Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Rebel Girl    08/01/2013    0 recensioni
"Forse sono una di quelle persone che incontri per caso, ci scambi qualche parola e poi, quando torni a casa, sorseggiando un calda cioccolata, ti chiedi quale fosse il suo nome." --------------------------------------------- già dal fatto che tu non ti ricordi di me vuol dire che se anche ci fossimo incontrati non è stato importante. Ci si ricorda delle persone che si incontrano anche se avvolte ci si domanda perchè le si hanno incontrate...per esempio io potrei essere una di quelle che è meglio non aver incontrato.. anche tu potresti essere una di quel tipo. Forse è per questo che sei bloccata nella mia memoria...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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jack

“Mi stia vicino, signor Hatter. Se per qualche strano motivo dovesse allontanarsi da me non ho nessuna intenzione di venirla a cercare, le è chiaro questo?” esclamò stizzita Alice, facendo scattare la serratura della grande porta d’entrata della scuola di danza. Il signor Coleman si sistemò il cappello sulla testa, ridendo a bassa voce e lanciando occhiate dietro alle spalle della piccola ragazza.
“Alice cara, credo proprio che tu non debba ripeterglielo tante volte.” Disse l’uomo, sorridendo nel vedere Hatter in piedi dietro alla ragazza, un sorriso compiaciuto sulle labbra screpolate dal freddo e piene di lividi  a causa della caduta di poco prima. Alice gli lanciò un’occhiata veloce, piegando le labbra in un espressione leggermente scocciata.
“Se lo porto a casa con me è finita. Come farò a dire a David che ho portato nel nostro appartamento un tizio pazzo senza dimora che ha sfondato il soffitto della mia scuola di danza?” esclamò la biondina, infilando le chiavi nella tasca del pesante cappotto azzurro, controllando un ultima volta che la porta fosse ben chiusa. Il marciapiede davanti alla scuola era deserto. La neve aveva ricoperto ogni centimetro della strada e il vento, freddo e tagliente, sferzava il loro viso in modo costante.
“Oh, il caro vecchio David. E’ un bravo ragazzo, vedrai che se li spieghi la situazione lui capirà.” Disse il signor Coleman, stringendosi nel suo soprabito scuro. Scesero lentamente i gradini innevati, stando attenti a dover mettere i piedi. Hatter si guardava in giro silenziosamente, non prestando molta attenzione alla neve che si stava posando sui soffici capelli castani.
Alice si fermo a pochi passi da lui, lanciandogli occhiate dubitanti.
“Che cosa sta facendo fermo lì in quel modo? Ha per caso ricordato dove abita?”
Hatter poso gli occhi su quelli di Alice, fissandola intensamente. Alzò lentamente un braccio e con l’indice pallido che sbucava dalla manica della giacca troppo larga, indicò il cielo.
“ Non credi anche tu, Alice, che quando nevica i rumori diventino magicamente ovattati? Le persone secondo me non ci fanno tanto caso nel tuo mondo. E’ come se la Regina Bianca facesse cadere, insieme alla neve, un incantesimo sulla città. E’ come vivere in un grande ,bianca , soffice e ghiacciata palla di vetro!” disse il ragazzo, aprendo le braccia e piegando la testa all’indietro. Un fiocco di neve gli solleticò il naso e il castano non riuscì a trattenere un starnuto che risuonò per tutta la strada deserta.  Alice salì gli scalini, prendendolo delicatamente per la manica della giacca e trascinandolo verso il marciapiede.
“Benché sia uno spettacolo bellissimo la neve, se rimane un altro po’ sotto questa bufera si prenderà una polmonite, signor Hatter!” esclamò Alice, cercando a stento di far suonare il tono della voce più autoritario possibile benché, nascosto dietro alla pesante sciarpa rossa, un sorriso divertito le si era fatto strada tra le labbra rosee. Hatter tirò sul col naso, lasciandosi trascinare dalla biondina lungo il marciapiede innevato.
“Anche prendere la polmonite può essere una cosa interessante. Come dice sempre lo Stregatto: “Ciò che non ti uccide ti fortifica Cappellaio!”
“Ma la polmonite non è una cosa con cui scherzare, signor Hatter. Solo l’ospedale può…” disse il Signor Coleman ma venne prontamente fermato dalla voce di Hatter che, avvicinatosi minacciosamente a lui, picchiettava l’indice sul suo petto mormorando: “ Ancora questo signor Ospedale! Mi può dire dove diavolo abita questo uomo così sapiente che riesce a curare così tante cose? Vorrei proprio fare quattro chiacchiere con lui!”
“Dovrebbe proprio incontrarlo sa?! Almeno potrebbe curare quella botta in testa che si è preso e farle tornare un po’ di sano buonsenso in zucca!” esclamò Alice, strattonandolo per la manica della giacca in un vano tentativo di allontanarlo dal pover uomo.
“Oh no. La mia pazzia non si prende mica con una semplice botta in  testa! E’ una cosa che si tramanda per generazioni, dopo molto uso di mercurio per costruire cappelli, lunga giornate a chiedere risposte a indovinelli impossibili, the annacquato con zucchero …”  Lo sguardo minaccioso di Alice lo fece zittire per alcuni secondi. Si sistemo il colletto della camicia, guardando altrove. “ …… dai bambina non aveva quello sguardo….così….spaventoso…direi quasi folle…...Alice, sei impazzita come me? Ma allora siamo perfetti!”
“Io non sono pazza, è lei folle!”
“Alice, Alice… così mi farai arrossire.”
“Ma cosa diavolo è lei esattamente??”
“Un cappellaio. No, no. Più precisamente IL Cappellaio.”
“Un cappellaio senza cappello?”
Hatter spalancò la bocca per ribattere ma le parole li morirono in bocca. Schioccò la lingua, per la prima volta stizzito.
“E’ una nuova moda di sottomondo, ragazzina. I cappellai potranno anche girare senza cappello, no?”
“Ma allora non si chiamerebbero più cappellai se non avessero un cappello, no?”
“E allora un fabbro perde il suo titolo se non si porta sempre appresso un martello?”
“ e allora perché lei non ha il cappello?”
“ e allora perché lei non ha il tutù?”
“Perché dovrei portare il tutù?”
“ Perché è una ballerina, no? E le scarpette dove sono? E le calze? Lo chignon? I nastrini?”
“Ma non posso portarli sempre! Non portarli non significa che non sono più una ballerina.”
Hatter sorrise compiaciuto, alzando la mano e puntandogli contro un indice. Alice, dal canto suo, aveva la bocca spalancata e la fronte corrugata per lo stupore.
“Ho vinto, guarda un po’.*” Esclamò Hatter, gongolando come un bambino che ha appena ricevuto una scatola di cioccolatini per Natale. “ Non lo sa il detto: “Mai sfidare un uomo folle se sai che è un Cappellaio”?”
“Non esiste quel detto!”
“Un detto comincia ad esistere nel momento esatto in cui qualcuno lo inventa.”
“Ma…ma…”
Il signor Coleman batte le mani, attirando l’attenzione dei due verso di se.
“D’accordo bambini, smettetela di litigare. Alice, tesoro. Il tuo taxi è arrivato. A quanto pare eri troppo concentrata a battibeccare con il signor cappellaio che non l’hai nemmeno notato.” Disse l’uomo, indicando un taxi nero che si era appena fermato vicino al marciapiede.
“Perché la chiama tesoro?” esclamò Hatter, visibilmente stupito.
“Perché non dovrei, signor Hatter?” rispose Coleman, già pronto a farsi quattro risate dalla risposta del ragazzo.
“Non è un tesoro.”
“Perché non lo è?”
“Non sta in un scrigno. E nemmeno in un isola deserta.”
Alice si passò un mano sul viso, scuotendo la testa, mentre Coleman rideva di guasto sotto lo sguardo perplesso di Hatter.
“La prego, signor Coleman, almeno lei.” mormorò la biondina, lanciando un’occhiata disperata al vecchio uomo. Coleman le batté una mano rossa e fredda sulla spalla.
“Se lo porti a casa, Alice. Con quei vestiti bagnati e leggeri rischia di morire assiderato. Ci vediamo domani mattina.” disse l’uomo e, dopo aver fatto un cenno al castano, attraversò la strada. La sua figura massiccia e scura era in netto contrasto con il candore della neve attorno a se.
Alice sospirò, voltandosi verso Hatter.
“Non vuole proprio andare all’ospedale?”
Hatter scosse la testa, accennando un sorriso.
“Se la porto a casa con me, mi promette che rivaluta l’idea di andare all’ospedale?”
Hatter sorrise ancora di più, annuendo.
Alice sorrise appena, indicandogli il taxi. “Andiamo allora.”
Hatter  seguì la ragazza, le braccia dietro alla schiena, una posa da bravo bambino ubbidiente.
Alice non sapeva che tante cose si posso nascondere dietro alla schiena di un uomo. E tra queste, poteva capitare che un cappellaio matto ci nascondesse le sue bugie, che da semplici parole diventavano due dita incrociate.

Angolo dell'autrice:
Ok, decisamente è passato un SACCO di tempo dall'ultima volta che ho aggiornato questa fic. Chiedo umilmente scusa a quelli che la seguivano e che volevano vedere un continuato. Ho fatto un capitolo corto corto perché non so quanta gente segue ancora questa storia.
Spero comunque che vi sia piaciuta! °(^O^)° 

* Mentre scrivevo mi è venuto in mente il "guarda un po'" che usa solitamente Jack Sparrow. Non ho saputo resistere e l'ho messo anche con Hatter! ^^

Allora, Hatter me lo immagino come Johnny in " Jack lo squartatore":. ^^ e con la matita da Jack Sparrow sotto gli occhi ^^ 

 

   
 
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