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Autore: Envy99    24/07/2007    4 recensioni
Ed capirà in un modo alquanto insolito che... [essere basso infondo non era poi così terribile...______Alla fine se si è vivi...si cresce!]Dedicata a sentimenti che si sono provati in passato e che non si dimenticano mai!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Altezza...

“Hai bruciato la casa in cui sei cresciuto…per non guardarti mai indietro?”

“si…per non avere nulla da vedere se cerco di rivedere il mio passato…”

“…”

“e tu…? Dici che non vuoi guardare indietro…ma la tua casa c’è ancora.”

“si…e per un buon motivo…”

Prese per mano il ragazzo e si diressero fuori dalla casa dei Rokbell. Edward era venuto a farsi fare una manutenzione e Ray aveva scelto di accompagnarlo. Uscirono loro due, Alphonse intanto era al cimitero a fare visita alla madre.

Camminavano mano nella mano, percorrendo il piccolo sentiero alberato che solcava dolcemente le colline.

Ed era un po’ cupo, teneva la testa china e si lasciava guidare da Ray. Infondo non aveva neanche mai immaginato un momento simile…

si stava dirigendo dove la sua ragazza era nata e cresciuta…

dove una tragedia si era manifestata davanti agli occhi innocenti di una bimba di sei anni…

dove…aveva perso la sua sorellina.

Anche lui ne aveva corso il rischio, ma non si può legare l’anima di un neonato a qualcosa…

Non si può contrastare una morte…avvenuta prima della nascita.

Al contrario di Edward, la ragazza era tranquilla, un sorriso sia malinconico che sereno si dipinse sul suo volto alla partenza.

Una giacca nera avvolgeva il suo corpo snello, era come se anche loro stessero andando al cimitero.

Lei non amava quel posto, era convinta che lì in realtà non ci fosse niente.

Stare a fissare una lapide col nome del defunto, ci ricorda solo brutte cose, forse per lo stereotipo del cimitero.

Stare invece nei posti dove quella persona ha vissuto…

Camminare dove aveva camminato, ci ricorda i momenti vissuti assieme a lei in quel luogo.

Forse aveva mantenuto integra la sua casa…come per rappresentare qualcosa che supplisca al cimitero.

Continuavano a camminare, il villaggio di lei era fuori da Resembool.

Gli occhi ametista di Ray brillavano alla luce ed erano più affascinanti del solito.

I loro capelli e i vestiti erano scossi da un lieve venticello primaverile, che portava ai loro volti un profumo inconfondibile di fiori.

Ad un certo punto lei rafforzò la stretta alla mano del ragazzo e parlò sottovoce.

“non devi essere teso…è solo una casa, non ti mangia mica…” gli disse scherzosamente con un sorriso.

Lui rispose debolmente e le si avvicinò dandole un bacio su una guancia.

Dopo poco tempo, scorsero una decina di piccole casette davanti a loro.

“siamo arrivati!” annunciò la ragazza.

“s…si.” Rispose debolmente Ed.

“stai tranquillo amore! Non ti devi preoccupare!”

Cercò di farsi forza e annuì con più convinzione possibile.

“è quella…”disse Ray indicando una casa con le pareti rosate, in mezzo alle altre.

Edward tirò un sospiro e si chiese nuovamente: perché non ha voluto lasciare quella casa?

La ragazza entrò dal cancelletto e si diresse alla porta d’entrata aprendola con l’alchimia.

“vieni…” disse entrando.

Agli occhi del biondo si aprì la vista di un corridoio, alla cui fine se ne aprivano altri due, uno a destra e uno a sinistra, mentre in mezzo c’era una scalinata.

Ray gli fece fare un giro.

“il salotto……laggiù c’è il bagno, di sopra un altro e le stanza e poi…l…la cucina…”

Tentennò sull’ultima parola, sotto il tappeto c’era una botola, che conduceva al luogo dove sua madre morì.

Dopo quel litigio…

Quella sera come tante…

Mentre Ed era imbambolato a fissare il tappeto della cucina, immaginando che dentro la botola che nascondeva, c’era quella stanza che conteneva ancora il letto sporco di sangue su cui sua madre si accasciò morente…

Sentì un tonfo alle sue spalle.

Si voltò di scatto, Ray era caduta in ginocchio e successivamente si era seduta sui polpacci.

“Ray! Ti sei fatta male?”

Le porse una mano perché si alzasse, ma lei la strinse, alzò il viso sorridendo con due lacrime ai lati degli occhi, troppo piccole per poterle solcare il viso.

“c…che cosa…?!”chiese perplesso.

“guarda…”disse lei tirandolo dolcemente a sedere.

Gli indicò il lato della porta e guardando meglio il ragazzo vide dei taglietti sul legno, con il suo nome e dei numeri in successione.

La ragazza prese ad indicare ogni taglietto: “a un anno…ero alta fino a qui…poi ci sono i due, tre, quattro,i cinque e…ci siamo fermati a…ai sei.”

Ed sorrise mentre la ragazza si girò indicando l’altro lato, l’unica cosa che c’era era una frase “le tappe di Alex”.

“lo ha scritto mia mamma quando era al settimo mese, era tutto pronto per accogliere la mia sorellina, ma…non…non abbiamo potuto…scrivere niente.”

Una lacrima le solcò il viso e cominciò a singhiozzare tremando leggermente.

“Ray…Ray tranquilla!! Ci sono io qui!”

La strinse a se e lei mise una mano sui tagli accarezzando il legno…

Da lì Edward Elric capì che…

…essere basso infondo, non era così terribile…

Alla fine…se si è vivi…si cresce!

Fine

Spero che vi sia piaciuta questa breve one shot!^^

Mi è venuta in mente per caso e l’ho scritta. Recensiteeee!! GRAZIE DI AVER LETTO! Baciotti Envy99

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