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Autore: MoonRay    06/01/2013    0 recensioni
La pandemia zombie è alle porte. Nella città si sta scatenando l'apocalisse e la R.P.D. non riesce a gestire la situazione.
I morti tornano in vita: la fine è vicina.
La storia di una qualunque donna, Tess Henderson, e di come scapperà e cercherà di salvare Raccoon City.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chapter 2
-
First day Part 2
Highway To Hell

 
 
h 14:17 .
 
-Angela!-
 
La bambina si gettò tra le braccia della madre appena la vide entrare in casa, ansiosa di rivederla.
 
-Sto bene.- la rassicurò subito lei, prima che potesse domandarle da dove veniva tutto quel sangue.
 
In quel momento arrivò Ben, scendendo di corsa le scale con un grosso zaino sulle spalle mentre arraffava tutto ciò che poteva avere un’utilità apparente in una situazione apparentemente disperata.
 
-Ti hanno morso?- chiese alla moglie quasi gridando, -Ti hanno morso?! Ti hanno graffiato?-
 
-No, Ben, a parte il sangue non mi hanno toccato.- rispose Tess velocemente, notando la sua agitazione.
 
-Brucia i vestiti: potresti comunque infettarti.
Dobbiamo andarcene ora. Non c’è tempo da perdere. Tra cinque minuti dobbiamo essere fuori di qui.-
 
Angela li osservava spaesata ed impaurita:
 
-C-che cosa... sta succedendo?- chiese a mezza voce.
 
Tess fissò il marito: anche lei attendeva una risposta.
Ben aggrottò la fronte, restituendole lo sguardo ansioso, per poi abbracciare la figlia, accarezzandola dolcemente e stampandole un bacio sulla fronte, cercando di tranquillizzarla e di mostrarsi calmo.
 
-Nella società dove lavora papà c’è stato un incidente e... un virus si sta diffondendo nella città.- deglutì rumorosamete, ma riprese subito:
-ma c’è una cura. Dobbiamo consegnarla a un mio collega al Raccoon Hospital e poi lasciare immediatamente la città, prima che sia troppo tardi.-
 
 
h 14:24 .
 
Ben controllò nervosamente l’orologio, caricando l’ultima borsa nel portabagagli dell’auto.
 
-Ben, cos’è successo?- gli domandò Tess, avvicinandosi.
 
L’uomo chiuse il bagagliaio e vi si appoggiò con una mano mentre si passava l’altra tra i capelli spettinati, pensieroso.
 
-Non ho mentito ad Angela: questi ultimi giorni nell’Alveare sono stati veramente... invivibili. Sono uscito da lì per miracolo e per le mie buone conoscenze.- Ben di sedette sul portabagli, raccogliendo le idee.
-Ieri c’è stato un incidente. Nel laboratorio di Birkin c’è stata un malfunzionamento del sistema: delle provette di T-Virus si sono riversate nelle fogne e lì probabilmente dei topi o qualche altro animale ha dato inizo al contagio, infettando chiunque: animali, persone... qualunque cosa contaminata dal loro DNA è infetta.-
 
Tess deglutì preoccupata:
 
-Chi ti ha dato tutte queste informazioni? Nella Umbrella sei un ricercatore, non lavori a virus o cose simili... e com’è possibile che il Virus si sia propagato per le fogne?-
 
-Tess,- iniziò Ben, avvicinandosi a lei e prendendole il volto tra le mani, --Il Virus non dev’esserci finito per caso. Dev’essere stato intenzonale. E la Umbrella non crea solo medicinali o cosmetici come tutti credono, e chi lavora lì, come me, lo sa bene. Ci sono tante altre sezioni segrete che, se fossero scoperte, per noi sarebbe la fine.-
 
-Per loro dovrebbe essere la fine.- commentò Tess.
 
Ben scosse la testa.
 
-Dobbiamo andarcene: vogliono insabbiare tutto questo casino facendo esplodere la città.-
 
La donna sgranò gli occhi, terrorizzata.
 
-Ma non possono farlo! Non passerebbero di certo inosservati.-
 
-Ed invece sì, hanno già la notizia pronta per i giornali: “Reattore in sovraccarico, Raccoon City rasa al suolo”.-
 
Tess scuoteva la testa, cercando di convincersi che fosse tutto un incubo o un brutto scherzo, ma le parole terribilmente serie di Ben sembravano caderle addosso, distruggendo la realtà in cui vivevano come macigni che cadono da una montagna spezzando le ossa.
 
-Ma hai detto che esiste una cura. Perché non isolano il contagio e curano gli infetti?-
 
-Se passa troppo tempo dal contagio l’antivirale è inutile e ci vorrebbe troppo per produrlo in serie. Avrebbe un costo troppo alto e sarebbe solo per pochi eletti: preferiscono distruggere tutto, ovviamente...
Temono la bancarotta, questo scherzetto gli costerebbe caro e perciò scelgono la via più rapida: nessuno sopravvive. Come se nulla fosse successo...-
 
Ben sentiva Tess tremare tra le sue braccia, atterrita, come se non ci fosse una via d’uscita.
La strinse a sé, cercando di rasserenarla:
 
-Sh... non preoccuparti, amore. Non ci vorranno più di due ore ad uscire dalla città dopo aver messo in mani sicure l’antivirale. Andrà tutto bene.- disse per calmarla, schioccandole poi un bacio sulle labbra.
 
Tess annuì anche se ancora poco certa delle sue parole: era troppo presto per cantare vittoria.
 
-Ce la faremo.- affermò lei, cercando di convincersi.
-Andrà tutto bene.-
 
Ben le sorrise.
 
-Angela! Andiamo.-
 
 
h 14:31 .
 
Il napalm cadeva per le strade, mentre Ben cercava di evitare le esplosioni facendo sbandare la macchina, e rischiando quasi di perdere il controllo sotto la pioggia di fuoco che gli aerei lasciavano cadere sulle case e per le strade di Raccoon City.
Il logo della Umbrella si distingueva appena sui fianchi dei veivoli, ma anche senza quelli Tess avrebbe potuto indovinare chi poteva essere.
 
“Prima carnefice e poi terrorista.”pensò, avvinghiandosi ancora di più al sedile.
 
I singhiozzi di Angela le giungevano soffocati dal fragore prodotto dagli esplosivi.
Appena fuori dal garage una calma inaspettata era stata l’unica cosa che li aveva assaliti. Un silenzio troppo pesante invadeva l’aria e la quiete più assoluta, innaturale, li terrorizzava più di un’aggressione improvvisa da dei mostri animati dalla sete di sangue.
Erano passati pochi minuti dalla loro partenza, giusto il tempo di abbassare la guardia per permettersi un mezzo respiro di sollievo che il cielo aveva iniziato a scatenare la sua ira divina, come se avesse scambiato Raccoon per l’Inferno che aveva creato la Umbrella.
Un’esplosione un po’ troppo vicina bastò a mandare in frantumi il finestrino di Tess. Le schegge le rigarono il viso, mentre il calore del fuoco le mordeva la carne là dove il sangue si faceva spazio tra i tagli nella pelle. Il dolore la fece smarrire per un momento e quel tanto bastò per perdere anche Ben: l’auto andò a schiantarsi contro qualcuno e poi contro qualcos’altro, finché i vetri non le graffiarono anche le mani e le braccia fino a esserne ricoperta. Il pizzicore delle ferite la riportò bruscamente alla realtà.
 
-Ang-ela...- ansimò appena Tess, cercando di mettere a fuoco qualcosa.
 
Ben giaceva immobile con le braccia sopra la testa, la cintura di sicurezza tesa a tenerlo ancora alla macchina. Il viso era un’orribile maschera di sangue che nascondeva il suo viso sereno, privo di ogni espressione di dolore o di sofferenza come si era aspettata di vedere; come sperava di poter vedere.
 
-Ben?- gemettè Tess, cercando di essere presente a se stessa.
 
Il marito non diede alcuna risposta.
 
-BEN?!- gridò allora la donna, presa da un improvviso e spaventoso terrore.
 
-Mamma?- la voce di Angela la raggiunse poco dietro di lei.
 
-Angela! Stai bene?- le rispose Tess, felice nel sentire la voce di sua figlia.
 
-Sì, sì...- singhiozzò la bambina, arrancando verso il suo finestrino cercando di uscire.
 
Solo allora Tess si rese conto della strana forza di gravità: tastò il tettuccio, adesso contorto a terra, capendo la realtà della situazione.
Le mani tremanti tentavano di slacciare la cintura e nonostante la sua attenzione nel lasciarsi cadere sbattè bruscamente sui vetri ancora roventi. Uscì dalla macchina, imbrattata di sangue e con la testa che non aveva intenzione di focalizzare niente.
Si sdraiò a terra, la guancia rossa per le bruciature e il sangue che pulsava sino a farle rimbombare le detonazioni ancora più forte nella testa.
Chiuse gli occhi, concedendosi il tempo di riprendere fiato per riposarsi brevemente.
Fu nuovamente Angela a riscuoterla: Tess riaprì gli occhi, sorridendo a quelli verdi di lei che le diedero la forza di rimettersi in piedi e correre, per quanto le fosse possibile, in aiuto del marito.
Intanto, Ben aveva tentando di raggiungere una valigetta che nell’incidente era finita (fortunatamente) accanto a lui.
 
-Ben, come ti senti?!- gli domandò la moglie, ansimante.
 
L’uomo non rispose. Tess lo aiutò a togliersi la cintura e a raggiungere la valigetta.
Ben, ora sofferente e affaticato, uscì dal suo finestrino quanto bastava per mostrarne a Tess il contenuto:
 
-Non capisco... Ben, ti prego, sbrigati! Dobbiamo andarcene.- singhiozzò Tess, al limite della sopportazione.
 
Ben, in tutta risposta, aprì la valigetta con le ultime forze che gli erano rimaste in corpo. Prese una fiala dal contenuto azzurrino e lo mise nelle mani della moglie, chiudendogliele su di essa.
 
-Rac-coon... Hospital.- ansimò Ben nel suo ultimo respiro, prima di chiudere gli occhi.

______________________________________________________________________________

N.d.a.:

Ma quanto sono cattiva ad aggiornare ogni... mai? Non ho molto da dire in queste note, solo che sono una persona spregevole e che mi merito solo tanti pomodori in faccia per fare come mi pare ogni volta. 
Spero che il capitolo vi piaccia nonostante tutto. Ringrazio chiunque abbia letto e soprattutto chi ha recensito lo scorso capitolo: Glaucopis, _Lightning_ (oh, mia beta! <3) e Silvia Shiroyama per avermi ricordato dell'esistenza di questa long :D
Spero a presto,

MoonRay

P.S.: Buona Epifania a tutti! ^^
  
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