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Autore: mikilily    09/01/2013    15 recensioni
Due colleghi che all'apparenza si odiano, una causa delicata e interessante su cui lavorare insieme.
Un uomo che cova in segreto un sentimento. Una donna che ama o è convinta di farlo. Un bacio e un' ampolla sanciscono una nuova unione. Sconvolgendo le vite dei due ragazzi e di chi gli sta intorno. Tutto questo è :Amortentia, la mia piccola Long. In cui lo zucchero è di casa, quindi se siete allergici state alla larga. Un bacio a tutte quelle temerarie che leggeranno e recensiranno la storia.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Narcissa Malfoy, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Questa è una piccola long di 5 capitoli, mi è venuta in mente ieri sera, la pubblico solo ora che l'ho finita.
Aggiornerò a intervalli regolari, in base alle vostre preferenze.
Visto che ci sono, vi invito sulla mia pagina fb : 
https://www.facebook.com/mikilily81,
se vi va venite a trovarmi.


Buona lettura.

****

I


Girò lentamente la pozione, socchiuse gli occhi ispirando appena, inalando quel dolce profumo che solleticò il naso lungo e pallido.
Torta di melassa, la prima pioggia di Settembre e il profumo alle rose di Hermione Granger.
Sospirò nell’istante in cui, con una calma innaturale, riversò il contenuto che ribolliva nel calderone in una piccola ampolla di vetro.
Finalmente l’aveva finita, si disse.
Da quell’istante, tutto sarebbe cambiato.
Afferrò la mantella e si recò a lavoro, non avrebbe dovuto fare tardi non quel giorno.

**

Sì abbottonò distrattamente la camicia in seta bianca sorridendo come un ebete osservando, grazie allo specchio, Ron Weasley dormire beatamente nel suo letto.
Com’è bello, pensò.
Un gufo beccò al vetro della finestra distraendola.
- E tu che vuoi?- disse rivolgendo ora i suoi occhi sul pennuto che con occhi vigili, la scrutava attento.
Hermione sfilò la pergamena che il gufo aveva legata alla zampa e sbuffò.
- Che rompi pluffe – disse borbottando. – Il Ministro non poteva assegnarmi un collega meno intrusivo di Draco Malfoy -.
Ron si girò nel letto coprendosi il viso con i cuscini, Hermione si bloccò a guardarlo ancora.
Socchiuse gli occhi sperando che si decidesse a chiederla in moglie.
 
Lo amava e non voleva che si sentisse costretto a farlo solo per far piacere a lei e sua madre Molly.
Poi ora che anche Ginny e Harry si erano sposati, la loro situazione di eterni fidanzati, le andava stretta.
Digrignò i denti.
Quel rapporto tanto sospirato fatto di cene a lume di candela e dolci tête-à-tête, le andava stretto. Ora, voleva una famiglia, voleva svegliarsi tra le sue braccia, avere dei figli.
 Sbuffò, mentre afferrava la mantella smaterializzandosi davanti al suo ufficio.
Anche quel giorno iniziava una lunga e faticosa giornata al fianco di quell’orrido Serpeverde.

 
Era arrivato nell’ufficio con mezz’ora d’anticipo. Appese la mantella di cascimir nero sull’attaccapanni di ferro battuto, accese la macchina infernale che purtroppo produceva anche il miglior caffè presente al Ministero della magia e si sedette dietro la sua scrivania.
Aprì le carte che la sera prima aveva riposto nel cassetto a destra e iniziò a leggere, cercando di concentrarsi.
Purtroppo la sua mente, dannatamente ostinata, non lo lasciava in pace.
Sollevò il capo osservando la scrivania vuota davanti a se.
Sospirò ricordandosi che la sera prima la sua collega, dannata strega, era euforica per l’arrivo in città del famoso fidanzato.
Uno straccione arricchito, ecco cosa era.
Con un moto d’ira afferrò la pergamena e iniziò a scrivere.
Parole dure e fredde ricoprirono la bianca pergamena che un attimo dopo era stata legata alla zampa del fedele Alexander, il gufo dal nero piumaggio, che i suoi genitori gli avevano regalato anni addietro.
Richiuse la finestra e si rimise a sedere composto, cercando di togliersi dalla mente l’immagine del demente che baciava la Granger prima che questa si recasse a lavoro.
Strinse i pugni e respirò aprendo la bocca.
Stava impazzendo, non vi era altra spiegazione.
Poi il suo cuore, iniziò a battere furioso, quando un clap di materializzazione e il profumo inebriante di rose gli arrivò al naso.
- Non c’era bisogno di mandarmi un gufo – disse Hermione sedendosi alla sua scrivania.
Draco sollevò il capo storcendo il naso producendo il proverbiale ghigno.
- Eri in ritardo – rispose con tono freddo.
- Un minuto o forse meno – ribatté la Granger decisa a non abbassare la guardia davanti a quello che un tempo era il suo acerrimo nemico e ora per una sorte avversa era diventato il suo collega come legismago al Ministero.
- Un minuto o pochi secondi – la canzonò – è sempre un ritardo Granger – finì Malfoy riprendendo a lavorare.
- Uff - disse Hermione trattenendosi dal mandarlo al diavolo.

***

La mattinata corse via veloce, Hermione si occupò di tutte le pratiche di minor importanza, mentre Malfoy lavorò esclusivamente sul rapporto che gli auror gli avevano consegnato la sera prima.

*

Questi sono tutti gli indizi che abbiamo per mandare ad Azkaban quel farabutto di Collider - disse Harry Potter guardandolo dall’alto in basso – sappiamo che in passato questi è stato molto vicino alla tua famiglia - aggiunse l’auror assottigliando lo sguardo.
Draco stette zitto e mise su la solita maschera.
Agli occhi di Potter nulla sembrò scalfirlo nemmeno quelle non tanto velate insinuazioni.
Il legismago si limitò a sostenere lo sguardo del “Salvatore del Mondo Magico” e annuire svogliato alle mille cretinate che questi diceva.

*

Sbuffò.
- Ehi - disse Hermione sollevando la testa osservando stranita il collega.
- Qualcosa non ti torna?- chiese curiosa sorridendo beffarda.
Vediamo quanto sei imbecille e non meriti quella scrivania, pensò tra se.
- No, va tutto bene - replicò subito Malfoy ributtandosi a capofitto nel lavoro.
Hermione si fermò un attimo.
Che cretina che sono. È un anno che lavoriamo insieme e non abbiamo mai collaborato a un caso. Perché mai dovrebbe farlo ora che gli hanno affidato un caso particolarmente spinoso.
- Dovremmo collaborare - disse Hermione per metterlo alla prova.
Draco si bloccò.
 Che stronza, è convinta che solo lei meriti di stare qui, Che solo lei ha faticato per ottenere questo posto. Se solo sapesse, se solo...
- Hai altro da fare - rispose spazientito senza sollevare lo sguardo, riprendendo a scrivere veloce.
- Sono cose di poco conto – disse Hermione, divertendosi forse per la prima volta a dialogare con quell’egocentrico di Malfoy.
- Prima finiscile e poi t’illustro cosa non mi convince, non vorrei che sprecassi il tuo tempo con le mie pratiche trascurando le tue- rispose Draco.
Aveva preso quella decisione, forse coinvolgendola nel suo lavoro l’avrebbe avvantaggiato nel suo piano.
Hermione sembro stranirsi, gli occhi le s’illuminarono appena e le mani le formicolarono dall’eccitazione.
Oddio ho veramente sentito Malfoy dire quella frase?
Lo guardò ancora.
- Non mi stai prendendo in giro?- domandò pentendosi per essersi esposta alle sue rese in giro.
-Perché dovrei- replicò il legismago. – sei la mia unica collega e l’unica che in questo ministero può aiutarmi in questa delicata causa -.
Hermione sorrise, forse per la prima volta, a Draco Malfoy.
Le aveva fatto un complimento, non poteva crederci. Allora anche Malfoy era umano.
Inaudito! Doveva raccontarlo a Ron, a Harry, a Ginny. Sarebbe stato divertente annunciarlo all’intero mondo magico: Draco Malfoy è capace di elargire complimenti al prossimo. A una mezzosangue, per giunta.
Avrebbe riso di gusto se non fossero uno di fronte all’altro.
Draco la guardò sorriderli e il suo cuore fece una capriola.
Impallidì deglutendo sonoramente.
Calmati Draco. Calmati, s’intimò tra sé e sé.

***

Abbassò ancora una volta lo sguardo e riprese a lavorare. Sentiva il pennino della Granger scrivere frenetico per ore.
Sorrise, o più precisamente, ghignò. Immaginando che svolgesse il suo compito solo per lavorare con lui nella causa.
Per il caso Draco, solo per il caso. Le ricordò la sua coscienza. Nessuno, e tanto meno un’eroina come la Granger, vuole mischiarsi con te.
Già, lei nemmeno ti saluta quando v’incrociate per strada, ricordò mentre una morsa stringeva le viscere.
Si stringe al suo fidanzato, quell’idiota di Ron Weasley, e fa finta di non conoscerti.
Perché dovrebbe salutarti, poi.  Solo perché lavorate insieme?
Non, vi è alcuna ragione perché lei ti saluti cordiale. Ti meriti tutto il suo odio, visto tutto ciò che le hai fatto in passato: I dispetti, le prese in giro, le calunnie.
Come può solo riuscire a stare in questa stanza con me. Come fa a non insultarmi ogni volta che mi vede.
Lei è buona, quello io, che non sarò mai.
Socchiuse gli occhi e prese un grosso respiro.
La sua impresa era senza speranza, impossibile, inattuabile.
Avrebbe fallito.
Quella consapevolezza arrivò come una stilettata dritta al cuore.
- Ho finito Malfoy - disse la Granger sollevando lo sguardo. Aggrottò la fronte osservando il viso pallido del mago, la sua bocca serrata e la fronte umida.
- Stai bene Malfoy?- domandò.
- Sì - replicò lui.
- Ho bisogno di prendere un po’ d’aria, sono da questa mattina che non esco da quest’ufficio -.
Hermione storse la bocca.
Ecco qua! Come posso essermi fidata di questa serpe.
Che cretina che sono, anni che lo conosco e mi stupisco di ciò di cui è capace.
- Avevi promesso che... -
- Lo so Granger - disse Draco prendendo la mantella - ma te lo giuro, mi scoppia la testa e devo uscire da qui prima di impazzire - ammise.
Bene ora ti scusi come una stupida femmina. Che vergogna per fortuna che Lucius non lo scoprirà.
- Possiamo lavorare da un’altra parte?- Hermione aprì la bocca sconcertata dalla proposta che era uscita dalla sua bocca.
Malfoy si girò lentamente osservando con occhi sbarrati la donna che era diventata la sua ossessione.
La sua dolce ossessione. Malata ossessione a parere dei suoi amici più stretti.
- Se vuoi possiamo vederci a casa mia alle dieci - disse cercando di mantenere un tono calmo e distaccato.
Hermione lo guardò impassibile ma i suoi occhi si erano agitati al solo ricordo del Manor di proprietà dei Malfoy. Draco parve intuirlo.
- Abito a Londra, al N. 15 di Chelsea, la mia casa è l’unica con il portone verde- disse soddisfatto.
Fa che dica sì. Fa che dica...
- Va bene Malfoy per le dieci sono da te -.
L’uomo annuì composto ma dentro di se il suo cuore ballava allegro il rock e roll. Si smaterializzò così con un’espressione impassibile che man mano si allontanasse dal Ministero si trasformava in un sorriso.
Forse la fortuna stava girando anche per lui.
Intanto Hermione, stranita dalla sua stessa proposta si portava la mano alla bocca mentre cercava di trovare le parole giuste per dire al suo ragazzo dove avrebbe passato la sera del loro anniversario.
- Questa volta mi lascia - disse sconsolata conscia del fatto che nessuno potesse sentirla.
- Lavorerò al caso Collider - si ricordò sorridendo e tutte le paranoie su Ron passarono in secondo piano.

**

Tutto era pronto: la sala da pranzo era stata rinfrescata, il cammino in marmo bianco era stato acceso, il tavolo abbellito con una tovaglia finemente ricamata con fili di capelli di fata era stato ricoperto con le migliori pietanze che un elfo domestico come Tibly sapesse fare.
Draco soddisfatto osservò tutto dalla sua poltrona.
Aveva deciso di offrirle la cena, l’aveva avvisata in tempo e si compiacque nel ricevere, sempre grazie al fedele gufo Alexander, risposta affermativa.
Avrebbero mangiato insieme a casa sua e sempre insieme avrebbero lavorato fino a notte fonda.
Quello sì, che era un valido e cospicuo aiuto che la sorte gli faceva, per l’adempiere del suo piano.
Con naturalezza accarezzò la boccetta in vetro che si era messo nulla tasca dei pantaloni.
Socchiuse gli occhi facendosi una promessa.
La userò solamente quando non ci sarà altra speranza di riuscita.
Sospirò nell’istante in cui suonarono alla porta.
Da quell’istante mille emozioni affollarono la mente di Draco Malfoy.
Emozioni che l’ex Serpeverde mai aveva provato.
Sorrise, rise e cercò con tutte le sue forze di ammaliare la donna che incredula cenava silenziosa davanti a lui.
Forse le candele erano state un passo troppo azzardato.
Si sentì ridicolo nell’osservare la stanza ricoperta di rose rosse, sapeva, però, che lei le amava.
Quel damerino gliele regalava ogni tanto quando doveva farsi perdonare .
Cretino. Aveva un tesoro e non se ne curava.
Come si spinse a pensare Draco, non ci saranno litigi e lotte, le rose saranno solo un pegno, un regalo per farla felice.
- Grazie per la cena - disse Hermione ordendosi imbarazzata il labbro inferiore.
- Prego - replicò Draco.
- Forse è ora di metterci a lavoro - aggiunse imbarazzata – non vorrei occupare tutta la tua serata- finì.
Draco la guardò rapito.
- Tranquilla non ho altri impegni Hermione -.
La Granger sbiancò.
Mi ha chiamato per nome, Draco ghignò soddisfatto alzandosi dal tavolo, dirigendosi verso la donna che avvampò quando lui le porse la mano.
- Prego - disse aiutandola ad alzarsi, Hermione abbassò lo sguardo sapendo che le sue guance ora tinte di rosso la stavano tradendo.
- Lasciamo che Tibly sparecchi e poi possiamo iniziare a lavorare -.
- Qui? - chiese stupita.
- Si il mio studio non è accogliente e immagino non ti piaccia: è tutto verde e argento con quadri e vecchi arazzi di famiglia - disse.
Hermione annuì – va bene qui, tranquillo - concordò.

***

Avevano lavorato per ore senza mai fermarsi compiaciuti dell’affinità che si era creata.
Avevano riso e scherzato, come mai avevano fatto in passato.
Hermione per la prima volta si sentì allegra.
Non posso credere che questo che ho davanti è veramente Draco Malfoy.
Osservò con la coda dell’occhio il biondo che portava la camicia arrotolata  sui gomiti. Si stranì osservando la fitta peluria bionda che si intravedeva grazie al fatto che il primo bottone della camicia era stato slacciato.
Si inumidì le labbra sentendosi avvampare quando si perse a fantasticare su ciò che avrebbe fatto, se avesse avuto quei capelli fini e sicuramente morbidi e setosi tra le dita.
Deglutì sonoramente e distolse lo sguardo non appena quelle irridi argentei si posarono su di lei.
- Vuoi da bere? - chiese Draco osservandola rapito.
-Si grazie - disse Hermione avvicinandosi la pratica per nascondere il viso in fiamme –un po’ di acqua viole- concluse cercando di mantenere un tono calmo mentre il cuore nel suo petto era agitato.
Draco si alzò lento, le voltò le spalle e finalmente sorrise.
Tutto stava andando bene.
Arrivò al piano bar, prese un bicchiere e vi versò con un gesto veloce il contenuto della boccetta e infine l’acqua viole.
Si girò di scatto per paura che lei avesse visto, ma per sua fortuna la donna era ancora intenta a leggere i documenti.
Deglutì facendo sparire la boccetta e si avviò a passo lento e carenziale verso la donna porgendole il bicchiere.
- Ecco - disse . Hermione lo afferrò ma lasciando basito il mago non bevette.
- Ho trovato una strana cosa scritta qui - disse indicando il foglio. Draco storse la bocca ma non disse nulla.
La vide avvicinarsi a lui felice per l’intuizione appena avuta, si sforzò di non lasciare intuire la sua agitazione quando notò che il bicchiere era stato lasciato a terra.
Si sforzò di sorridere constatando che la Granger aveva trovato un cavillo per incastrare quello che un tempo era il socio di suo padre.
- Avevano ragione - disse – sei veramente la strega più brava della nostra generazione -
 Hermione rise, una risata cristallina , genuina , inebriante.
Draco sentiva il suo profumo offuscargli la mente, il suo cuore sussultare ogni volta che le braccia della strega lo sfioravano.
Stava impazzendo.
Fu un attimo lei gli diede un buffetto sul braccio e i loro occhi si incatenarono, fondendosi.
Il tempo quasi si fermò, così come il cuore del Legismago. Hermione, invece, sembrava come ipnotizzata da quegli occhi grigi.
Si avvicinò piano senza mai staccare il contatto visivo fino a quando la sua bocca non sfiorò quella di Malfoy.
 Il respiro sembrò spezzarla ma lui la strinse a se. Forte e prepotente, la baciò.
Hermione prima stranita rimase immobile, sciogliendosi pian piano alle insistenze del collega.
La ragione l’aveva abbandonata.
Sfiorò il petto con la mano mentre lui le accarezzò i capelli, baciandole e annusandole il collo bianco.
Profumo di rose.
- Devo andare - disse riprendendosi.
- No ti prego – rispose Draco.
- No devo andare – riprese la Granger alzandosi.
- Terminiamo almeno - replicò Malfoy alzandosi per fronteggiarla.
Hermione gli voltò le spalle afferrò il bicchiere e lo tenne in mano.
-Malfoy è meglio che vada-, rispose – non so cosa mi è preso, scusami- disse prima di bere tutto d’un sorso il contenuto del bicchiere.
Draco impallidì.
Ora che l’aveva baciato senza nessun artificioso aiuto, quello le sembrò un triste scherzo del destino.
Hermione lo guardò un attimo prima di sospirare.
- Oh Draco - disse – Quanto ti amo -.
Il biondo annuì.
- Anch’io- ripose ma quella confessione davanti alla donna che da anni faceva battere il suo cuore, non lo rallegrò.
Era solo un artifizio della pozione più pericolosa al mondo: l’Amortentia.
Solo quella, era riuscita a inibire Hermione Granger.
Le stranezze che quella pozione avevano portato sulla donna gli fecero dimenticare tutto: perfino il dolce bacio che si erano scambiati.
Quella notte, però, anche se a malincuore, la fece sua. Forse, anzi ne era certo, sarebbe stato l’unico modo per averla nel suo letto, almeno una volta.
   
 
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