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Autore: Unrest    09/01/2013    2 recensioni
"Carolyn":traccia numero dodici di We Stitch These Wounds. E' però anche una ragazza a cui ho voluto dedicare una piccola storia...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tre anni dopo non seppi dire se, esattamente, Andy mi mancasse o meno; mi ero ritrovata spesso a pensare a lui, ogni mattina alla fermata mi pareva di scorgerlo, in lontananza, col suo passo svelto e il suo braccio alzato in segno di saluto.  E quando questo accadeva mi chiedevo se anche lui, come me, ogni tanto mi pensasse, o se magari pensasse a Scout o ai componenti della sua vecchia band.
 Ma non vidi Andy mai più, dopo quel pomeriggio.
Il giorno prima della partenza mi presentai a casa sua, gli occhi gonfi e arrossati. Volevo chiedergli scusa per il pomeriggio precedente. Sapevo bene di aver sbagliato, di sicuro lui si sarebbe trasferito per dei motivi importanti, e non avevo il diritto di farlo sentire in colpa.  Suonai più volte il campanello, ma non venne nessuno ad aprire. Credo che l’abitazione fosse deserta: non scorsi dalle finestre né suo papà Chris né sua mamma Amy. Non seppi mai se lui fosse già partito o meno la stessa mattina.
Qualche mese dopo venni a conoscenza che Andy non era partito insieme alla famiglia. Aveva fatto le sue valigie e si era trasferito a Los Angeles da solo. La cosa all’inizio mi aveva lasciato perplessa, ma poi l’idea di vederlo là, in mezzo ad una metropoli enorme, con quei grandi occhi che si guardavano intorno spaesati e un sorriso da ebete stampato sul volto mi fece sorridere.
Chissà dove viveva, chissà con chi e chissà perché avesse preso quella decisione.
Ero sicura che avesse fatto tutto ciò in maniera incosciente, certo, ma anche con grande determinazione. Andy era speciale, e questo suo essere speciale lo avrebbe di sicuro portato lontano; credo che lui lo avesse sempre saputo, e forse, capii qualche mese dopo, si era sempre meritato di avere qualcosa di più degli altri.

Ricordo alla perfezione il  19 luglio 2010.
Era un pomeriggio afosissimo e decisi di rinchiudermi in casa. Accesi il computer e  aprii YouTube. Era un gesto usuale, quello, ma quel pomeriggio decisi di fare qualcosa di nuovo.
Scrissi nella barra “Black Veil Brides”.
Non sapevo cosa avrei trovato, in un certo senso avevo paura e ansia. Forse non sarebbe uscito nulla, o forse qualche possessore della vecchia demo (la cui mia era andata persa tempo addietro) aveva deciso di caricare online le tracce. Ma non trovai nulla di ciò.
Tra i primi risultati mi diede un video: Perfect Weapon.  Aveva circa quattrocentomila visualizzazioni. Sentii un brivido corrermi giù per la schiena.  Guardai il video, trattenendo il respiro. Quello era Andy, ne ero certa. Era diverso da come me lo ricordavo. Si era fatto crescere molto i capelli, ma avrei riconosciuto quegli occhi tra un milione, non importava quanto trucco indossasse.
C’erano altri tre ragazzi con lui. Un ragazzo al basso, con un trucco che mi ricordò le occhiaie nere di un panda, che si chiamava Ashley Purdy. Un altro, più magro e con la pelle chiarissima e gli occhi scuri, che si chiamava Jake Pitts e suonava la chitarra. L’ultimo aveva il trucco più pesante di tutti, aveva gli occhi azzurri e una chioma molto simile a quella di Andy; era Jinxx. Alla batteria c’era l’unica ragazza del gruppo, con dei grandi occhiali scuri a coprirle metà viso, Sandra Alverenga.
 Quindi erano loro in nuovi Black Veil Brides.
Una volta finito il video, con le mani fredde e sudate, feci scorrere la pagina più in basso, per leggere i commenti.
“Fantastici”; “Siete bravissimi”; “Amo questa canzone”.
Mi misi a ridere come un’idiota davanti allo schermo. Ero orgogliosa di Andy, di tutto quello che stava facendo e che aveva fatto.
Aprii una nuova scheda e digitai “Black Veil Brides” nella barra Google.
Scoprii che c’era un loro sito ufficiale. Lo aprii.
A caratteri cubitali, in primissima pagina, c’era una scritta.
“We Stitch These Wounds, data di uscita:20 luglio 2010”
Il 20 luglio era l’indomani.
Non ricordo cosa successe dopo, probabilmente mi misi a piangere, per cosa non lo so bene.
Ce l’aveva fatta. Andy aveva realizzato il suo primo CD. Decisi di chiudere tutto e di staccare la connessione. Mi promisi che l’indomani sarei andata al negozio di dischi più vicino e ne avrei comprato una copia.
La notte non avevo chiuso occhio. Mi ero ritrovata a pensare ad Andy, dal primo giorno che lo conobbi all’ultima volta che lo vidi, dietro un velo di lacrime.
La mattina del 20 luglio non fu difficile alzarmi. Avevo il cuore che batteva a mille, mi sentii emozionata tanto quanto una bambina la mattina di Natale, finalmente pronta a scartare i regali sotto l’albero.
Mi feci una doccia veloce e mi vestii in fretta, e con altrettanta urgenza salii in macchina e arrivai al negozio di dischi più fornito di Cincinnati. Ci volle un’oretta, ma seppi da subito che ne valeva la pena.
Quando le porte automatiche si aprirono, lo vidi subito. Il CD era in mezzo ai nuovi arrivi, lucido e ben incartato.
Lo presi, le mani tremanti, e restai a guardarlo per qualche secondo. Era un dipinto di Andy quello in copertina. Per qualche strano motivo mi venne in mente quella mattina  di tre anni prima, quando Andy mi aveva passato la sua prima demo tra le mani. Fu inevitabile sorridere.
Dopo averlo pagato lo scartai e lo infilai subito nel lettore CD in auto. Partii sulle note di We Stitch These Wounds.
Sentivo il cuore battere talmente forte nel petto da pentirmi di essermi messa subito in carreggiata. In quelle condizioni avrei potuto benissimo tirare sotto qualcuno e non accorgermene, ma non trovai la forza di premere stop e tirare fuori il CD. Quella musica aggressiva, quegli accordi di chitarra e la voce grintosa di Andy… che non sentivo da tanto , mi era mancata più di ogni altra cosa.
Le tracce passavano una dopo l’altra, veloci, e con esse i minuti. Ero quasi arrivata a casa quando partii l’ultima canzone del CD.

Era diversa delle altre, lo percepii da subito. Al posto di quella musica irruente, le casse riprodussero un suono dolce e triste, quasi nostalgico. Quando partii la voce di Andy ebbi la pelle d’oca.



Those times in life we learn to try, with one intention
Of learning how and when we'll die, but we can’t listen
I wish to God I'd known that I, I didn’t stand a chance
Of looking back and knowing why, or pain of circumstance
.



 
Era come se conoscessi quella canzone, quasi come se l’avessi sentita molto tempo prima e fosse stata per tutto quel tempo seppellita dentro di me. Diedi una veloce occhiata al display luminoso del CD player. La canzone continuò.


 
You're not alone
We'll brave this storm.


 
Carolyn”.
No, non me lo ero immaginata. La canzone si intitolava così.
Accostai la macchina e tolsi le mani dal volante. Non mi accorsi nemmeno delle auto che mi suonavano, superandomi.
E, incapace di fare altro, strinsi tra le mani fredde e pallide il mio volto, piangendo e ridendo allo stesso tempo.








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angolo dell'autrice
finalmetne, dopo quasi un anno, Carolyn è giunta all'ultimo capitolo. Spero che vi sia piaciuta c: 
Ringrazio chi ha recensito o semplicemente letto questa ff, chi ha sopportato tutti i miei scleri e le mie paranoie. 
God Bless you guys :D

  
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