Un rumore insistente nelle orecchie,
un battito sempre uguale, insistente, incessante.
Quel battere sembrava volermi
svegliare da quel torpore. Sentivo le gambe stanche e indolenzite il corpo era
caldo e dolorante.
Cos’era successo?
Aprì gli occhi lentamente sbattendo le
palpebre per abituarmi alla forte luce che c’era li.
Mi ritrovai in una stanza
completamente bianca illuminata da dei neon fissi sulle pareti la porta aveva
un piccolo spiraglio sbarrato. Fuori si sentivano delle voci.
Mi concentrai per eliminare il forte
male alla testa che avevo e sentire solo quelle voci che sembravano provenire
dalla porta.
-Abbiamo avuto fortuna-
-Già, non campita tutti i giorni di
riuscire a pescare un pesce così grosso con così tanta facilità-
-Siamo stati proprio dei vigliacchi
però in 12 è stato fin troppo facile-
Ora mi ricordavo. Il salotto della
casa di Malkom Bunhai.
Ero in missione, avevo trovato i
documenti sul suo PC ed ero riuscito a scendere quando mi trovai nel salotto
pieno di gente.
Sono proprio invecchiato pensai.
Cercai di tirarmi in piedi ma le gambe
mi facevano male il petto di più e la testa pulsava spasmodicamente. Ne avevo
prese di botte.
Arrancai fino ad uno specchio, mi
stavo chiedendo come ero stato ridotto e come per magia sulla superficie
stranamente pulitissima di esso apparve il mio solito viso, un po’ macchiato si
sangue ma per nulla cambiato.
Eppure non li dimostro i miei anni
tornai a pensare mentre cercavo di recuperare le forze sedendomi sulla piccola
e dura branda della cella.