incontrarci al parco.
Mia madre mi fermò sull'uscio, vedendomi tutta di fretta.
- Dove vai,signorina?
- Vedo un amico.
- Ti ho chiesto di passare l'aspirapolvere prima. Perchè non l'hai fatto?
- Non avevo voglia, taglia corto, mamma.
- Signorina, tu non puoi decide-
- Ciao.
Sbattei la porta. Mia madre mi dava sempre tutte le faccende da fare, mentre lei stava con i piedi sul tavolo a leggere qualche rivista di gossip.
- Odiosa. - pensavo, mentre correvo al parco.
Mark era già lì.
- Finalmente sei arrivata!
- Ciao Mark! Che è successo? Dimmelo,presto!
- Sai...
Rimasi immobile, seduta sulla panchina vicino a lui, ad ascoltare mentre mi diceva di aver scoperto, dopo l'ennesimo litigio dei suoi genitori, che si sarebbero separati, per poi divorziare. Lui sarebbe andato con sua madre, che stava comprando un appartamento a Plymouth, vicino ai suoi nonni materni, ovvero l'opposto di dove vivevano ora.
Dopo il suo racconto, stetti in silenzio per una decina di lunghissimi secondi. Poi scoppiai in lacrime.
Mark sapeva che non sarei riuscita ad andare avanti senza lui. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di restare.
Se ne andò il weekend stesso.
Le settimane passavano, e tutto andava sempre peggio. Le prese in giro e gli insulti erano sempre più pesanti, come potevo sopportarle senza l'appoggio di Mark?
Sognavo Parigi ogni giorno. Volevo andarci, e lo volevo con tutto il mio cuore. Volevo scappare là. Odiavo l'Inghilterra.
Parlai con mia madre.
- Voglio scappare a Parigi.
- Per me puoi andartene anche ora.
- Ah sì? Bene,è proprio quello che ho intenzione di fare.
- Prego, sei solo un peso.
Che madre odiosa. La odiavo, la odiavo, la odiavo.
Raccattai più roba che potevo, presi tutti i miei soldi e misi il tutto dentro una valigia di media grandezza.
Il giorno dopo riuscii a procurarmi un biglietto di sola andata per l'aeroporto Charles de Gaulle, partendo da quello di Birmingham.
Non so neanch'io come riuscii ad arrivarci per davvero, so solo che fu un viaggio lungo e stancante, non starò a raccontare tutto nei minimi dettagli.
Arrivata in città, pensai a dove alloggiare.
Persi un intero giorno, e non trovai nulla, nemmeno un hotel che accettasse i miei pochi spiccioli.
Di notte dormii per strada. Sembravo una barbona vagabonda, e mi maledissi più volte per la cavolata che avevo fatto. Mi ero pentita di tutto ciò che avevo fatto, dopo neanche 24 ore. Fantastico.
Il giorno dopo ero già pronta per tornare a Birmingham, quando scoprii l'esistenza di un circo che offriva una casa a chiunque, e che organizzava grandi spettacoli a cui andavano centinaia di spettatori.
Marcel, il direttore, mi accettò senza indugi come acrobata in generale.
E da quasi due anni ormai, il circo è casa mia.

 
Ero uscita dalle mie fantasie per tornare alla realtà. Non poteva essere passato tanto tempo, dopotutto. Al massimo cinque minuti.
Guardo l'orologio, le sette e quaranta.
Le sette e quaranta?
Gli allenamenti!
Corsi il più veloce possibile, imprecando fra me e me, verso il grandissimo stabilimento ben attrezzato da palestra per ogni circense.
- Scusate il ritardo!
- Di nuovo a fantasticare,eh? Dai, corri a scaldarti.
- Ciao! Vado subito!
Renè è il responsabile degli allenamenti e controlla che tutto funzioni perfettamente e che ognuno di noi svolga il suo lavoro.
Faccio una corsetta, qualche spaccata e un paio di verticali.
Sono pronta.
   
 
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