Absinthe
Maggio 1869
"Enomoto-san, posso chiedervi
cos'è?"
Enomoto gli dedicò l'ombra di un sorriso da sotto i
baffi neri, portati alla moda occidentale, e posò sul tavolo da
pranzo un vassoio d'argento: due piccoli calici calibrati tre a dieci
sormontati da cucchiai bucherellati, una caraffa di ceramica di Gion
e una ciotolina di zollette di zucchero.
"Un distillato con
la quale molti degli uomini qui ad Ezo si sono incapricciati,
Hijikata-san" rispose, paziente, posizionando un cubetto bianco
su ogni cucchiaio " E sono certo che ne avete sentito parlare da
Buryune-San e gli altri."
Hijikata scrollò
le spalle, vago.
Le barriere della sua mente si stavano
aprendo, giorno dopo giorno, facendovi fluire attraverso i suoi nuovi
compagni d'arme immagini di luoghi lontani che lui mai, mai aveva
pensato di poter vedere.
Il riverbero del sole sulla neve bianca
dava forma a ricordi -Chizuru, che si sbottonava la camicia per
offrirgli il sangue demoniaco, e Kondou-san che rivedeva in ogni
volto che incrociava per strada- e a dipinti sfocati che la sua
fantasia poteva solo sfiorare.
Fotografie, come le uniche due che
aveva scattato in trentaquattro anni di vita.
Metropoli grigie di fumo e
di nebbia.
Pietra, ferro, vetro, ghiaccio.
Goccia a goccia,
come l'acqua gelata che Enomoto versava sulla zolletta, facendo
divenire opaco ciò che in origine brillava come un diamante.
Quando si erano spalancate le porte
agli occidentali? L'ultima volta che si era guardato indietro, il
regime Tokugawa li aveva banditi e relegati. Ma, ah, già:
combattevano per ciò che non aveva più ragione di esistere.
Per
quel che non era altro che macerie e cuori dilaniati.
"Provate", si sentì dire, ed
accettò distrattamente il bicchiere che gli veniva offerto.
Non
reggeva affatto l'alcool, non aveva mai bevuto e forse come Rasetsu perdere
il controllo poteva essere un rischio, ma si stupì nello scoprire che
non gli importava.
Io sono
l'impero alla fine della decadenza.
*Note [per 310 parole]:
Jules
Brunet [pronuncia Buryuneブリュネ ]: un uffuciale francese, secondo in
comando rispetto ad Ootori. Praticamente, il diretto superiore di
Hijikata.
Enomoto Takeaki: Vabbè, io spero che ve lo ricordiate ma lo ricordo lo stesso. Quest'omino simpatico e baffuto della seconda stagione :3
La citazione finale è di Languore, di Verlaine -1884, ma voi mi perdonerete per uno scarto di vent'anni, sì?
Gli
anni dell'assenzio, dei poeti maledetti, di Verlaine e di Rimbaud sono
più o meno gli stessi della Boshin War e della repubblica di
Ezo. Ed è un guaio quando un'autrice malata se lo ricorda.