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Autore: xArwen    05/01/2013    3 recensioni
Riordinando il loro appartamento, Gerard ritrova un suo vecchio disegno in cui aveva ritratto Frank in una giornata alquanto significativa della loro storia. Quel giorno Frank aveva deciso di tatuarsi due colombe sull'inguine e l'idea era partita da... Della tempera ad acqua.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tattoos of memories


«Gee, vieni a vedere.»
Frank Iero quel fine settimana aveva deciso di riordinare l'appartamento che divideva col suo fidanzato da dopo il diploma, ed ora lo aspettava sulla soglia della loro camera con alcuni fogli in mano. Per essere precisi, non erano fogli qualsiasi ma disegni, disegni di Gerard. Gerard che aveva iniziato da poco l'Accademia di Belle Arti lì a New York e che monopolizzava ogni centimetro quadro libero dell'abitazione con libri, fogli, disegni, schizzi e materiale per dipingere e disegnare. Ovunque di poggiava lo sguardo, si poteva essere quasi certi che ciò che si stava osservando era di Gerard Way. In poche parole, l'ordine non era il suo forte. E neanche buttare le cose ormai vecchie ed inutili. Gli unici oggetti appartenenti a Frank erano i suoi vestiti, che teneva ripiegati – seppur alla bene e meglio – nel suo lato dell'armadio, la chitarra, che pure era gelosamente custodita nella sua fodera all'interno dell'armadio, ed i libri e i cd che pure conservava ordinatamente nella libreria in salotto. Ma tutta quella confusione alla fine non dava fastidio a nessuno dei due coinquilini. Ci erano abituati e vivere a stretto contatto con l'arte non dispiaceva loro. Anzi, era anche piacevole quando – come in quel momento – si ritrovava un particolare disegno, un particolare libro, un particolare qualsiasi oggetto di cui ci si era dimenticati e che faceva ricordare momenti passati di cui magari si conservava un ricordo speciale.
Gerard si alzò dal divano di malavoglia, con quel freschetto tipico dell'autunno che avanzava stare sotto una coperta a guardare tranquillamente la tv era la pace dei sensi.
«Che cos'è?»
L'altro, di tutta risposta, gli mostrò i fogli sorridendo maliziosamente. Il primo del plico era il disegno causa di tutta quella agitazione da parte di Frank.
«Te lo ricordi?»
Gerard ricordava eccome.

Era un mattino invernale di tre anni prima, ovvero il penultimo anno del liceo per Frank. Ancora non abitavano insieme; Frank stava ancora con la madre e Gerard divideva un appartamento con altri studenti della sua facoltà a New York e tornava solo nei fine settimana, quindi nell'ultimo anno si erano visti relativamente poco rispetto agli anni in cui entrambi frequentavano il liceo. Quel giorno era proprio una domenica, e si trovavano in camera di Gerard a Belleville. Frank stava comodamente disteso sul letto e guardava con interesse il bozzetto che il suo ragazzo stava ultimando seduto alla scrivania. Nonostante fosse, appunto, mattina, Gerard teneva la lampadina accesa per avere una visione migliore delle linee che tracciava minuziosamente. A quel tempo aveva iniziato da qualche mese l'università e poiché vedeva ciò come il progressivo realizzarsi di un sogno si impegnava sempre tantissimo nello studio e nella pratica, anche quando tornava a casa a trovare la sua famiglia e Frank, che naturalmente gli teneva sempre compagnia e lo supportava quando si trovava alle prese con qualche argomento o disegno particolarmente difficile.
«È da quando sono arrivato che stai lavorando, ti manca molto?»
«Devo ancora iniziare a dipingere la tela ma ora disegno solo lo schizzo, la dipingerò più tardi prima di ripartire. Abbiamo già poco tempo per stare insieme da quando abito a New York, non voglio usarlo tutto per lo studio.»
«Meno male, avevo paura che l'arte ti avesse completamente assorbito.»
Gerard sorrise e decise che il bozzetto era finito per lui, se qualche particolare era ancora imperfetto o mancavano delle sfumature per renderlo più realistico avrebbe sistemato tutto successivamente. Frank aveva più che ragione, forse lo stava trascurando troppo da quando aveva iniziato l'università.
Salì sul letto anche lui e andò a stendersi
vicino a Frank. Più che vicino, quasi completamente su di lui.
«Allora, tu invece che mi racconti? Come procedono le cose a scuola?»
Si trattava più che altro di una domanda retorica, perché aveva iniziato a guardarlo con fare malizioso e a baciargli la mandibola ed il collo.
«Mah, le solite cose. Jamia si è arresa al fatto che sto con te e ha smesso di tormentarmi.»
Gerard continuava a provocarlo sfiorandogli la zona tra il collo e la spalla con le labbra e la maglietta – era di Gerard, quindi gli andava larga – si prestava, non ostacolando troppo con la sua barriera di stoffa.
«Dai Gee hai tutte la mani sporche di quelle porcherie che stavi usando, vattele a lavare prima di toccarmi.»
«Si chiamano colori, Frankie.»
Gerard gli tracciò un leggero segno verde sulla guancia sinistra sfiorandogliela con un dito sporco di inchiostro.
«Ma che fai, mi sporchi tutto. Vatti a lavare!»
«Non ci penso proprio. Mi è venuta un'idea molto artistica
«Okay, ora ho paura.»
Frank rise sforzandosi di assumere un'espressione incredula e traumatizzata ma si lasciò togliere la maglia senza opporre resistenza e ricambiando il bacio. Ma Gerard si separò subito e scese dal letto per andare a frugare tra la sua roba da artista che teneva sparsa sul pavimento ed accatastata in pseudocostruzioni dall'aria instabile.
«Che è successo? Che cerchi?»
«Sssht, tu spogliati intanto.»
«Ma...»
«Spogliati!»
«Okay, però non fare così il misterioso che sembri un maniaco.»
Quando Gerard trovò quello che stava cercando, Frank si era appena sfilato i pantaloni per restare con addosso solo gli slip. E Gerard gli si era seduto davanti tenendo fra le mani dei tubetti di tempera ad acqua.
«Frank, tu sarai la mia prossima opera d'arte.»
«Devo posare nudo mentre mi disegni?»
Frank non capiva molto di quello che stava succedendo; quando Gerard si metteva in testa qualcosa tendeva a non spiegare agli altri le sue intenzioni, come se già tutti sapessero ciò che stava pensando.
«No veramente l'idea era un'altra, però forse dopo farai anche quello.»
«Oè, calma, padrone. Che cosa mi vuoi fare?»
«Lo sai benissimo, ma ti resta difficile concepirlo come verità.»
Ecco che ricominciava a fare il misterioso. Ed ecco che si spogliava anche lui e rimaneva completamente nudo sotto gli occhi di Frank che a quel punto non era più molto interessato a cosa avrebbero fatto. Cioè, a cosa avrebbero fatto con quei colori, capiamoci. A meno che non li avrebbero usati come lubrificante – il quale era un uso molto degno di un film porno di basso livello soprattutto igienico – si sarebbe prestato alle strane pratiche che aveva in mente quel “pervertito inside” del suo ragazzo.
Gerard sfilò l'ultimo indumento che copriva il corpo di Frank e – dopo aver indugiato per qualche secondo ma non troppo su quel corpo dalla carnagione chiara con occhi languidi – svitò il tappo di uno dei tubetti. Nel frattempo Frank attendeva in silenzio, col petto che si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro curioso. E Gerard si mise un ricciolo di tempera blu sul dorso della mano sinistra e, salendo a cavalcioni sul bacino del ragazzo, dopo averci intinto la punta dell'indice destro iniziò a tracciare delle linee sull'addome liscio di Frank, che sussultò leggermente a quel contatto. Gerard sorrise mentre continuava il suo lavoro con perizia, senza mai alzare lo sguardo per incontrare gli occhi di Frank che guardavano attentamente e cercavano di capire cosa quello stesse disegnando sulla sua pelle. Mano a mano che Gerard tracciava più linee con quel suo dito delicato, intingendolo regolarmente nella tempera che aveva sull'altra mano, Frank capì che si trattava di due colombe stilizzate e disegnate di profilo, una rivolta verso l'altra. Non erano perfettamente simmetriche, ma erano ben definite, di quel colore blu intenso.
«Siamo noi?»
Gerard annuì con un lieve gesto della testa mentre alzava di nuovo gli angoli della bocca in un sorriso più accentuato di quello che aveva da quando aveva iniziato l'opera. Quando ebbe finito di tracciare i bordi delle colombe, si mise della tempera gialla sempre sul dorso della mano sinistra, vicino a dove c'era il segno di quella blu ormai finita. E sempre con quell'indice affusolato ne prese un po' e ci colorò l'interno dei due uccelli. Poi con del rosso disegnò dei raggi che partivano da intorno l'ombelico e proseguivano per tutta la pancia, facendo da sfondo al disegno. Con del viola invece disegnò tutti arabeschi sulla superiore del busto e lungo le braccia, e infine lungo le gambe. Quell'intreccio di linee prese un bel po' di tempo, soprattutto perché Gerard muoveva la punta del suo dito con leggerezza e lentamente. Voleva sedurre col suo tocco e con la sua arte, senza dire o fare nient'altro che trasformare Frank in un quadro vivente, farlo diventare parte integrante del suo processo creativo. E, da quello che poteva vedere, ci stava riuscendo. L'eccitazione fra i due cresceva ma nessuno aveva intenzione di interrompere quei momenti con una frase del tipo “okay adesso basta scopiamo e finiamo qua 'sta pagliacciata” o un gesto fuori luogo. Quindi entrambi restavano in silenzio e l'unico a muoversi era Gerard, che continuava a dipingere. Ora stava disseminando di puntini rosa le zone dove aveva tracciato gli arabeschi viola, quasi a voler simboleggiare degli alberi fantastici durante la loro fioritura. Frank pensò che tutto quell'insieme di disegni sulla sua pelle avesse un qualcosa di orientale, in particolare gli ricordava il Giappone. I raggi rossi, le colombe, quella specie di ciliegi in fiore che lo ricoprivano quasi completamente.
Quando invece pensava che Gerard avesse finito, dato che tutta la parte anteriore del suo corpo era ricoperta da disegni colorati che sembravano volersi accaparrare il ruolo dei suoi vestiti quotidiani, Frank si sbagliava perché l'altro prese subito un tubetto di tempera nera ed iniziò a dedicarsi di nuovo alla zona addominale. In particolare si concentrò sull'inguine, ma stavolta si trattava non di un disegno bensì di una scritta in corsivo. I LOVE YOU.
Forse per la prima volta da quando aveva iniziato a dipingere, Gerard alzò lo sguardo verso di Frank e si accorse che lo stava guardando con gli occhi che luccicavano. Non era commosso, il luccichio non era provocato da lacrime, ma dall'amore che provava verso quel ragazzo dai capelli scuri ed arruffati che gli aveva scritto con un dito e della tempera “TI AMO” sulla pelle.
Ora che il capolavoro era finito, non rimaneva che renderlo di entrambi.
Gerard si allungò sul ragazzo dipinto, sentendo la scritta ancora fresca che si ritrattava anche sulla sua pelle e lasciandogli un bacio sulle labbra come a suggellare quel loro amore definitivamente.


«...e dopo eravamo tutti sporchi di tempera, per non parlare delle lenzuola.»
«Poi le avevo messe io in lavatrice prima di ripartire e mamma non ha mai saputo che erano completamente sporche di colore, perché le ha viste che erano già pulite quando è andata a stendere i panni. Per fortuna erano tempere ad acqua e non macchiano.»
«Queste sono le tue idee da artista da strapazzo.»
«Però al tempo ti era piaciuto.»
«Ero giovane e ingenuo.»
«Ma per piacere! E queste allora come me le spieghi?»
Gerard con uno scatto della mano alzò la maglietta di Frank e gli scoprì la pancia. Da sotto l'elastico dei pantaloni spuntavano due colombe tatuate, simili a quelle che una domenica mattina di tre anni prima Gerard gli aveva disegnato con le sue mani e della tempera economica. Frank sbuffò e si ricoprì cercando di trattenere un sorriso mentre si alzava dal divano su cui si erano seduti mentre ricordavano quei momenti e tornava a sistemare. Gerard lo guardò scomparire dietro l'angolo che formava il corto corridoio con il salotto e poi rivolse un altro sguardo contemplativo a quel disegno. Frank lo aveva lasciato lì sul tavolinetto davanti al divano. Quei morbidi tratti a matita che lui stesso aveva tracciato raffiguravano la parte di busto di Frank dalla parte sulla quale c'erano le colombe circondate dai raggi rossi fino alla scritta, interrompendosi proprio quando si cominciava ad intravedere una certa peluria più consistente. Su quel foglio c'era impresso un pezzo della loro storia, un pezzo del loro tempo passato insieme quando erano più giovani, un pezzo del loro amore. Gerard sospirò ripensando ai tempi del liceo, a quando lui era dovuto partire per New York e a quando per due anni si erano visti solo una volta la settimana in attesa che anche Frank si diplomasse e andasse a vivere con lui, e si alzò dal divano per andare ad aiutare Frank nel suo lavoro da casalinga.


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L'avevo cancellata per sbaglio e ora la ripubblico lol
È da una vita che non mi faccio sentire su efp, sappiate che sono viva e ora pubblico anche il nuovo capitolo di Nancy boy, dopo mesi e mesi ce l'ho fatta Chiedo venia :c

xoxo
dryvenom

   
 
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