Titolo: Non c’è posto nel cielo, per me.
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Rukia Kuchiki, Kaien Shiba
(KaiRuki).
Prompt: Mani sporche
Rating: +16
Conteggio Parole: 1267
Riassunto: […]Piange, mentre la pioggia cade, il
corpo che trema, mentre
la bocca si apre e grida aiuto, il rumore della folla che accorre
simile ad un
suono lontano, tra chi urla di chiamare l’ambulanza e chi invece
telefona alla
polizia, in preda all’ansia.
Le porte del cielo non si apriranno per me,
Con queste ali rotte sto cadendo,
E tutto quello che vedo sei tu.
Hai le mani sporche di sangue innocente, Rukia.[…]
Note: Oneshot, Introspettivo, Angst, AU
Ecco l’ultima storia per l’iniziativa indetta dal beach yaoi forum
tutta incentrata sull’angst (ossignore mio come mi piace poco questo
tipo di
storie, ma le sfide le accetto sempre). Questa fic è stata molto più
facile da
scrivere, forse perché i testi delle si univano alla perfezione alla
mia idea
di “mani sporche”. Come ho detto nella fic pubblicata precedentemente,
si
dovevano usare il prompt assegnato e o o due canzoni. Le canzoni
utilizzate
sono White flag di Dido (la prima in grassetto) e Saving Me dei
Nickelback
(sperando di non aver ciccato il nome come al solito, è sempre la parte
in
grassetto) anche sta volta, la seconda canzone è stata tradotta in
italiano per
poterla inserire dentro la storia in maniera fluida. Spero che possiate
apprezzarla, nonostante l’angst XD
Dopo questa fic mi rimetterò dietro
con la mia Long AU
“No Control” è lì che aspetta da un sacco a causa di Danni subiti e
mancato
tempo ç_ç povera bimba mia ç_ç e nel mentre, mi sa che riprenderò in
mano tutte
le one shot dedicatele u.u va beh sto andando in OFF topic XD
Buona lettura^^
{ I will go down with this ship
No, I won’t put my hands up and surrender
There will be no white flag above my door
I’m in love and always will be;
White flag, Dido }
Rosso. È l’unica cosa che vede il qual momento, mentre il calore che
fino a
pochi secondi prima percepiva tra le sue braccia lentamente scema, le
mani
sporche di un qualcosa tremendamente viscido da farla stare male.
Perché lo sa
cos’è, anche se il suo cuore non vuole ammetterlo, mentre il suo
battito
rallenta, come quello della persona stretta nel suo abbraccio.
Mani sporche del suo sangue stringono la stoffa, nel vano
tentativo di non
farlo scivolare a terra.
Piange, mentre la pioggia cade, il corpo che trema, mentre la bocca si
apre e
grida aiuto, il rumore della folla che accorre simile ad un suono
lontano, tra
chi urla di chiamare l’ambulanza e chi invece telefona alla polizia, in
preda
all’ansia.
Le porte del cielo non si apriranno per me,
Con queste ali rotte sto cadendo,
E tutto quello che vedo sei tu.
Piange e lo scuote, mentre il suo sorriso continua a restare impresso
sul suo
volto, il suo stesso sangue che macchia le gote, perché tu continui a
cercare
di svegliarlo, accarezzandolo con quelle mani così luride, fredde e
tremanti.
Come hai potuto essere così sciocca?
Pensa che, se quello stesso pomeriggio non avesse insistito per andare
a vedere
quel nuovo negozio di peluche che le piace così tanto, tutto questo non
sarebbe
successo. Lui starebbe ancora sorridendo, ma non in quel modo così
rigido ed
innaturale.
Continua a chiamarlo, stringendolo a sé e comprendendo che, ormai,
nulla potrà
essere più come prima. Lo abbraccia frenetica, disperata, le dita che
tremano,
assieme alle spalle ed al resto del corpo.
Kaien è l’unica cosa che riesce a dire.
Kaien. Kaien. Kaien. Il suo nome viene pronunciato
così tante volte che
la gola si secca, il cuore si rompe in mille pezzi, ed il corpo si
svuota,
lasciandola senza forze.
Le porte del cielo non si apriranno per me,
Con queste ali rotte sto cadendo,
E tutto quello che vedo sei tu.
È solo con la forza che i soccorsi riescono a staccare Rukia da lui, la
quale
lotta come una disperata, graffiando i loro volti nel vano tentativo di
liberarsi, i palmi che si riempiono di sangue sempre di più, ad ogni
unghiata.
Vorrebbe solo morire, mentre vede il suo corpo trasportato via,
nell’ospedale
più vicino. E nonostante quello che dicono lei lo sa che non si
sveglierà mai
più.
Hai le mani sporche di sangue innocente, Rukia.
La polizia cerca di parlarle, ma è sorda alle loro voci. L’unica cosa
che
potrebbe svegliarla da quel torpore così doloroso è la sua,
di voce, ma
non la sentirà più. Non la desterà mai più da quello stato così
doloroso e non
avrà la possibilità di guarire il suo cuore spezzato.
“Centrale, c’è stata una sparatoria nei pressi del centro commerciale
del
quartiere est, richiediamo rinforzi, una pallottola vagante ha colpito
un
civile.”
Crack.
Lo sente distintamente quel suono, il suono della sua anima che si
spezza,
delle sue certezze e dei bei ricordi che avevano assieme. Quel “crack”
è
l’unica cosa certa in quel momento, mentre le lacrime continuano a
scendere,
mescolandosi a quella dannata e fredda pioggia.
Hai le mani sporche di sangue innocente, Rukia.
Non sa cosa le succede, mentre la portano via, all’ospedale dove sta
lui,
mentre un poliziotto le chiede cosa è accaduto.
“Stavamo andando nel nuovo negozio che hanno aperto lì, a pochi passi.
Kaien
non aveva voglia di andarci, ma mi accompagnata lo stesso. Perché
gliel’ho
chiesto io.”
Le porte del cielo non si apriranno per me,
Con queste ali rotte sto cadendo,
E tutto quello che vedo sei tu.
La voce è così fredda e ferma da far venire i brividi al poliziotto che
la sta
interrogando. Nota solo i suoi occhi vuoti e non comprende quanto, in
realtà,
la sua anima stia soffrendo, dilaniata da quella scena che continua a
ripetersi
come un film in loop, che non si ferma mai.
Camminano ridendo, lui la prende in giro, lasciandosi
trascinare come un
sacco di patate. Poi lo sparo. Ed il suo corpo che traballa, cadendo
verso
Rukia, per poter essere sorretto.
“E poi, cos’è successo?”
A quelle parole comincia a piangere – ancora – mentre il suo sguardo
continua a
rimanere inchiodato sulle proprie mani sporche del sangue della persona
che
ama. Di chi non sarà più lì, pronto a consolarla.
Hai le mani sporche di sangue innocente, Rukia.
E mentre il dottore si avvicina per dire che, purtroppo, il suo adorato
Kaien
non ce l’ha fatta, nonostante la vista appannata, un’altra scena si
presenta
davanti a lei, così vivida, così tremenda.
“Sono felice di non essere solo, Rukia. Non è poi così male,
morire tra le
tue braccia.”
Le porte del cielo non si apriranno per me,
Con queste ali rotte sto cadendo,
E tutto quello che vedo sei tu.
L’unica cosa che può fare è alzarsi, per correre da lui, nella stanza
dove
hanno cercato di rianimarlo.
Deve vederlo. Ne ha bisogno più di ogni altra cosa.
E quando si avvicina lentamente al lettino e vede che Kaien continua a
sorridere – quel sorriso che le piace tanto e che l’ha fatta innamorare
– sente
le gambe cedere, mentre si accascia sul suo corpo, macchiando sempre di
più le
sue mani ed il vestito che – per strana coincidenza – le aveva regalato
lui.
Si sente cadere sempre più giù, trascinata in un baratro di
disperazione che
non avrà mai fine. Non ci sarà più lui a sorreggerla, a farla tornare
in alto,
tra quelle nuvole dove solo lui sapeva condurla. Niente e nessuno potrà
mai
guarirla da quella ferita che si è aperta proprio lì, al centro del suo
cuore,
che lentamente si ghiaccia, ad ogni istante che passa.
“Addio Rukia. Ti ho amata davvero.”
Le porte del cielo non si apriranno per me,
Con queste ali rotte sto cadendo,
E tutto quello che vedo sei tu.
Hai le mani sporche di sangue innocente, Rukia. E nessuna
azione potrà mai
ripulirle.
Ma a te, in fondo, va bene così.