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Autore: _wayward    12/01/2013    3 recensioni
In tutta la sua vita, Carter aveva dovuto ricredersi a proposito di un sacco di cose.
Dell'impossibilità di un'apocalisse zombie, tanto per cominciare. O, per esempio, delle labbra di Josh che accarezzano le sue appena prima di uccidere l'ennesimo morto vivente che tenta di mangiarli.
Genere: Horror, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The path to heaven runs through miles of clouded hell'
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Autore: _wayward.
Titolo: The city never sleeps at night ~
Fandom: Originale » Sovrannaturale.
Rating: Arancione.
Genere: One-shot.

Personaggi/Pairing: Carter/Josh, Stanley, Hollie, Mag.
Parole: ~2502.
Avvertimenti: slash, #zombiepocalypse.

Disclaimer: Mine ©.
Note: 1) Il titolo è una strofa rubata da “It's time” degli Imagine Dragons.
2) Originariamente scritta per zombiepocalypse, tranne per il fatto che ho superato il limite massimo di parole, damnit.
3) Il Raid Antizanzare. Avete presente che dietro c'é scritto “pericolosamente infiammabile”? Ecco, nemmeno io ci credevo, poi ho provato e è una figata fa una fiammata pazzasca credetemi: è decisamente pericolosamente infiammabile. #nonprovateciacasa
4) Quì sul pinguino livejournal.


Introduzione: In tutta la sua vita, Carter aveva dovuto ricredersi a proposito di un sacco di cose.

Dell'impossibilità di un'apocalisse zombie, tanto per cominciare. O, per esempio, delle labbra di Josh che accarezzano le sue appena prima di uccidere l'ennesimo morto vivente che tenta di mangiarli.



~ The city never sleeps at night


In tutta la sua vita, Carter aveva dovuto ricredersi a proposito di un sacco di cose.

Carter, diciannove anni di ricci castani che gli cadono sugli occhi quando cammina, non aveva mai ritenuto possibile il divorzio dei suoi genitori, tanto per iniziare. Invece suo padre si era risposato con Katrhina, polacca, già madre dell'atletico e biondissimo Simon e loro erano stati costretti a diventare fratelli – fratellastri, come preferiva sottolineare Simon, ormai nient'altro che un mucchietto di ossa e carne, sepolto sotto un cumulo di terra fresca.

Mai, nemmeno per un istante, aveva creduto di poter convincere Victoria ad uscire con lui, eppure era successo e lei lo aveva quasi baciato sotto i portici della sua villetta – prima che la sua testa venisse letteralmente staccata dal resto del corpo, e che corpo!, dal cadavere putrefatto del suo vicino di casa.

Non aveva mai nemmeno immaginato un futuro in cui lui si perdeva l'uscita del terzo capitolo della saga di Dragon Age ma ormai, quasi un anno da quando tutto quel casino era iniziato, Carter poteva mettersi il cuore in pace in proposito; il videogioco non sarebbe mai uscito perché – e questa era la cosa più grossa su cui aveva dovuto ricredersi – probabilmente anche la casa di produzione era infestata da fottutissimi zombie.

***

I primi tempi, Carter non aveva veramente realizzato quello che stava per succedere, non che le morti in strane circostanze o i tentativi di cannibalismo fossero soliti nella cittadina di provincia in cui viveva; semplicemente, in un mondo in cui ognuno vede soltanto ciò che vuole vedere, ecco, grazie tante, l'inizio di un'apocalisse zombie non era proprio uno dei suoi piani più quotati per il fine settimana.
Quando i morti avevano iniziato ad essere sempre meno morti, Carter e praticamente l'intera popolazione mondiale avevano dovuto fare i conti con la realtà dei fatti.

Tutto sommato, era stato figo, per le prime due settimane: il Decreto di Sicurezza teneva gli ospedali e i cimiteri sotto controllo, nessuno era in pericolo più del solito e Carter ed il suo migliore amico Stanley trascorrevano le notti a sperare in uno stato di allerta che avrebbe fatto chiudere il supermercato in cui entrambi lavoravano.

Poi il tutto era precipitato velocemente quando i soldati che erano incaricati di delimitare le zone infestate erano stati infettati a loro volta e, be'... aveva iniziato ad essere un po' meno figo quando Carter aveva trovato sua madre morta in una pozza di sangue mentre il suo nuovo compagno si cibava del suo cadavere.
Lui aveva vomitato e poi gli aveva piantato un coltello da cucina nel cervello.

***

Un'altra cosa a cui Carter non aveva mai creduto erano le avvertenze sul retro delle sostanze, come da etichetta, pericolosamente infiammabili.

Eppure, arrivato di corsa a casa di Stan, non aveva potuto fare altro che afferrare il Raid Antizanzare e puntarlo contro il fornello acceso, sperando vivamente di sbagliarsi.
Aveva funzionato, grazie a qualche divinità che ancora non era stata trasformata in un mostro mangia uomini, e la fiammata aveva colpito in pieno lo zombie che stava cercando di sedurre il suo migliore amico – una ragazza caratterizzata dalla pessima cura del proprio corpo, a giudicare dal colore verdognolo della sua pelle.

Usciti di corsa in giardino, con il Raid ancora stretto fra le mani, non era bastato che uno sguardo prima di agguantare le chiavi della vecchia Ford Pinto di Stan e iniziare la fuga.

Avevano depredato il supermercato, ignorando il cadavere del loro datore di lavoro nemmeno troppo nascosto nel magazzino, caricato tutto quanto potevano trasportare sulla macchina e fatto il pieno di benzina.

Solo qualche ora dopo, su una superstrada deserta, circondati dalla terrea luce del tramonto, si erano resi conto di non avere ancora scelto una meta.

***

Un mese dopo, la vita di Carter era diventata la replica mal girata di una puntata tipo di Supernatural – i due fratelli che girano per l'America a bordo di una macchina degli anni '60 e liberano il mondo da qualsiasi creatura soprannaturale sulla loro strada.
Peccato che di creatura ce ne fosse solo una specie e che fossero loro, gli zombie, a cercare di liberare il mondo dall'umanità.

Lui e Stan si guardavano le spalle a vicenda, sperando di non essere mai troppo stanchi e di non addormentarsi nei turni di guardia che avevano fissato ed avevano imparato a scherzare sul mondo che li circondava così come, prima, avevano scherzato giocando a Zombieville perché, davvero, il solo pensiero che tutto quello fosse reale era troppo grande per entrambi.

Non avevano avuto il coraggio di rubare armi da fuoco al negozio deserto che avevano incontrato nella seconda cittadina attraversata, però, e il Raid, unito alle scatole di fiammiferi e accendini, era ancora la loro arma più efficace.

***

Quando aveva incontrato Josh per la prima volta, Carter aveva tentato di ucciderlo con una fiammata – non molto romantico, in effetti.
Poi lui aveva imprecato ad alta voce, nascondendosi dietro ad una pentola appoggiata sul fornello della cucina della casa in cui lui e Stan si erano accampati per la notte e Carter aveva abbassato la bomboletta, incapace di parlare.
Un golden retriever era accorso dal salotto, seguito da uno Stan pressapoco terrorizzato.
Solo dopo una manciata di minuti trascorsi nel silenzio della realizzazione, Carter aveva lasciato cadere il Raid ed era scoppiato a ridere.

Josh, che era il diminutivo di Joshua, aveva ventisei anni ed era una delle matricole assegnate alla protezione degli ospedali – il suo si chiamava Dickens' Emergency Hospital, gli aveva raccontato quella stessa sera, con la testa di Mag, il suo cane anti-droga, appoggiata sopra le ginocchia.
Aveva visto i suoi compagni cadere sotto il numero sproporzionato di zombie e, molto poco coraggiosamente, era scappato. Alla fine del racconto, aveva abbassato lo sguardo e Carter aveva intuito il suo rimpianto ma non aveva potuto agire in proposito perché uno zombie si era appena trascinato fino alla porta d'ingresso e pensò che fosse meglio cercare di salvarsi la pelle piuttosto che confortare un soldato ferito nell'orgoglio.

***

A differenza di lui e Stan, Josh aveva uno scopo – totalmente utopistico ed irrealizzabile, ma pur sempre uno scopo.
Aveva iniziato ad esplorare le città in cui si fermava per i rifornimenti in cerca di sopravvissuti.
Nobile, veramente, se non fosse che finiva puntualmente in una lotta alla sopravvivenza fra lui e gli zombie e, be', Mag che, essendo un cane, non poteva far altro che seguire il suo padrone.

Carter non aveva intenzione di diventare carne da macello né, tanto meno, di essere un eroe quindi sì, aveva deliberatamente mandato i piani di Josh per salvare il mondo dall'epidemia a quel paese.

Stan era stato in silenzio per tutta la durata della discussione, lasciandosi scappare un unico sospiro quando Josh era uscito sbattendo la porta della stazione di servizio eletta a rifugio per la notte.

«Sai come finisce nei film quando i protagonisti hanno la brillante idea di separarsi» gli aveva detto, prima di uscire anche lui a fumarsi una sigaretta.

Carter lo sapeva, eccome se lo sapeva, da tutte quelle volte che ne aveva riso di fronte ad un film horror.

Da solo nella stanza, con il buio intorno ed il vuoto sotto la pelle, Carter si era concesso un pianto silenzioso fino a quando una voce nella sua testa non lo aveva rassicurato.
Almeno, aveva pensato con una smorfia sul viso che non avrebbe mai potuto passare per una risata, Josh non aveva detto: «torno subito».

***

E infatti era tornato, pieno di sangue che aveva assicurato non essere suo, con un fagotto stretto al petto ed una promessa sulla lingua.

«La madre è morta» aveva detto, posando l'involucro di coperte sul pavimento. «Lei si chiama Hollie.»

E, davvero, Carter aveva voluto prenderlo a pugni e urlargli quanto era stato stupido e avventato e tutta una serie di insulti che non si sarebbe dimenticato facilmente quando la bambina aveva scostato le coperte, aveva iniziato a piangere e tutto quello che Carter aveva potuto fare era stato stingere spasmodicamente la spalla di Josh e osservare Stan iniziare a cantare una sorta di stonata ninnananna.

***

Hollie aveva quasi otto anni ma non parlava – tranne quando Mag le si avvicinava e strofinava il suo muso contro il suo naso – così era facile dimenticarsi della sua presenza e riprendere la vita normalmente, sempre che normale la si potesse definire.

Avevano continuato a scappare, ora in cinque, e per un po' la discussione fra Carter e Josh era stata lasciata in disparte.

Un giorno, Hollie aveva rischiato di morire quando uno zombie si era nascosto in macchina e lei, tornata indietro a cercare le caramelle, non l'aveva visto agguantarla da dietro la schiena.

Aveva urlato i loro nomi, Josh era saltato addosso alla creatura e l'aveva atterrata e, quando questa stava per rialzarsi, Carter non aveva esitato nel raccogliere la pistola caduta nella lotta ed a sparargli.

La mattina dopo, lasciando Stan insieme a Hollie, lui e Josh erano partiti ad esplorare la cittadina.
Avevano bruciato un paio di edifici infestati ed ucciso almeno una ventina di zombie ma, di tracce umane, nemmeno l'ombra.

«Forse avevi ragione tu» aveva detto la sera Josh, appoggiato contro il finestrino della Pinto per osservare meglio i campi deserti intorno a loro.
Carter si era limitato a lanciare uno sguardo a Stan, Hollie e Mag, addormentati sui sedili posteriori e poi aveva appoggiato la testa sulla spalla di Josh.

Si era addormentato così e, per un istante, era stato convinto di sentire la sua mano accarezzargli i capelli.

***

Mesi dopo, il loro gruppo di avventurieri si era allargato da cinque a dodici.
Ora erano quattro le macchine che attraversavano gli USA alla ricerca – non poi così inutile – di sopravvissuti, lasciando una scia di morti viventi non più così viventi alle loro spalle.
L'unico difetto era che, effettivamente, gli zombie non morivano con un semplice colpo di pistola in fronte ma cadevano soltanto a terra, rallentati per un certo periodo.

Il metodo migliore, pensava Carter ridendo, sarebbe rimasto il Raid.

Leslie aveva cinquantatré anni e gli occhi dello stesso colore di sua madre; Carter non la guardava mai ed evitava di rimanere da solo con lei nella stessa stanza ma apprezzava che si prendesse cura di Hollie ed i suoi hamburger al burro di arachidi.

George e i suoi figli erano i più alti del gruppo – ed anche i più forti fisicamente – eppure continuavano a guardare Carter qualora ci fosse una decisione da prendere perché, a quanto pareva, era stato nei boy-scout, sapeva come accendere un fuoco e come orientarsi nei boschi e, cosa ben più importante, Josh, che era ancora l'unico in grado di usare una pistola, aveva la tendenza a dare particolare peso alle sue parole.

***

Lui e Josh avevano fatto sesso.

La prima volta che era capitato, quando ancora erano loro due soli a perlustrare le zone intorno all'accampamento, Josh lo aveva spinto contro la porta chiusa di una libreria pulita da qualsiasi tipo di creatura soprannaturale e lo aveva baciato come nessuno, mai, lo aveva baciato prima.
La lingua di Josh aveva accarezzato la sua bocca come se quello fosse stato il loro ultimo bacio – il ché, aveva pensato Carter, date le loro prospettive di vita era anche possibile.

Era stato ruvido, per niente comodo a causa della paura di essere attaccati da uno zombie da un momento all'altro e, quando si era concluso, Josh aveva sbloccato la porta ed era uscito in fretta.

La seconda volta era stato lui a cercare le labbra di Josh, soli nella Pinto, mentre Stan montava la guardia nella macchina di George, ed i baci erano diventati roventi quando i loro vestiti erano scivolati nei sedili posteriori.
Se Stan aveva sentito qualcosa – definitivamente probabile – non ne aveva fatto parola.

***

Era successo molte altre volte e Carter non aveva la minima intenzione di chiedersi per quale motivo gli occhi di Josh fossero così verdi da fargli stirare le labbra ogni volta che vi si trovava vicino o del perché le piccole lentiggini che ricoprivano i suoi bicipiti fossero in grado di fargli venire un'erezione che nemmeno Victoria aveva mai saputo creare.

Aveva abbastanza problemi con quella fottuta apocalisse zombie per permettersi di avere una crisi di orientamento sessuale, quindi aveva fatto tutto quello che poteva fare: continuare a fare sesso con Josh e tentare di sopravvivere fino alla volta successiva.

Ignorando la pericolosa stretta attorno al cuore quando si allontanavano per qualche ora o quando gli toccava un giro di ricognizione con Stan o quando era il turno di Josh nel montare la guardia e tutto quello a cui lui riusciva a pensare erano le sue mani sulla propria pelle e lo zombie che lo coglieva di sorpresa e tentava di mangiarlo mentre Carter dormiva beatamente.

***

Un giorno poi, in uno dei soliti giri d'esplorazione – quando ormai erano passati due anni ed il loro gruppo contava ventisette membri – Josh l'aveva guidato lungo le strade di una cittadina sconosciuta vicino a Kansas City, in un appartamento del tutto sconosciuto con le pareti colorate di azzurro e delle macchie di sangue rappreso sul tavolo della cucina.

«Questa era casa mia» aveva detto Josh mentre si appoggiava al frigorifero spento.

Spingersi verso di lui per baciarlo dolcemente era stata la cosa più normale che Carter avesse mai fatto negli ultimi anni.

***

C'erano molte cose su cui Carter aveva dovuto ricredersi.

Non avrebbe mai immaginato di sopravvivere ad un'apocalisse zombie, prima di tutto, né mai avrebbe potuto pensare di riuscire a guidare un gruppo di sopravvissuti – che, dopo cinque anni, erano diventati settantotto – fino a costruire la prima città libera.
Libera veramente.

Non avrebbe mai ritenuto possibile nemmeno di potersi innamorare dei baci di Josh e dello spazio caldo lasciato dal suo corpo quando si alza dal letto della casa in cui vivono.
Uno spazio che Carter può davvero chiamare casa, oltre alla Pinto di Stan che li ha accompagnati lungo le strade d'America per tutti questi anni.

Ci sono ancora gli zombie, là fuori, e la parte cinica della sua anima gli suggerisce che un giorno le mura costruite intorno alla città cederanno e nessuno potrà fermare la loro avanzata ma quel giorno, gli risponde Josh, è ancora lontano.

Carter vorrebbe davvero credere che c'è ancora il tempo di vivere, prima che qualche maledetto zombie li scelga come colazione, pranzo e cena, perché la Pinto di Stan è ancora parcheggiata di fronte alla loro nuova casa, Mag abbaia in cortile e Hollie, crescendo, diventa sempre più forte. Leslie cerca di cucinare la pizza almeno una volta al mese e George ed i suoi figli hanno fatto scorta di qualsiasi bomboletta di Raid Antizanzare che abbiano trovato lungo la strada, quindi sì, Carter vorrebbe davvero crederci.

Mentre Josh lo bacia e gli accarezza i capelli, però, rimane piuttosto sicuro che la pace che hanno conquistato non durerà a lungo, che l'amore non possa trionfare sopra i non-morti e che arriverà il momento in cui perfino l'alba di ogni nuovo giorno smetterà di infondergli speranza.

Ma è pronto a ricredersi perché, anche in mezzo ad una stramaledetta apocalisse, Josh non smette di baciarlo e il sole continua a sorgere.


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