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Autore: hellvalentine    10/01/2013    0 recensioni
- "Ci aspetta una tourné mondiale! Apriremo per i Bullet For My Valentine ragazzi!" urlò il ragazzo, con un enorme sorriso stampato sul viso.
Uno stupore generale piombò nella nostra saletta prove, ammutolendoci.
Mi cadde improvvisamente la sigaretta dalle labbra prima di scoppiare in una risata nervosa.
Non potevo e non volevo credere che io, una musicista qualunque, avrei solcato gli stessi palchi dei miei idoli più grandi accompagnando i Bullet in tour. -
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 – HER VOICE RESIDES

 

 

"Guarda, loro sono i ragazzi che apriranno i concerti del nostro tour mondiale" esclamai facendo scorrere le foto sullo schermo del Mac con Charlotte al mio fianco.

"A me quella con quei grandi Ray-Ban da vista sembra una ragazza, veramente." puntualizzò lei, puntando il minuto dito verso lo schermo a indicare quella figura più bassa del gruppo.

Effettivamente aveva dei lineamenti troppo dolci per essere un metallaro cazzuto.

Sorrisi, scuotendo appena il capo per poi posarle un dolce bacio sulla guancia.

"Devi sempre correggere tutto tu?" le chiesi con tono divertito, richiudendo successivamente il computer.

Lei rise. "Certo, non è forse per questo che ti sei tanto innamorato di me?".

Feci una buffa smorfia in sua direzione, lasciando successivamente che mi baciasse teneramente le labbra.

Successivamente mi alzai da quel comodo divano, scuotendo appena i lunghi i capelli per poi raccoglierli in una morbida coda di cavallo.

"Dove devi andare Matt?" mi chiese lei con un tono di voce improvvisamente spento, triste.

"Mi aspettano tre ore di viaggio per arrivare a Londra, amore. Dobbiamo incontrare il gruppo e illustrare loro il tour" spiegai, avvicinandomi velocemente ad afferrare il mio pesante giubbotto in pelle.

Lei mi guardò storto per qualche secondo, lasciandosi andare ad un lungo sospiro, quasi esasperato.

"Quando tornerai?" chiese.

"Non lo so."

"Non.. non lo sai?" continuò, con voce più che addolorata.

Mi avvicinai a lei, lasciandomi scappare un piccolo sospiro. Odiavo lasciarla sola, ma la musica era il mio lavoro, nonché la mia vita. Mi inginocchiai innanzi a lei, prendendo tra le mie mani le sue.

"Sai che vorrei stare più tempo con te e con Evann, lo sai benissimo. Giuro che passati questi giorni a Londra torno da te per un po' prima di cominciare il tour" dissi, per farla calmare invano.

"Giorni?!?" disse lei con fare sconcertato, rialzandosi velocemente dal divano, tanto da farmi quasi cadere a terra. "Matt io non ce la faccio più. Evann ha bisogno di te più che mai ed anche io, a dirla tutta. E' opprimente averti così poco in casa, quando la smetterai e starai con noi, eh?".

La mia pazienza stava per oltrepassare il limite. L'amavo, è vero, amavo il nostro bambino più della mia stessa vita, ma quando aveva accettato di diventare la mia ragazza, anni fa, sapeva quali erano i miei sogni e le mie ambizioni. Oltre la famiglia avevo un lavoro e un sogno da mantenere che andava oltre qualsiasi cosa. Ero un egoista del cazzo? Probabile, ma la vita, come le varie decisioni, erano mie.

"Charly ti prego, ne abbiamo già parlato.." dissi io, nel vano tentativo di smorzare sul nascere una litigata.

"No Matt, non ne abbiamo già parlato. A dire il vero non ne abbiamo mai parlato! Tu hai sempre e solo avvisato o imposto il tuo volere, io mi sono stancata! Non era così gli anni passati.."

"Non era così perché non avevo il successo che ho adesso, non era così perché non ci eravamo ancora affermati! Sono riuscito a realizzare uno dei miei sogni più grandi Charly, perché non mi supporti?!"

Lei sospirò. Aveva gli occhi lucidi.. Era così palese il suo sforzo per trattenere le lacrime.

"Evann tornerà dalla nonna alle cinque.. Ti faccio chiamare per cena." sussurrò con voce afflitta, allontanandosi successivamente dal divano. Scossai il capo, quasi incredulo.

Avevamo discusso per una stronzata, ancora. E se c'è una cosa che odio è litigare per motivi così futili.

Afferrai distrattamente le chiavi della mia macchina e mi allontanai lentamente da casa, non prima di aver sussurrato tra i denti stretti un lieve "ciao", nonostante il nervosismo che m'aveva pervaso in quegli istanti.

 

Jay, Moose, Padge ed io eravamo sul tour bus e stavamo lentamente dirigendoci verso la grande Londra.

Loro erano rilassati e adorabilmente idioti come sempre.

Io no. Non avevo voglia di giocare insieme a loro con l' X-Box, non avevo voglia di bermi una birra o di scorazzare per il bus facendo l'imbecille.

Avevo ancora in testa quella breve discussione con Charly, l'ennesima discussione.

"Ehi Matt, non puoi fare così ogni volta che discuti con Charlotte però!"

"Moose lasciami stare" dissi sotto voce, risistemandomi gli occhiali scuri sul naso.

"Non vuole capirmi, non riesce a capirmi. Da quando le ho chiesto la mano è diventata ancora più ossessiva. So benissimo che Evann ha bisogno di me, che lei ha bisogno di me.. Ma io ho bisogno anche del mio lavoro, della mia musica. Non l'ha mai capito perché non ha mai avuto così tanto da perdere."

Rimase in silenzio ad ascoltarmi. Scossò successivamente la testa, cingendomi le spalle con un braccio per attirarmi in una stretta fraterna. In quei secondi mi fermai a pensare..

Forse in tutto questo tempo non ho mai capito che avevo bisogno di qualcun'altro, oltre Charly.

L'amavo davvero tanto, è vero, ma non era l'angelo di cui avevo bisogno. O per lo meno, non lo era più ed ogni giorno che passava lo dimostrava sempre più.

"Noi siamo qui con te, pensiamo a suonare. Vedrai che andrà tutto bene, Charly ti ama da morire. E se non ti ama lei, ti amiamo noi pezzo di stronzo!" disse Moose per tirarmi su di morale, dandomi un lieve pugno amichevole sulla spalla.

Dio, la classica frase fatta di Moose che però era in grado di tirarmi su il morale e soprattutto farmi ridere.

Ecco perché quello stupido batterista era uno dei miei migliori amici.

Le 3 ore di viaggio passarono talmente veloci che quasi non me ne resi conto. Eravamo già a Londra.

In pochi minuti arrivammo agli studi dove avremo incontrato il nostro futuro gruppo spalla, i Crucifixion.

Me li aveva fatti ascoltare Moose, incuriosito dal loro demo ricevuto ad una nostra data italiana e ne eravamo rimasti tutti incredibilmente colpiti sia per la bravura dei singoli componenti che dalla giovane età dei ragazzi. Mi sembra il più piccolo fosse un diciassettenne. O forse la ragazza era la diciassettenne?

Risi a quei pensieri, riportando la mente indietro alla mia adolescenza.

Mentre salivo le scale che ci avrebbero portato nella nostra saletta privata, mi tornò in mente la discussione. Ero peggio delle ragazzine alle prese con la loro prima cotta.

E con ancora quei pensieri in mente, completamente distaccato dal resto del mondo, varcai la soglia che separava noi dai Crucifixion, scambiandoci subito i convenevoli.

"Piacere, Hell" disse quella esile e minuta figura, piuttosto bizzara, dentro quell'enorme felpa dei Pantera.

"Piacere mio, sono Matt" sussurrai per cortesia, stringendole sucessivamente la mano.

"So chi sei" disse infine lei in un sussurro, rivolgendomi cortesemente un meraviglioso e dolce sorriso che lì per lì quasi mi fece venire la pelle d'oca.

  
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