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Autore: goldenfish    07/01/2013    2 recensioni
"Se un giorno dovessi morire, tutto ciò che mi appartiene sarà tuo David, tutto, tranne il mio cuore."
Un pacco arriva nella dimora di David, è un pacco fatto di carta da giornale, è piccolo e morbido.
Ma David sa bene a chi appartengono quei pochi vestiti e quella collana di topazio, appartengono a lei, l'unica donna che avrebbe mai amato, così crudele da spezzargli il cuore.
Il pacchetto contiene un foglio scritto a mano: una firma "Dita di cristallo".
L'ossessione per la misteriosa figura che gli ha annunciato la morte della sua amata, lo perseguiterà costringendolo ad una frenetica caccia all'uomo. O in questo caso, alla Morte.
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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-Dita di cristallo-

1.INTRODUZIONE

Francia 1903.

"Se un giorno dovessi morire, tutto ciò che mi appartiene sarà tuo David, tutto, tranne il mio cuore."

Mi disse così, all'improvviso.
Era come se lo sapesse già.
Due anni dopo morì.


La ragazza dalla collana di topazio.

"Sei il mio migliore amico, David tu devi sapere tutto di me.
"

Elèonore Bonnet era nata da una storia di una notte tra la signora Bonnet e uno sconosciuto, che i più dicevano essere suo primo cugino. Ma come si sa le persone si nutrono di scandali e i pettegolezzi non sono altro che il pane quotidiano di ogni donna e di ogni uomo, specialmente se si tratta di persone bene in vista come Marie Bonnet, ma a discapito di tutte le chiacchiere sul presunto rapporto incestuoso della giovane, la bambina era nata completamente sana di mente e di corpo, forse un po' magra.
Cresciuta come una signorina per bene, Elèonore aveva sempre manifestato un comportamento solitario e sadico, poteva stare le ore a tortuare una lucertola o un uccellino che era sfortunatamente capitato tra le sue mani dalle dita lunghe, finchè non avesse esalato l'ultimo respiro; un sorriso compiaciuto a quel punto si allargava sul suo viso spruzzato di lentiggini. Era un sorriso malato e folle, ma vedere quelle creaturine soffrire le provocava un pizzicorino allo stomaco fonte di grande piacere e soddisfazione.
Non poteva soffrire gli   altri bambini e si ritirava nel suo mondo fatto di morte e strane creature alate, con la faccia della Madonna e il corpo di aquila.
  

Mariè non aveva un buon rapporto con la figlia, era una donna sofisticata e temeva i pettegolezzi più della morte, aveva provato più volte a presentarle ragazzine della sua età sperando che le imitasse, ma lo sguardo alla loro vista era di puro disprezzo. Le vecchie la credevano l'anticristo e le suore si facevano il segno della croce al suo passaggio. Ma finchè a notare lo strano comportamento della ragazzina erano solo persone quasi sempre rinchiuse in convento o donne che avrebbero presto tirato le cuoia, Mariè non si preoccupava più di tanto.
Il fatto che più turbò la donna e i nobili animi parigini fu il tentativo della ragazza ti tagliare un dito ad una coetanea che le aveva fatto un torto durante le lezioni di pianoforte.
E per di più si trattava della bella Isabel Garcìa, figlia della famiglia più in voga a Parigi in quegli anni.

Lo scandalo fu inevitabile e Elèonore Bonnet fu cacciata in un convento di clausura noto per l'abilità di educatrici delle suore, con la speranza di correggere il suo animo sporco di sangue e di peccato.

La vicinanza con l'austero Cristo e le suore che la trattavano come un'appestata e una peccatrice non fece altro che incattivire l'anima della ormai quindicenne Elèonore.
Durante la permanenza nel convento, la ragazza veviva bastonata affinchè si purificasse.
Una volta la pichhiarono così forte da farla svenire per il dolore, mentre il sangue fluiva dalle ferite, la sua pelle stava diventando livida e le suore temettero davvero di averla ammazzata, non che si dispiacessero, ma uccidere è peccato.
Quando si ristabilì completamente, due settimane dopo, una notte cercò di strangolare una delle sorelle,non fece in tempo.

"PENTITI!" le urlavano le donne.
Elèonore era nuda davanti alla croce.
Ad ogni rifiuto, le sorelle urlavano ancora più forte, ma da quella bocca piegata in un ghigno non usciva neanche una parola.
"PENTITI!"
Elèonore cominciò a mormorare qualcosa, prima piano e poi sempre più forte, affinchè le sue educatrici potessero sentire bene. Nessuno sapeva cosa disse loro, ma qualunque cosa fosse,doveva essere davvero molto sconvolgente perchè le donne uscirono dalla stanza gridando e piangendo che la ragazza era indemoniata o peggio. Non ebbero mai il coraggio di riferire le parole avvelenate della ragazza.

Venne cacciata dal convento quella sera stessa.

Tornò a Parigi, ma mai a casa.

Successivamente mi confidò di avere recitato una preghiera al contrario, con la quale si era esercitata intensamente durante il periodo d'infemità.

Ci provai anche io, con una breve, ma per quanto mi impegnassi non riuscii mai a impararla a memoria.
La forza della determinazione è impressionante.
O forse sarebbe stato meglio per me dare peso alle macabre dicerie che aleggiavano intorno alla figura della seducente Elèonore Bonnet, per non finire nella trappola mortale che il destino cominciò a tessere dopo il nostro primo incontro.
Ma a 18 anni si è in piena tempesta ormonale, e non riuscii a resistere a quella strana e malinconica ragazza.

Mio primo e unico amore.

La incontrai una notte. Era seduta su una panchina, aveva i capelli raccolti in una lunga treccia color rame e gli occhi persi nel vuoto. La sua persona sembrava così effimera che temevo che se avessi sbattuto le palpebre lei si sarebbe dissolta.
Non era bella, aveva la mandibola pronunciata ed era leggermente strabica, le labbra erano irregolari e una cicatrice le fregiava orribilmente lo zigomo destro, ma non ricordo di avere mai incontrato persona più affascinante di lei. Aveva circa la mià età, anno più, anno meno. L'alone di mistero che l'avvolgeva mi portò a conoscerla e parlare con lei fino alle prime luci dell'alba. Era interessante, particolare e la sua voce era chiara e seducente.
Quello che mi colpì di più però, fu la preziosa collana che portava al collo: il ciondolo era un intreccio di fili d'argento e in mezzo era incastonato un topazio grosso come un'unghia. La collana spiccava sui vestiti lerci e sporchi.
Quando le chiesi chi glielo aveva dato, lei mi rispose sorridendo "Dita di cristallo".


nda: se ci sono errori di battitura, comunicatemeli, e mi scuso in anticipo, ma ho la tastiera vecchia che funziona male...
comunque, se avete commenti da fare,io sono ben felice di leggerli :D.














  
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