«Hey,
tutto bene?»
C'era
qualcosa in fondo alla sua gola. Una membrana. Una pellicola che
sembrava star per infrangersi ma non lo faceva. Non riusciva a
respirare, Mikey. C'era qualcosa in fondo alla sua gola.
«Santo
cielo, Donald!»
Una
membrana.
«Mikey,
che hai?»
Una
pellicola che sembrava star per infrangersi ma non lo faceva.
«Non
respira!»
Non
riusciva a respirare.
«Ha
qualcosa in gola? Cosa stava mangiando?»
Colpi
di tosse sforzati. L'aria non era mai abbastanza per rompere quella
bolla in gola. Mancava poco, ma era così tanto.
«Chiamate
l'ambulanza!»
Se
inspirava troppo velocemente, quella bolla gli sarebbe entrata nei
polmoni.
«Ma
non può essere che ha qualcosa in gola, stava mangiando
minestra!»
Poteva
soffocare. E non saperne il perché.
«Provo
a dargli delle pacche dietro la schiena? Funziona? Mio dio!»
La
gola pizzicava. La bolla stava salendo. Lentamente, saliva. Eccola.
La membrana stava per infrangersi. Un ultimo colpo di tosse.
Un'ultima raccolta dell'ultima aria presente nei polmoni. Momento
decisivo. Non era quella la sua morte, ma era alquanto sgradevole.
Non poter respirare. Sentirsi sospesi.
«Aah!»
Sangue.
Una bolla di sangue era esplosa sulla tovaglia azzurra di Donna Way.
Un respiro asmatico e Mikey riuscì ad inspirare nuovamente.
Aria
fresca. I polmoni erano due spugne stropicciate e faceva male
sentirli gonfiarsi. Una bolla di sangue gli si era formata nelle
viscere e un colpo di tosse l'aveva fatta salire fino in gola a
bloccargli il respiro. Sangue rosso scuro che aveva sputato in un
ultimo sforzo respiratorio. Degli schizzi rossi gli macchiavano le
labbra bianche. I denti sembravano aver addentato cacciagione cruda.
Smarrimento negli occhi di tutti. Sangue anche nella minestra.
«Mikey
stai bene? Che cos'era, oddio. Dobbiamo andare in ospedale.»
Donald
era ormai in uno stato di ansia febbrile. Nomi di malattie sentite
nominare in tempi remoti e di sfuggita gli si presentavano negli
anfratti del cervello ma senza formare parole compiute. Quegli ultimi
cinque minuti gli avevano accartocciato le budella.
«Posso
andare in bagno?»
Mikey
tremava. Voleva togliersi quella roba viscida e acre dalla bocca.
Gerard lo prese per un braccio e lo aiutò ad alzarsi.
«Mamma
faccio io. Non stategli tutti così addosso. Sta
bene.»
«Metto
in moto la macchina, andiamo al pronto soccorso.»
Donald
Way si precipitò in garage mentre la moglie, cercando di
rendersi
utile, intralciava i movimenti di Gerard.
Mikey
si sciacquò la bocca con del collutorio per cancellare quel
sapore.
Non riusciva a capire che cosa fosse successo. Sperava in una
banalità, anche se quella tosse che lo tormentava da qualche
settimana gli faceva tremare gli organi interni. Gerard al suo fianco
sembrava impassibile. Nel caos generale era diventato un automa.
«Ti
fa male qualcosa? Mica ti sei picchiato con qualcuno?»
«Mio
dio, no! Sto bene. Mi fa solo un po' male lo stomaco. Che ansia.
Mamma e papà si agitano troppo. Sarà solo la gola
graffiata dalla
tosse degli ultimi tempi. No?»
«Non
lo so. Sei debole e esposto a ogni malattia così nelle tue
condizioni.»
Mikey
espirò piano uscendo dal bagno. Era rincorso da un problema
dietro
l'altro. Alla fine doveva aspettarselo, anche se tutti pensano che
non capiterà mai nulla “proprio a me”.
Se
c'è qualcosa di più sgradevole di avere un tubo
infilato in gola è
venire a conoscenza del risultato di quelle analisi. Ulcera allo
stomaco. Mikey Way aveva lo stomaco consunto dai succhi gastrici. Le
cause erano sconosciute, forse predisposizione genetica. In questi
casi essere gli unici a sapere la verità crea imbarazzo.
“No, mi
dispiace dottore ma ha sbagliato tutto. In realtà sono
bulimico da
qualche mese e mi metto due dita in gola per vomitare quel poco che
mangio. Non c'è nessuna predisposizione. Lei è un
incompetente.”
Il modo migliore per uccidere velocemente due genitori sconvolti in
uno studio medico.
Ora
Mikey doveva ricoverarsi per tre giorni e fare altre analisi e
iniziare le cure. Quel buco che a volte sentiva nel petto alla fine
esisteva davvero: era fatto di materia organica ed era solo un po'
più giù. Da questo risultava ovvio che la
solitudine, lo
smarrimento, quel sentimento di oppressione e costrizione, quella
voglia di urlare... Tutto ciò dimorava nientemeno che nello
stomaco.
E si chiamava generalmente ulcera. Quando Mikey Way piangeva in
silenzio bagnando di lacrime il collo di Alicia e quella voragine
scura sembrava volerlo inghiottire, tutto derivava dal suo stomaco.
Richiudere quel buco forse era la soluzione per quel mal di vivere
che ogni tanto si faceva risentire. Nei libri di medicina sotto la
voce “ulcera” non compaiono informazioni simili, ma
il
ragionamento fila, no? Non sarebbe comodo, per quando ci si sente
giù
e un bacio e un abbraccio e una carezza e un orgasmo e uno sguardo
non fanno altro che condire quella strana disperazione infondata ma
pesante che ci opprime, prendere un protettore per la mucosa gastrica
e risolvere ogni problema? Così si può continuare
a vivere con lo
stomaco un po' più resistente e dentro un po' più
felici. Tutto sta
nel convincersi che curandosi un male fisico è possibile
risanare
una sensazione analoga ma invisibile.
Mikey
non ne poteva più dei suoi genitori sempre disponibili e a
fianco al
suo letto d'ospedale. Si sentiva esaminato e in imbarazzo. Quando si
hanno dei segreti non si sopporta lo sguardo di nessuno, neanche di
tua madre o di tuo padre. A volte aveva paura che gli comparissero
sulla fronte le parole “bulimico” o
“anoressico”. L'unica
persona che voleva in quel momento era la sua medicina preferita:
Alicia. Non era la cura ma un ottimo antidolorifico. Magari col tempo
togliere il dolore a piccole dosi lo avrebbe portato alla guarigione.
Odiava quel suo stato psicofisico a metà tra il nulla e il
nulla
ancora. Non sapeva dove aggrapparsi. Tra centinaia di scogli non
sapeva quale fosse quello adatto a lui e quindi rimaneva nell'oceano
freddo. C'era qualcosa che non andava ma non sapeva cosa. E di
conseguenza anche la soluzione era sconosciuta. Fin'ora l'unico passo
avanti era stato avere qualcuno con cui condividere gioie e dolori e
ogni secondo di vita. E già questo gli dava il calore
necessario per
sopravvivere in quell'acqua gelida. Ma vivere era un po' diverso. Ma
ci stava lavorando. Ci stavano lavorando.
Già da qualche
giorno iniziava a rendersi conto che il problema non era più
il suo
corpo o il cibo. Fino all'inizio della terapia di gruppo e al
supporto di Gerard in questo aspetto l'atto di rifiutare il cibo al
proprio interno era stato una specie di passatempo, di capriccio per
riempire quella sua ulcera interiore occupando i propri pensieri e il
tempo e tutto. Ora si trovava senza un hobby autodistruttivo a
portata di mano e sebbene le vecchie abitudini sono dure a morire
stava lavorando anche a questo.
Gerard
aveva detto ad Alicia che Mikey era ricoverato e lei dopo
cinquantatré minuti era lì. Si era affacciata
titubante sull'uscio
con il cappuccio verde della felpa tirato sulla testa e dentro una
gran voglia di correre fin quando non avesse toccato con le proprie
dita la pelle di Mikey e non si fosse assicurata che stava bene.
Gerard non aveva fatto parola sul perché si trovasse
lì.
Donald
e Donna salutarono Mikey per lasciarlo solo con la ragazza. Nel
frattempo sarebbero andati con Gerard a prendere qualcosa che gli
sarebbe potuta tornare utile lì in ospedale.
«Ali.»
«Che
è successo?»
«Ulcera.»
«Oddio...
Come mai?»
Mikey
ondeggiò con la testa senza rispondere, per farle capire che
era una
domanda retorica dato che la causa era facilmente immaginabile.
«Naturalmente
nessuno sa niente quindi zitta per favore. Prenderò qualche
pillola
e starò bene. Non ti preoccupare.»
«Mhm.
Stanotte posso dormire qui?»
«Non
vai a scuola domani?»
«No.»
«Sai
che mi fa piacere stare con te. Sei l'unica con cui vorrei stare
sempre. Possibilmente però non in un letto d'ospedale. Sai,
non so
se l'hai mai provato ma è scomodo, soprattutto con questa
roba
attaccata ovunque. Mi sento un puntaspilli.»
«Wooh,
cos'è questo sarcasmo? Il mio Mikey depresso che fa battute.
Stiamo
migliorando.»
Quel
pomeriggio Mikey non si era presentato alla seduta di gruppo. Era la
sua prima assenza e fu notata dagli altri ragazzi. Dopo venti minuti
si presentò al suo posto Gerard, per informarli
dell'accaduto. Tutti
conoscevano la fragile salute di chi è in condizioni simili.
Un
semplice raffreddore può complicarsi ed essere fatale.
Dissero a
Gerard che uno di questi giorni sarebbero passati a trovare il
fratello in ospedale.
«Mi
dispiace ma, vedete, i nostri genitori non sanno del suo problema.
Grazie del pensiero, ma sarebbe troppo sospetto se verreste tutti a
trovarlo.»
Quel
giorno, a causa della notizia, la seduta finì prima, poco
dopo che
Gerard ebbe lasciato la stanza. Frank lo raggiunse fuori
dall'edificio. Lui non si era accorto di essere seguito. Camminava di
spalle e stava dirigendosi verso la sua automobile. Frank non lo
chiamò. Aveva un qualcosa di romantico, il suo camminare
nella
nebbiolina autunnale di Belleville. Restò a guardarlo
ingranare la
marcia e partire mentre fumava una sigaretta. Poi si
incamminò verso
l'ospedale. L'avrebbe rivisto probabilmente lì.
Ci
mise più di un'ora a raggiungere l'ospedale e a trovare la
stanza
dove avevano sistemato Mikey. Quando arrivò lo
trovò addormentato.
Anche la ragazza allungata vicino a lui nel letto, Alicia doveva
chiamarsi, dormiva. Frank si sedette su una delle sedie che si
trovavano per il corridoio. Non c'era traccia di Gerard né
dei
genitori di Mikey. Avrebbe aspettato lì fino alla fine
dell'orario
di visita. Magari Mikey ed Alicia si sarebbero svegliati o meglio
ancora sarebbe arrivato Gerard. L'aveva visto poche volte e
praticamente non si conoscevano ma doveva ammettere che aveva
quell'irresistibile fascino da universitario sempre sulle sue che non
sa essere sgarbato con le persone a costo di soffrire lui stesso. E
tutto ciò aveva un particolare magnetismo su di lui. E di
conseguenza si sentiva strano e con una strana euforia nella mente
che però gli bloccava le membra. Continuava quasi
istintivamente a
lasciarsi passare davanti agli occhi scene di lui e Gerard e di
Gerard e lui e si sentiva maledettamente in colpa perché
invece di
preoccuparsi per la salute di Mikey faceva pensieri molto fantasiosi
su suo fratello. Forse era a causa della sua situazione instabile che
sentiva il bisogno di attaccarsi a qualcuno; comunque quella strana
infatuazione, quella specie di colpo di fulmine, c'era e lo
scombussolava e non riusciva a non pensarci. Soprattutto in quel
momento dato che stava solo con sé stesso, seduto su una
panchina di
un corridoio di ospedale e con la possibilità che l'oggetto
dei suoi
pensieri spuntasse da un momento all'altro.
E
infatti dopo pochi minuti era lì.
Camminava
verso di lui portando un borsone e appena a Frank fu possibile
riconoscere l'espressione sulla sua faccia notò che lo stava
guardando con espressione preoccupata. Gli rivenne in mente
ciò che
aveva detto quando, durante la terapia di gruppo, era entrato nella
stanza a riferire la situazione di Mikey. I genitori non sapevano e
non dovevano sapere. E i genitori dovevano essere quei due signori
che camminavano vicino a lui.
Frank
si alzò riscuotendosi un attimo dai suoi pensieri.
«Salve,
io sono Frank, un amico di scuola di Mikey. Ero venuto a trovarlo ma
sta, stanno, dormendo.»
A
quella presentazione Gerard si rilassò un poco e dopo aver
poggiato
il borsone sull'uscio della porta andò da Frank. Nel
frattempo Donna
e Donald Way avevano gentilmente salutato il ragazzo e la madre stava
svegliando Mikey ed Alicia ancora addormentati insieme. I due
genitori avevano portato anche loro delle borse con la roba di Mikey
e avevano accatastato tutto ai piedi del letto.
«Tu
sei uno dei ragazzi della...»
«Sì,
lo so che avevi detto di non venire però mi sembrava brutto,
cioè,
ultimamente avevamo stretto amicizia con Mikey e quindi ho pensato...
Poi alla fine sono venuto solo e...»
«Oh
sì tranquillo, non ho vietato niente a nessuno, ho solo
chiesto di
evitare di venire tutti insieme, sai com'è...»
Gerard
era sorridente e si sentiva in imbarazzo: Frank gli stava conferendo
troppa autorità e lui non voleva passare per una persona
sgradevole.
«Beh,
neanche i miei genitori lo sanno. Sono all'oscuro di un bel po' di
cose su di me, conosco la sensazione. Non ti preoccupare,
sarò
semplicemente un amico di scuola.»
Disse
questo, ma in realtà il significato velato delle sue parole
era “so
quello che provi, neanche i miei genitori sanno che sono bulimico e
bisessuale” ma poteva sembrare troppo spinto e sfacciato.
«Grazie
dell'aiuto. Comunque io sono Gerard, il fratello di Mikey.»
«Frank.
Mikey mi ha parlato spesso di te.»
I
soliti convenevoli.
«Gerard!
Frank! Hey, entrate!»
Mikey
ed Alicia ora erano svegli e si erano staccati. Alicia era andata in
bagno a sistemarsi. Donald e Donna erano usciti per andare a
scambiare qualche parola con il medico che avrebbe seguito Mikey
durante la sua permanenza in ospedale.
«Hey
ciao, ben svegliato. Come stai? Ma che hai fatto?»
Frank
aveva notato che Mikey aveva un colorito più pallido del
solito e
pensandoci ancora nessuno gli aveva detto per quale motivo era stato
ricoverato.
«Eh...
Ulcera allo stomaco.»
Per
uno che soffriva anch'egli di bulimia non fu difficile capirne la
causa e non disse niente. Inoltre l'orario di visita stava per finire
e dopo qualche minuto passato a parlare delle solite cose Gerard
accompagnò Frank all'uscita.
«Grazie
di essere venuto, a Mikey fa bene stare con qualcuno di cui si fida,
e credo proprio che tu sia uno di quelli. Ci vediamo!»
«Oh,
di niente. Ciao!»
Frank
si allontanò verso casa cercando di coprirsi come meglio
poteva con
la felpa per difendersi da quel gelido venticello serale tipico del
New Jersey. Appena sarebbe arrivato a casa si sarebbe buttato sotto
le coperte per abbandonarsi ai suoi pensieri. Magari esaurendo ogni
cosa riguardante Gerard a cui pensare gli sarebbe passata e avrebbe
potuto continuare tranquillamente a vivere con il cervello meno
indaffarato.
Sono tornata! Dopo otto mesi era ora. È
stata una vera e propria gravidanza questo capitolo lol
Beh, in realtà ce l'avevo già tutto sul pc da
agosto però mi ero completamente scordata che fosse finito e
ieri, spinta da Autumnsong, ho riaperto il file per concludere qualcosa
e - zanzan - era già completo '-' quindi ho scritto un pezzo
del capitolo successivo ma non ho idea di come si evolva la situazione
e devo rifletterci!
Spero vi piaccia :3 Buone feste (in ritardo) ;w;/
xoxo
dryvenom