UNA
GIORNATA TIPICA...O QUASI.
ONE-SHOT
Mi alzo barcollando dal letto,
gettando un’occhiata seccata alla finestra di fronte a me, dalla quale una luce
particolarmente fastidiosa mi costringe a chiudere gli occhi.
Annoiata, pensò che sarà una delle solite,
noiose, pallosissime giornate.
O almeno, questo era ciò che credevo.
Prima fase della giornata: Svegliare
Shikamaru.
Con
un sorriso crudele mi pianto sotto la finestra di Shikamaru Nara, mio amico
d’infanzia da quando ancora portavo il pannolino e, prendendo aria nei polmoni,
urlo il suo nome, chiara e decisa.
Il
rumore di un tonfo amplia il mio sorriso: Shikamaru deve essere caduto dal
letto, come al solito. Non è mai pronto, è troppo pigro per svegliarsi con un
anticipo di dieci minuti.
Attendo
che compaia alla finestra, borbottando le sue solite frasi svogliate e senza
senso, con la voce impastata dal sonno ed i capelli ancora scarmigliati.
Passano
i secondi ma di Shikamaru nemmeno l’ombra. Il dubbio si insinua nel mio corpo
e, preoccupata che sia successo qualcosa, mi precipito su per le scale di casa
sua, gettando un saluto frettoloso a Yoshino.
«Shikamaru,
sei ancora vivo?», domando agitata, spalancando di colpo la porta. Non mi sono
mai preoccupata della sua privacy, visto che l’ho visto in boxer un miliardo di
volte. Tuttavia, credo che sia venuto il momento di iniziare a bussare, perché
Shikamaru è vivo e sta benissimo. Come potrebbe non stare bene con una ragazza
dalla bellezza così particolare sdraiata semi-nuda nel suo letto?
Schiocco
la lingua sul palato e, dopo aver lanciato le mutande di Shikamaru contro la
sua stessa faccia, esco dalla camera alla stessa velocità con cui sono entrata,
maledicendolo arrabbiata più che mai.
Mi
sento scossa. Terribilmente, scossa. Mordendomi il labbro mi rendo conto di non
aver detto nulla a Shikamaru dell’appuntamento con Asuma e Choji, ma in questo
momento è l’ultima cosa che mi interessa.
Seconda fase della giornata:
allenamento.
Con
passo più veloce del solito, raggiungo il campo d’allenamento numero dieci,
trovandovi un Asuma Sarutobi intento a fumare placidamente una sigaretta, lo
sguardo rivolto al cielo terso di quella mattina. Perfetto, penso avvicinandomi
a lui, avevo proprio bisogno di parlare con un adulto.
«Sensei?»,
domando con voce incerta, giocherellando con una ciocca di capelli.
Asuma
solleva lo sguardo, un sorriso di appagamento sul viso particolarmente
affascinante mi fa cenno di continuare.
«Non
è che le posso parlare, per caso?»
Sbatte
le palpebre per un secondo, probabilmente stupito dalla richiesta, per poi
congiungere le mani e sorridere divertito, quasi sapesse già del mio cruccio.
«Dimmi
pure.»
Prendendo
fiato, gli racconto di Shikamaru e dei turbamenti provati vedendolo con quella
ragazza, sentendo un peso nel cuore, mentre rivedo le immagini scorrere nitide
nella mia mente.
Alla
fine del racconto Asuma sospira rassegnato, passandosi poi una mano tra i
capelli e sorridendo.
«Sapevo
che sarebbe successo.», borbottò.
Inarcai
un sopracciglio albino senza capire, esortandolo a continuare.
«Successo
cosa?», chiedo leggermente stizzita
dal suo silenzio.
«Questo.»,
dice con ovvietà, accarezzandomi i capelli e facendomi arrossire.
Borbotto
qualche frase particolarmente malevola facendolo sorridere, prima di incrociare
le braccia al petto seccata dal suo comportamento.
«Sei abbastanza sveglia per capirlo da sola,
Ino. Ora andiamo ad accogliere quei ritardatari dei tuoi compagni»
Più
che concentrarmi sull’allenamento, la mia attenzione è tutta rivolta a
Shikamaru, che sbaglia ripetutamente bersaglio e non riesce mai a centrare la
bambola di paglia posta ad una ventina di metri da lui. Sbuffa svogliato,
facendomi sorridere.
Asuma,
proprio in quel momento, decide di interrompere l’allenamento.
«Choji,
dammi una mano a sistemare.»
Asuma
sorridere vedendo i fulmini che escono dai miei occhi: ha lasciato Shikamaru e
me da soli appositamente, ne sono sicura.
Altro
che aiutarci, quell’uomo è un pazzo sadico e basta. Si può scordare le sue
sigarette.
«Ino?»
Chiudo
gli occhi rassegnata, quando sento Shikamaru chiamarmi.
Voltandomi
verso di lui, sono pronta a qualsiasi ramanzina e/o sclerata che vorrà fare per
il mio comportamento a dir poco assurdo.
«Non
avrei mai voluto farmi trovare così, Ino. Mi dispiace.»
Lo
guardo con occhi sgranati, stupita: niente sfuriata?
«Non
ho guardato l’ora, sai come sono al mattino, e lei è rimasta lì. Non avrei
voluto che proprio tu mi trovassi così. Mendokuse..»
«Proprio
io?», domando con un filo di voce, mentre il mio cuore inizia a battere per un
motivo a me ancora sconosciuto.
Shikamaru
mi osserva dritta negli occhi, passandosi poi una mano tra i capelli e
spettinandoli, le gote leggermente arrossate.
«Non
è poi così difficile da capire, Ino», borbotta preso in contropiede.
Oddio,
com’è carino tutto imbarazzato.
...
Stop.
Fermi tutti. Che – cosa – ho - detto?
Shikamaru
carino? È impossibile! Sono un nome
ed un aggettivo che non possono stare nella stessa frase! Almeno non nelle mie
frasi!
Devo
essere impazzita, non c’è altra soluzione.
«Non
riesco a capire», sussurro più a me stessa che a lui.
Shikamaru
sbuffa, calciando un sassolino. Arrossisce maggiormente, mentre cerca di non
guardarmi negli occhi.
«Dio,
Ino. Non far fare tutto a me, è già una seccatura!!»
Decisamente
carino, pensò rassegnata, mordendomi il labbro per resistere alla tentazione di
baciarlo.
“Perché sei scappata via a quel
modo?” ora è il mio turno per arrossire.
«Perché
sei scappata via a quel modo?», domanda ad un certo punto, fissandomi dritta
negli occhi.
Sento
lo stomaco fare le fusa, mentre il sangue affluisce alle mie guance,
dispettoso.
«Uhm.
Non lo so. Cioè, non farti strane idee, eh»
Discorso
da OSCAR. Io sì che potrei diventare Hokage, altro che Naruto Uzumaki e
compagnia bella.
«Insomma,
non...lo so. Non è che saltassi di gioia, eh.», dico alla fine, rossa in volto.
Lo
vedo sorridere intenerito e rassegnato, mentre si avvicina d’un passo.
Aspettate,
perché si avvicina di un passo? Cosa vuole fare?
«Bambina»,
sussurra ad un passo da me, che ho chiuso gli occhi ed abbassato il volto per
la paura.
Mi
scompiglia i capelli con un sorriso, proprio come Asuma, cercando di non ridere
di fronte alla mia espressione intrisa di imbarazzo.
«Mi
hai spettinato!», strillo irata, rincorrendolo.
E
mi sento decisamente meglio.
Terza fase della giornata: Assalto a
Sasuke-kun (un tempo)
Fisso
con sguardo scettico la mia insalata, mentre il mio stomaco reclama senza
troppe cerimonie una bella scodella di ramen o un katsudon
o quant’altro.
Invidio
Choji, che non ha paura di ingrassare, mentre mangia con gusto la carne ai
ferri, insieme a Shikamaru.
«Ino?»
I
miei pensieri vengono riportati sulla terra da Shikamaru, che mi guarda
leggermente interdetto.
«Che
c’è?»
Inarca
le sopracciglia, per poi indicarmi un punto imprecisato oltre le mie spalle.
Voltandomi,
individuo la figura di Sasuke Uchiha, appena entrato in Sala Pranzo, circondato
da una decina di ragazzine.
Arriccio
le labbra, notando la sua espressione chiaramente scocciata.
«Tu
non vai?», chiede con curiosità, giocherellando con le bacchette.
«Ero
anche io un’oca del genere?», chiedo con voce stridula, gli occhi sgranati per
l’orrore.
«Direi
di sì», fa Shikamaru con un sorrisetto sbilenco, mentre io inorridisco al solo
pensiero.
«Ero
insopportabile!!»
«Decisamente.
Ma ti vogliamo bene anche per questo.»
Oddio,
mi ha fatto arrossire. Di nuovo. Maledizione, maledizione, maledizione! Mi
piace. Mi piace da morire il batticuore che provo.
Mi
piace Shikamaru.
Quarta fase della giornata: Riposo a
casa (di solito)
Solitamente
il mio pomeriggio è dedicato al riposo ed alla cura del corpo.
Oggi,
visto che la terra ha deciso di farsi una capriola sul proprio asse, mi sto
dirigendo imbarazzata, indecisa, pateticamente innamorata verso il prato
frequentato da una certa persona, che occupa la mia vita da fin troppo tempo.
Lo
vedo e rimango stupita. Perché Shikamaru non se ne sta sdraiato sul prato ad
osservare le nuvole e sonnecchiare, ma è in piedi, sulla strada, che mi
osserva.
Sarebbe
da egocentrica dire che sta aspettando proprio me?
«Ti
stavo aspettando»
Lo
guardo con un punto interrogativo, mentre mi avvicino a lui.
«Perché?»
Lo
vedo avvicinarsi ed il cuore ricomincia a battere.
So
che sto arrossendo, lo sento.
E
provo un piacere assurdo nel sentirlo vicino, e lui lo sa. Sa il perché, e lo
sa anche Asuma e forse pure Choji.
«Perché
vorrei dirti quello che non ti ho svelato questa mattina, Ino»
«Anche
io.», sussurro cogliendolo di sorpresa.
Inarca
un sopracciglio, guardandomi negli occhi.
«Ossia?»
Sto
andando a fuoco. Non so cosa dire, non
so cosa fare, non so quello a cui sto pensando.
«Ecco,
Shika, io..»
Perché
non sono sicura di me? Non riesco a parlare, la mia gola è secca e le mani mi
tremano, sudo freddo e avrei solamente voglia di scappare.
I
miei occhi, però, non riescono a staccarsi da quelli di Shikamaru, quasi io
fossi il polo positivo e lui quello negativo di una calamite.
«Io,
parlo io.»
Grazie,
grazie, grazie, grazie.
«Tu
sei testarda, vanitosa, un’oca e certe volte pure scema.»
Ehi.
Non era questo che pensavo volessi dirmi!
«Però
sai anche essere piuttosto piacevole, seppur tu rimanga una seccatura fatta e
finita come qualsiasi donna. E sei anche fin troppo bella per me, quindi la
cosa si fa ancora più seccante.»
Probabilmente,
Shikamaru avrebbe continuato il suo sproloquio per ore. Solo che, visto che non
sono riuscita a fargli la dichiarazione, ho deciso di baciarlo.
Nuova fase:
«Shikamaru,
è tardi.»
«Sei
una seccatura, Ino»
«Se,
se. Rimane il fatto che è tardi»
«Se
mi dai un bacio mi alzo»
«Chi
sarebbe la seccatura?»
.
La mia primissima ShikaIno! Volevo
provare a scriverne una...ma penso che mi riescano meglio le SasuIno! Mah...
Sta a voi commentare!
Edit 12 maggio 2009:
Buahahahahah! XD Noterete che lo stile è leggermente
cambiato dalla prima, orrenda stesura.^^
E decisamente, non escono meglio le
SasuIno.
ShikaIno POWAH!
Baci