Addio
In quella calda e soleggiata mattina
di maggio una macchina
parcheggiò davanti al cimitero di Sunnydale. Ne uscirono un
ragazzo sui vent’
anni e una giovane donna il quale volto malinconico eguagliava a quello
del
fidanzato.
Lui aprì la portiera
posteriore facendo uscire tre ragazze.
Le prime due sembravano
più grandi della terza e si tenevano
per mano.
La ragazza con i capelli rossi aveva
il viso rigato dalle
lacrime e le labbra contratte dallo sforzo di non urlare il proprio
dolore.
L’adolescente che le
seguiva era lo specchio della
distruzione emotiva che aleggiava nei cuori di tutti. I lunghi capelli
le
cadevano sciolti sulla schiena, e gli occhi erano di un verde
brillante; il suo
viso era quello di un’innocente al quale troppe volte erano
state inflitte
sofferenze.
Il gruppo entrò
silenziosamente nel cimitero, mentre, senza
che se ne accorgessero, qualcuno li osservava dell’ombra di
un albero: un uomo
sui trenta, vestito di una lunga giacca di pelle e un paio di
consumatissimi
anfibi.
Li osservava con tristezza e
solitudine, mentre un affetto
particolare era per la più giovane, che sembrava averlo
notato.
“Non è una
cotta, la ama sul serio” pensò Dawn osservando
con la coda nell’occhio il biondo vampiro.
Sapeva che Spike era lì da
prima dell’alba, perché non
vedeva la sua coperta protettiva in giro; sapeva quanto stesse
rischiando, un
soffio di vento lo avrebbe ridotto in cenere; sapeva che mai avrebbe
pianto
davanti a lei, era troppo orgoglioso, ma era certa che come lei, Spike
quella
notte non aveva dormito.
Spike evitava prontamente lo sguardo
di tutti, e mentre
teneva gli occhi fissi sulla bara che veniva poggiata a terra accanto
alla
lapide, sentì un groppo salirgli alla gola.
“Oddio, Spike, non puoi
piangere davanti a loro!” disse una
vocina nella sua mente.
Ma tanto le lacrime non venivano:
erano state tutte versate
quella notte, quando, dopo essere tornato nella cripta, dopo che Giles
gli
aveva permesso di prendere in braccio il corpo, era caduto in una
silenziosa
disperazione.
Si era reso conto che non avrebbe mai
più aiutato Buffy a
sconfiggere i demoni, non avrebbe più sentito il rumore dei
suoi passi, non gli
avrebbe più chiesto di prendersi cura di
Briciola… perché Buffy era morta.
Era morta, morta, morta….
Più lo ripeteva e più gli sembrava
irreale, ma invece era
disperatamente reale, come lo era la
bara di mogano davanti
a lui.
Se ne stava lì, a fianco a
Tara e Xander, a guardare,
scioccata, la lapide e le parole incise su essa…
“Ha salvato il mondo”.
Willow pensò che la gente
non avrebbe creduto a quella
frase… come poteva una ragazza di vent’ anni
salvare il mondo?
Solo loro sapevano la
verità….
Ma Buffy era solo questo?
Un’eroina che aveva combattuto
vampiri, demoni, spiriti?
No…. Non per
Willow… era stata la sua migliore amica,
l’unica persona con cui si confidasse, l’unica che,
ai tempi del liceo non la
prendeva in giro….
Non sopportava la vista della pietra
fredda, su cui era
inciso solo un nome, che per molti non avrebbe significato niente.
Ma forse… forse ora era
con sua madre in qualche benevola
dimensione…
E poi, in quel preciso istante un
atroce pensiero le
attraversò la mente: Buffy, come Angel , non era morta per
cause naturali, ma
per un’energia mistica, e questo significava che poteva
essere persa in qualche
dimensione infernale.
Willow, che per amore di Dawn aveva
cercato di trattenere le
lacrime il più possibile, si lasciò andare in un
pianto disperato.
“La ama davvero”
pensò il ragazzo guardando curiosamente
Spike.
Per una volta il suo sguardo non
rifletteva odio, disprezzo,
ma solo rispetto.
Il vampiro se ne stava lì,
indifferente delle continue
occhiate degli altri, il suo sguardo fisso sulla bara.
“chissà che avrebbe detto Buffy……” Si bloccò immediatamente: non doveva pensare a quel nome, l’avrebbe solo fatto scivolare in un vortice di ricordi, e lui non voleva ricordare…. non in quel momento. Ma chiudere la porta alla memoria non avrebbe cambiato niente…. Lei era morta.
“Siamo qui riuniti oggi per dire addio alla nostra sorella Buffy Anne Summers… ” iniziò lentamente il prete davanti a loro.
E poco dopo la bara iniziò
a scendere davanti ai loro occhi…
“Addio”
Addio, una parola non può
mettere a tacere l’urlo che dawn
si tiene dentro.
Addio, “la morte è una cosa stupida” pensa Anya che ha visto morire già due persone a lei care… e non capisce ancora cosa vuol dire essere umani.
Addio, “Perché non cominciamo con ciao, io sono Buffy?” era iniziato tutto così, tra lei e la bionda… e finiva con una bara coperta di fiori.
Addio “pensavo che fosse il mio destino salvarti la vita… non è così.” E il ragazzo stringe i pugni arrabbiato. Con lei, perché non doveva morire. Con se stesso, che non è riuscito a impedirlo. Con il mondo, perché se è così che vanno le cose, allora la vita fa schifo.
Addio, e la mente di Tara rivive tutti i momenti passati con quegli amici…. Non sarà più la stessa cosa.
Addio, e Spike piange.
Appena finita la funzione, non restarono lì, ma se ne andarono subito.
La piccola Dawn non riusciva a reggere la vista di quella lapide.
E Spike rimase da solo, osservando l’auto che spariva lontana.
“Addio. Questa volta per davvero.” Pensa Spike. Ma non riferendosi a Buffy, ma alla sorellina di lei.
Non l’avrebbe più rivista, perché si sarebbe ricongiunto a lei.
A Buffy.
Alla donna che amava.
Fa un passo avanti. Poi un altro. E
si ritrova alla calda
luce del sole.
La sua pelle inizia a fumare, ma a lui non importa. Perché presto sarà tutto finito.
Si avvicina alla lapide e posa una mano su quel nome che per lui è tutta la vita.
Lascia che le fiamme si propaghino su tutto il corpo.
Addio.
E l’ultima cosa che vede è il nome della persona che ha amato, forse in modo morboso, ma ha amato.
Lei era stata l’unica persona per cui continuare a vivere. Per cui andare avanti ogni giorno. Per vedere il suo sorriso.
Ma ora non c’è più. Questo non riesce a sopportarlo.
E Spike muore.
“Addio Buffy. Stammi bene, dovunque tu sia. Ti amo.”
FINE