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Autore: Clarance    12/01/2013    8 recensioni
Tenth, ancora non rigenerato, va da Rose nel passato,e le svela un piccolo segreto di sé stesso che non conosce nessuno.
Doctorose//Rose Tyler//Decimo Dottore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Doctor - 10, Jackie Tyler, Rose Tyler
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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// Note: devo ricontrollare qualche errore di ortografia/grammatica, ma dovrebbe andare bene,per il resto! Spero apprezziate il mio lavoro.. Ho scritto con questa in sottofondo, se voleste
http://www.youtube.com/watch?v=r6zpLcdfYj0 ! Grazie, un bacione!


{I've been here such a long time.

Cardiff.  1997. 10 Luglio.

“Rose? Rose, che fine hai fatto?!
Scusi, lei ha visto la mia bambina? E’ piccola, capelli biondi e lunghi, ha un vestitino rosa!
Hey,lei! Ha visto mia figlia?! Mi dica la verità! O la denuncio!!
Rosie?! Rose Marion Tyler torna subito qui!! Che fine hai fatto?!
ROSE?!”

Jackie Tyler,madre single e un po’ squattrinata, all’epoca era ancora sulla –felice- soglia dei trenta, si aggirava disperatamente per il porto di Cardiff; non grande cittadina Londinese, non molto importante, non molto interessante: tutto molto ordinario. E lei stessa, era una madre ordinaria: vedova e sempre alla ricerca di un posto di lavoro per mantenere e far vivere bene la sua piccola furia. Ah,la faceva sempre disperare! Ma le voleva bene. E gliene vuole tutt’ora.
Ma per Jackie e la piccola  Rose, quella non sarebbe dovuta essere una delle solite monotone giornate. Jackie era riuscita a mantenere uno dei suoi tanti lavori, racimolando un po’ di denaro per regalare a lei e alla figlia un paio di giorni di riposo lontano da casa.  Era questo il motivo per cui la donna e sua figlia erano nel porto, quella mattina.. Ma come al solito, Rose, aveva deciso di fare di testa sua.

“Resta qui,Rose, vedi di non muoverti.” Le aveva detto la madre prima di andare a cercare l’imbarco giusto. Ma Rose.. Rose non l’avrebbe ascoltata per nessun motivo al mondo: una bambina di undici anni sempre alla ricerca d’avventura, in un posto grande, pieno di navi, acqua, e chissà quante altre meraviglie.. Sapendo benissimo badare a sé stessa, perché avrebbe dovuto ascoltarla?

Tanto torno subito aveva pensato, prima di sgusciare via dalla panchina sulla quale era stata letteralmente depositata.
Indossava uno dei suoi abitini preferiti: rosa e a righe rosse –anche se,rigorosamente,sotto indossava un paio di pantaloncini. Ai piedi scarpette da ginnastica bianche,comode e ben portabili. Pronta per un’avventura! Camminando, faceva penzolare le braccia avanti e indietro, mentre gli occhietti vispi si spostavano da una parte all’altra, alla ricerca di colori, in quella giornata nuvolosa.. Le piaceva il posto dove viveva, ma le sarebbe piaciuto che la maggior parte dei giorni non fosse stato così buio. Voleva sole! Voleva calore! E anche le persone..Erano così.. Cupe!
Un paio di persone le chiesero se si fosse persa, ma lei aveva alzato il capo e guardato altrove.
Regola numero uno: Non si parla con gli estranei!
Era entrata in un paio di negozietti,sapete, quelli che sono lì e si spacciano di vendere “cose tipiche del posto” quando invece hanno le solite cose prodotte in serie in qualche grande fabbrica, arrampicatasi su uno scaffale  e tirato giù un pacchetto di gelatine alla frutta. Era andata a pagare –Jackie le dava rigorosamente qualche spicciolo,sperando che non chiedesse altro- e poi era zampettata fuori. Aggirandosi di qua e di là, saltava sulle panchine e ci camminava come se fosse sull’asse di una nave, saltando giù con un po’ di esitazione.. Poi correva, rideva, canticchiava e mangiava un’altra gelatina. Ogni tanto si fermava sul bordo di qualche pontile, guardando l’acqua sottostante alle navi e le barche che vi erano ancorate,sperando di vederci qualche pesciolino e lanciando anche a loro qualche confetto, quando li vedeva.
Improvvisamente, la sua attenzione venne attratta da un’altra sorta di molo, più lungo e recintato.. La gente vi passeggiava tranquillamente: mamme con carrozzine, coppie, bambini della sua età che giocavano, adolescenti.. E in fondo, uno di quei cannocchiali panoramici a pagamento che ti permettono di gustarti l’orizzonte. Gli occhi le brillarono e vi corse incontro –investendo quasi un altro ragazzino-,saltellando nel tentativo di arrivare al diaframma, troppo alto per lei: ma anche se ci fosse arrivata, non avrebbe avuto i soldi per pagare per la visione panoramica.
Scrollò  le spalle e si appoggiò contro la ringhiera di metallo che circondava la piattaforma di cemento,sbuffando con aria annoiata..Quando uno stormo di gabbiani si sollevò, volando in cielo e passandole davanti: le brillarono gli occhi e l’espressione da triste si fece incantata, seguendo con lo sguardo quello spettacolo tanto bello nella sua semplicità. Nel voltarsi seguendo lo stormo notò che ,accanto a lei, un signore dal lungo cappotto marrone aveva preso il suo posto, lì al cannocchiale. Sembrava essere molto alto,visto che si era dovuto piegare per arrivare a tentar di guardare attraverso gli specchi dell’oggetto.. Corrugò la fronte,tornando nuovamente imbronciata: avrebbe voluto essere lei, lì, al suo posto!
Ma ebbe appena il tempo di realizzare questo pensiero,che l’uomo si voltò verso di lei.. Forse aveva esagerato nel fissarlo e se ne era accorto! Fece per guardare altrove, con fare infantile, ma qualcosa la fermò…

Gli occhi dell’uomo erano grandi.
Color nocciola.
Ed erano così tristi.
Così tristi da farle male.
Eppure sorrideva.
Un sorriso appena accennato.
Sembrava così dolce.
Le gelatine le caddero di mano,senza che se ne accorgesse.
Lui allargò il sorriso e si piegò in terra, mettendosi in ginocchio.
Le prese e gliele porse.

Rose rimase ferma,come se fosse stata catturata da qualcosa in lui.

“Stai bene?” Chiese l’uomo dal cappotto marrone. E la ‘regola numero uno’ della bambina,improvvisamente,sparì.
La biondina annuì energicamente,si schiarì la voce e poi rispose.
“Tutto bene.”
“E allora che ne dici di prendere queste?”
“Oh..Mi scusi.” Sussurrò Rose senza abbandonare gli occhi dell’uomo per un solo istante. Allungò la mano e prese le caramelle, stringendosele forte al petto,come se avesse paura gliele portassero via. Lui restò alla sua altezza,sorridendo apparentemente divertito da quella reazione,poi alzò lo sguardo, indicando il telescopio.

“Vuoi provare?” Domandò di nuovo,sempre con quel tono di voce tanto confidenziale, tanto tenero.
Deve essere una persona tanto buona..
“Si, ma non disturbo?”
Scosse il capo e rise,mentre si metteva in piedi: aveva ragione! Era proprio tanto alto. Si mise una mano nella tasca interna del giubbotto e ne tirò fuori una specie di cacciavite dalla punta azzurra. Poi,dopo esserselo rigirato fra le mani –per dare spettacolo-, si mise un dito sulle labbra, facendole come segno di mantener il segreto. Lei lo imitò e annuì sorridendo, anche se sotto sotto, un po’ preoccupata lo era...
L’uomo attiva l’aggeggio che ha in mano che si rivela luminoso e rumoroso.. La bambina corruga appena la fronte.
“Perché fa questo rumore?”
“Perché è un cacciavite sonico. Quindi fa rumore. E fa anche..Questo!” Con un piccolo scatto ed uno schiocco, il tubo su cui era il cannocchiale si abbassa, andando all’altezza di Rose e,subito dopo, il diaframma si era aperto.
La bambina spalancò occhi e labbra, guardando prima l’oggetto davanti a sé e poi l’uomo.
“Sei un mago?”
“Vuoi che sia un mago?”
“Sarebbe fico.”
E lui qui aveva riso.
“Ma io sono molto meglio di un mago!”
“Che cosa sei?”
Ci fu un attimo di silenzio, lui smise di ridere e addolcì lo sguardo ed il sorriso,per poi guardare il cannocchiale.
“Sbrigati, o il tempo finisce.”
La bambina aveva eseguito,rendendosi conto che in effetti aveva ragione!
Poggiò l’occhio contro la canna,e uno spettacolo meraviglioso le apparve davanti agli occhi: in lontananza, in mezzo al mare, i gabbiani che aveva visto volare si tuffavano in acqua, alla ricerca di pesci. Volavano l’uno sull’altro, disegnando traiettorie meravigliose, giri acrobatici degni di quelli che facevano gli aeronauti che volavano con i loro aerei colorati alla tv: gli uccelli si sfioravano sempre, come se stessero ballando, ma non si incontravano mai.
E lei sorrideva e applaudiva, entusiasta di quello spettacolo che le era stato gentilmente offerto.
Eppure, qualcosa di più interessante di quel che stava guardando, le fece distogliere lo sguardo.
Si voltò lentamente verso sinistra, laddove era stato l’uomo tanto gentile con cui aveva parlato.. Lo vide allontanarsi e rimase sorpresa.
Perché se ne stava andando?
Il cappotto svolazzava di qua e di là, spinto dal vento che tirava contro di lui…

Sembra il velo di una sposa..Ma dov’è il suo “principe azzurro”?
La bambina lasciò il cannocchiale lì dov’era e accellerò il passo, correndogli dietro a perdifiato, con le gelatine ancora strette nella propria presa.

Corri Rose.
Corri o non lo rivedrai più.
Ma perché vuoi tanto rivederlo?
Perché è così solo.
Se non ha il suo principe, allora voglio essere la sua principessa per un po’.
Corri.

La bambina afferrò il lembo del cappotto, sollevato a mezz’aria, stringendolo forte fra le proprie dita, quasi strattonandolo. L’uomo, si voltò lentamente, palesemente sorpreso dal fatto che lei gli fosse andata dietro…
E la bambina rimase un’altra volta colpita.
L’uomo dallo sguardo triste, aveva gli occhi lucidi e le guance bagnate.. I pugni sembravano essere serrati, dentro le tasche del completo gessato che indossava.
Lasciò andare il suo cappotto,come se fosse stata colpita da qualcosa, come se avesse preso uno schiaffo in pieno volto.
Lui dischiuse le labbra come per parlare,poi si coprì il volto con entrambe le mani, asciugandoselo alla bell’e meglio. Si voltò lentamente, schiarendosi la voce, che altrimenti, pensò, avrebbe tremolato. Tornò in ginocchio di fronte a lei, cercando di guardarla negli occhi, anche se sembrava essergli difficile.

“Che succe-“ Iniziò a parlare, ma si interruppe, quando vide che la ragazzina abbassava lo sguardo sulla confezione di caramelle, tirandone fuori una gelatina gialla.
Adesso,quello che sembrava aver preso uno schiaffo in faccia,era lui. Guardò la gelatina e poi lei, stordito.

“La frutta fa bene. Questa è alla banana. La mia mamma dice che le banane fanno bene.”

E l’uomo scoppiò a ridere. Di nuovo. Una risata divertita. Veramente divertita.
Un’altra lacrima gli bagnò il viso, mentre allungava timidamente una mano verso quella della bambina. Lei sorrideva, un po’ incerta, non capendo bene se lui fosse felice o meno. Ma il fatto che stesse ridendo era positivo, no?
L’uomo le strinse delicatamente la manina, prolungando il contatto un paio di secondi “in più del dovuto”, ma lei non disse nulla, continuò a sorridere. E poi, lui parlò di nuovo, rigirandosi la gelatina fra le dita:

“Le banane fanno veramente bene alla salute! Sono piene di vitamine C! Mangiane tante,così crescerai sana e forte!” Poi, aprì la bocca e mandò giù la gelatina, passandosi un’altra mano sul viso, nel tentativo di fermare le lacrime, invano. Un’altra gli rigò il viso, ma la piccola Rose, arrivò prima di lui.. Posò delicatamente il palmo sul suo viso, gli asciugò la lacrima e gli fece una dolce carezza.. Infantile,dolce,innocente.

“Io sono Rose Tyler. E tu non dovresti piangere. Perché lo continui a fare?”
“Perché sono felice.”
“Perché..?”
“Perché ho rivisto una persona a cui voglio molto bene.”
“E allora perché piangi?”
“Perché mi era mancata tanto e quando le persone sono tanto felici,piangono,Rose Tyler
“Aaaah. Capisco. Allora hai già il tuo “principe”!” Annuì appena, ritirando la mano per grattarsi il nasino ed annuire. L’uomo corrugò la fronte.
“Principe?”
“Si. O principessa. Non lo so. Solo che con quel cappotto mi sembravi una sposa,quindi ho detto principe.”
“In che senso..?”
“Hai già una persona a cui vuoi tanto bene, non hai bisogno che io ti faccia da principessa! Mi ha fatto diventare triste vederti piangere. Non mi piace quando le persone piangono. Anche la mamma lo fa ogni tanto quando pensa a papà…” Aveva borbottato poi, la piccola, guardandolo negli occhi, mentre lui ascoltava attentamente,preso dal suo discorso. “Vuoi che ti faccia compagnia mentre aspetti?”
Lui aveva sorriso a trentadue denti, guardandola dolcemente negli occhi, ancora accovacciato in terra.
Stava per parlare di nuovo quando improvvisamente si sentì un urlo provenire dall’inizio del molo.

“ROSE MARION TYLER!” Disse la grossa donna dai capelli biondi che si stava avvicinando a loro due.
L’uomo col cappotto,scattò in piedi,come se fosse appena arrivato il capitano e lui fosse un soldato semplice. Rigido,immobile. Rose non capì bene il perché di quella reazione e si voltò verso la madre infuriata con aria perplessa.

“Mamma sto-“ Jackie era arrivata, si era piegata e aveva preso Rose per le spalle. Sembrava aver pianto anche lei, a giudicare dagli occhi lucidi.. L’aveva strattonata un po’, blaterando sul fatto che non si sarebbe dovuta allontanare, che rischiavano di perdere il traghetto, che avrebbe dovuto prendere l’ombrello visto che il tempo era brutto, che aveva lasciato il giacchetto sulla panchina, che non poteva fare come voleva.. E infine, ma non ultimo nella lista: “… Rose non puoi parlare con gli sconosciuti!” Aveva esclamato mettendosi anche lei eretta, come l’uomo che aveva un’espressione corrucciata e shockata..

“Allora sei sempre stata così..” Aveva sussurrato, ma Jackie era troppo presa dalla sua frustrazione, per pesare veramente le sue parole. Lo notò solo Rose, che aveva sorvolato uno dei soliti discorsi della madre (glielo diceva almeno due volte al giorno,quel che doveva e non doveva fare.. Alla fine faceva sempre come le andava).

“E Lei.” Aveva continuato Jackie puntando l’indice contro il petto dell’altro adulto, che aveva sussurrato un ‘Ahi’ dolorante. “Lei dovrebbe girare a largo dai bambini! Lei porco,schifoso,animale,disgustoso,pedofilo,che volevi fare alla mia bambina,EH?!” Sembrava quasi che lo volesse aggredire, mentre lui mandava indietro il petto, sempre con la stessa espressione sconvolta, cercando di scappare in qualche modo. Rose aveva preso la mano della madre e l’aveva guardata negli occhi:
“Basta,mamma! E’ stato gentile con me! Mi ha pagato un giro al cannocchiale lì!” E aveva allungato la mano libera in direzione del luogo dove erano stati poco prima. Jackie aveva scosso il capo ed era tornata sull’altro, che nel frattempo aveva fatto un paio di passi in dietro, letteralmente terrorizzato. A quel punto, Rose, aveva scosso la testa e aveva ripreso la mano della madre, trascinandola via senza dire niente, con lo sguardo basso. Ogni tanto, le dava fastidio che facesse così, ma alla fine sapeva che era per il suo bene.. La mamma le voleva bene e sempre gliene avrebbe voluto.
Anche questo,le ripeteva, oltre alle mille regole da seguire.
Jackie aveva continuato a blaterare per tutti e venti metri che avevano fatto, mentre Rose era rimasta in silenzio, pensando a quale espressione avesse fatto l’uomo quando si erano allontanate..
E lì si rese conto che si era dimenticata di chiedergli una cosa importantissima, almeno per lei.
Aveva alzato di scatto il capo, aveva lasciato la mano della madre ed era corsa indietro:
“Ho dimenticato una cosa!” Le aveva detto, mentre lei ricominciava ad urlarle di tornare lì.

Corri di nuovo. Corri più forte. Prega. Prega che sia ancora lì.
 
E così fu.
L’uomo era ancora lì, esattamente dove era stato lasciato.
E sorrideva. Sembrava quasi che sapesse, che sarebbe tornata.
Rose rimase a distanza, due o tre metri li separavano.
Lui teneva una mano in tasca, l’altra lungo il fianco..Sembrava che avesse delle altre gelatine gialle, in mano: come le aveva prese?!
No,no. Quello non era importante.
La bambina dischiuse le labbra, nel tentativo di parlare..
Poi si fece coraggio.

“Come ti chiami,principe?”

Lui aveva chiuso gli occhi,sorridendo dolcemente.

“Theta. Theta-Sigma.”

Lei aveva sorriso: per la prima volta un sorriso vero,sentito,non traballante.
Aveva annuito, aveva alzato la manina e aveva fatto ciao, poi era corsa via.

Qualcosa le diceva che quell’uomo dal nome tanto bello quanto strano, avrebbe pianto di nuovo.
  
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