Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: uantwothree    05/01/2013    0 recensioni
Mi chiamo Sophia Laurel. Sono inglese ma vivo a Parigi, e ho deciso di intraprendere la carriera nel circo dopo essere scappata da casa mia a Birmingham.
Forse ho sottovalutato questa nuova vita. Non so neanch'io se rivoglio la mia normalità, la voglia di vivere e di apprezzare le piccole cose come ogni adolescente.
Ma in fondo, cos'è la normalità?
Genere: Generale, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Terrore

Il tizio mi tiene stretta per il collo della maglietta.
In ogni singola parte del mio corpo sento brividi, e non riesco a pensare a niente, se non incentrarmi sulla paura, quella terribile paura che invade il mio corpo.
- Dammi tutto quello che hai. Soldi e cellulare. O sarò costretto a sfigurare il tuo bel faccino.
Non riesco nè a parlare nè a muovermi. Cerco di richiamare le forze per rispondere con un filo di voce.
- N-non ho nulla...
- Ah, non hai nulla eh?
Inizia a muovere piano il coltello sul mio collo, incidendolo con un taglio lungo ma non profondo.
- Mettiamola così. Ora tu mi dai tutto quello che hai, e io cercherò di risparm...
Sento un urlo dalla parte opposta del vialetto. La voce è familiare.
- Vattene, stronzo!
Il tizio molla la presa lasciandomi cadere per terra.
- Cosa hai detto?
Il ragazzo che ha urlato corre verso di noi. Vedendolo in faccia, riesco a ritrovare la forza di gridare.
- Samuel!
Non è possibile. Com'è arrivato fin qui?
Samuel salta addosso il criminale, buttandolo rovinosamente per terra. Il criminale ribatte tentando di sferrargli addosso il coltello, che colpisce Samuel di striscio, ferendolo.
 Il suo sangue macchia la parete lurida e piena di graffiti del vialetto.
Urlo, urlo il più possibile.
- No! Noooo!
- Ci ho messo poco a mettere il tuo amico fuori uso, eh? Era proprio un debole.
Ma ora penserò a te.
Dicendo questa frase inizia ad incamminarsi verso di me.
Lacrime calde iniziano a rigarmi il viso. E' finita.
Sto per pensare il peggio.
Ma in una frazione di secondo, tutto riesce a stravolgersi. Vedo Samuel rialzarsi e gettarsi di nuovo sul delinquente, questa volta fancendolo cadere a pancia in giù, e gli sfila l'arma con una mossa rapida.
Non riesco di nuovo più a parlare, sono ancora una volta immobile per il terrore.
- Non fai più il grosso, eh?
Detto ciò, gli sferra un pugno in testa, facendogli perdere i sensi.
Ce l'ha fatta.
Non so cosa dire. La mia testa è un turbinio di frasi, idee. Non so quale dire prima. Penso che sia lo stesso anche per lui.
- Sophia...Ti cacci sempre nei guai, eh? Brutta scema.
Assurdo. Riesce a scherzare anche in un momento simile.
Ti ammiro, Samuel. Riesci sempre a controllarti e a rimanere lucido.
- Samuel...Come...Come facevi a sapere dov'ero? E hai saltato gli allenamenti. E come hai fatto a non avere paura? Com...
Mi azzittisce con un gesto.
- Una cosa per volta.
Ti ho cercata nella tua tenda, non c'eri. Ti ho cercata ovunque, e non trovandoti, io... mi sono preoccupato.
Stava diventando serio.
- Oh...
- Ti conosco bene, sapevo che saresti venuta a farti un giro qui. Infatti ho controllato tutta la zona. Ma sapevo che ti saresti di nuovo persa nel tuo mondo, che ti saresti accorta di essere in ritardo e avresti preso una scorciatoia per tornare alla metro. Quindi ho percorso la strada a ritroso, controllando ogni vialetto adiacente, finchè ho controllato in questo e...
Non c'è bisogno di continuare la frase. Mezzo minuto di silenzio è indispensabile.
- Beh, ho temuto il peggio.
I nostri visi sono così vicini, riesco quasi a sentire il suo respiro addosso a me.
- Anche io ho temuto il peggio, quando ti ha ferito.
 Grazie, Samuel... Grazie di cuore.
- Non c'è di che. - risponde, e mi fa l'occhiolino. - Oh, non è nulla. La medicherò in fretta. E sembra ne abbia bisogno anche tu.
 - Sì, ci penserò...Chiamiamo la polizia?
- No, meglio di no. Andiamo.
Mi porge la mano per aiutare a rialzarmi, e ci incamminiamo per tornare a casa.
Troviamo uno dei responsabili, Gustave, già pronto per farci la ramanzina.
- Sentiamo un po'... Come mai oggi pomeriggio non siete venuti? Sapete che lo spettacolo è vicino, vero?
Non ho certo voglia di raccontargli tutto, quindi ci pensa Samuel.
Gustave rimane in silenzio, non sapendo come commentare.
- Se è andata davvero così, beh...
Andate, bevete un po' d'acqua, medicatevi e riposate, vi sarete presi un gran bello spavento. Se volete ne parlo con il direttore...
- Non è necessario, grazie.
- D'accordo. Andate pure.
 Torno alla mia tenda, chiudo e mi stendo sul letto, tirando un gran respiro.
Che giornata assurda.
Non ho certo voglia di fare cena, ho lo stomaco chiuso.
Schiaccio un pisolino, finchè non sento bussare.
- E' permesso?
- Entra. - e caccio un gran sbadiglio.
E' Samuel.
- Stavi facendo qualcosa di importante?
- No no, non ti preoccupare. A cosa devo la tua visita?
- Beh, c'è un bellissimo tramonto qui fuori, e volevo chiederti se lo volevi guardarlo con me.
- E va bene...
Mi alzo e cerco una felpa carina da mettermi. Non mi sono neanche pettinata, ho un viso da schifo. Pazienza.
Ci sediamo sopra un muretto non tanto lontano dallo stabilimento dalle tende, ma in un posto dove nessuno ci vede.
- Hai ragione, è fantastico...
- Già.
Entrambi cerchiamo di goderci il più possibile quel cielo pieno di striature arancioni e gialle, in contrasto con l'azzurro del cielo. Un perfetto tramonto primaverile, di quelli che si vedono nelle fotografie sulle riviste o sulle copertine dei libri.
- Senti, per oggi... Non saprò mai come ringraziarti, senza di te non ho idea di quale fine avrei fatto.
- Il fato ha voluto che arrivassi al momento giusto, ed è meglio così. Non pensiamoci più.
Sta ancora guardando il tramonto.
- Solo una cosa...Toglimi una curiosità.
- Dimmi.
- Come mai mi hai cercata nella mia tenda proprio a quell'ora?
- Dovevo dirti una cosa.
- Che cosa?
- Niente.
- E dai...
Finalmente volge lo sguardo verso di me.
- Sophia. C'è una cosa che ti devo dire da due anni, dal primo momento che ti ho vista.
- ...
- Niente mi emoziona più del tuo volto. Mi perdo sempre nei tuoi stupendi occhi color pioggia. Amo vedere il tuo corpo volteggiare agile ed esperto, in allenamento.
- Samuel, io...
Non riesco a finire la frase.
Sento le sue labbra calde appoggiarsi alle mie, per unire i nostri visi illuminati dall'ultimo raggio di sole della giornata.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: uantwothree