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Autore: Hina93    11/01/2013    3 recensioni
(NaruHina) Una piccola storia che ho scritto durante il pomeriggio, divertendomi. Fate sapere.
[...] Arrossì ulteriormente sentendo gli occhi delle persone che passavano, guardarla.
Ma perché la fissavano? Lei, lei che aveva sempre fatto tutto per non essere guardata, che si era resa invisibile persino agli occhi della persona che amava. Ma, razionalmente parlando, chiunque avrebbe guardato una ragazza , in mezzo allo stagno del parco comunale completamente immobile che veniva bagnata ulteriormente da un cagnolone bianco che si divertiva, felice. Se ci fosse stato Shikamaru, le avrebbe fatto gli applausi per il suo razionalissimo ragionamento, peccato che il soggetto pensato fosse troppo pigro per farlo. [...]
[...] Dovresti smetterla di inseguire uno come me…” continuò Naruto. “Io so fare solo questo, inseguirti, non smetterò ora né mai…” rispose prontamente la Hyuga. “Dovresti smetterla di perdere tempo…”. “Che cosa stai dicendo?” sussurrò Hinata. “La verità, una come te non deve perdere tempo con uno come me…”. Il rumore di uno schiaffo riuscì a sovrastare il rumore dell’acqua. [...]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Jiraya, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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f Water…

“Avanti Hinata, Akamaru lo conosci da una vita! Andrà tutto bene!”

Queste erano state le ultime e santissime parole che il suo migliore amico, Kiba Inuzuka le aveva detto dopo che le aveva lasciato il suo cane.
Kiba gliela avrebbe pagata cara, molto, molto cara.
Arrossì moltissimo dopo quel pensiero.
Cos’era diventata un’assassina dalla doppia personalità come Sakura?
No, no, no, no: doveva solo riprendersi.
Arrossì ulteriormente sentendo gli occhi delle persone che passavano, guardarla.
Ma perché la fissavano? Lei, lei che aveva sempre fatto tutto per non essere guardata, che si era resa invisibile persino agli occhi della persona che amava.
Ma, razionalmente parlando, chiunque avrebbe guardato una ragazza , in mezzo allo stagno del parco comunale completamente immobile che veniva bagnata ulteriormente da un cagnolone bianco che si divertiva, felice.
Se ci fosse stato Shikamaru, le avrebbe fatto gli applausi per il suo razionalissimo ragionamento, peccato che il soggetto pensato fosse troppo pigro per farlo.
E, sempre razionalmente parlando, la sua era stata una pessima figura, abominevole, a dir poco buffa… insomma di merda!
Mentalmente Hinata si chiese scusa, arrossendo ancora: era da veri maleducati pensare parolacce!
Prima dell’incidente era tutto perfetto, stava portando  a spasso Akamaru, per il graziosissimo parco di Konoha; Hinata intanto pensava a diverse cose, e forse, e pensò forse, era stata leggermente distratta: sperava che l’appuntamento che Kiba aveva con Ino andasse per il meglio, che doveva finire delle pratiche per il lavoro e ovviamente a Naruto.
Infondo doveva risolvere quella situazione con lui…
Da quando si era dichiarata, con Naruto non era stato più lo stesso.
Sì perché lei, la timida Hyuga, era riuscita a confessargli il suo amore, senza però ricevere risposta.
Avrebbe preferito un no, o un forse, ma non il suo silenzio.
Non sperava di certo che Naruto la amasse, no, lei sapeva che amava Sakura ma almeno voleva rimanere sua amica.
A lui ci teneva, forse troppo e non ci voleva rinunciare.
Era solo un’egoista.
In quell’istante, in quel precisissimo istante in cui pensava al biondino dei suoi sogni, Akamaru aveva iniziato a correre all’impazzata.
L’aveva presa alla sopravista ma, la forte e tenace Hyuga aveva opposto resistenza… Con gli occhi bianchi fissava inorridita la direzione che Akamaru stava prendendo: il laghetto stagnante del parco che, passo dopo passo, si stava facendo sempre più vicino, vicinissimo.
Mentalmente si fece un promemoria: intensificare gli allentamenti con suo padre, sì ne aveva decisamente bisogno,si era opposta alla forza del cane, tirando il collare e impuntando i piedi al terreno.
Il risultato? Si era ritrovata completamente fradicia, sporca di acqua stagna se non di qualcos’altro.
La giovane e timida Hyuga si chiese come aveva fatto a reggere tale disgrazia, le persone la guardavano, ridevano, scuotevano la testa: l’attenzione era rivolta solamente a lei.
E ironia della sorte: chi le aveva messo in testa di indossare una maglia giallo limone addosso?
Abbassò lo sguardo verso quelle cose, perché cose erano, che aveva sul petto.
Visibili, troppo visibili, visibilissime: la giovane Hyuga poteva vantarsi di aver assunto tutte le tonalità del rosso sul viso.
E seduta comodamente sul fondo fangoso dello stagno, aspettava qualcosa: magari un segno divino.
Possibile che tutte le volte che pensava, o vedeva Naruto doveva succederle qualcosa?
Sì, sicuramente aveva creato una congiura contro di lei: Hinata Hyuga era sotto l’effetto di un potente malocchio.
Qualcuno la voleva morta o semplicemente voleva rovinarle la vita, questa era la sua conclusione.
Akamaru, finalmente si fermò, e Hinata fece un respiro di sollievo.
E poi, anche se continuava a bagnarla, come poteva diventare più fradicia di quel che era?
Lo accarezzò gentilmente e gli prese il guinzaglio rosso fuoco.
“G-guarda che h-hai combinato…” disse al cane che, scodinzolò.
Fece una smorfia, doveva alzarsi? O rimanere lì a farsi un dolce bagnetto?
“Hinata?”
E tra tutte le voci che avrebbe voluto sentire quella no.
Quella voce lì assolutamente no!
Girò la testa di lato, lentamente, sentendosi una marionetta e fissò Naruto accanto al suo amato padrino Jiraya.
“C-ciao N-naruto… S-salve…” disse, sorridendo leggermente.
“Ma che ci fai lì con Akamaru?” chiese il biondino, avvicinandosi.
“H-ho a-avuto u-un i-incidente…” esordì la giovane Hyuga, abbassando lo sguardo.
Naruto si mise a ridere, facendo diventare ancora più rossa la giovane Hyuga.
Le mancava di svenire e poi avrebbe completato la giornata… che figura!
“Tu non ci sai proprio fare con le donne!” disse una voce maschile profonda e molto giovanile.
Hinata alzò lo sguardo osservando il padrino di Naruto.
Anche se anziano, rimaneva un bell’uomo che si faceva notare.
Più lo guardava più quell’uomo gli ispirava fiducia.
“Zitto Ero-senin!” fece offeso Naruto, mettendo il broncio.
Hinata sorrise debolmente.
Il padrino sbuffò e scosse la testa.
Improvvisamente allungò una mano verso Hinata e le sorrise.
“Guarda e impara!” sbottò Jiraya.
Senza pensarci su, Hinata afferrò la mano dell’uomo, tenendo stretto nell’altra il guinzaglio di Akamaru.
Si ritrovò già in piedi, gocciolante d’acqua sporca con la sua famigerata (e odiata) maglia gialla appiccicata addosso.
E si ritrovò lì, davanti al famigerato Jiraya e al suo Naruto.
Gli occhi dei due uomini erano come ipnotizzati: se avessero potuto uscire fuori dalle orbite lo avrebbero fatto o per lo meno trasformarsi in cuoricini.
E Hinata capì che nulla sarebbe stato più lo stesso, perché in quell’esatto giorno, in quel preciso momento, divenne consapevole del potere devastante che un paio di tette potessero avere su un uomo, qualunque uomo.
Non riuscì nemmeno a svenire per la vergogna. Decisamente quella era la sua giornata no.
Arrossì non poco appena sentì Naruto balbettare qualcosa, mentre era del tutto incapace di staccare gli occhi dal suo seno.
Intanto Jiraya aveva assunto un’aria da super pervertito che, fece spaventare Hinata e ringhiare Akamaru.
“G-gra… G-grazie…” riuscì a dire abbassando lo sguardo.
“No… No non puoi andare in giro così!” disse Naruto.
Si guardò in giro poi, improvvisamente il biondo si tolse la maglia arancione che stava indossando.
Hinata si ritrovò a fissare il corpo scolpito di Naruto, soffermando il suo sguardo sugli addominali e il tatuaggio a spirale del ragazzo.
Hinata pensò a una cosa, una cosa in cui avrebbe potuto  anche vincere un premio nobel… o essere considerata un eretica: Dio prima aveva creato il seno e il giorno dopo creò gli occhi degli uomini, affinché guardassero ma, rendendosi conto che la cosa non era equa, creò gli addominali agli uomini, affinché le donne osservassero.
Il suo ragionamento non faceva una piega.
Come una macchinetta mise nella mano del padrino di Naruto il guinzaglio di Akamaru e, prese la maglia di Naruto senza mai staccare gli occhi dagli addominali dell’Uzumaki.
“I-io… I-io… G-grazie... G-grazie N-Naruto…” balbettò appena la mise.
“Ah nulla! Eh… CHE COSA GUARDI PORCELLO?” urlò Naruto.
Jiraya si girò, sorridendo beatamente.
“Ho visto il paradiso: il paradiso sono due dolci e calde colline primaverili…”
“NON DEVI GUARDARE HINATA! NON OSARE  FARLO!” disse Naruto, alzando il pugno.
Non seppe perché ma quell’urlo, e quella protezione fecero molto piacere alla Hyuga.
Ma poté fare una constatazione: anche Naruto l’aveva fissata così.
“Bene allora Hinata, ti portiamo a casa noi!”
Hinata scosse violentemente la testa, riprendendo il cane.
“S-se mi vede mio padre…  M-mi uccide… M-magari faccio un giro…”.
Le cose erano due, ripensò Hinata, o Naruto aveva una specie di attacco di pazzia o aveva avuto un’idea.
La guardava in modo strano, quasi compiaciuto.
“Ho avuto un’idea!” disse Naruto prendendole le spalle.
“Chiamiamo Hana e le diamo Akamaru! E vieni a fare la doccia a casa mia! L’unico problema sarebbe il cambio!”.
Naruto si diede un pugno sulla mano.
Hinata storse il naso, erano tre le parole che non le piacevano: cambio, doccia e casa mia.
Arrossì vistosamente.
“N-no… Non posso a-approfittare…”
“Cosa dici Hinata? Tu mi hai sempre aiutato nei momenti di difficoltà! E questo è un momento di difficoltà!”
“E-e A-akamaru? K-Kiba mi h-ha d-detto..”
“Aaaah fanculo Kiba! Non si offenderà di certo! No?” disse girandosi verso Jiraya.
Naruto fissò per un momento il padrino che gli fece l’occhiolino.
“Dopo tutti questi anni d’insegnamenti, qualcosa hai imparato!”
Naruto arrossì e si grattò la nuca.
Hinata non capì e sorrise.
“Avanti Hinata!”
A Hinata sorse spontanea una domanda: e che intimo si metteva dopo? Non era come Ino che ci girava in borsa! E poi… poi anche se l’aveva, si sarebbe bagnato.
No, solo un secondo, lei aveva un intimo in borsa! Il regalo che, sempre Ino, le aveva dato appena era arrivata da Kiba!
Aprì la borsa e vide la scatola, arrossì e la aprì.
Asciutto, quella cosa era asciutta, solo la scatola era leggermente bagnata.
“Allora?” fece Naruto.
“S-sei s-sicuro?” chiese.
“Certo che si!”.
Le sorrise e la giovane Hyuga si sentì sciogliere.
Arrossì e s’incamminò accanto a lui.
La gente li guardava in modo strano ma, non le importava più di tanto.
Fissò Akamaru che scodinzolò.

Hinata si sentì in dovere di portare personalmente Akamaru da Hana.
Doveva dare una spiegazione e soprattutto si doveva scusare.
“Hinata non ci sono problemi, vado io!” esordì il biondino, girandosi verso di lei.
Hinata scosse la testa e uscì dalla macchina.
Naruto fissò la ragazza che accompagnava il cane.
“Interessante?”
“Cosa?” chiese Naruto, cadendo dalle nuvole.
“Intendo che la tua amica non solo ha due gran bei meloni, ma anche un sederino niente male, un fisico perfetto e delle gambe fantastiche!Perché non mi hai mai fatto conoscere la tua amica?” esordì Jiraya.
Il biondino ridusse gli occhi a due fessure.
“Che cosa intendi dire?”
“Che hai una bomba sexy come amica e non me lo dici?”
Naruto mollò un grosso pugno al braccio dell’uomo.
“Non ti azzardare a guardare Hinata, vecchio pervertito!”
“Per la cronaca, quello che non gli stacca gli occhi di dosso sei tu! Anche se io faccio la mia parte!”
Naruto mise il muso e rimase zitto per un secondo.
“Guarda che non lo sapevo che Hinata era così… così… Prosperosa ecco!”
Jiraya si girò verso il canile, rimanendo in silenzio.
“Ne vuoi parlare?” chiese il vecchio, osservandolo.
“Parlare di cosa?”
“L’unica volta che ti ho visto pensieroso per una donna era per quella piattola di Sakura. Oggi appena l’hai vista hai sorriso e ti sei catapultato da lei. L’hai aiutata e poi l’hai invitata a casa tua, Naruto non sei mai stato tanto accorto in fatto di donne…”
Naruto sospirò e strinse fortemente il volante.
Sentì di sudare freddo.
“E che a volte, quando la vedo non so… Mi sento strano! Faccio lo spaccone, voglio che lei mi guardi continuamente! Poi si è dichiarata, ha detto di amarmi e che non si aspettava nulla da me, ed io? Io nemmeno le ho risposto! Però quando usciamo continuo a volerla vicino, a fare lo stupido. E quando la guardo io… Io mi sento come se mangiassi del ramen!”
Jiraya fece una smorfia di disgusto.
“Magari incomincia a piacerti… e poi come biasimarti!” disse, assumendo aria maniaca.
Naruto scosse la testa riducendo gli occhi a due fessure.
Jiraya rise.
“Potresti parlarle, no?”
“E da dove inizio?”
“Ah questo lo devi sapere tu!”.
Naruto assunse un’aria ebete.
“Guarda che non sei di grande aiuto!”
Jiraya rise.
“Secondo te che intimo metterà di solito?” fece Jiraya, girandosi verso la borsa di Hinata.
Naruto scosse la testa.
“Diamo una sbirciatina!”
Prese la borsa di Hinata e si mise a cercare l’oggetto del desiderio.
Vide immediatamente la scatola e la aprì.
“Metti giù!” urlò Naruto cercando di prenderla dalle mani di Jiraya.
L’uomo si girò con uno scatto felino e la aprì.
A entrambi colò il sangue dal naso, appena osservarono le mutandine lillà alla brasiliana e al reggiseno in pizzo del medesimo coloro, rifinito con delle payette nere sopra.
“Oh cazzo…” sussurrò Jiraya, facendo girare tra le mani le mutandine.
“T-tu credi che Hinata si vesta sempre così?” disse Naruto, stupito.
“Non mi sembra la tipa ma… PARLACI!” urlò, rimettendo tutto a posto.
Poco dopo videro la giovane Hyuga uscire dal canile con una borsa di carta nelle mani.
Entrò e sorrise.
“S-scusatemi…”
“Ah… Ah niente niente!” disse Naruto grattandosi la nuca.
“H-Hana mi h-ha d-dato u-un p-paio di leggings… E’ stata gentile…”
“Sì, si molto!” disse Naruto.
Accese la macchina e partì.

“Ok penso che ti ho lasciato tutto! Fai come fossi a casa tua! Oh che stupido, ti lascio una mia maglia… E’ la più carina che ho!”
Hinata arrossì.
“N-non c’era b-bisogno N-Naruto..” balbettò la Hyuga, abbassando lo sguardo.
“Ma scherzi? Poi vado a preparare del ramen! Databeyo!” disse.
Chiuse la porta e si diresse in cucina.
Jiraya se ne era andato da poco, lasciandolo solo, in quella situazione.
Sospirò e prese del ramen istantaneo.
Poi lo lasciò lì aperto, sul tavolo: non riusciva a concentrarsi.
Si ritrovò a fissare il corridoio, sentiva l’acqua sbattere contro le piastrelle.
Non era la prima volta che una donna faceva la doccia nel suo bagno, magari era la prima volta che lo faceva Hinata.
Arrossì pensando di come, in modo molto lascivo aveva osservato quel corpo così tremendamente attraente.
Non aveva mai visto Hinata sotto quell’aspetto.
Sì, non l’aveva mai considerata una brutta ragazza tutt’altro ma… Ma mai aveva pensato che dietro a quel visino angelico e timido si nascondesse una sex-bomb, come spesso diceva Jiraya.
Sorrise debolmente, quando l’aveva vista lì, in mezzo allo stagno si era chiesto il perché.
Per lui, Hinata era la rincarnazione della perfezione.
Di certo non si voleva rinfrescare lì dentro! Anche lui pensava che fosse un’acqua sporca!
Appena aveva visto poi quella faccia buffa, Naruto aveva pensato che fosse estremamente bella, ancora di più di quando arrossiva.
Doveva parlarle.
Sasuke aveva ragione: era troppo impulsivo, di sicuro avrebbe preso un infarto per colpa sua.
Ma doveva parlarle, non lo aveva ancora fatto e se non lo faceva in quel momento non l’avrebbe fatto mai più.
Con le gambe lunghe e atletiche percorsa il corridoio e aprì di scatto la porta del bagno.
Hinata era di schiena e, per un istante si beò di quella vista paradisiaca.
Promemoria: a lui faceva male stare con Jiraya.
Aprì l’anta della doccia ed entrò.
Hinata urlò, cercando di nascondersi.
“Hinata scusa, scusa, scusami e che ti devo parlare!”
La Hyuga gli volse le spalle, rimanendo in silenzio per molto tempo.
“N-non… N-non… D-dopo… I-io…” balbettò.
Naruto si grattò la testa.
“Lo so che posso sembrare un maniaco ma… Ma ti devo parlare! Seriamente! Non guardo giuro!”
Hinata rimase ancora in silenzio.
“Q-qui?” chiese dopo molto.
“Si oppure non lo farò mai più! Però girati, ti prego! Non guardo databeyo! Fidati di me!”
Hinata lentamente si girò e il biondino fece di tutto per guardarla negli occhi.
Il viso della giovane aveva assunto una tonalità viola che, fece preoccupare Naruto.
Se la faceva collassare, era colpa sua.
Dal canto suo, la giovane Hyuga continuava a fissare la maglia di Naruto che si stava appiccicando al busto.
Persino da bagnato era bello, persino in quel momento.
Si strinse il braccio sul seno e aspettò che lui parlasse.
“Hinata io…” si gratto la nuca e sorrise.
“Si sono stato un maleducato a non dirti nulla… Quel giorno…”.
Hinata arrossì e distolse lo sguardo.
Allora quel giorno era finalmente arrivato.
“E che mi hai preso alla sprovvista! Non sapevo cosa risponderti…”
“E perché me lo dici ora?” chiese Hinata, senza balbettare.
“Perché… Perché sono uno stupido! Sasuke ha ragione! Tutti hanno ragione sono una testa vuota!”
“Non è vero, tu non sei stupido…” disse Hinata, guardandolo negli occhi.
Naruto si avvicinò e Hinata indietreggiò, finendo con la schiena contro il muro.
“Il problema e che non so nemmeno cosa dirti…” sussurrò Naruto.
Hinata sentì il cuore batterle all’impazzata e le lacrime pungerle gli occhi.
Ma era stanca di piangere. Era stanca di versare lacrime per lui.
“La verità e ti ascolterò...” disse con voce incrinata.
“Non voglio fare tanti giri di parole. Tu sei una bellissima persona e una fantastica amica ma…”
Hinata chiuse gli occhi, alla fine era quella la verità.
Si accorse di avere paura, si accorse di non essere pronta per quello.
Non doveva dire più nulla. Perché non rimaneva in silenzio?
Naruto rimase in silenzio. Non seppe per quanto tempo, così davanti a lei completamente bagnato.
I vestiti erano ormai diventati una seconda pelle su di lui.
Hinata aprì gli occhi.
L’unica cosa che faceva era fissarla negli occhi, cosa che Hinata faceva di rimando, arrossendo.
Naruto pensò di non avere mai visto degli occhi così, erano strani, innaturali, spettrali e magnifici.
Lo guardava con determinazione, con amore, con una punta di tristezza.
Sorrise appena, era coraggiosa.
Era una creatura magnifica, unica nel suo genere.
Mai avrebbe pensato che uno sguardo avrebbe potuto metterlo così in difficoltà, soprattutto quello di Hinata.
Fu in quel momento che capì la risposta. In quel preciso istante in cui la guardava negli occhi.
“Dovresti smetterla di inseguire uno come me…” continuò Naruto.
“Io so fare solo questo, inseguirti, non smetterò ora né mai…” rispose prontamente la Hyuga.
“Dovresti smetterla di perdere tempo…”
“Che cosa stai dicendo?” sussurrò Hinata.
“La verità, una come te non deve perdere tempo con uno come me…”
Il rumore di uno schiaffo riuscì a sovrastare il rumore dell’acqua.
Naruto fu sorpreso: Hinata mai aveva osato alzare le mani su di lui.
“Smetti di dire sciocchezze…” fece lapidaria.
“Ormai è finita così. Non possiamo più essere amici” fece lapidario Naruto.
Sentì la mano di Hinata tremare e scendere dal suo viso.
“P-perché? C-cosa t-ti h-ho f-fatto?” balbettò.
“Non voglio essere tuo amico. Io e te non siamo più amici!”
“Io non voglio rinunciare a te! Questa non è una risposta!” urlò Hinata, scuotendo la testa.
“Però, ora non sono stato del tutto sincero…”
“C-cosa?” disse Hinata mentre non riusciva più a trattenere le lacrime.
“Una volta, parlando seriamente con me, per quanto si può parlare seriamente con uno come me: mi dicesti che a volte proviamo sentimenti molto forti verso persone che crediamo nostre semplici amiche. Bene io ci ho pensato e sono venuto a una conclusione, non voglio essere tuo amico perché io non sono più tuo amico da oggi, da quel giorno che sei venuta al parco con un pizza nelle mani e un sorriso, da quel giorno al mare in cui mi sei caduta addosso, da quel giorno che mi hai preso la mano dicendomi di rialzarmi dopo un ennesimo no di Sakura, e potrei andare avanti all’infinito…”
Il biondo prese tra le mani il volto della Hyuga e la baciò.
Inizialmente Hinata non rispose poi, lo fece.
Quel bacio casto diventò ben presto appassionato.
Hinata attirò a sé Naruto, senza però staccarsi da lui.
Mise una mano sulla sua guancia, accarezzandolo.
Naruto intanto posò la sua mano su di un fianco, abbassandola sempre più.
Hinata si fermò di botto e lo fissò.
“Non prendermi in giro… Non giocare con me… Tu non puoi volere tutto questo…”
Naruto la fissò confuso e si staccò.
“Che cosa succede?” chiese.
“E Sakura?”
“Sakura è come una sorella, la amavo ma ora… Ora non più. Penso troppo spesso a te, di dove sei, di con chi sei. Io non sono perfetto, non so nemmeno se ti amo in modo viscerale o no, voglio solo provarci…”
Hinata lo fissò per lunghi istanti.
Sorrise appena e lo baciò passionale: per quel poco che sarebbe durato, voleva farlo.
Voleva entrare dentro quella nebbia.
Voleva essere egoista.
Forse… forse a Kiba doveva un grande favore.

“Naruto? Naruto sei in casa? Sono entrato per prendere le chiavi del mio appartamento che mi sono dimenticato…” disse Jiraya, girando per la casa.
Andò verso il corridoio e vide la porta del bagno aperta: usciva tantissimo vapore al suo interno.
“Dove ha la testa quel ragazzo?” disse tra sé e sé.
Arrivato allo stipite rimase in silenzio, l’acqua calda nella doccia scorreva, i vetri della doccia era appannati dall’umidità.
Jiraya sentì dei piccoli gemiti e ansimi che venivano dalla doccia e sorrise.
Quasi come se fosse stato scoperto una mano di donna, curata, pallida si appoggiò contro il vetro appannato scivolando lentamente.
Lasciò una scia trasparente, dove vide dei lunghi capelli mori ricadere ordinati lungo la schiena e una mano che maschile che si muoveva frenetica sul gluteo dell’altra.
Sorrise debolmente appena vide una mano grande, abbronzata mettersi sopra l’altra, stringendola forte.
Scivolarono per un po’, poi Naruto la riprese per posarla chissà dove.
Jiraya scosse la testa e sorrise.
Naruto doveva crescere.
Se pensava, di non essere innamorato di quella ragazza era uno stupido: certi gesti non si fanno se uno non è innamorato.
Lui ne sapeva molto sul sesso, e poteva dire che quello che aveva appena visto era tutto tranne che sesso.
Bhè, pensò, almeno qualcosa aveva imparato sulle donne e, soprattutto non si vedeva con una racchia piatta.
Poteva dirsi soddisfatto.
Chiuse la porta di casa e s’incamminò verso la macchina.

Angolino dell’autrice

Bene, bene, bene sono ritornata con una NaruHina! *.* Sì perché Kishi ci sta dando tante, tantissime soddisfazioni!
J Non si noterà che sono esageratamente felice!
Che dire? Penso di non essermi mai divertita tanto nel scrivere una storia! Può sembrare sciocco ma la prima parte l’ho fatta divertendomi un modo.
Nelle altre ho dato il meglio di me, per quanto riguarda la smanceria!
J
Sono consapevole che tra le quarti parti vi sia una grandissima differenza di scrittura che però non voglio modificare. E come se nella prima scriva il mio cervello, nella seconda scrivano cervello e cuore e nella terza il cuore, nella quarta di nuovo il cervello. (Si sono pazza, lo so!)
Poi parliamo del titolo… Hehe lo so non sono brava nel farli! Però mi sembrava appropriato perché in qualche modo l’acqua è un elemento presente!
Che dire? Fatemi sapere…  Ringrazio chi leggere e metterà la storia tra seguite, preferiti e ricordate.. Grazie di cuore… Un bacione:
Hina93
  
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