Mancavano ormai pochi minuti all'inizio della cerimonia: mi guardai allo
specchio e mi sistemai il nodo alla cravatta, tradendo un tremolio emozionato.
Era da tanto che aspettavo quel giorno e finalmente era arrivato: si erano
riuniti per noi tutti i nostri amici e parenti, anche i più lontani, per
imprimere nella memoria quel momento così importante nella vita di entrambi.
Diedi un ultimo sguardo al riflesso nello specchio, dopodiché mi sforzai di
guardare altrove. La tenda bianca che mi ospitava era stata attrezzata con tutti
i comfort necessari: pettine, gel, dopobarba e profumo da uomo molto costoso.
Ma il mio nervosismo non si concesse pace e sbirciai nuovamente la mia
immagine nell'attrezzo ovale che mi stava di fronte con ancora più perplessità:
una nuova figura però catturò la mia attenzione, un'ombra bianca alle mie
spalle che notai solo grazie all'ausilio dello specchio e che mi fece
sussultare.
"Sophie!" mi voltai immediatamente con occhi sbarrati
"Che...che ci fai qui?" non potei fare a meno di squadrarla da capo a
piedi e di constatare quanto fosse bella in abito da sposa: il suo vestito era
lungo e semplice, così come la sua chioma bionda sciolta sulle spalle e il suo
trucco appena accennato.
"Shhh!" portò un dito sulla mia bocca e
mi sorrise "Non resistevo, ero troppo curiosa di vederti" mi osservò
compiaciuta anche lei "Stai benissimo"
Il suo commento gentile mi fece arrossire parecchio "Ma...sai che
porta sfortuna vedersi prima? Perché non..." ammutolì i miei balbettii
impacciati con un lungo bacio.
"Mi piaci, sposo" le sue parole non fecero altro che farmi
increspare le labbra in un malizioso sorriso.
"Davvero?" non riuscii a trattenermi e presi a baciarla sul
collo, mentre lei mi stringeva i capelli.
"Sai, mi sei sempre piaciuto senza quello stupido capello" confessò
sinceramente, adagiando il suo corpo sul tavolino in legno alla nostra destra e
attirandomi a sé con la cravatta.
Sbuffai "Ma che dici?" mi portai istintivamente una mano sulla
testa, ma per tutta risposta la ragazza ne approfittò per liberarmi dalla giacca
nera.
"Sophie..." sussurrai con ardore, mentre le mie mani non si
arrestavano e tendevano lussuriose verso le sue gambe ormai scoperte "Non
dovremmo...sai..."
Ma in un istante il nodo alla cravatta fu allentato e i primi bottoni
dell'immacolata camicia bianca sbottonati "Ti amo, amore mio"
"Ti amo anch'io, ma..." scoppiai a ridere, mentre cercava di
provocarmi aggrovigliando le gambe attorno al mio bacino "Per favore, non
rovinarmi la reputazione di bravo ragazzo: la stai mettendo seriamente a rischio"
Rise anche lei, cercando di alzarsi e vedendo i suoi tentativi ostacolati
dai miei continui baci impazienti "Sei sempre il solito, Kaku"
Una volta che fummo in piedi, posò delicatamente la testa sul mio petto e
si strinse tra le mie braccia, ammirando la nostra immagine allo specchio
insieme a me "E' davvero un bel ritratto, non trovi?" le chiesi con
dolcezza, passandole una mano tra i capelli.
Lei sospirò, poi improvvisamente sciolse l'abbraccio e prese il mio volto
tra le mani "Promettimi..." incalzò seria "Promettimi che mi
resterai accanto qualunque cosa succeda, che sarai con me ed Eleanor nel bene e
nel male, che chiuderai i battenti alla violenza e tornerai a fare il
carpentiere qui a Kodama" esitò, i suoi occhi
nei miei "Ti rendeva così felice...ristruttureremo l'officina di tuo padre
e vivremo di cose semplici, come abbiamo sempre fatto...promettimelo prima di
salire sull'altare, Kaku"
I miei pensieri andarono in tilt per un attimo: la mia esperienza nelle
forze governative mi aveva insegnato tanto, mi aveva fatto fare cose orribili
per poi farmi capire che tutto era sbagliato, che nella vita tutto è fugace e
precario, che in un momento puoi trovarti all'apice del successo e il secondo
successivo ritorni in profondità, nel fallimento, a rischiare di perdere le
cose più importanti.
Ma qual era per me la cosa più importante? Gli occhi esigenti e preoccupati
che mi stavano di fronte erano la risposta.
Sophie, come avrei potuto dirti di no? In tutte le vittime che mi ritrovavo
a sacrificare, temevo di ammazzare e far fuori per sempre il ragazzino di cui
tanto tempo fa ti sei innamorata, ho creduto più volte che non esistesse più
questo fantomatico e contraddittorio me stesso, che mi stessi giocando tutto
pur di avanzare nella mia irrefrenabile lotta contro il mondo intero.
Ma niente e nessuno ha cancellato noi, amore mio, nemmeno l'acqua di Water
Seven ha saputo lavar via il ricordo di te e di questo cuore che ti è sempre
appartenuto.
"Te lo prometto" conclusi con felicità, al che la ragazza mi
abbracciò contenta e mi baciò di nuovo.
"Ora devo andare" si congedò poco dopo "Tua madre mi
ammazzerà quando scoprirà che sono venuta da te"
"Ci vediamo all'altare allora" lasciai con rammarico la sua mano,
consapevole che quando l'avrei ripresa sarebbe stata la mano di mia moglie.
Al pensiero, mi rallegrai: stava succedendo davvero.
Feci un respiro profondo e mi decisi a varcare la soglia della chiesa con
le mani che mi sudavano, pensai probabilmente di star affrontando l'ennesima
battaglia e quindi raccolsi tutto il mio coraggio. Ma non appena
attraversai il corridoio, mi sentii immediatamente rinfrancato: a destra mia
madre in lacrime, commossa forse dal grande passo che si apprestava a fare il
suo primogenito; accanto a lei mia sorella Kyoko
sorridente e radiosa, la quale mi scoccò un occhiolino d'assenso; e seduta
in un piccolo angolino mia figlia Eleanor che reggeva soddisfatta le fedi su un
cuscinetto bianco e rosa come il suo vestito, la quale mi sussurrò affettuosa
un "Ti voglio bene" tra il silenzio.
Feci guizzare lo sguardo a sinistra, dove lo spettacolo era più o meno
simile: primo tra tutti spiccava Rob Lucci in giacca
grigia, che indugiò sui miei passi impassibile ed inespressivo; accanto a lui Jabura e Califa mano nella mano,
il primo a sbraitare contro Lucci perché non l'aveva ancora perdonato per la
questione di Gatherine, la seconda a sospirare a
causa delle delicatezze del compagno e a guardarmi con affetto; poi Fukuro che cercava di zittire Kumadori
per il suo incessante parlare della propria madre defunta; infine Blueno che si limitò a rivolgermi uno sguardo compiaciuto.
Voi: la mia forza, la mia motivazione, la mia spinta ad andare avanti.
Presi postazione agitato, ma anche rassicurato e, quando entrò Sophie, i
nostri occhi s'incontrarono e non poterono mascherare una nota divertita di cui
soltanto noi potevamo conoscere la ragione.
Accanto a lei mio fratello Milo, il quale si era offerto volontario di
accompagnarla con un grande sforzo emotivo, dato che nei miei confronti si era
sempre imposto di mostrarsi competitivo e polemico "Tutta tua, sapu-Kaku" mormorò al mio orecchio, mentre baciavo la
fronte della ragazza e le sorridevo con gioia.
Annotai mentalmente di ringraziarlo: dopotutto, non era da lui indossare
completi eleganti e comportarsi bene e il fatto che il giorno del mio
matrimonio rappresentasse un'eccezione, mi lusingava.
Tutto andò alla perfezione, filando liscio ed intenso come il pianto di mia
madre e, quando giunse il turno di Eleanor, la incoraggiai felice: la piccola
fece piccoli passi verso noi e ci porse le fedi con aria solenne.
E dal momento in cui gli anelli presero posto sulle nostre dita, non ci fu
più un numero a regolare le sorti della mia vita, ma una parola: una parola
semplice, breve e concisa, una parola che pronunciai con convinzione e di cui
non mi sarei mai pentito, una parola che ci avrebbe accompagnati tutti i santi
giorni e sarebbe diventata la nostra risposta preferita al tempo trascorso
insieme, una parola che, inevitabilmente, avrebbe suggellato il patto perfetto
per l'eternità.
Sì. Mille volte sì. ©
E
così finisce definitivamente “Ventitré”! Ero scettica sull’inserire o meno
questa parte del matrimonio, ma dopo aver partecipato a quello di mia sorella
mi sono decisa a scriverlo: paradossale, ma ci pensavo proprio il giorno stesso
della cerimonia xD E contando che sto parlando del 27
ottobre, vi faccio capire come la conclusione di questa storia fosse già ben
fissata nella mia mente da diversi mesi: il problema, come sempre, è il tempo
che richiede il mettere le idee a poco a poco nero su bianco.
Ma
spero che questo finale, come tutta la storia, sia stato di vostro gradimento e
vi ringrazio di vero cuore per avermi seguita! Soprattutto te, Archi!
Ci
sentiamo alla prossima, qualora lo vogliate ;)