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Autore: Koa__    04/01/2013    2 recensioni
Spock e Jim. Un'amicizia che lentamente si sta trasformando, che sta mutando in qualcosa di più complesso. Sentimenti che cambiano ed emozioni che sfuggono anche al controllo della più ferrea e rigida logica. Una storia introspettiva che prova a scavare nell'animo del vulcaniano Spock e del suo appassionato capitano James Kirk.
(TOS)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi di questo telefilm non sono miei, ma del loro ideatore. Io li utilizzo senza scopo di lucro e solo per personale divertimento.

 

 

Un figlio di Vulcano

 




 

Uno strano essere umano


A Spock non era mai pesato il fatto di dover sopprimere i propri sentimenti. Il controllo della mente era una pratica insegnatagli da bambino, che gli era stata d’aiuto per dominare la propria umanità. Il suo essere per una metà vulcaniano, il fatto d’essere nato e cresciuto sul pianeta di suo padre, l’avevano portato ad essere un figlio di Vulcano in tutto e per tutto. Spock ne era stato più che certo: una volta giunto a bordo dell’Enterprise, non avrebbe avuto problemi nel gestire la propria mente. Era abituato a vivere con i terrestri, era stato sotto il comando di Pike ed i suoi rapporti con lui e con il primo ufficiale erano stati ottimi; con il capitano Kirk non sarebbe stato diverso.

O almeno era quello che credeva.

Perché da quando era imbarcato sull'astronave terrestre o, più precisamente, da quando aveva conosciuto il capitano James Tiberius Kirk, aveva capito che vivere a stretto contatto con lui non sarebbe stato tanto semplice. Jim Kirk non era come Christofer Pike, no: lui era uno strano essere umano. Alle volte Spock si sorprendeva di come Kirk riuscisse a controllare le proprie emozioni, la lucidità che mostrava quando prendeva decisioni importanti era ben poco umana, così come la severità con la quale ordinava ai propri sottoposti di non essere eccessivamente emotivi. E lui se ne stupiva ogni volta, sempre incredulo di quanto potesse rivelarsi sorprendentemente interessante il suo capitano.

Sì, il vulcaniano Spock ne era sicuro: James Kirk non era un essere umano come gli altri.

Il problema, il suo problema era l'autocontrollo; quel terrestre sembrava divertirsi a mettere alla prova la sua mente disciplinata. Probabilmente il capitano ne era del tutto inconsapevole e, quasi certamente, non aveva idea dello sconvolgimento emotivo che era in grado di provocargli. E, se ci rifletteva con attenzione, Spock comprendeva che non era una situazione in particolare a sconvolgerlo tanto, era lo stargli accanto. Il dover essere sempre al suo fianco, dover lavorare a stretto contatto, andare in missione... Vivere con Jim era un qualcosa che suscitava in lui profonde emozioni.

Spock aveva meditato a lungo circa i sentimenti che il terrestre era in grado di scatenare in lui e ci era voluto del tempo prima di dar loro un nome. No, non poteva essere solo amicizia, non era soltanto devozione o profondo rispetto, era qualcosa di più! Un qualcosa di potente, che andava oltre la sua comprensione e che, illogicamente, aveva a che fare con l’amore.

Perché si ritrovava a pensare di continuo a quanto fossero splendidi i suoi occhi? E perché non riusciva a fare a meno del suo sorriso?

L’amore era un qualcosa che Spock aveva già sperimentato, o almeno era così che aveva sempre creduto. Era successo molto tempo prima: si era invaghito di una donna terrestre, per la quale provava ancora dell’affetto. Lei, l’aveva amato incondizionatamente e lui, seppur senza avergli mai confessato apertamente le proprie emozioni, l’aveva amata malgrado avesse cercato di cambiarlo fin dal primo giorno, pretendendo che mostrasse la sua umanità e desiderando da lui l'unica cosa che

Spock non era in grado di dare.

Ma con Jim Kirk, però…

Lui era così diverso dagli altri terrestri con cui aveva mai avuto a che fare... Sebbene di tanto in tanto si divertisse a stuzzicarlo, Spock era più che sicuro che mai avrebbe provato a cambiarlo e che non si sarebbe azzardato nemmeno a pensare una cosa del genere.

Spock era un figlio di Vulcano in tutto e per tutto e a Jim andava bene così.

 
 

*




Il primo ufficiale uscì dal turbo ascensore procedendo deciso verso la poltrona del capitano; il ponte di comando era già popolato dagli ufficiali più alti in grado che già svolgevano le rispettive mansioni con la consueta solerzia. L’unico a non essere presente era proprio Kirk; il capitano era solito arrivare sul ponte dopo il primo ufficiale, il quale doveva prima assicurarsi che tutto fosse a posto. Alla sua poltrona sedeva Hikaru Sulu.
«Buongiorno, signore» lo salutò l’ufficiale, mettendosi sull'attenti e liberando la postazione.
«Signor Sulu» annuì Spock con un leggero cenno del capo. «Faccia rapporto» ordinò poi.
«La velocità è di quattro punto zero, manteniamo costanti la rotta ordinata dal capitano Kirk. Il signor Scott ha lamentato un problema ad una delle bobine di curvatura, ma dopo l’ultima sua comunicazione, sembra che l’entità del danno sia lieve. Dovremmo arrivare a destinazione fra poche ore, senza rilevanti problemi».
«Cerchi di essere più preciso» l’invitò Spock mettendosi a sedere.
«Tre punto quattro» precisò Checov intromettendosi.
«Questo ovviamente, salvo imprevisti di carattere alieno se ad esempio dovessero attaccarci delle astronavi nemiche, potremo attardarci e…»
«La ringrazio, signor Checov» l’interruppe Spock, facendo poi cenno ad entrambi di tornare ai rispettivi compiti.

Il vulcaniano guardò con ammirazione al giovane russo, quel ragazzo era davvero molto interessante. A poco più di vent'anni dimostrava già una mente geniale ed un'intelligenza del tutto inusuale per un terrestre, se non ne fosse stato sicuro avrebbe detto che Checov era vulcaniano.

Spock si rilassò impercettibilmente, osservando le stelle correre rapide nel grande schermo di fronte a lui. Anche quella notte aveva dormito poco, insolito, specialmente considerando il fatto che non aveva mai sofferto d’insonnia in vita sua. Probabilmente la colpa era di quegli insani pensieri, ovunque andasse e qualunque cosa facesse, non faceva che pensare a Jim. Anche in quel momento, se chiudeva gli occhi, riusciva a vedere nitidamente la sua immagine scorrergli davanti al viso: il suo fisico muscoloso, il sorriso furbo e malizioso, gli occhi meravigliosi…

«Io ho il controllo» disse tra sé, cercando di darsi un contegno.
«Come dice, comandante?»

La voce di Checov, lo riscosse dai propri pensieri.

Spock sobbalzò leggermente, volgendo poi lo sguardo al giovane ufficiale che lo guardava interrogativo.
«Nulla, signor Checov» rispose sbrigativo, alzandosi poi dalla poltrona, per dirigersi alla propria postazione.

Lavorando, forse, avrebbe liberato la mente e ripreso il totale controllo di sé.


Continua...



Una pacca sulla spalla a chi indovina chi era la tizia che era innamorata di Spock, ma che voleva cambiarlo... Che dirvi? Questo è il primo capitolo di una nuova long, dato che ho scritto molti capitoli e che pubblicherò una volta alla settimana (più o meno) ho deciso di postarla oggi. Questa sarà una storia che si baserà molto sui sentimenti di Jim e Spock, si può dire che saranno il tema dominante di tutta la soria e ancora non so se ci sarà una lemon. In teoria l'idea sarebbe quella, ma non sono molto brava a scriverne... quindi staremo a vedere cosa riuscirò a produrre. Il banner è stato fatto da me medesima, l'immagine che ho usato è stata trovata tramite google.
Alla prossima 
_Koa_

   
 
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