Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: xArwen    05/01/2013    2 recensioni
Mikey è un ragazzo riservato e passa la maggior parte del suo tempo con la sua migliore amica, Alicia. Ma nasconde una parte inquietante della sua personalità: quando è solo si mette due dita in gola e rivomita tutto ciò che ha mangiato in precedenza. La sua situazione psicofisica stava già precipitando drasticamente quando Gerard, il fratello di Mikey, si accorge della sua malattia e cerca di aiutarlo. Mikey intraprende quindi un lento periodo di riabilitazione aiutato da Gerard, Alicia ed altri nuovi amici. Ma la sorte riserva sempre dei risvolti inaspettati della situazione.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Hey, tutto bene?»
C'era qualcosa in fondo alla sua gola. Una membrana. Una pellicola che sembrava star per infrangersi ma non lo faceva. Non riusciva a respirare, Mikey. C'era qualcosa in fondo alla sua gola.
«Santo cielo, Donald!»
Una membrana.
«Mikey, che hai?»
Una pellicola che sembrava star per infrangersi ma non lo faceva.
«Non respira!»
Non riusciva a respirare.
«Ha qualcosa in gola? Cosa stava mangiando?»
Colpi di tosse sforzati. L'aria non era mai abbastanza per rompere quella bolla in gola. Mancava poco, ma era così tanto.
«Chiamate l'ambulanza!»
Se inspirava troppo velocemente, quella bolla gli sarebbe entrata nei polmoni.
«Ma non può essere che ha qualcosa in gola, stava mangiando minestra!»
Poteva soffocare. E non saperne il perché.
«Provo a dargli delle pacche dietro la schiena? Funziona? Mio dio!»
La gola pizzicava. La bolla stava salendo. Lentamente, saliva. Eccola. La membrana stava per infrangersi. Un ultimo colpo di tosse. Un'ultima raccolta dell'ultima aria presente nei polmoni. Momento decisivo. Non era quella la sua morte, ma era alquanto sgradevole. Non poter respirare. Sentirsi sospesi.
«Aah!»
Sangue. Una bolla di sangue era esplosa sulla tovaglia azzurra di Donna Way. Un respiro asmatico e Mikey riuscì ad inspirare nuovamente. Aria fresca. I polmoni erano due spugne stropicciate e faceva male sentirli gonfiarsi. Una bolla di sangue gli si era formata nelle viscere e un colpo di tosse l'aveva fatta salire fino in gola a bloccargli il respiro. Sangue rosso scuro che aveva sputato in un ultimo sforzo respiratorio. Degli schizzi rossi gli macchiavano le labbra bianche. I denti sembravano aver addentato cacciagione cruda. Smarrimento negli occhi di tutti. Sangue anche nella minestra.
«Mikey stai bene? Che cos'era, oddio. Dobbiamo andare in ospedale.»
Donald era ormai in uno stato di ansia febbrile. Nomi di malattie sentite nominare in tempi remoti e di sfuggita gli si presentavano negli anfratti del cervello ma senza formare parole compiute. Quegli ultimi cinque minuti gli avevano accartocciato le budella.
«Posso andare in bagno?»
Mikey tremava. Voleva togliersi quella roba viscida e acre dalla bocca. Gerard lo prese per un braccio e lo aiutò ad alzarsi.
«Mamma faccio io. Non stategli tutti così addosso. Sta bene.»
«Metto in moto la macchina, andiamo al pronto soccorso.»
Donald Way si precipitò in garage mentre la moglie, cercando di rendersi utile, intralciava i movimenti di Gerard.
Mikey si sciacquò la bocca con del collutorio per cancellare quel sapore. Non riusciva a capire che cosa fosse successo. Sperava in una banalità, anche se quella tosse che lo tormentava da qualche settimana gli faceva tremare gli organi interni. Gerard al suo fianco sembrava impassibile. Nel caos generale era diventato un automa.
«Ti fa male qualcosa? Mica ti sei picchiato con qualcuno?»
«Mio dio, no! Sto bene. Mi fa solo un po' male lo stomaco. Che ansia. Mamma e papà si agitano troppo. Sarà solo la gola graffiata dalla tosse degli ultimi tempi. No?»
«Non lo so. Sei debole e esposto a ogni malattia così nelle tue condizioni.»
Mikey espirò piano uscendo dal bagno. Era rincorso da un problema dietro l'altro. Alla fine doveva aspettarselo, anche se tutti pensano che non capiterà mai nulla “proprio a me”.

Se c'è qualcosa di più sgradevole di avere un tubo infilato in gola è venire a conoscenza del risultato di quelle analisi. Ulcera allo stomaco. Mikey Way aveva lo stomaco consunto dai succhi gastrici. Le cause erano sconosciute, forse predisposizione genetica. In questi casi essere gli unici a sapere la verità crea imbarazzo. “No, mi dispiace dottore ma ha sbagliato tutto. In realtà sono bulimico da qualche mese e mi metto due dita in gola per vomitare quel poco che mangio. Non c'è nessuna predisposizione. Lei è un incompetente.” Il modo migliore per uccidere velocemente due genitori sconvolti in uno studio medico.
Ora Mikey doveva ricoverarsi per tre giorni e fare altre analisi e iniziare le cure. Quel buco che a volte sentiva nel petto alla fine esisteva davvero: era fatto di materia organica ed era solo un po' più giù. Da questo risultava ovvio che la solitudine, lo smarrimento, quel sentimento di oppressione e costrizione, quella voglia di urlare... Tutto ciò dimorava nientemeno che nello stomaco. E si chiamava generalmente ulcera. Quando Mikey Way piangeva in silenzio bagnando di lacrime il collo di Alicia e quella voragine scura sembrava volerlo inghiottire, tutto derivava dal suo stomaco. Richiudere quel buco forse era la soluzione per quel mal di vivere che ogni tanto si faceva risentire. Nei libri di medicina sotto la voce “ulcera” non compaiono informazioni simili, ma il ragionamento fila, no? Non sarebbe comodo, per quando ci si sente giù e un bacio e un abbraccio e una carezza e un orgasmo e uno sguardo non fanno altro che condire quella strana disperazione infondata ma pesante che ci opprime, prendere un protettore per la mucosa gastrica e risolvere ogni problema? Così si può continuare a vivere con lo stomaco un po' più resistente e dentro un po' più felici. Tutto sta nel convincersi che curandosi un male fisico è possibile risanare una sensazione analoga ma invisibile.
Mikey non ne poteva più dei suoi genitori sempre disponibili e a fianco al suo letto d'ospedale. Si sentiva esaminato e in imbarazzo. Quando si hanno dei segreti non si sopporta lo sguardo di nessuno, neanche di tua madre o di tuo padre. A volte aveva paura che gli comparissero sulla fronte le parole “bulimico” o “anoressico”. L'unica persona che voleva in quel momento era la sua medicina preferita: Alicia. Non era la cura ma un ottimo antidolorifico. Magari col tempo togliere il dolore a piccole dosi lo avrebbe portato alla guarigione. Odiava quel suo stato psicofisico a metà tra il nulla e il nulla ancora. Non sapeva dove aggrapparsi. Tra centinaia di scogli non sapeva quale fosse quello adatto a lui e quindi rimaneva nell'oceano freddo. C'era qualcosa che non andava ma non sapeva cosa. E di conseguenza anche la soluzione era sconosciuta. Fin'ora l'unico passo avanti era stato avere qualcuno con cui condividere gioie e dolori e ogni secondo di vita. E già questo gli dava il calore necessario per sopravvivere in quell'acqua gelida. Ma vivere era un po' diverso. Ma ci stava lavorando. Ci stavano lavorando. Già da qualche giorno iniziava a rendersi conto che il problema non era più il suo corpo o il cibo. Fino all'inizio della terapia di gruppo e al supporto di Gerard in questo aspetto l'atto di rifiutare il cibo al proprio interno era stato una specie di passatempo, di capriccio per riempire quella sua ulcera interiore occupando i propri pensieri e il tempo e tutto. Ora si trovava senza un hobby autodistruttivo a portata di mano e sebbene le vecchie abitudini sono dure a morire stava lavorando anche a questo.
Gerard aveva detto ad Alicia che Mikey era ricoverato e lei dopo cinquantatré minuti era lì. Si era affacciata titubante sull'uscio con il cappuccio verde della felpa tirato sulla testa e dentro una gran voglia di correre fin quando non avesse toccato con le proprie dita la pelle di Mikey e non si fosse assicurata che stava bene. Gerard non aveva fatto parola sul perché si trovasse lì.
Donald e Donna salutarono Mikey per lasciarlo solo con la ragazza. Nel frattempo sarebbero andati con Gerard a prendere qualcosa che gli sarebbe potuta tornare utile lì in ospedale.
«Ali.»
«Che è successo?»
«Ulcera.»
«Oddio... Come mai?»
Mikey ondeggiò con la testa senza rispondere, per farle capire che era una domanda retorica dato che la causa era facilmente immaginabile.
«Naturalmente nessuno sa niente quindi zitta per favore. Prenderò qualche pillola e starò bene. Non ti preoccupare.»
«Mhm. Stanotte posso dormire qui?»
«Non vai a scuola domani?»
«No.»
«Sai che mi fa piacere stare con te. Sei l'unica con cui vorrei stare sempre. Possibilmente però non in un letto d'ospedale. Sai, non so se l'hai mai provato ma è scomodo, soprattutto con questa roba attaccata ovunque. Mi sento un puntaspilli.»
«Wooh, cos'è questo sarcasmo? Il mio Mikey depresso che fa battute. Stiamo migliorando.»

Quel pomeriggio Mikey non si era presentato alla seduta di gruppo. Era la sua prima assenza e fu notata dagli altri ragazzi. Dopo venti minuti si presentò al suo posto Gerard, per informarli dell'accaduto. Tutti conoscevano la fragile salute di chi è in condizioni simili. Un semplice raffreddore può complicarsi ed essere fatale. Dissero a Gerard che uno di questi giorni sarebbero passati a trovare il fratello in ospedale.
«Mi dispiace ma, vedete, i nostri genitori non sanno del suo problema. Grazie del pensiero, ma sarebbe troppo sospetto se verreste tutti a trovarlo.»
Quel giorno, a causa della notizia, la seduta finì prima, poco dopo che Gerard ebbe lasciato la stanza. Frank lo raggiunse fuori dall'edificio. Lui non si era accorto di essere seguito. Camminava di spalle e stava dirigendosi verso la sua automobile. Frank non lo chiamò. Aveva un qualcosa di romantico, il suo camminare nella nebbiolina autunnale di Belleville. Restò a guardarlo ingranare la marcia e partire mentre fumava una sigaretta. Poi si incamminò verso l'ospedale. L'avrebbe rivisto probabilmente lì.

Ci mise più di un'ora a raggiungere l'ospedale e a trovare la stanza dove avevano sistemato Mikey. Quando arrivò lo trovò addormentato. Anche la ragazza allungata vicino a lui nel letto, Alicia doveva chiamarsi, dormiva. Frank si sedette su una delle sedie che si trovavano per il corridoio. Non c'era traccia di Gerard né dei genitori di Mikey. Avrebbe aspettato lì fino alla fine dell'orario di visita. Magari Mikey ed Alicia si sarebbero svegliati o meglio ancora sarebbe arrivato Gerard. L'aveva visto poche volte e praticamente non si conoscevano ma doveva ammettere che aveva quell'irresistibile fascino da universitario sempre sulle sue che non sa essere sgarbato con le persone a costo di soffrire lui stesso. E tutto ciò aveva un particolare magnetismo su di lui. E di conseguenza si sentiva strano e con una strana euforia nella mente che però gli bloccava le membra. Continuava quasi istintivamente a lasciarsi passare davanti agli occhi scene di lui e Gerard e di Gerard e lui e si sentiva maledettamente in colpa perché invece di preoccuparsi per la salute di Mikey faceva pensieri molto fantasiosi su suo fratello. Forse era a causa della sua situazione instabile che sentiva il bisogno di attaccarsi a qualcuno; comunque quella strana infatuazione, quella specie di colpo di fulmine, c'era e lo scombussolava e non riusciva a non pensarci. Soprattutto in quel momento dato che stava solo con sé stesso, seduto su una panchina di un corridoio di ospedale e con la possibilità che l'oggetto dei suoi pensieri spuntasse da un momento all'altro.
E infatti dopo pochi minuti era lì.
Camminava verso di lui portando un borsone e appena a Frank fu possibile riconoscere l'espressione sulla sua faccia notò che lo stava guardando con espressione preoccupata. Gli rivenne in mente ciò che aveva detto quando, durante la terapia di gruppo, era entrato nella stanza a riferire la situazione di Mikey. I genitori non sapevano e non dovevano sapere. E i genitori dovevano essere quei due signori che camminavano vicino a lui.
Frank si alzò riscuotendosi un attimo dai suoi pensieri.
«Salve, io sono Frank, un amico di scuola di Mikey. Ero venuto a trovarlo ma sta, stanno, dormendo.»
A quella presentazione Gerard si rilassò un poco e dopo aver poggiato il borsone sull'uscio della porta andò da Frank. Nel frattempo Donna e Donald Way avevano gentilmente salutato il ragazzo e la madre stava svegliando Mikey ed Alicia ancora addormentati insieme. I due genitori avevano portato anche loro delle borse con la roba di Mikey e avevano accatastato tutto ai piedi del letto.
«Tu sei uno dei ragazzi della...»
«Sì, lo so che avevi detto di non venire però mi sembrava brutto, cioè, ultimamente avevamo stretto amicizia con Mikey e quindi ho pensato... Poi alla fine sono venuto solo e...»
«Oh sì tranquillo, non ho vietato niente a nessuno, ho solo chiesto di evitare di venire tutti insieme, sai com'è...»
Gerard era sorridente e si sentiva in imbarazzo: Frank gli stava conferendo troppa autorità e lui non voleva passare per una persona sgradevole.
«Beh, neanche i miei genitori lo sanno. Sono all'oscuro di un bel po' di cose su di me, conosco la sensazione. Non ti preoccupare, sarò semplicemente un amico di scuola.»
Disse questo, ma in realtà il significato velato delle sue parole era “so quello che provi, neanche i miei genitori sanno che sono bulimico e bisessuale” ma poteva sembrare troppo spinto e sfacciato.
«Grazie dell'aiuto. Comunque io sono Gerard, il fratello di Mikey.»
«Frank. Mikey mi ha parlato spesso di te.»
I soliti convenevoli.
«Gerard! Frank! Hey, entrate!»
Mikey ed Alicia ora erano svegli e si erano staccati. Alicia era andata in bagno a sistemarsi. Donald e Donna erano usciti per andare a scambiare qualche parola con il medico che avrebbe seguito Mikey durante la sua permanenza in ospedale.
«Hey ciao, ben svegliato. Come stai? Ma che hai fatto?»
Frank aveva notato che Mikey aveva un colorito più pallido del solito e pensandoci ancora nessuno gli aveva detto per quale motivo era stato ricoverato.
«Eh... Ulcera allo stomaco.»
Per uno che soffriva anch'egli di bulimia non fu difficile capirne la causa e non disse niente. Inoltre l'orario di visita stava per finire e dopo qualche minuto passato a parlare delle solite cose Gerard accompagnò Frank all'uscita.
«Grazie di essere venuto, a Mikey fa bene stare con qualcuno di cui si fida, e credo proprio che tu sia uno di quelli. Ci vediamo!»
«Oh, di niente. Ciao!»
Frank si allontanò verso casa cercando di coprirsi come meglio poteva con la felpa per difendersi da quel gelido venticello serale tipico del New Jersey. Appena sarebbe arrivato a casa si sarebbe buttato sotto le coperte per abbandonarsi ai suoi pensieri. Magari esaurendo ogni cosa riguardante Gerard a cui pensare gli sarebbe passata e avrebbe potuto continuare tranquillamente a vivere con il cervello meno indaffarato.

Sono tornata! Dopo otto mesi era ora. È stata una vera e propria gravidanza questo capitolo lol 
Beh, in realtà ce l'avevo già tutto sul pc da agosto però mi ero completamente scordata che fosse finito e ieri, spinta da Autumnsong, ho riaperto il file per concludere qualcosa e - zanzan - era già completo '-' quindi ho scritto un pezzo del capitolo successivo ma non ho idea di come si evolva la situazione e devo rifletterci! 
Spero vi piaccia :3 Buone feste (in ritardo) ;w;/

xoxo
dryvenom

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: xArwen