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Autore: Delirious Rose    25/07/2007    9 recensioni
Doveva solo Materializzarsi accanto a lei, annullare l’incantesimo di Illusione e prenderla fra le sue braccia. Era quello il momento, non poteva più rimandare.

L'ispirazione per questa one-shot mi è venuta dopo aver letto il capitolo 33 di DH.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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attraverso una finestra

 
 
Per un attimo temette d’esser stato scoperto.
Per un attimo temette di ritrovarsi circondato dai membri dell’Ordine della Fenice e d’avere le loro bacchette puntate contro: invece, con suo gran sollievo, ad aver fatto il rumore era stato Mor, il suo gatto. Tirando un respiro di sollievo e controllando che l’incanto di Illusione fosse ancora attivo, s’avvicinò ancora un po’ alla finestra: gli sembrava d’essere tornato bambino, quando la spiava dai cespugli che bordavano il parco giochi.
Lei era semplicemente magnifica, mentre sorrideva radiosa e un po’ nervosa a Mary McDonald e Alice Prewett, che la stavano aiutando a indossare l’abito da sposa: i suoi capelli erano stati acconciati in un nodo semplice, trattenuto da un fermaglio che probabilmente era un tesoro della famiglia del suo futuro sposo, e Alice vi stava appuntando il velo. Severus non riusciva a sentire quello che le tre ragazze dicevano, ma dal rossore che era apparso sulle gote di Lily e dalla sua risata imbarazzata doveva essere una battuta sulla notte di nozze. A un certo punto, Mrs. Evans entrò nella stanza, allargando le braccia per stringere sua figlia, i suoi occhi erano lucidi: Lily le disse qualcosa, e con un movimento di polso fece comparire un fazzoletto che offrì a sua madre. Mrs. Evans si asciugò gli occhi e si soffiò il naso, poi prese qualcosa dalla tasca e lo porse alla sposa: Severus si sentì arrossire vedendo che era una giarrettiera di pizzo bianco ornata da un nastro blu, e si sentì quasi avvampare, quando Lily sollevò l’orlo della gonna, scoprendo la gamba destra per indossare la giarrettiera. Mrs. Evans si toccò con l’indice la punta di quattro dita dell’altra mano e Severus non aveva bisogno di sentire per capire cosa stesse elencando: qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato, qualcosa di blu. Mary si diede un colpo leggero sulla fronte, come se avesse ricordato qualcosa, e Alice si tolse un bracciale che porse alla sposa. Mrs. Evans prese entrambe le mani di sua figlia e la guardò estasiata mormorando qualcosa, la commozione ben visibile sul suo volto, poi la abbracciò e fece un cenno alle due damigelle d’onore, che uscirono dalla stanza.
Severus sentì qualcosa nello stomaco: ecco, era quello il momento! Doveva solo Materializzarsi all’interno della stanza, accanto alla sua Lily e prenderla fra le sue braccia e parlarle e farle confessare che sposava James solo per ripicca nei suoi confronti. Doveva solo farsi perdonare e dirle quello che non aveva mai avuto il coraggio di dirle, perché sapeva che, se quel tragico giorno fosse stato capace di dire quelle due parole, quel pronome e quel verbo che proprio non volevano uscire dalla sua bocca, sarebbe stato lui ad attenderla invece di quel pallone gonfiato di Potter. Doveva solo Materializzarsi accanto a lei, annullare l’incantesimo di Illusione e prenderla fra le sue braccia. Era quello il momento, non poteva più rimandare.
Lily si voltò di scatto verso la finestra, aggrottando appena la fronte: i suoi occhi verdi scrutavano il rettangolo di giardino dietro di lei come se avesse sentito la sua presenza, come se volesse incoraggiarlo con lo sguardo a farsi avanti. Era quello il momento, doveva solo Materializzarsi accanto a lei.
Mr. Evans entrò, radioso e commosso quanto sua moglie, e strinse forte sua figlia a sé: Lily gli sorrise, pronunciando parole che Severus non poteva udire, poi con un gesto elegante sistemò un lembo del velo davanti al volto e pose la mano sul braccio di suo padre.
Severus si trattenne dal battere il pugno contro il vetro: era troppo tardi, non era stato capace di cogliere il momento più opportuno per convincere Lily a non fare l’errore più grande della sua vita! Con la morte nel cuore, Severus si allontanò dalla finestra: oltre l’angolo della casa poteva intravedere il gazebo sotto il quale James Potter aspettava assieme al pastore l’arrivo della sua sposa. Un ultimo barlume di speranza s’accese nel suo cuore: avrebbe aspettato, sì, avrebbe aspettato quell’ultima occasione, inattesa quanto benvenuta. Sì, avrebbe aspettato quella frase (se qualcuno conosce un motivo per il quale questo matrimonio non debba avvenire, parli ora o taccia per sempre) e si sarebbe fatto avanti e sarebbe andato da lei e l’avrebbe stretta fra le braccia e le avrebbe fatto ammettere che sì, era per ripicca che sposava James Potter e al diavolo i membri dell’Ordine della Fenice! 
Sì, avrebbe fatto così, non si sarebbe lasciato scappare quell’ultima occasione.

* * *

La sua silhouette si stagliava contro la tenda, la vedeva andare avanti e indietro ora con stoviglie e ora con le mani vuote: i suoi movimenti erano nervosi, come se temesse qualcosa, poi s’allontanò dalla finestra. Lui trattenne il fiato, senza neanche sapere perché, e solo quando vide di nuovo la sua ombra nel rettangolo a righe bianche e rosse poté sentirsi tranquillo: sembrava ancora nervosa. Severus strinse le labbra, non riusciva a prendere la situazione in mano e farsi avanti: e se ci fossero degli incantesimi di protezioni che lo avrebbero tenuto lontano? E se lui fosse in casa con lei? E se lei non voleva parlargli? No, non poteva esitare un’altra volta, come un anno prima. 
Lily scostò di scatto la tenda, i suoi occhi verdi scrutavano l’oscurità oltre il giardino, la fronte appena corrucciata: la vide mordersi appena il labbro inferiore, poi lasciò la tenda e svanì. Poco dopo la porta del retro s’aprì e lei era lì, la bacchetta stretta fra le mani.
“James?” disse, non troppo forte. “James, se sei di nuovo uscito col tuo mantello…” Ma le parole le morirono in gola quando lui si espose alla luce che proveniva dalla cucina.
“Non sono venuto per combattere, Lily.”
Lei lo guardò con astio, le labbra strette.
“Che cosa vuoi, Snape?” Aveva pronunciato il suo cognome con disgusto.
“Solo parlarti, tutto qui. Non… non mi fai entrare?”
“Ah! Dammi una, una sola ragione valida per la quale dovrei accogliere in casa mia un Mangiamorte!”
Severus abbozzò un sorriso pieno di speranza, ma non poté impedirsi di deglutire.
“Perché siamo amici… grandi amici.”
La risposta parve prendere Lily contropiede, come il raro sorriso di lui. Non abbassò la bacchetta, ma la sua mano tremava.
“Grandi amici? Grandi amici?! Ti ricordo che sei stato tu a rompere la nostra amicizia. Credevi che fossimo amici? Grandi amici? Sei stato tu a dirle queste parole, non io. Sei stato tu a chiamarmi Sanguesporco.”
“Ed io ti ho chiesto scusa!” rispose lui con altrettanta veemenza, quindi tacque. “Se… se non vuoi farmi entrare potresti… potresti almeno avvicinarti? È… da tanto tempo che non ti guardo da vicino,” chiese dopo un po’.
Lily non rispose, non subito.
“Così potrai schiantarmi e portarmi dal tuo padrone. Davvero mi fai così stupida?” L’offesa era palese nelle sue parole come nel suo tono.
Con calma, Severus estrasse la bacchetta dalle pieghe del suo mantello e porse il manico verso di lei.
“Ti ho già detto che voglio solo parlarti… Per… per favore, Lily…”
Lei lo guardò indecisa, i suoi occhi verdi scrutavano quelli neri di lui alla ricerca di una traccia d’inganno: non ne trovò, ma la parte razionale di lei le diceva che forse il Mangiamorte sapeva usare l’Occlumanzia.
Contro ogni ragione logica, Lily sbuffò e si avvicinò, innervosita con se stessa, e gli prese la bacchetta.
“Spicciati allora, James dovrebbe tornare da un momento all’altro.”
E lui finalmente era lì, davanti a lei, il momento che aveva tanto atteso e che si era lasciato sfuggire tante di quelle volte: Severus aprì la bocca per dire quello che avrebbe voluto dirle sin da quando erano bambini, ma stranamente le parole non avevano alcuna intenzione di uscire. Tutto quello che riusciva a fare, era guardare i suoi occhi, percepire il suo profumo sotto l’aroma scolorito d’arrosto. Non la ricordava così bella, qualcosa in lei pareva brillare, come un’aura.
“Allora?”
“Io… dammi un’altra possibilità.” Si sentiva la bocca secca, la lingua impastata.
“Come? Un’altra possibilità? È troppo tardi, Snape.”
“Non se tu lo vuoi.”
Le labbra di lei tremavano, per la rabbia o per l’emozione – Severus non poteva esserne certo, sperava che la seconda ipotesi fosse quella giusta – e i suoi occhi si velarono di lacrime.
“Per cinque anni ti ho dato un'altra possibilità, per cinque lunghi anni ho aspettato che tu dimostrassi di essere la persona che credevo tu fossi, che tu scegliessi me invece dei tuoi amici.” La parola venne fuori carica di disgusto. “Ti ho aspettato, Severus, ma tu non hai fatto nulla, nulla per venirmi incontro, per dimostrarti migliore di James e Sirius, migliore di tutti i tuoi compagni di Casa. E che cosa ho ottenuto? Niente, solo insulti e… e…” Lo fissò per un lungo istante e poi spostò lo sguardo. “Tu mi hai spezzato il cuore, Severus.” Era solo un sussurro, appena più udibile del fruscio del vento fra le foglie.
   
 
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