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Autore: Soqquadro04    06/01/2013    9 recensioni
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Cosa ha provato il bellissimo Damon Salvatore mentre si dichiarava (consapevolmente non ricambiato) a Elena?
Sempre freddo, sempre distaccato, sempre sardonico. Insensibile, si direbbe. Eppure, non è così.
L'amore cambia le persone. E lui è segnato per sempre. Respinto da due donne identiche che ugualmente non lo amano.
Ma il suo coraggio è ammirevole, e questa storia è dedicata a tutte quelle persone che stanno pensando di arrendersi senza dimostrare quanto sono disposte a fare per amore.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di Delena e Fluff dilagante'
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 Almeno una volta


                                                          


Damon l'aspettava già da un po', ormai. Seduto sulla panca sotto la finestra aperta la sentiva lavarsi i denti nell'altra stanza, l'acqua che scorreva nel lavandino e gorgogliava nello scarico, i suoi respiri delicati. Il ciondolo pieno di verbena bruciava nella sua tasca come a contatto con la pelle viva, e non c'era sollievo alla sua angoscia. Un'inutile brezza gli soffiava sulla nuca, scompigliando la chioma corvina, donandogli un'effimera e piacevole sensazione di frescura.

Scottava. Era terrorizzato, come mai lo era stato prima d'allora.
Scottava, ma non era malato. Almeno, non di malattie mortali. Era solo, semplicemente, amore. Come se l'amore potesse essere semplice.
Quasi rise, anche se non ce n'era motivo. Quasi pianse, anche se non ce n'era ancora motivo. Stupido, l'amore. E ancora più stupido lui che c'era ricascato come un allocco. E senza neanche cambiare soggetto.

Dopo centoquaranticinque anni passati a struggersi per una...una..oh, bé..una stronza sadica e manipolatrice che nonostante tutto amava e che lo aveva atterrato moralmente senza alcuna delicatezza affermando di preferire il suo perfetto, buono, eroico fratellino e di averlo esclusivamente usato come giocattolino sessuale (che gelosia lo aveva divorato! Solo a pensarci in quel momento gli veniva la nausea), cosa gli era ricapitata? La sua sosia.

Una ragazza adorabile, che amava suo fratello. Di nuovo.
Avrebbe dovuto chiedere un risarcimento danni a Stefan, dopo altri secoli passati a torturarsi per Elena. Sempre che fosse riuscito a sopravvivere a quella sera, s'intende.

Improvvisamente, non sentì più il rumore dell'acqua. Un sospiro più pesante del normale uscì dalle labbra di Elena, un soffio caldo e probabilmente profumato che avrebbe voluto sentire su di sé in ogni momento. Ma era un suono di preoccupazione. Chissà a cosa stava pensando...del resto, aveva una vasta scelta di elementi deprimenti.
La udì attraversare la porta, e alzò gli occhi per guardarla. Quando colse tutti i particolari del suo abbigliamento e di quello che metteva in mostra, gli si mozzò per un attimo il respiro e riabbassò lo sguardo, frettolosamente.

Indossava una succinta tenuta da notte, una striminzita canottiera blu e dei cortissimi - troppo, troppo corti- pantaloncini a scacchi. Lo fissava senza realmente vederlo, come avrebbe fatto con un fantasma attraversato dalla bianca tenda svolazzante per il vento.
Era pensierosa, come aveva immaginato. Sorrise leggermente, un po' compiaciuto per aver saputo indovinare, un po' nervoso per quello che le avrebbe detto, un po' contratto in attesa del dolore. Ah, bugia. Molto contratto.

Parlò per attirare la sua attenzione, gli occhi ancora fissi sulle interessantissime linee che formavano polvere e luce sul pavimento: - Bel pigiamino.-
Elena sussultò e si portò una mano al petto, come se volesse impedirsi di farlo.

'Troppo tardi' pensò lui, e sorrise di nuovo, alzando finalmente le iridi pallide, mentre cercava disperatamente di non fissare lo sguardo sul suo seno o sulle sue gambe o su altre parti altrettanto imbarazzanti. Per lei e per se stesso.
La consapevolezza che Stefan aveva potuto accarezzare...baciare...anche solo sfiorare ogni parte di lei lo faceva fremere sotto ondate di gelosia assolutamente inadeguata. Sbagliata. Immotivata. No, questo no, rettificò. Un motivo c'era, anche se non esattamente corretto.

Elena guardò dritto verso di lui, con occhi affaticati e, sì, anche un po' scocciati.
Odiava farle quell'effetto. Non voleva darle fastidio.
- Sono stanca, Damon. -

 

 Lui si alzò, tirando fuori la catenina d'argento dalla tasca con un movimento tanto fulmineo da risultare impercettibile.
Le si avvicinò facendogliela vedere, mentre quest'ultima dondolava un poco, l'argento che si riempiva di riflessi mentre catturava la luce calda della lampada.
- Ti ho riportato questa.-
Lo fissò, sorpresa. Non se l'aspettava.

-L'avevo data per persa.- la sua voce era piacevolmente incredula. Era contenta di rivedere quella collana, e lui non poteva far altro che essere almeno felice di farla felice. Il suo umore era legato a doppio filo con quello di lei, una treccia difficilmente allentabile. E poi era così bella, quando non si metteva a rimuginare, corrucciata per ore come qualcuno di sua conoscenza. Strinse un attimo i denti, e poi cominciò a scuotere la testa in diniego con la sua affermazione.
Elena sorrise, guardando il pendente dondolare un altro poco.

Allungò la mano per prenderlo, sussurrando un grazie. Ma Damon glielo impedì, spostando leggermente la sua. Doveva parlarle. E, poi, doveva fare in modo che non ricordasse. Avrebbe fatto troppo male a tutti e due, vivere con quel peso. Almeno avrebbe potuto portarlo da solo per tutta la sua lunga, lunghissima eternità, senza farlo pesare su quelle spalle troppo fragili.
Damon smise di sorridere, e abbassò la mano che teneva il ciondolo.

Elena lo guardò, quasi spaventata. Come se avesse potuto farle del male, o come se avesse veramente voluto obbligarla a fare qualcosa. Si sentì ferito nell'anima, se fosse possibile parlare di anima per quello che era. Uno squarcio che riduceva a brandelli più piccoli un vecchio pezzo di tessuto tenuto unito per miracolo dai fili di ricordi.
Ora lei era seria, la bocca inconsapevolmente socchiusa una tentazione quasi irresistibile.
-Ti prego, ridammela.-

La guardò ancora, scosse un attimo la testa per raccogliere i pensieri e serrò le labbra in una linea dura che dura non era. Gli occhi, lo sapeva, erano agitati. Spaventati. Timorosi. Li vedeva riflessi nei suoi castani, i suoi occhi così meravigliosamente scuri e caldi e dolci, i suoi occhi così uguali e allo stesso tempo così differenti da quelli di Katherine. Katherine aveva una luce cattiva nelle pupille, una luce che metteva in guardia senza svelare nulla. Elena era complessa eppure limpida, timida o sfrontata o decisa. Era testarda. Non aveva luci ambigue che le bruciavano l'anima.
Era cristallo di rocca e acqua di sorgente.

E lui, lui cos'era? Nient'altro che un'ombra, l'antagonista presente in tutte le grandi storie d'amore.
Di sicuro, non l'eroe che usciva di scena a cavallo, fra le braccia la donzella appena salvata dal drago/mago malvagio/gigante/fantasma di turno. Se proprio doveva comparire in un'entrata a effetto, lui avrebbe avuto fumo, il sole oscurato da nubi, il gracchiare dei corvi. E avrebbe fatto scappare la principessa.
Si fece coraggio.

-Ho solo una cosa da dire. - respirò, prendendo quanta più aria possibile. Le particelle di ossigeno erano sature del suo odore. Un dolore che non era dolore gli afferrò la gola.
-Perché devi dirla con il mio ciondolo in mano?- una fitta di dolore. Pensava che l'avrebbe soggiogata? Si fidava ancora così poco di lui? Aggrottò la fronte e le rispose.
-Beh...perché quello che sto per dire...- non ce l'avrebbe mai fatta, se lei lo fissava implorante. Non riusciva a resistere, con quei grandi occhioni da cerbiatta che lo scrutavano. La paura gli stava divorando il cuore. Con uno sforzò di volontà, continuò. Non avrebbe potuto vivere un giorno di più con quel peso. Non dopo aver rischiato di perderla. Mostrarsi così freddo davanti a Stefan, a Bonnie, a tutti gli altri, era stato maledettamente difficile. Quando l'aveva osservata scendere le scale di quella vecchia casa dirigendosi verso di lui come per abbracciarlo, era rimasto interdetto, stordito, felice. Poi l'aveva vista stringere Stefan, e aveva quasi gridato dalla frustrazione. Era stata una frustrata sulla schiena. Anche se era consapevole del fatto che in tutta probabilità non avrebbe dovuto aspettarsi un abbraccio, era deluso. E la delusione era tanto, tanto dolorosa. -...è forse la cosa più egoista che abbia mai detto nella mia vita.-

Strinse i denti e incurvò leggermente le labbra in un sorriso che non esisteva.
Poi rilassò il volto e sospirò. Odiava le attese, ma mai ne aveva apprezzata l'utilità come in quel momento.
Elena era allarmata. Aveva capito e aveva paura. Forse quasi quanto lui. Piegò la testa in avanti e lo pregò.

-No, Damon. Non farlo.- i suoi occhi erano ansiosi. Come poteva chiedergli di tenersi tutto dentro, ancora? Non poteva riuscirci, e rimandare non sarebbe servito a nulla se non a prolungare quel tormento. E a darle l'illusione che fosse tutto come prima, un'illusione che sarebbe stata spazzata via dal primo soffio di vento.
Stava per parlare ancora, ma lui la interruppe. Si piegò un poco sulle ginocchia, le mani che si muovevano leggere davanti a lui. Frenetiche. La catenina dondolava stretta nel suo palmo.
La sua voce era disperata. Lui stesso non l'aveva quasi mai sentita così.

-No. Almeno una volta devo dirlo, e tu devi solo sentirtelo dire.-

Le si avvicinò pericolosamente, continuando a muovere le mani, accarezzando con la punta delle dita le sue spalle scoperte. Sempre di più, sempre di più, finché non la sovrastò, il volto agitato dalle emozioni e dalla situazione. Continuava a respirare irregolarmente.
La guardò negli occhi come non aveva mai fatto. Scavava, nuotava nei ricordi di Elena e nei suoi pensieri, intellegibili nel color cioccolato, scuro e deliziosamente dolce. Incatenò il suo sguardo con corde di fuoco e ghiaccio, le rese impossibile muoversi.

Era il momento di essere seri. Damon prese un altro grande respiro, la scrutò ancora per un secondo interminabile. Sentiva il ticchettio dell'orologio, le gocce d'acqua che scivolavano nelle tubature, le voci degli abitanti della casa vicina, perfino. Ma nella stanza era silenzio e tutto sembrava in attesa. Poi annuì fra sé e le parlò con il timbro più dolce che le sue corde vocali avessero mai fatto vibrare.

-Ti amo, Elena.- ecco. L'aveva detto. Era come se gli avessero tolto un paletto dallo stomaco. Sollievo immediato, poi dolore. Sorrise involontariamente, un sorriso di melassa. E, poi, si ricordò che Elena non era sua.
Lei era sconvolta, ma lui non aveva finito. Mosse un po' la testa, a sinistra e poi a destra, come per convincersi che forse non sarebbe stato necessario. Ma la realtà lo colpì come uno schiaffo: lei non era sua e non poteva lasciarle questa notizia sul cuore. Non poteva.
La fissò ancora negli occhi, corrucciandosi, la fronte liscia solcata da rughe di concentrazione.

-Ed è proprio perché ti amo...che non posso fare l'egoista con te.- lei lo fissava a sua volta, sorpresa, turbata.

-Per questo non puoi saperlo. Io non ti merito...- era vero. Lei era la principessa, lui il cattivo. Ancora non esisteva una fiaba con un lieto fine simile. E lui aveva ucciso, e odiato, e portato rancore. Lei era così innocente, così tremendamente inviolata. Aveva paura di poterla spezzare -..ma mio fratello sì.- Stefan era buono. Era l'eroe. Ed amava Elena quanto l'amava lui. Per questo doveva farsi da parte. Lui non poteva essere per lei quello che avrebbe voluto. Stefan, invece, sì. Quindi, per quanto la gelosia lo rodesse, per quanto la bile gli salisse in gola, per quanto avrebbe desiderato ucciderlo...avrebbe solo osservato da lontano il coronamento del dolce sogno d'amore di loro due. Ed Elena non avrebbe mai saputo veramente quanto ci teneva a lei.
Era distrutto, e la osservava disperato, scuotendo la testa come un leone in gabbia.
Decise di azzardare un bacio. Sulla fronte, solo un ricordo per scacciare la tristezza e lo struggimento quando si sarebbero fatti insopportabili.
Ed era sicuro che, presto, lo sarebbero diventati.

Le si avvicinò ancora, e lei dischiuse la bocca come per protestare. Ma Damon fece ricadere le braccia lungo i fianchi e si sporse verso la sua testa, lasciandole un bacio vicino all'attaccatura dei capelli.
Strizzò gli occhi per impedirsi di piangere, le labbra posate sulla fronte di lei e il suo profumo nelle narici.
Stette così qualche secondo, per poi chinare il capo e allontanarsi da lei, che sussultò.

Era ora di farla dimenticare.
Non seppe resistere. Allungò una mano e le accarezzò un lato del viso, dalla tempia al mento. Il contatto con la sua pelle era meraviglioso.
Ma faceva male.

-Dio, quanto vorrei che non dovessi scordarlo...- lo voleva davvero. Con tutti i suoi brandelli di anima, e anche con quel muscolo freddo che chiamava ancora cuore.
Ma non era possibile.
Elena aggrottò le sopracciglia. La guardò di nuovo negli occhi, concentrandosi.
Percepì la pupilla dilatarsi e contrarsi.

-...ma devi – mentre parlava, una sola lacrima era sfuggita al suo controllo. Non si diede la pena di asciugarla. Il dolore era paralizzante.
Elena fece in tempo a chiudere gli occhi una sola volta. Aveva già il ciondolo con la verbena al collo, e l'unica testimonianza del passaggio di qualcuno era la finestra aperta, le tende bianche che si muovevano nella brezza come spiriti inquieti.

Damon guardò un'ultima volta in su, verso il davanzale di Elena, e poi corse via. Le lacrime disegnavano scie argentate sul suo volto mentre cercava di salvarsi da se stesso.

 

Angolo autrice:

Buongiornooo!!
Sappiate che non ho ancora chiuso occhio, stanotte, perché volevo pubblicare questa cosa ^^
E, per pubblicarla, c'era bisogno di finirla XD
Voi vi chiederete: e quindi perché rompe le palle a noi? 
Ahhhhh...perché siete voi che dovete dirmi che ne pensate ù.ù
Il fatto è...che qualche giorno fa ho cominciato ad appassionarmi alla Serie TV. E stamattina ho visto la 2X08.
Prima ero assolutamente per la Stefan/Elena (con grande disapprovazione di mia madre e mia sorella, oltretutto XD)...ma poi ho visto l'ultimo pezzetto di questa adorabile puntata.
E sono diventata una Delena a tutti gli effetti ù.ù
Sia chiaro, già prima sbavavo dietro a Damon (e chi non lo farebbe?), ma si comportava da stronzo, così ho pensao di privilegiare il fratello carino.
Ma poi ho visto che anche lui ha dei sentimenti e ho cambiato squadra.
Non che odi Stefan o simili, eh... :D
Va bè, ditemi che ve ne pare (modestamente, secondo me è venuto benino ^^)
So04
P.s. Che bella l'immagine iniziale, eh?? <3

 


 

  
   
 
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