~Incomprensioni~
Per i campioni
dei Bladebrackers era passato fin troppo in fretta, ma un altro campionato
mondiale era appena giunto al termine.
Anche
quell’anno i 5 giovani giapponesi erano riusciti a
portare a casa la vittoria senza troppa difficoltà, sbaragliando i loro
avversari e riconfermandosi campioni del Mondo.
Terminato
giusto in tempo, poco prima delle vacanze di Natale, Takao, Max, Rey, Key,
Mihracu, il prof Kappa e Hilary si trovavano ancora in Svezia, ultima tappa di
quel torneo, dove si era appena concluso uno degli
incontri più emozionanti della loro vita.
- Non vedevo
l’ora di finire. Durante la lotta mi era venuta una fame. Dev’essere stata
l’emozione della sfida.- esclamò Takao, perdendosi nell’abbondante piatto che
il cameriere gli aveva appena posato davanti; era l’ora di pranzo, e i 7 amici si trovavano tutti insieme nella sala dell’hotel che
li aveva ospitati in quegli ultimi giorni.
- Per te ogni
scusa è buona per mangiare, Takao, non dare la colpa
al Bey Blade adesso.- rispose di rimando Mihracu, guardandolo quasi disgustata.
- Mihracu ha
perfettamente ragione. Non cambierai mai.- intervenne Max, scuotendo la testa tuttavia
divertito, mentre i compagni si lasciavano andare a risate liberatorie: ora che
gli scontri erano terminati, si sentivano tutti più leggeri.
L’unico che
non sembrò condividere le stesse emozioni degli amici sembrò Key, il solito
ragazzo freddo e distaccato a cui tutti avevano
imparato a voler bene, accettandolo così com’era.
Il giovane si
alzò ed uscì dalla stanza senza dire niente, mentre Mihracu
lo seguiva con lo sguardo; era ormai da tempo che aveva una cotta per lui.
Sì, a volte
era scorbutico, stava sempre sulle sue e raramente si divertiva insieme agli altri, ma con lei era sempre stato dolce e gentile, e
con il passare degli anni, con il susseguirsi delle avventure, lei aveva
imparato a volergli bene e a vederlo come qualcosa di più di un semplice amico.
Devi smetterla di pensare a lui,
Mihracu, lui ti vede solo come un’amica. Una sorella oserei
dire, si disse tra se
la giovane sospirando.
- Scusate, esco un momento.- disse la rossa, avvertendo i compagni.
Si affrettò a
seguire Key, sperando di riuscire a parlare un po’ con lui; sapeva quanto
preferisse restare solo a volte, ma non le costava nulla provare.
Uscì dalla
porta principale e lo trovò appoggiato al muro dell’albergo, assorto nei suoi
pensieri.
Forse dovrei lasciare
perdere, pensò
indecisa.
Oh, al diavolo. si disse
poi, incurante di come lui avrebbe potuto trattarla.
- Disturbo?-
si avvicinò piano Mihracu, quasi titubante; nonostante i numerosi anni di
amicizia, si sentiva ancora in soggezione quando si trovava accanto a lui.
Key aprì gli
occhi e si voltò verso di lei.
- No.- rispose il russo, accennando un debole sorriso.
La ragazza si
appoggiò al muro accanto a lui, indecisa su cosa dire.
Oh, dannazione, perché mi deve sempre
fare questo effetto,
si rimproverò mentalmente, guardandosi i piedi; lei non era certo una di quelle
ragazze che potevano definirsi timide, ma quando si trattava di Key, quasi diventava
un’altra persona.
- È già da un po’ che ti vedo pensieroso.
C’è qualcosa che non va?-
Non era sicura
della risposta che gli avrebbe dato, forse avrebbe dovuto farsi i fatti suoi,
in fondo Key non aveva mai amato molto parlare di sé.
- Vuoi saperlo
veramente?- rispose invece lui, con sorpresa della giovane.
- S-sì… certo…
se ti va…- continuò Mihracu, senza riuscire a nascondere il suo stupore.
- Ho paura.-
Non poteva
crederci; aveva sempre creduto che le parole “Key” e
“paura” non avrebbero mai potuto trovarsi nella stessa frase.
- Di cosa? Non-non
sei obbligato a rispondermi se non vuoi.- si affrettò ad aggiungere.
Ci fu qualche
secondo di silenzio alquanto imbarazzante prima che Key si decidesse a
rispondere.
- Che la
ragazza di cui sono innamorato non ricambi i miei sentimenti.-
Il cuore di
Mihracu si spezzò, lentamente; non avrebbe mai pensato di sentir pronunciare
quelle parole da Key, il ragazzo dal cuore di ghiaccio, quello stesso ragazzo
di cui era lei innamorata.
Key era
innamorato, di un’altra.
È logico che stia parlando di un’altra
o non sarebbe venuto a raccontarlo a te, non credi? si rimproverò
Mihracu, cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire.
No, no, non posso mettermi a piangere
davanti a lui, odio essere debole. E tutto ciò significherebbe ammettere i miei
sentimenti.
Che poi, a
cosa sarebbe servito? Lui era innamorato di un’altra.
L’imbarazzante
silenzio che si era creato tra di loro fu interrotto dalla voce del prof K che
li chiamava.
- Ehi, voi
due, spicciatevi, o vi perderete la torta.- urlò loro,
prima di scomparire di nuovo dalla loro vista.
-
Sarà meglio raggiungere gli altri.- disse Key, scostandosi dal muro e
accingendosi a rientrare; Mihracu, dal canto suo, non riuscì a muoversi, era
persa nei suoi pensieri e non sentì subito le parole di Key.
-
Ehi, tutto bene?- le chiese il compagno preoccupato, posizionandosi
davanti a lei e abbassandosi per guardarla negli occhi.
- Cosa?
Sì, sì, tutto bene, tranquillo. Hai ragione, meglio rientrare.- rispose lei,
risvegliandosi e sorridendogli, cercando di nascondere le sue emozioni come
meglio poteva.
Raggiunsero
gli amici, ma la ragazza non riuscì più a divertirsi come prima; le parole che
Key le aveva detto pochi minuti prima continuavano a ronzarle in testa, senza
tregua.
Perché
le aveva detto quelle cose? Lui era sempre stato un tipo silenzioso, perché
aveva scelto proprio lei per aprirsi?
Ma in fondo non poteva fargliene una colpa, lui non poteva sapere
dei sentimenti che lei provava per il giovane.
Cerca di guardare il lato
positivo, Mihracu, in un certo senso forse ti considera la sua… migliore amica, pensò
tra sé, ma la cosa non sembrò risollevare il suo morale.
-
Scusate, vado in camera.- disse all’improvviso alzandosi, ed
attirando l’attenzione degli amici.
- La
torta non al finisci?- chiese curioso Takao, guardando
con voracità il dolce nel piatto dell’amica.
-
Takao! È già il terzo pezzo che ti mangi.- lo rimproverò Max, alzando gli occhi
al cielo.
-
Non è colpa mia se ho fame.- rispose il leader del
gruppo, arrossendo.
-
Prendilo pure.- rispose Mihracu divertita; per fortuna c’era Takao a farla
sorridere.
Per
una frazione di secondo lo sguardo della ragazza
s’incrociò con quello di Key che la stava osservando, poi uscì dalla stanza.
Il
russo la seguì con lo sguardo, preoccupato; era da quando erano rientrati dopo
la loro conversazione che era strana, cos’era successo?
Ho forse detto qualcosa che
non va? si domandò, mentre la ragazza spariva dietro le porte a
vetro della sala da pranzo.
Mihracu
entrò nella sua camera e si buttò sul letto, mentre le calde lacrime che poco
prima avevano spinto per uscire le rigavano le guance, ormai libere di scorrere.
Si
sentiva a pezzi, e lei odiava sentirsi così; era debole e vulnerabile, due
aggettivi che non le si addicevano per niente.
Ma quando il soggetto dei suoi pensieri era Key, era così che si
sentiva, come una bambina.
Tante
volte si era chiesta se mai il giovane avrebbe potuto provare qualcosa per lei,
se mai, dalla sua freddezza, il suo cuore avrebbe potuto battere per lei.
Il suo cuore batte, me non per te, rispose una vocina fastidiosa dentro di lei.
Cercò
di zittirla, ma poi si rese conto che aveva ragione; Key era innamorato
di un’altra e lei non poteva farci nulla.
Solo… vorrei tanto sapere
chi è, si
domandò tra sé, sprofondando il viso umido nel cuscino.
Bussarono
alla porta.
-
Chi è?- chiese curiosa, voltando la testa verso l’entrata della camera.
-
Mihracu sono io, Hilary. Posso entrare?- sentì la voce
dell’amica dietro la porta.
- Si, entra.- rispose la rossa, asciugandosi gli occhi gonfi.
-
Volevo vedere se stavi bene… Ma… tu stai piangendo.-
esclamò la castana sedendosi accanto a lei.
-
Mihracu, che ti è successo?- chiese Hilary, accarezzandole i capelli.
Mihracu
le buttò le braccia al collo, scoppiando a piangere di nuovo, poi, tra i
singhiozzi, le raccontò tutto.
-
Oh, tesoro, mi dispiace tanto. Avanti, non fare così. Vedrai, presto non
penserai più a lui. Ci sono tanti ragazzi al mondo, troverai quello giusto per te.- cercò di consolarla l’amica, guardandola negli occhi.
Mihracu
si passò le maniche sulle guance per asciugarle, prima di ricambiare lo sguardo
dell’altra.
-
Forse hai ragione, mi passerà.-
Dopo
qualche giorno tornarono tutti in Giappone; Mihracu non aveva più rivolto la
parola a Key, cosa che lo fece preoccupare.
Temeva
di aver fatto qualcosa di sbagliato, di averle fatto
qualcosa, e lui non avrebbe mai voluto perdere la sua amicizia, teneva troppo a
lei.
Presto
arrivò il Natale e con lui i festeggiamenti a casa di Takao; la sera della
festa tutto era perfetto.
I Bladebrackers, con l’aiuto di Nonno J,
avevano preparato gli addobbi, sparsi qua e là per la palestra, ed un enorme albero di natale che
troneggiava in un angolo, tantissimi regali facevano la loro bella figura sotto
di esso.
Insieme
ai campioni del mondo anche i componendi dei White Tiger, Lay, Mao, Gao e
Chichi, avevano deciso di festeggiare il 25 Dicembre insieme agli amici
giapponesi, così appena arrivarono, si diede il via ai festeggiamenti.
Erano
tutti elegantissimi, e quasi faticarono a riconoscersi a vicenda, abituati
com’erano a vedersi in jeans e maglietta; Mihracu indossava un’elegante
vestito nero senza spallini, un’alta cintura bianca stretta intorno alla
vita, i lunghi capelli rossi le ricadevano sulle spalle.
Si
divertirono un mondo tutti quanti insieme, Mihracu
passò quasi tutta la serata in compagnia di Rey, Lay e Mao, mentre Key se ne
restò tutto il tempo in disparte, seduto in un angolo appoggiato alla parete
della palestra, tranne in quei rari momenti in cui Takao e Max lo rendevano
partecipe delle loro conversazioni.
Forse dovrei dirgli
qualcosa. È da quando siamo tornati dalla Svezia che non ci parliamo.
si disse la giovane giapponese, osservando di nascosto il compagno.
-
Ehi, Mihracu, ci sei?- attirò la sua attenzione Lay, notando la sua assenza.
-
Cosa? Oh, sì, scusa, stavi dicendo?-
-
Stavamo parlando di quella volta in cui Mao è salita su quell’albero vicino a
casa nostra e Rey è dovuto salire per riprenderla, visto che non riusciva più a
scendere. Te lo ricordi?- ripetè il cinese, ridendo divertito al ricordo
-
E come potrei dimenticarmelo. Mao strillava come una pazza. Quante risate.- commentò
Mihracu, seguendo a ruota l’amico.
-
Già, e non era per niente divertente. Mi ero spaventata a morte.- mise il broncio la cinesina, facendo aumentare le risate degli
amici.
Rey partì a
ricordare un altro aneddoto del periodo della loro infanzia che avevano trascorso insieme,
ma Mihracu perse nuovamente il filo del
discorso, voltandosi verso Key.
Era
ancora seduto in un angolo, per conto suo, ma proprio nel momento in cui lei lo
stava osservando, lui si voltò, incrociando i loro sguardi.
La
ragazza distolse in fretta gli occhi, voltandosi verso Rey e gli altri e sperando
non l’avesse vista.
Speranza
vana; il russo aveva notato gli strani sguardi che l’amica gli aveva lanciato
per tutta la sera e continuava a chiedersi perché si limitasse
ad osservalo da lontano, senza mai avvicinarsi.
Che ti succede, Mihracu? si
domandò, distogliendo lo sguardo dalla giovane.
-
Ehi, ragazzi. Che ne dite se movimentiamo un po’ la serata?- esclamò
improvvisamente Takao, attirando l’attenzione degli amici.
-
Cos’hai in mente?- chiese Max, evidentemente
preoccupato dalle idee del compagno.
-
Gioco della bottiglia?- disse solamente il giapponese con sguardo malizioso.
-
Takao. Non siamo più dei bambini.- alzò gli occhi al cielo Rey, incredulo.
- Oh, non fate
i difficili, sarà divertente. È un gioco innocente tra amici.- commentò il
leader dei Bladebrackers, picchiettando il cinese con il gomito; aveva la
sensazione che si rifiutasse di fare quel gioco proprio a causa di una cinesina di loro conoscenza.
Il
proprietario di Driger, intuendo i pensieri dell’altro, arrossì visibilmente.
-
Dai ragazzi, accontentiamolo, o ci terrà il broncio fino al prossimo Natale.-
andò in suo aiuto Max, sedendosi paziente sul pavimento.
Con
grande stupore di tutti, dopo parecchia insistenza da parte di Takao e Max,
anche Key decise di partecipare, anche se riluttante.
La
sorte volle che fosse proprio lui il primo, e mentre Mihracu attendeva con il
cuore in gola, Key girò la bottiglia; sembrarono passare secoli prima che
decidesse a fermarsi.
Oh, no. pensò
Mihracu, mentre lo sguardo si posava su Mao, indicata dalla bottiglia.
Hilary
si voltò verso di lei preoccupata, cercando di tranquillizzarla con lo sguardo.
I
due si avvicinarono, mente lo spazio tra le loro labbra si rimpiccioliva sempre
di più, fino quasi ad annullarsi.
Prima
di posare le sue labbra su quelle della cinesina, gli occhi di Key si posarono
su Mihracu, vedendo in quelli castani della ragazza qualcosa di strano.
Quando
il contatto tra i due fu definitivo, per Mihracu fu come una pugnalata al
cuore.
- Mica male.- commentò Takao, quando gli altri due si furono
allontanati l’uno dall’altra.
-
Idiota.- lo rimproverò Hilary, colpendolo in testa.
-
Ahi! Ma che ho detto?- esclamò il giapponese senza
capire.
Il
gioco proseguì, prima fu il turno di Hilary e Max, poi Rey e Mao.
- Ma non arriva mai il mio turno?- si lagnò Takao, mentre
tutti alzavano gli occhi al cielo; nessuno si stava divertendo particolarmente.
-
Scusate, esco un attimo.- disse all’improvviso
Mihracu, prendendo il cappotto e uscendo.
Fuori
nevicava, e faceva un gran freddo, ma Mihracu lo preferiva
di gran lunga, piuttosto che vedere Key baciare le altre.
Chissà
se era una di loro la ragazza di cui era innamorato.
Ah, smettila di farti del
male, la
rimproverò la vocina dentro di lei, mentre si stringeva ancora di più nel
cappotto per ripararsi dal freddo.
Alzò
gli occhi al cielo; adorava osservare la neve, vederla scendere e fiocchi
piccoli e grandi.
Avrebbe
voluto essere un fiocco di neve in quel momento, per non pensare, per non
soffrire, solo volteggiando nell’aria, leggera.
- Ehi,
fa freddo qui fuori.- esclamò una voce accanto a lei.
Mihracu
fece un balzo all’indietro, voltandosi poi verso colui che
aveva parlato: Key.
-
Scusa. Ti ho spaventata?- le chiese, sorridendo.
- Sì che mi
hai spaventata. Sei impazzito?- proruppe la giovane,
sgranando gli occhi.
-
Scusami.- rispose il giovane, ridendo divertito.
Era
bello mentre rideva, sarebbe stata ore a fissarlo.
Il
silenzio calò tra di loro; perché devo
sempre ritrovarmi in questi imbarazzi quando sono con lui? si chiese Mihracu, puntando gli occhi a terra, osservando il
panno di neve candida davanti alla casa.
- Come
mai sei uscita?- le chiese improvvisamente Key, quasi spaventandola di nuovo.
- Avevo
bisogno di un po’ d’aria. Poi era una gioco noioso.- concluse la ragazza mettendo il broncio, cercando di non far
capire i suoi reali motivi.
- Concordo.
Ma Takao è il padrone di casa, non potevamo non
accontentarlo.- rispose il giovane, accennando un’altra risata.
Ancora
silenzio, mentre il russo perdeva lo sguardo tra i fiocchi di neve.
-
Adoro la neve. È rilassante, non credi?-
-
Sì, è vero.-
-
Anche se forse io sono un po’ di parte avendo vissuto tanti anni in Russia.-
continuò il blader, facendo sorridere la compagna.
Mihracu
cominciava a farci l’abitudine a quei momenti di silenzio, in fondo le piaceva
restare lì, da sola con Key a guardare la neve.
- Ricordi
quello di cui ti ho parlato qualche giorno fa in Svezia?- riprese Key, senza
distogliere lo sguardo dal cielo.
-
S-si, certo.-
Come potrei dimenticarlo? pensò
Mihracu, mentre il suo cuore perdeva un battito.
-
Bè, in questi giorni ci ho pensato molto. Non potrò
mai avere una risposta ai miei pensieri se non mi butto, se non faccio qualcosa
per tenere legata a me la persona che amo.-
-
E… e cos’hai… intenzione di fare?- chiese la giovane con voce rotta; ad essere sincera non le importava, ma da un lato voleva
sapere, voleva conoscere le sue intenzioni, voleva sapere chi era quella che
aveva rubato il cuore al ragazzo che lei amava.
Poi
successe tutto all’improvviso, senza che Mihracu si rendesse conto di cosa
stava accadendo; Key mise un braccio intorno alla vita della giovane, prima di
avvicinarsi alle sue labbra e baciarla dolcemente, lasciandola immobile e sbigottita.
Mihracu
non poteva crederci; quello che sognava ormai da anni si stava realizzando.
Key
la stava baciando, delicatamente e con passione, modellando le sue labbra a
quelle morbide di lei.
Questo significa…
Il
pensiero fu interrotto dal giovane che si allontanò, guardandola, e notando
finalmente le lacrime che uscivano dai suoi bellissimi occhi castani.
- Ehi,
che c’è? Ho fatto qualcosa che non va?- chiese Key sorridendo.
-
N-no. Tu… tu non centri. Non so cosa mi sia preso. Scusa, non volevo piangere,
è solo che… quando mi avevi detto di essere innamorato di qualcuno, io…-
balbettò la blader, senza sapere bene cosa dire.
-
Sssh…- la zittì semplicemente lui, posandole un dito sulle labbra.
Poi
le si avvicinò di nuovo per riprendere quel bacio
interrotto poco prima.
Mihracu
avrebbe voluto che quell’istante non finisse mai, ma quando lui si allontanò di
nuovo, ne fu felice.
-
Sai qual è la mia paura invece?- potè finalmente dire lei.
-
Quale?-
-
Quella di svegliarmi e di scoprire che è tutto solo un bellissimo sogno.-
-
Non succederà. Te lo prometto.-rispose Key, sorridendo divertito, prima di
abbracciarla forte.
Rimasero
fuori ancora per parecchio tempo, abbracciati, a parlare e a fissare i fiocchi
di neve che continuavano a scendere; ormai i loro silenzi non erano più così imbarazzanti.
Quando
rientrarono trovarono i loro amici intenti a
chiacchierare, forse non si erano nemmeno accorti della loro assenza.
-
Ehi, vi siete stancati di giocare?- chiese Key; dopo aver chiarito con Mihracu,
aveva addirittura voglia di chiacchierare.
- Non
era più così divertente.- rispose Takao, sollevando le spalle.
- Solo
perché non è mai toccato a te.- lo prese in giro Rey,
facendo ridere i presenti.
La festa
riprese e continuò in modo fantastico; appena Mihracu riuscì per un attimo a
liberarsi di Key, e a lasciarlo tra le grinfie di Takao e Max, corse da Hilary
per raccontarle quello che era successo.
- Quindi la ragazza di cui era innamorato eri tu?- domandò lei
incredula.
-
Proprio così.- rispose l’amica euforica.
-
Io l’ho sempre detto che Key è un tipo strano.- commentò la castana, facendo
ridere l’altra.
La
mezzanotte arrivò in fretta e, tutti stanchi dalla lunga serata, decisero di
tornare a casa, dandosi appuntamento per i giorni successivi.
Key
riaccompagnò Mihracu, baciandola poco prima che lei entrasse.
-
Buona notte.-
-
Buona notte.- rispose lei con gli occhi che brillavano.
Arrivata
in camera, si gettò letteralmente sul letto, affondando il viso nel cuscino; la
gioia era talmente tanta che non sapeva nemmeno lei come definirla.
Non posso credere si essere
stata gelosa di me stessa, pensò divertita, trattenendo una risata, prima di infilarsi
sotto le coperte.
I giorni
passarono e con loro arrivò l’anno nuovo; raramente Key e Mihracu erano riusciti a vedersi da soli, così uno dei primi giorni di
Gennaio, il russo le propose di andare a casa sua.
-
Voglio mostrarti il mio mondo.- le aveva detto.
- Vediamo…
numero numero numero… numero 12… mmmh, dovrebbe essere
questa.- disse tra sé e sé la ragazza, cercando la casa del giovane.
Appena
individuò il luogo, un’espressione di stupore si dipinse sul suo volto;
un’enorme e maestosa villa s’innalzava davanti a lei.
Si
avvicinò piano al grande cancello, suonando il campanello che si trovava sulla
sinistra; dovette attendere solo pochi secondi prima che il maggiordomo facesse
la sua comparsa.
-
Prego signorina. Il signorino Key la sta aspettando.- si rivolse a lei gentile
l’uomo.
Mihracu lo
segui attraverso il grande giardino, senza fare a meno di sentirsi piccola piccola in tutto quel lusso.
Solo
quando entrò nell’ingresso si rese conto che l’esterno
a confronto non era niente; sulla sinistra il quadro di un uomo giovane con i
capelli castani e vestiti eleganti, faceva bella mostra sulla parete, sulla
destra quello di un uomo abbastanza avanti con l’età, con lunghi capelli grigi
e un’espressione severa.
Lei
conosceva quell’uomo; l’avevano incontrato qualche anno prima, ad uno dei tanti campionati del mondo di Bey Blade.
Hito.
- Ehi,
ciao, sei arrivata.- l’accolse Key, scendendo la
scalinata davanti a lei e avvicinandosi per baciarla.
- La
tua casa… è immensa.- riuscì solo a dire Mihracu, dopo che lui si fu
allontanato.
-
Non posso lamentarmi.- rispose l’altro ironico, ridendo.
- Lui
lo conosco.- continuò poi la ragazza, indicando il ritratto di nonno Hito con
disgusto; non lo avrebbe mai perdonato per quello che aveva fatto a Key tanti
anni prima.
- Ma l’altro?- chiese indicando poi il quadro di sinistra.
-
È mio padre.- rispose serio, prima di cambiare subito argomento.
-
Vieni, ti faccio vedere il piano di sopra.-
-
A me è bastato tutto questo.- rispose la blader fingendosi preoccupata, e
facendolo sorridere.
Stavano
per salire le scale, quando una voce femminile chiamò Key da quella che secondo
Mihracu era la cucina.
Lo
guardò senza capire, chiedendosi perché, di grazia, una ragazza di cui non
conosceva l’identità stava cercando di attirare l’attenzione del suo ragazzo.
Lui
la guardò sorridendo, notando la sua espressione preoccupata.
-
Non preoccuparti, è mia sorella.-
-
Tua… tua sorella?- domandò lei retoricamente, senza capire.
-
Già, una vera scocciatrice.- rispose alzando gli occhi al cielo.
-
Da quando tu hai una sorella?- insistette Mihracu, sgranando gli occhi; si
conoscevano ormai da 4 anni, ma non aveva la più
pallida idea che lui avesse una sorella.
D’accordo che non è mai
stato uno molto aperto, ma addirittura nasconderci una
sorella,
pensò ancora incredula la rossa.
-
A dire il vero non è proprio… mia sorella. Sorellastra piuttosto. Per parecchi
anni ha vissuto in Russia, ma ora mio padre ha avuto la brillante idea di farla
vivere qui con me.- rispose, accingendosi a scendere
di nuovo le scale.
Mihracu
tirò un sospiro di sollievo; in fondo la spiegazione
l’aveva soddisfatta.
- Cosa vuoi, Kate?- rispose finalmente Key, un pò scocciato.
- Puoi venire un attimo?- rispose la voce da un’altra stanza
- Tu mi hai
chiamato e tu vieni qui.- rispose alterato il blader.
Una
ragazza sui 15 anni uscì altrettanto scocciata dalla
cucina; era carina ed aveva un’espressione molto simile a quella del fratello.
-
Senti Key, questa sera…- iniziò, ma lasciò la frase in sospeso quando si rese
conto della presenza di Mihracu.
- Mihracu,
questa è mia sorella Kate. Kate, questa è Mihracu, la mia ragazza.- fece le
presentazioni Key.
- Così
tu sei la famosa Mihracu. Key mi ha parlato molto di te. Ma sbaglio o non è la
ragazza dell’altra sera, fratellone?-
-
S-scusa?- esclamò Mihracu sgranando gli occhi, prima di fissare Key.
- Ma che diavolo… Kate, dacci un taglio. Dimmi cosa vuoi e poi
tornatene de dove sei arrivata. Fosse per me torneresti
in Russia con il primo volo.- disse il giovane alterato dalle parole della
sorella.
-
Volevo solo dirti che stasera esco, quindi non aspettarmi per la cena.-
-
Fai come ti pare. E ora sparisci.-
-
Ok, ok, non ti scaldare. Comunque tu sei più carina
dell’altra.- aggiunse poi, rivolgendosi a Mihracu che ancora la fissava a bocca
aperta.
-
Vattene!- sbottò Key, arrabbiato.
Kate
rivolse un sorrisino beffardo all’ospite, prima di ritirarsi nuovamente in
cucina.
-
Non starla a sentire. Fa sempre così. Credo che sia gelosa.- cercò di
tranquillizzarla lui, sollevando una mano come a scacciare un moscerino.
Salirono
in camera e Key chiuse la porta dietro di sé; Mihracu continuava a stare in
silenzio anche mentre entrava nella stanza.
-
Ehi, tutto bene? C’è qualcosa che non va?- chiese preoccupato
guardando la ragazza.
- Niente…
solo… tua sorella ha parlato… di… una ragazza…- rispose lei titubante.
Odiava
dubitare di lui, ma Kate le aveva messo la pulce nell’orecchio.
- Ma non c’è nessun’altra ragazza. È un’invenzione di mia
sorella per farti scappare.- disse Key serio.
Mihracu
non rispose.
-
Non ti fidi di me.-
Non
era una domanda, glielo leggeva negli occhi; Mihracu non osava guardarlo in
faccia.
Il
giovane la fissò per un po’, poi le si avvicinò,
abbracciandola e guardandola negli occhi.
-
Mihracu, non ci potrebbe mai essere nessun’altra nella
mia vita. Io ti amo e non potrei mai tradirti.-
Lo
guardò con le lacrime agli occhi, felice di sentirgli pronunciare quelle
parole, poi gli gettò le braccia al collo.
- Oh,
Key, mi dispiace. Sono una stupida.- disse affondando il viso nel suo ampio
petto.
-
Ho solo una paura matta di perderti, non volevo farti credere di non fidarmi di
te.-
- Non
mi perderai, Mihracu. Perché ti
amo.- ribadì il concetto il blader.
Era
così strano per lui dirlo, che voleva essere sicuro che lei avesse capito.
- Anche io ti amo.- rispose lei guardandolo negli occhi, dopo
un momento di silenzio.
Key
si abbassò verso di lei e la baciò appassionatamente, facendola stendere sul
letto.
Presto
le barriere tra loro sparirono, e continuarono senza fermarsi, senza sentire
nulla, e senza pensare a nulla.
Entrambi
pensavano solo al fatto che si amavano.
I
giorni passavano, e i due ragazzi ormai non riuscivano più a fare a meno l’una
dell’altro, nonostante i continui tentativi di Kate di separarli.
Ma
entrambi sapevano che niente, e nessuno, poteva più
separarli.
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Ciaaaaaaaaaaaaaaaaoooooooooooooooo
a tuttiiiiiiii!!! ^^
Lo
so, lo so, ultimamente mi sono fissata con Bey Blade, ma che posso farci??? :P
Soprattutto
che posso farci se la figaggine di Key nell’ultima serie (che sto riguardando
in questo periodo) ha risvegliato la mia voglia di parlare di lui??? *ç* Comunque sia, sarò sincera… questa FF è
STRAAAAAAAAAA vecchia!! Avrà…. Bè, una decina d’anni sicuro!!
XD per questo ho deciso di riscriverla in modo
decente, visto lo schifo che era prima. XD Indi per cui… perdonatemi il “gioco
della bottiglia”. -.- come ho appena detto l’ho scritta che avevo 13, al massimo 14 anni, quando sto gioco andava di moda! XD
ed era giocato con trepidazione da noi giovani ragazzine! XD Pertanto, anche se
ho cambiato la forma, ho deciso di lasciare intatta la storia di base. Spero
comunque possa piacere. ;)
Aspetto
tanti tanti tanti commenti!! ^^
Almeno
qualcuno.. XD
Un
bacione a tutti!! ^^
Cicci
12