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Autore: midorijpg    12/01/2013    3 recensioni
E se. Ecco cosa guida questa storia, due semplici paroline.
E se... Brian, oltre al suo ruolo di chitarrista, svolgesse come hobby quello di scienziato?
E se... costruisse una macchina del tempo?
E se... qualcuno del gruppo si ritrovasse nel futuro, per sbaglio?
E se... eh, sta a voi scoprire tutto!
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3. Where the light of day will find us? (Pt. 2)

 
Il fumo che aveva velocemente avvolto la stanza si stava piano piano dissolvendo, mentre coloro che vi stavano dentro continuavano ancora a tossire. 
Quando fu sicuro che tutto si fosse tranquillizzato, Brian si avvicinò alla macchina, non senza una certa titubanza. Fece segno agli altri di restare dov’erano, poi provò a bussare contro quel marchingegno oltremodo sovrannaturale, senza però ottenere altro che un rumoraccio degno di una vecchia ferraglia arrugginita. Cercando di restare calmo, fece:
- ... Roger? -
Silenzio. 
Silenzio che si mischiava all’ormai leggero strato di fumo che stava invadendo il pavimento. Silenzio agghiacciante, degno di un film horror. Silenzio che poteva significare soltanto una cosa.
- EUREKA! - gridò il chitarrista-scienziato spiccando un salto che fece spaventare la povera Catherine. - Funziona, per Dio, funziona!! - 
Freddie, ancora sotto shock per quello che era appena accaduto sotto i suoi occhi, si girò verso Brian come un automa.
- ‘Funziona’?! - esclamò quasi indignato. - Uno dei tuoi colleghi, nonché migliore amico, è sparito in qualche fottuta dimensione temporale... e tu sai dire solo ‘funziona’?! -
L’altro, che era già in procinto di festeggiare e stava improvvisando un valzer per niente riuscito con la sua giovane e rintronata assistente, lo guardò e disse, acido:
- Beh, fammi godere il momento di gloria finché posso. -
“Come se non si sentisse già il re del mondo ad ogni assolo che fa...” pensò John alzando gli occhi al cielo e dirigendosi verso la macchina del tempo.
Il cantante, rimasto con un palmo di naso, si batté una meno sulla fronte esasperato, mentre il suo amico prendeva disordinatamente appunti su ogni cosa appena successa e borbottava eccitato ogni suo esito. Intanto, giusto per curiosità, il bassista aveva provato a vedere quale fosse stato il danno che aveva fatto sparire misteriosamente Roger. Aprì la strana porta della macchina e vi entrò dentro, senza che nessuno lo notasse. L’interno di quella diavoleria era completamente bianco, stretto, con spazio per due persone al massimo - eppure da fuori sembrava molto più grande. Vi si trovavano due sedili, con ai loro lati una tastiera e uno schermo, in alto. Certo che, quando voleva, il loro scienziato si inventava proprio di tutto. Forse neanche nel futuro ci sarebbe potuta essere una macchina come quella.
Il bassista uscì e chiuse la porta del macchinario, per poi dirigersi sul suo retro. Vide che da sotto l’enorme congegno usciva un leggero filo di fumo, perciò si inginocchiò e, accendendo una torcia, diede un’occhiata. Tutto ciò che vide fu un insieme confuso di cavi bruciacchiati e viti arrugginite, forse irreparabile. Ma, da bravo ingegnere, una cosa la sapeva: per un ingegnere che si rispetta nulla è irreparabile.
Lo mostrò subito a Brian, che annunciò:
- Catherine! Presto, ordina dalla migliore officina di Londra almeno venti viti di venti diverse grandezze e cavi rossi e cavi blu a volontà! Dobbiamo riportare indietro Roger, perbacco! -
- Ma, dottore, con i soldi come fac... - provò a ribattere l’assistente, insicura persino se il suo dottore sapeva ciò che stava dicendo.
- Non penso che ci sia da preoccuparsi per quello, tesoro. - rispose pronto Freddie. - Pensi che abbia rotto con quei bastardi della Trident solo perché non si meritavano di trattare con una star come me? - aggiunse strofinandosi le unghie curate contro la giacca, con fare superiore.
- Mi hai battuto sul tempo, Fred! - ridacchiò Brian, per poi avvicinarsi alla ragazza, metterle le mani sulle spalle e sussurrarle:
- Fidati di me, Catherine. -
Lei lo fissò affascinata per qualche secondo. Quando riusciva, il suo dottore sapeva mandarla completamente in brodo di giuggiole.
- Ok... - farfugliò, per poi correre al telefono per adempire alla sua missione.
- Per quanto riguarda le registrazioni, possiamo tranquillamente interrompere. Riprenderemo a tempo debito, ovvero quando saremo riusciti a far tornare qui Roger. E ora, al lavoro! - esclamò Brian, con un atteggiamento da leader.
- Aspetta... Ma tutti saremo coinvolti in questo progetto? - uscì fuori Freddie. - No, sai, non vorrei mai sporcarmi i vestit... -
- Un giorno di questi andiamo a prendere una tuta da meccanico, ok? - ribatté il chitarrista, esasperato. - E ora, al lavoro! -

***

- Quindi, fammi capire. Tu sei Roger Taylor, batterista dei Queen, vieni dal 1975, e sei atterrato nella mia soffitta perché Brian May ha inventato una stramba macchina del tempo e ti ha mandato nel futuro di trentacinque anni? -
Alex se ne stava al centro della sua camera, mentre Roger le girava intorno e si guardava intorno curioso.
- Mh-mh... E hai dimenticato di dire una cosa... - borbottò senza neanche guardarla in faccia.
- Cioè? -
- Che sono un asso con le signore... - la squadrò di sottecchi, con un sorriso furbo. - E che prima mi hai fatto male! - cambiò completamente tono, indicandosi il bernoccolo rosso sull’angolo della fronte. - E poi... Che non vedo l’ora di visitare il vostro futuro! - detto questo, si affacciò alla finestra, tutto contento.
La povera ragazza non poteva credere ai suoi occhi e alle sue orecchie. Doveva esserci una spiegazione logica a tutto quel casino. Magari stava solo sognando e quell’essere era solo frutto del sogno provocato dal sonno istantaneo al suono di My Melancholy Blues. O forse aveva visto talmente tante volte Ritorno Al Futuro che le sembrava che i fatti accaduti nel film stessero accadendo anche a lei. Ma lei non era una personificazione femminile di Marty McFly (*), andiamo!
E se magari il biondino stesse dicendo la verità? Quella sarebbe stata comunque un’ipotesi da prendere in considerazione, anche se nessuno gli avrebbe creduto. Ma Alex non era nessuno.
- Di’ un po’, ragazzina, ce le avete già le macchine volanti? - esclamò il biondo chiudendo la finestra, facendola trasalire. - E i robot? Mica avete dei robot servitori come raccontava Asimoov! - si girò verso di lei, guardandola negli occhi. Lui non stava zitto, lei non riusciva a parlare e stava facendo di tutto per non sciogliersi di fronte a quegli occhi.
- Oppure... - si stava avvicinando. Pericolosamente. La ragazza indietreggiò. - Chi mi dice che non sia tu stessa un robot?! -
Urlata, praticamente, quest’ultima frase, le sue mani finirono repentine sulle guance della povera ragazza, saggiandole col pretesto di sentire la sua... Consistenza umana. Gesto che lei odiava più di qualsiasi cosa al mondo.
- LASCIAMI, DEFICIENTE! - urlò la studentessa dimenandosi e rifilandogli un ceffone talmente forte da fargli fare mezzo giro su se stesso. Lo prese per il colletto della camicia e dichiarò, digrignando i denti come un mastino:
- Senti, cretino spaziale, non so se tu sia veramente Roger Taylor o meno, ma quant’è vero Iddio, toccami ancora le guance in quel modo e sei morto, capito?! -
Roger sbiancò di colpo. Cazzo, la ragazzina non scherzava. Non c’era bisogno di dimostrazioni, il suo tono parlava già da solo. Annuì, docile e impaurito, incapace di fare altro. Alex lo lasciò e lui finì col sedere per terra. Trattenne un mugolio di dolore: quante parti del corpo ancora aveva intenzione di deteriorargli?!
- Ora, ascoltami bene. Patti chiari, amicizia lunga. Per quanto ne so sui viaggi nel tempo, per il momento tu starai in casa mia. Non, - sottolineò - ripeto, non uscire per nessun motivo al mondo. Non parlare con nessuno. Non rispondere al telefono. Tu da questo momento sei in-vi-si-bi-le. -
Roger fece di nuovo sì con la testa, sperando che le indicazioni della ragazza gli servissero, per quanto ne sapeva lui sui viaggi nel tempo...!
- In questi giorni ti procurerò dei vestiti, di certo non gradirei che un tonto spaziale giri per casa mia con gli indumenti sozzi e puzzolenti. - continuò lei. - Appena verranno degli ospiti, tu ti chiuderai in camera mia. -
- Ma così sarò completamente prigioniero! Insomma, facevo prima a dire a Brian di portarmi negli anni ‘40! - protestò.
- Zitto. - sibilò la ragazza, impassibile. - Queste sono le regole, se non vuoi infrangere il continuum spazio-tempo. -
- Il conti-che?! -
- Te lo spiegherò un altro giorno, ora no. Troppi shock in così poche ore. - sospirò, buttandosi a pancia in su sul letto.
- Va bene... - tutto sommato, nemmeno lui aveva le idee del tutto chiare.
- Penso che andrò a farmi un’altra tisana. - detto ciò, Alex si alzò e si diresse verso la porta.
Roger si alzò, massaggiandosi una chiappa, pensoso. Magari, provandoci, sarebbe riuscito a fare sua amica quella ragazza. Bastava provarci.
- Senti, ehm... - azzardò.
- Alexis. -
- Giusto, Alexis... - si aggiustò un ciuffo di capelli e si avvicinò a lei, d’un tratto con un sorriso più dolce del miele. - Ti vorrei ringraziare per la tua ospitalità. Sai, un viaggio non si affronta mica tutti i giorni, sono ancora un po’ confuso e... -
Di colpo lei si girò. Roger ampliò il suo sorriso, con aria vincente.
- Sai una cosa? Se stai cercando di provarci, sappi che con me non attacca. -
Così si diresse secca verso la cucina. Il povero batterista ci rimase di sasso. Nessuna aveva mai reagito così con lui. Che razza di mentalità avevano nel fottuto 2010?!
- Ah, Roger? - lo chiamò d’improvviso.
- Sì? - sobbalzò lui.
- Tu stanotte dormi sul divano. Sia ben chiaro. -



Who do you think that you are? You should be sweeping at the Emerald Bar.

Here I am, people. Tuuuuuuuutto nero, perché ho deciso che di colorato metterò solo il titolo, d'ora in poi. ("BUUUUUUUU" cit. EFP audience)
Comunque. Mi sono resa conto (anche voi, ormai LOL) che sto aggiornando questa storia ad ogni morte di papa ma ok!, brava Midori, let your imagination come and go, ahah.
Anyway! Spero che questo capitolo vi piaccia, ringrazio ancora una volta le mie recensitrici di fiducia che anche nello scorso capitolo hanno sprecato cinque minuti della loro vita per dire che ne pensavano. Ai l'ov iu, sappiatelo <3
(*) = riferimento al protagonista di Ritorno Al Futuro, penso che voi lo sappiate ma mettiamo caso ci fossero delle perdite di memoria. :3 
Grazie a tutti, anche a chi legge soltanto! <3 
See you,
Midori
   
 
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