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Autore: Ashtart    09/01/2013    2 recensioni
Fu il suono dei tacchi che battevano contro il bianco pavimento di pietra – così familiare eppure così remoto – ad annunciare il suo arrivo, ancor prima del suono della sua voce.
William si rese conto di essere nervoso. Si rese conto che l’udire quel tono di voce, così tremendamente e insopportabilmente squillante, gli era mancato più di quanto avrebbe mai ammesso.

[Grelliam]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'Grelliam love.'
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A lady to die for 


 
 
 
“Chiamate Sutcliffe.” Le parole del moro riecheggiarono attraverso lo spoglio ufficio.
“Ma, William, Grell non…” Tentò di obiettare Ronald.
“Non mi sembra che abbiamo altra scelta. Siamo seriamente a corto di agenti – onestamente, io stesso mi sono ritrovato a dover scendere in missione insieme a voi – e Sutcliffe ha lavorato sul campo in passato. Sarà perfettamente in grado di assolvere a determinate mansioni.” O almeno così sperava.
“…come preferisci.”
 
Non vedeva Grell da parecchi anni. Aveva altri compiti, al momento – come si confaceva alla sua persona – e il moro non aveva mai voluto andare alla sua ricerca, anche se sospettava che gli sarebbe bastato scendere giù all’ingresso per trovare Sutcliffe nell’atto di chiacchierare futilmente con un paio di segretarie.
 No, in realtà aveva evitato l’incontro con tutto se stesso, senza sapere nemmeno il perché. Non gli servivano altre seccature, si diceva. Ora che la causa principale di queste ultime l’aveva abbandonato, non vedeva perché andarsele appositamente a cercare.
 
Non era esattamente quello, il motivo.
 
La verità era che aveva paura: paura che il Grell Sutcliffe che aveva conosciuto non esistesse più. Non l’avrebbe mai ammesso, ma da quando Grell, con una timidezza non da lui, aveva annunciato che era finalmente riuscito a mettere insieme i soldi per quell’operazione, nel suo cuore aveva albergato una sottile ma persistente ansia. E se insieme al suo corpo fosse mutato anche il suo essere? E se non avesse più riconosciuto la persona che si sarebbe trovato davanti?
Ma perché si faceva tanti problemi, poi?
“Non la trovo, sempai. A quanto pare oggi è libera.”
Il moro si ritrovò ad imprecare tra se. Era ovvio. Le segretarie non erano impegnate come lo erano loro agenti, quindi era logico che avessero qualche giorno di ferie in più.
“Chiamatela. A casa.” Sputò quel femminile sentendolo estremamente scomodo. Non ci si sarebbe mai potuto abituare, pensò.
“D’accordo, William, calma.” Sollevò un sopracciglio Eric, estraendo il proprio cellulare dalla tasca dell’uniforme e uscendo dall’ufficio per telefonare alla rossa.
“Fingerò di non aver notato l’uso di un telefono cellulare sul luogo di lavoro.” Lo riprese questi mentre il biondo imboccava la porta.
 
 
Grell varcò le porte del Dipartimento, fischiettando. Non avrebbe lasciato il proprio divano se Eric non le avesse detto che era stato il suo Will a chiedere espressamente di lei, dopo tutti quegli anni. Stirò con le dita le pieghe della camicetta, e si accertò che i capelli – che aveva legato in una coda di cavallo – fossero ancora a posto. Avrebbe voluto recarsi immediatamente dal moro, ma si trattenne al piano terra, riflettendo. Perché vero era che era stato lui a chiamarla, ma era anche vero che l’aveva completamente ignorata per gli ultimi… quanti, dieci anni? E che aveva lasciato che la rinchiudessero a compilare moduli e sbrigare pratiche in un ufficio pieno di ragazzette scialbe, come se avere un paio di tette l’avesse automaticamente privata dei requisiti necessari a lavorare sul campo – dannato maschilismo. Insomma, lei era una lady, ma era anche stata una dei migliori mietitori della loro sezione, a suo tempo. Non c’era ragione per cui la dovessero declassare a segretaria. Sbuffò e si avviò ai piani superiore.


Fu il suono dei tacchi che battevano contro il bianco pavimento di pietra – così familiare eppure così remoto – ad annunciare il suo arrivo, ancor prima del suono della sua voce, spesa a salutare tutti i vecchi colleghi. William si rese conto di essere nervoso. Si rese conto che l’udire quel tono di voce, così tremendamente e insopportabilmente squillante, gli era mancato più di quanto avrebbe mai ammesso. Si alzò e uscì dall’ufficio, occhieggiando alla scarlatta figura, non potendo fare a meno di studiare il modo nuovo in cui il tessuto della camicia si tendeva sul seno ben proporzionato. La rossa si voltò a guardarlo e s’illuminò: “William! ~” urlò,correndogli incontro e abbracciandolo stretto. “Oh, il mio Will! Mi sei mancato così tanto! ~”
William si concesse di cedere a quel contatto per un istante appena, poi la allontanò bruscamente. “Vedo che non sei cambiata, Sutcliffe.”
“Nemmeno tu, Will caro. ~” Grell gli fece l’occhiolino e gli soffiò un bacio.
“Piantala, Sutcliffe, e seguimi. Siamo già in ritardo per la raccolta.”
“Oh, William, sul serio vieni con me? ~” Il rosso – no – la rossa gli indirizzo uno dei suoi sguardi estasiati. “Che meraviglia, sarà tutto come ai vecchi tempi! ~”
William si limitò a sbuffare piano e a farle cenno di seguirlo, ritrovandosi a sforzarsi per trattenere un sorrisetto.
“La mia bambina sarà fuori allenamento, dopo tutto questi anni. ~”
Sarebbe stato davvero tutto come ai vecchi tempi.

 
 
 
 
 
 
 
 

 


Angolo fossa buia dell’autrice:

Questa roba nasce da una conversazione avuta qualche tempo fa. *ciao ciao, Bea :D*
In genere ho delle riserve verso Grell donna, perché a volte non mi piace com’è resa. Grell è Grell, non la-perfetta-mogliettina. Grell è un sadico, folle, masochista, sanguinario, perverso, brioso, rompiscatole semidio. E continuerebbe ad esserlo anche con un paio di tette al carico. Punto.
  
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