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Autore: Chamomile    09/01/2013    5 recensioni
[Opere di Bianca Pitzorno]
Questa storia contiene spoiler sul finale del romanzo Diana, Cupìdo e il Commendatore.
Diana Serra è appena tornata da Venezia e ha fatto una scoperta che l'ha sorpresa: il nome del colpevole che ha fatto a pezzi l'altarino di Cocise. Cosa farà adesso?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                           Agamennone era un guerriero indiano

 

Diana mollò la valigia sul pavimento e si lasciò cadere sul letto. Si guardò intorno: la sua stanza non era cambiata nel periodo che lei, Zelia, Gavinuccia e gli sposi avevano trascorso a Venezia.
Del resto come avrebbe potuto? si era trattato solo di poche settimane. Era la vita a Villa Cammello quella che stava per cambiare.
La madre si era trasferita in Argentina e al loro arrivo a casa lei e la sorellina avevano trovato una lettera proveniente dall'estero. Astrid Martinez era felice di aver ritrovato il marito e diceva cose meravigliose sul nuovo paese, la sua casa e la gente tra cui viveva.
Diana era felice per lei, anche se avrebbe dovuto sentirsi abbandonata. In tutti i film in cui la protagonista restava orfana, si sentiva sola e col cuore ferito da un pugnale. A lei invece non era successo nulla del genere. Forse era una ragazzina senza cuore, o forse un giorno si sarebbe sentità abbandonata e sola al mondo.
Per il momento gli schiamazzi di Zelia, Gavinuccia e le domestiche glielo impedirono.
Diana si riscosse e cominciò a disfare la valigetta, tirando fuori un libro che aveva letto in treno al ritorno, alcune stampe e ricordi di Venezia e due o tre abiti  nuovi.
Chissà come sarebbe stato fare l'ereditiera? Stava per lasciarsi trasportare dalla fantasia quando dal piano di sotto Forica annunciò l'arrivo di Prisca, Elisa e Rosalba.
Le tre ragazze entrarono di corsa e l'avvolsero in un abbraccio di gruppo.
"Vogliamo sapere tutto!" esclamarono e si sedettero una sul letto, una a terra (Prisca naturalmente) e una sulla sedia vicina al comodino.
Diana sorrise e cominciò il suo racconto come faceva con i film, imitando il fischio del treno e della nave, le voci delle persone che erano con lei e dei viaggiatori del treno, godendosi le facce delle amiche che si emozionavano a sentire i dettagli più interessanti e la ascoltavano col fiato sospeso.
Quando arrivò a descrivere Venezia Diana prese alcune cartoline e cercò di fare immaginare i vari posti, anche se era impossibile.
"A proposito Rosalba: tieni" disse, tendendo due stampe che aveva comprato lì. Rosalba si illuminò "Sono per me? Davvero?"
"Certo, così puoi disegnare dei posti diversi da Serrata e migliorare la tecnica"
"Grazie mille" disse la ragazza prendendo i due preziosi dipinti e gettandole le braccia al collo.
"Bene, questo è tutto. Voi cosa avete fatto mentre ero via?" chiese Diana cercando di non fare cogliere alle amiche la velocità con cui l'aveva detto.
Prisca aveva preso il romanzo che poco prima aveva messo sul comodino e lo sfogliava incuriosita sul pavimento, ma Elisa aveva le mani libere e si accorse che Diana aveva parlato come una col carbone bagnato. Senza tenere conto del fatto che Diana era arrossita di colpo.
"Diana, cos'altro dovrebbero sapere le tue migliori amiche?" chiese fissandola con curiosità.
"Si, dai, si vede che non ci hai detto qualcosa" le diede man forte Rosalba guardandola seria mentre Prisca si riscosse solo in quel momento dalla lettura del retrocopertina del libro che aveva piluccato fino a quell'istante "Cosa? Che c'è?"
"Diana ha qualcosa da rivelare" la informò Rosalba.
"Non farti pregare tanto" Elisa le fece gli occhi dolci e si fece avanti con la sedia.
"E va bene" si arrese Diana "ma sappiate che siete delle spie russe"
"Grazie" risposero le tre in coro, sorridendo.
"Tu no, Prisca"
"Elisa non interrompere"
"Scusa. Dai Diana, racconta" la incitò la ragazzina.
Diana tirò il fiato e dichiarò "Ho scoperto chi aveva fatto a pezzi l'altarino sotto il mio banco"
Le tre ragazzine la guardarono con tanto d'occhi e dissero "Eh?"
"E' quello che ho detto. Ho scoperto il colpevole" ripeté Diana sforzandosi di restare seria di fronte alla loro più che evidente sorpresa e sperando di non arrossire di nuovo.
"Scusa ma questo cosa c'entra con il viaggio di nozze?" chiese Prisca.
"Tutte noi credevamo che fosse stata Sveva" le ricordò Elisa
Diana scosse la testa "Non è stata Sveva"  Decise di farla breve, tanto dovevano saperlo, perdipiù che lei aveva bisogno di un consiglio sull'argomento "E'stato Agamennone"
"Agamennone?!" fecero le amiche e la guardarono più sorprese e confuse di prima. Che Diana si fosse ubriacata in viaggio?  In che modo un eroe del poema di Omero poteva averle distrutto l'altarino  con la figurina di Cocise?
"Non Agamennone di Omero. Il nostro Agamennone" spiegò Diana un po' spazientita.
"Palombo Lorenzo ha ..?"
"Già"
"Ma allora è..?"
"Sì. E' innamorato di me. Si è dichiarato in treno mentre andavamo a Venezia. " Oh, quant'era imbarazzante raccontarlo.
"Non ci posso credere" disse Prisca troppo sconvolta per trovare la cosa divertente.
"Palombo Lorenzo! Ma stiamo parlando dello stesso ragazzo?" chiese Rosalba.
"E chi se lo sarebbe immaginato!" fece Elisa, che pur essendo una lince quando si trattava delle sue amiche non aveva mai sospettato di lui.
"Lo so. Io sono rimasta di sasso. Però poi mi sono venute in mente tutte le volte che correva in mio aiuto giocando alla guerra e il fatto che era sempre pronto a stare dalla mia parte qualunque cosa accadesse, come quando hanno spedito il nonno in manicomio. Come ho fatto a non accorgermene?"
"Ecco perchè quella volta ti ha riscattata rischiando di farci perdere" disse Prisca.
"E quindi ti ha fatto vedere Venezia?" chiese Elisa
"Ragazze, qui il punto è un altro" le interruppe Rosalba, pratica "tu cosa gli hai detto?"
Diana si ritrovò davanti le tre facce delle amiche che la fissavano curiose.
"Ho solo detto che ci dovevo pensare" rispose e si lasciò sfuggire un sospiro. Dannato Palombo
Lorenzo Agamennone. A Venezia l'aveva conosciuto meglio dato che erano stati insieme in tutti i momenti liberi dagli obblighi di famiglia.
Lui le aveva fatto vedere la città e aveva mostrato di non essere affatto il marmocchio che Diana aveva pensato che fosse il primo giorno di scuola. Infatti, nonostante a volte arrossisse quando lei gli si avvicinava per bisbigliare qualcosa o lo prendeva per il braccio per fargli notare qualcosa su uno dei canali, il resto del tempo era stato sereno come sempre. Non assomigliava per niente agli innamorati dei film, che dopo aver dichiarato il loro amore se la donna in questione non gli ha ancora dato una risposta cominciano a fare gli stupidi, si strappano i capelli e minacciano di uccidersi.
"E cosa hai pensato?" chiese Rosalba.
Diana si scompigliò i capelli. Adesso faceva così quando era in ansia, mentre una volta avrebbe tormentato una treccia. "Non lo so. E' che non assomiglia molto a Cocise"
Sapeva che era una cosa stupida, considerando che loro vivevano in Sardegna e che un ragazzino di dodici anni non poteva andarsene in giro cavalcando con un arco in spalla e una freccia in mano, pronto a difendersi dagli invasori bianchi, ma lo disse lo stesso alle amiche.
"Secondo voi cosa dovrei fare?"
"Io penso che noi non possiamo dirti cosa provi per lui" disse saggiamente Elisa "vedrai che pensandoci bene farai quello che è giusto"
Quando quella sera Diana fu sola nella sua stanza ripensò all'accaduto forse per la centounesima volta. Cosa aveva spinto l'amico ad innamorarsi di lei e non di un'altra delle tante ragazze carine e spigliate che conoscevano?
Lei non era il tipo di ragazza di cui gli altri si innamoravano, era imbranata e con un aspetto insignificante. Eppure Palombo Lorenzo aveva trovato qualcosa in lei. Roba da matti.
Gli doveva una risposta il giorno dopo e non aveva idea di cosa fare: se si fosse dichiarato Tommaso Gai gli avrebbe detto un bel "No, grazie tante" sperando naturalmente di non ferirlo troppo, anche se era un tipo insopportabile.
Ma con Palombo era diverso. Lui era suo fratello da mesi, era sempre stato al suo fianco e adesso che ci pensava era anche intelligente e simpatico, solo che era difficile accorgersene a causa della sua timidezza che lo rendeva tanto silenzioso.
E se avesse accettato? I due supremi condottieri greci sarebbero diventati una coppia come Silvana e Piercasimiro, sempre dietro una tenda o il portone di casa a sbaciucchiarsi?
Alla sola idea le scappava da ridere. No, non sarebbe mai diventata un'oca come la cugina.
Si rotolo' sul letto e guardò interrogativa sul poster il viso di Cocise "Che devo fare?"
Cercò di immaginare cosa le avrebbe detto il suo eroe "Tu non sa niente dell'amore. Tu crede di sapere le cose perchè viste in un cinema, ma vita essere cosa diversa, Diana, o tu non avere imparato la lezione? Pensa che tu dovere respingere vero amore per un sogno? Lui essere un guerriero come te, avere combattuto per vostra città insieme, o dimenticato già? Amore non è quello di tua stupida parente. E' fare insieme quello che ti piace e avere persona di cui potere fidarti. Non lo scorda Diana Serra"
Il giorno dopo appena entrata in classe Diana cercò con gli occhi il suo compagno di banco. Lo trovò appoggiato al muro, come sempre con l'aria di uno soprappensiero, appena la vide, però, arrossì "Ciao, Menelao"
"Agamennone" disse lei guardandolo fisso "ti piacciono gli indiani, vero?"
"Si, perché?"
"Al cinema uscirà un film di questo genere, me l'ha detto il nonno. Magari potevamo andare insieme?"



Spazio autrice
L'altro giorno, rileggendo Diana, Cupido e il Commendatore mi è venuta voglia di scrivere la conclusione della storia tra Diana e il suo compagno di banco.
L'Autrice lascia il finale aperto, anche perché Diana è stata sorpresa e non sapeva cosa rispondere, ma io volevo che accettasse perché Palombo mi sta tanto simpatico >//<
Avevo sempre immaginato che alla fine lei gli avrebbe detto di sì, ma non avevo mai pensato di scriverlo, perchè di solito mi dedico ad altri fandom e soprattutto le opere di Bianca Pitzorno per me sono perfette così come sono.
Per quanto riguarda la storia ho cercato di mantenere i personaggi IC e ho dato a Cocise il modo di esprimersi che ha nel racconto.
Spero che la storia vi sia piaciuta!









  
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