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Autore: margotj    06/01/2013    2 recensioni
Spoiler per: Suits, 2x05. Allusioni varie alle due stagioni.
Pairing: Harvey/Donna ...
Rating: NC17 (oddio, non so mica!), Angst
Timeline: post 2x05. Dopo i titoli di coda, of course!
Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Nota dell'autrice: l'altra sera, telefonicamente, Chichi ed io dibattevamo sulle storie d'amore che possono 'finire bene, finire male o finire giuste'. Su questa coppia, le incertezze sono state minime.
Più incerta la mia capacità a rendere i personaggi... per tanto, nel buttarmi a scrivere in un fandom che spadroneggio poco, ho optato per una tecnica bozzettistica ('carmilliana', oserei definirla) in grado, a mio avviso, di trasmettere le potenzialità dei personaggi e, al contempo, di dare a me la possibilità di prenderne il controllo.
Magari sarà la prima e l'ultima... magari sarà una prova per molto altro. Difficile a dirsi.
Per il momento, buona lettura. MJ
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PERFECT

(Suits)

 

 

Spoiler per: Suits, 2x05. Allusioni varie alle due stagioni.

Pairing: Harvey/Donna ...

Rating: NC17 (oddio, non so mica!), Angst

Timeline: post 2x05. Dopo i titoli di coda, of course!

Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

 

Nota dell'autrice: l'altra sera, telefonicamente, Chichi ed io dibattevamo sulle storie d'amore che possono 'finire bene, finire male o finire giuste'. Su questa coppia, le incertezze sono state minime.

Più incerta la mia capacità a rendere i personaggi... per tanto, nel buttarmi a scrivere in un fandom che spadroneggio poco, ho optato per una tecnica bozzettistica ('carmilliana', oserei definirla) in grado, a mio avviso, di trasmettere le potenzialità dei personaggi e, al contempo, di dare a me la possibilità di prenderne il controllo.

Magari sarà la prima e l'ultima... magari sarà una prova per molto altro. Difficile a dirsi.

Per il momento, buona lettura. MJ

 

 

***

 

I’m not perfect but I keep trying

cause that’s what I said I would do from the start.

So che non sono perfetto ma continuo a tentare, perché questo è quello che ho detto che avrei fatto sin dall’inizio.

 

Camminava.

Le scarpe le facevano male, il cartone della scatola le tagliava le dita, provava freddo.

Ma camminava.

Camminava a testa alta perché così le era stato insegnato. Perché così le aveva insegnato Harvey.

E non le importava il male lancinante ai piedi, alle mani, al cuore, non le importava di nulla, perché non c'era nulla che fosse più così importante.

Nulla, se il suo mondo non era quello di Harvey Specter.

Proprio nulla.

Aveva mentito.

Aveva fallito.

Aveva perso.

Aveva detto che sarebbe stata perfetta in un mondo perfetto.

Poi aveva rovinato tutto.

E quel male ai piedi, alle mani, al cuore... bhe, tutto quel dolore era nulla.

Nulla.

Ma non era un buon motivo per camminare a testa bassa.

Perché, dopotutto, lei era Donna Paulsen.

E non esisteva un'altra Donna che potesse affermare altrettanto.

 

*

 

Il giradischi suonava di nuovo il jazz. Era la seconda volta, quel giorno. Stesso disco, melodia più triste. Mike passò davanti alla porta aperta, affacciandosi. Ma Harvey non c'era.

Sorpreso, si fermò, fissando l'ufficio vuoto, meticolosamente pulito, le pratiche a ventaglio sulla scrivania, come solo Donna sapeva disporle, in tutto lo studio.

Si mise le mani in tasca, restando immobile sulla porta.

Harvey, alle sue spalle, sorrise: Mike lo imitava, ormai, senza nemmeno accorgersene.

Si chiese, una volta ancora, se fosse davvero un bene.

Oggi il portamento, domani le scelte.

Che importa. Non mi crederebbe, gli dicessi che non c'è bisogno di essere perfetto.

Non avrebbe motivo per farlo.

Poi spense la mente, mentre l'associato si voltava e lo vedeva.

Si fissarono. Non si dissero nulla.

Non c'era nulla da dire, se lei se ne era davvero andata.

Non c'è nulla da dire, pensò Mike, se il grande Harvey Specter sta seduto dietro la scrivania della propria segretaria e ascolta il jazz di un vecchio vinile.

Proprio nulla.

E Mike girò sui tacchi per tornare da dove era venuto.

 

*

 

Harvey Specter era un uomo sottile, rapidissimo e astuto. Ma, a conti fatti, nessuna delle tre doti lo rendeva riflessivo. Harvey, dietro la patina, era eclettico, istintivo e magnificamente, inesorabilmente, terribilmente impulsivo.

Ne sapeva qualcosa Jessica.

Lo intuiva talvolta Mike.

E lo amava per questo Donna.

Ma non quella sera.

Non quella sera in cui, aprendo la porta, se lo era trovato di fronte.

Si erano guardati, in silenzio.

Poi Donna lo aveva colpito, godendo nel sentire il suo viso contro la propria mano.

Aveva goduto così tanto da colpirlo di nuovo. E di nuovo.

Quando la mano di lui le si era stretta attorno ad un polso, lo aveva colpito con la sinistra, sul petto, sulla testa, sul fianco. Si era divincolata, lo aveva colpito ancora.

E, quel punto, le braccia di lui l'avevano stretta, bloccandola, fermandola

Adesso sono perduta, aveva pensato.

Adesso posso fare una sola cosa.

 

Fanculo il mondo.

Fanculo la perfezione.

 

E, piegando la testa sul petto di lui, aveva pianto fino a sfinirsi.

 

*

 

Gli era piaciuto sollevarla da terra e stringerla, gli era piaciuto chiudere la porta di casa con un calcio e attraversare il salotto color panna per giungere in camera da letto.

Gli era piaciuto il contatto delle sue braccia attorno al proprio collo, i capelli rossi a impigliarsi nei gemelli... persino il mascara sbavato sul colletto della camicia aveva avuto un senso.

Si era sdraiato con lei, l'aveva lasciata sfogarsi.

Non aveva pensato un solo istante di poterla baciare. Donna non lo avrebbe accettato, Donna non avrebbe capito da quanto desiderasse farlo, da quanto si trattenesse dal farlo.

Donna avrebbe letto pietà, avrebbe percepito confusione... Donna, per una volta, la prima volta, non avrebbe compreso. E Harvey, stranamente, non intendeva rischiare... non più di quanto stessero già facendo, insomma.

Sdraiati così, stretti, Harvey riusciva solo a pensare a quanto amasse i suoi capelli sul proprio viso, a n quanto lei stringesse forte con le dita la manica della sua giacca, a come fuori, ora, piovesse forte e non esistessero altri suoni.

Donne lo sentiva respirare sul proprio collo, Donna non riusciva a smettere di piangere, provare rabbia, rifiutarsi di guardarlo in faccia. Donna non poteva ammettere nemmeno con se stessa quanto lo volesse lì, proprio lì, in quell'attimo, in quel momento e come lo volesse cacciare, spingere giù dal letto, dimenticare.

Entrambi sapevano di essere in un attimo perfetto e di doverlo entrambi ignorare.

Di volerlo... ignorare.

 

Oggi, come ieri. E, se possibile, come domani.

 

*

 

“Perchè hai lasciato che le porte dell'ascensore si chiudessero...”

“Non ero certo di ciò che desideravi.”

“E non ti sei preoccupato di ciò che volevi tu?”

“Io non... non lo so.” - ammise Harvey, dopo un istante di silenzio.

E Donna si voltò, lentamente, per vederlo in viso.

“Volevo solo che fosse tutto come prima.” - soffiò lui, quando i loro occhi si incontrarono - “E non poteva essere così. Ma io non riuscivo a pensare ad altro. Volevo non essere lì...”

Volevo che non fossimo arrivati fino a questo punto.

Non ho saputo pensare ad una soluzione.

“E le porte si sono chiuse.”

“Si.” - ammise Harvey, con sguardo triste - “Le porte si sono chiuse.”

 

Poi le diede un bacio. Uno soltanto, leggero, le dita appena a sfiorarle la guancia.

Perfetto.

E Donna rimase distesa, nella penombra, ad ascoltare lo scatto della porta che si chiudeva ed il suono persistente e malinconico della pioggia.

 

(dicembre 2012)

  
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