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Autore: sushiprecotto_chan    06/01/2013    1 recensioni
Due momenti di due diversi compleanni di Gai-sensei; il primo passato con la sua squadra ed il secondo con Kakashi.
Storia scritta per festeggiare (in ritardo) il compleanno di Gai-sensei.
[lieve Kakashi/Gai]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ebisu, Gai Maito, Genma Shiranui, Kakashi Hatake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Secondo i miei calcoli (leggi ricerca su google) Gai e Kakashi dovrebbero avere tre anni di differenza… ma non ne sono sicura.
In questa fiction la seconda guerra ninja non è mai esistita o meglio non è ancora avvenuta. Avevo pensato di scrivere qualcosa di spoiler e angst, ma volevo festeggiare Gai-sensei “per bene” con qualcosa di abbastanza allegro. :) Piccolo SPOILER per chi non sapesse con chi Gai era in squadra da giovane.
Storia senza alcuna pretesa e spero non OOC (specie per Kakashi) nata per festeggiare (in ritardo) il maestro che preferisco nonché uno dei miei personaggi preferiti. Nel mio headcanon Gai è piuttosto pudico, cosa che spiega il suo imbarazzo (altrimenti fuori luogo col carattere focoso che si ritrova).
Ed ora, spazio alla lettura ed ai pomodori. E tanti auguri Gai-sensei! <3
Piccola curiosità: nei tarocchi il numero 1 è il Bagatto, rappresentazione stessa dell’iniziato, della sacra imperfezione, ovvero della giovinezza. L’avrà mica fatto apposta Kishimoto a scegliere l’1/1 per Gai-sensei?
 
 
 
 





 

A birthday.

 
 
 
Un giovane Gai stava correndo come un disperato per le vie di Konoha, quella sera.
“Ragazzi!” urlò, entrando da Ichikaru con la sua famosa entrata ad effetto. “Scusate, mi è sfuggito l’orario!”
Genma ed Ebisu erano lì, quieti.
“Non ti preoccupare, non sei tanto in ritardo.” Fece Genma, rigirando il pezzo di legno che teneva in bocca. Ma Ebisu si premurò di dare a Gai una bella strigliata per il modo in cui era entrato, prima di salutarlo e lasciarlo sedersi al tavolo.
“Buon compleanno, Gai.” Genma gli avvicinò un pacchetto.
“Sì, buon compleanno.” disse Ebisu, tirandosi su gli occhiali e porgendogliene un altro.
Negli occhi di Gai spuntarono dei copiosi lacrimoni.
“Grazie, non dovevate!”
Li scartò velocemente e la serata andò avanti tranquilla come le tante altre del loro team.
La giovane bestia verde della foglia si rese conto di Kakashi solo quando, dopo che ebbe fatto troppo rumore con i suoi compagni, sentì un “tsk” provenire dal tavolo in fondo alla stanza. Allora si fermò a guardare il giovane genio, mentre questi riservava alla sua squadra un’occhiata piuttosto sprezzante ed usciva dal locale.
“Ma che modi!” fece Ebisu. Genma si limitò ad ignorare la cosa.
La serata andò avanti serenamente – anche grazie alla naturale tranquillità d’animo di Ebisu ed Genma, che compensava bene i bollenti spiriti di Gai – e nessuno più si soffermò a parlare di quel giovane ninja un po’ spocchioso, ma la bestia verde non poté fare a meno di osservare per un buon quarto d’ora l’uscita del locale, dopo che Kakashi l’ebbe varcata.
Un genio, eh? Sarebbe un perfetto rivale, pensava intanto, non spiegandosi perché gli venisse tanto naturale dare a quel ragazzino tanta attenzione.
 
 
Gai osservava tristemente il suo bicchiere, girandolo in tondo.
“Trenta… due. Trenta… due.” Mormorava, e poteva sembrare in stato catatonico, per chi non lo conoscesse bene.
“Oh, insomma, Gai.” Gli fece Kakashi Hatake, andandosi a sedere accanto a lui, la voce atona come sempre. Le sue attenzioni verso l’amico erano sincere, ma dentro di sé se la stava un po’ ridendo. “Non farne un dramma. Già è positivo che per un anno tu abbia ammesso la tua vera età. Bevi ancora un po’. Il tempo passa. È normale diventare ve-”
“Taci, tu hai solo ventinove anni, non puoi capire. E non pronunciare quella parola con la v!” Gai tremava appena.
“Ai, ai.” Gli concesse Kakashi, alzando entrambe le mani in segno di resa.
“Chi l’avrebbe mai detto.” Grugnì ancora sconsolato il maggiore. “L’altro giorno avevamo dodici, diciassette anni… Ed ora-” guardò il rivale con fare sconsolato.
Kakashi gli prese il volto tra le mani.
“Non è da te fare così, tirati su.” Ma vedendo che l’amico non sembrava cambiare d’umore, si risolse a prendergli un braccio mettendoselo intorno al collo per portare Gai di peso fuori dal locale. “D’accordo, hai bevuto abbastanza.”
L’aria fresca ed i rumori della notte svegliarono un po’ Maito, che alzò la testa e si mise più ritto.
Kakashi lo guardò. Di solito beveva molto di più – e, visto che non reggeva bene l’alcool, diventava ubriaco nel giro di una mezz’ora. Si chiese perché mai fosse così mogio, ma poi si ricordò che, probabilmente, non aveva senso cercare di dare una motivazione alla metà delle cose che faceva o diceva il suo caro amico. La maggior parte erano per mostrare un segno di rispetto, per voglia di mettersi alla prova o per insegnare qualcosa ai suoi amati discepoli; il resto semplicemente succedeva perché Gai era, semplicemente, Gai. E, si sa, Gai la gran parte delle volte accadeva e basta.
“Sei depresso solo perché il tuo adorato Lee non è qui. Forza, andiamo,” fece, continuando a trascinarselo dietro.
“Grazie, Kakashi.”
“Ti ho sostenuto in momenti peggiori.”
Gai fece una specie di mezza risata, ricordando. “Tutte quelle sbornie.”
“E le battaglie.”
Gai si prese un minuto per osservare quasi in tralice il suo rivale, e tracciare i contorni nascosti dalla maschera con le dita.
C’è una cosa positiva per cui si deve ringraziare il passare degli anni, pensò tra sé e sé, perché non ce la faceva a dirlo ad alta voce, vuoi l’imbarazzo, la stanchezza o la mezza ubriacatura.
Kakashi lo guardò, forse intuendo i suoi pensieri.
“Suppongo comunque che, se non fossimo cresciuti, adesso non farei il pendolare da casa tua a casa mia da un paio d’anni, non credi?”
Gai si limitò ad annuire, arrossendo appena.
“Visto che è il tuo compleanno puoi chiedermi qualsiasi cosa tu voglia, sai,” gli fece Kakashi all’orecchio, sorridendo da sotto la maschera, con tono ammiccante e divertito.
Per Gai fu come una medicina: smise di appoggiarsi al suo eterno rivale ed amante e balzò su contento, un sorriso a trentadue denti più stellina e gli occhi vispi.
“Voglio un- quattro giorni interi di sfide, Kakashi!”
Al che all’altro cascarono le braccia ed il suo volto si fece cupo.
“Morra inclusa.”
Gai sembrò lottare con se stesso per qualche secondo, poi lo guardò convinto e rispose, entusiasta: “Morra inclusa!”
“Siamo d’accordo.” Sospirò l’albino, immaginando già quali tra le idee più masochiste d’allenamento Gai avrebbe tirato fuori per le sue sfide in quei quattro giorni.
 
 
Lui e Gai diventare grandi amici – a modo loro – nonché rivali, e coltivare un legame sempre più forte, fino ad includere il diventare amanti.
E chi l’avrebbe mai immaginato.
   
 
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