Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Ciribiricoccola    13/01/2013    0 recensioni
Scrivo di donne. Senza troppi luoghi comuni, senza censure, con un pò d'ironia, una punta di romanticismo e anche una stilla di dramma, che nei giorni più malinconici non guasta mai.
Sono tutte diverse tra di loro, ma hanno una cosa in comune: saranno sincere con chi leggerà, perciò non spaventatevi, non vi offendete.
Sono fatte così e non c'è verso di cambiarle.
Tutte noi ne sappiamo qualcosa, no?
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
donne

BABY JANE

 

 

Quando Gary mi scaricò, in qualche modo compresi la sua scelta, anche se all’inizio non fu facile.

Gli ottimisti dicono che l’amore non conosce barriere e che una storia può nascere anche da un momento breve e banale, ma io sono realista e dico che sono tutte stronzate; lo dico serenamente, senza rimpianti, ma con la solida consapevolezza di chi ha avuto un’esperienza spiacevole.

 

Il momento fu effettivamente breve, ma non direi banale: ero al centro commerciale con mia sorella, stavamo facendo le compere natalizie e ci eravamo fermate davanti ad un negozio per guardarne la vetrina; quando Christine si è girata ha visto Gary da lontano e lo ha salutato con un gran vociare, un grande sventolio di mani…
Stavo giusto per chiederle cosa avesse da starnazzare, ma quando mi sono voltata l’ho capito.

Gli altoparlanti del negozio stavano facendo riecheggiare “One vision” dei Queen, come se avessero voluto dar voce ai miei pensieri.

Un figo da paura.

E a giudicare da come stava ricambiando volentieri i baci sulla guancia di Christine… sapeva di essere un gran figo.

Non ho mai saputo se la sua ostentata figaggine fosse il risultato di un’adolescenza da “brutto anatroccolo” riscattata nell’età adulta, o se così ci fosse nato. Di lui, effettivamente, ho sempre saputo ben poco.
A parte che era andato a letto anche con Christine, che si era fatta ben pochi problemi.
Un dettaglio che mia sorella mi riferì innocentemente pochi giorni dopo avermelo presentato.

“Gary, questa è mia sorella. Sorella, questo qui è Gary! Andavamo in palestra insieme!”
Giusto in quell’istante compresi perché quella pigra cronica che è Chris avesse frequentato una palestra per ben sei mesi di fila.
Gli strinsi la mano e gli dissi “Ciao” senza far trapelare il mio nervosismo – un grande sforzo – ma lui sconvolse il mio equilibrio faticosamente raggiunto con una frase giustamente ironica e un sorriso impossibile da ignorare.
“Sorella, suppongo che anche tu abbia un nome!”
Tra una risatina idiota e una vampata improvvisa di calore glielo borbottai, il mio nome, e ritirai educatamente la mano.

Non sono mai stata brava nel mantenere la calma di fronte a tanto ben di dio. Ed era vestito, per la miseria.

Dopo essersi aggiornati brevemente e con grandi sorrisoni sui rispettivi “Che fai adesso?”, “Hai più visto Tizio o Caio?”, con me nel mezzo che sorridevo senza capire, arrivarono i saluti e gli auguri di un Buon Natale.
Inaspettatamente arrivò anche un invito da parte sua, uno di quelli che nessuno prende mai sul serio.
“Dobbiamo rivederci una sera di queste! Beviamo qualcosa, ci facciamo due risate!”
Mentre io lo guardavo come per dire “Non ho alcuna intenzione di ridere con te”, Christine cinguettò che sarebbe stato fantastico e che aveva sempre il suo numero, alla prima sera libera lo avrebbe chiamato.
“Va bene se porto anche mia sorella?”
Io non ero d’accordo, ma non dissi niente.
Gary mi disse che DOVEVO unirmi, senz’altro, lo disse con quel pizzico di malizia che…
Come dicevo, non me la sono mai cavata molto bene con cose di questo genere.

 

“Sai, Gary ci sa fare con le ragazze…”

Una volta a casa, Christine cominciò a snocciolarmi le cose più ovvie e prevedibili su quel monumento di ormoni che avevo giusto adocchiato, ma che non avrei avuto voglia di conoscere più approfonditamente, se solo lei fosse stata zitta e buona.
Mi disse che era un tipo da una botta e via, che non si era mai fatto vedere con la stessa ragazza per più di una settimana, che a letto era un toro e che sapeva come conquistare qualunque donna, ma anche come liberarsene con disinvoltura e soprattutto senza farsi detestare dalla malcapitata, dopo, onde evitare ripercussioni sgradevoli.
Io conoscevo bene quella fiera delle ovvietà ancor prima di essere messa in guardia da mia sorella.
Gary era un gran bel figlio di puttana, si vedeva.
Ma dopo il quadro che lei mi aveva fatto ero interessata più che mai; non volevo fare niente, ero solo curiosa di vederlo all’opera, se sarei caduta anch’io nella sua trappola.

Ovviamente ci finii con tutte le scarpe.

 

La famosa “sera libera” arrivò quando Christine, esasperata dai miei continui  e subdoli punzecchiamenti, gli telefonò per incontrarsi in un locale in cui io non ero mai stata, un disco-bar da lui proposto, piuttosto caotico come ambiente.
Recuperai un vestito corto dall’armadio, mi truccai, stetti attenta ai capelli, ma mi sentivo a disagio, specie accanto a Christine, che ballava, rideva e beveva come se non avesse mai fatto altro nella vita.
Io, da brava pantofolaia, me ne stavo in disparte e parlavo poco, disturbata dal volume indecente della musica (schifosa) del posto, nonché dalla parlantina a ruota libera e alcolica di mia sorella.
Sentii puzza di guai nel momento in cui proprio lei mi mollò da sola con Gary e se ne andò a ballare; era a dieci metri da me, potevo vederla, mi avrebbe sentito se avessi urlato il suo nome, ma mi sentii improvvisamente vulnerabile, una preda fin troppo facile da catturare per il paio d’occhi che mi stavano guardando con sorridente sicurezza.
Lo maledissi intensamente con il pensiero per qualche secondo, ma mi rimangiai tutto quando prese in mano la situazione e mise in piedi una conversazione piacevole, per quanto sbraitata e non sempre comprensibile.
Al suo “Mi dispiace, la prossima volta ti porto in un posto più tranquillo, qui c’è troppo casino anche per me stasera!” probabilmente arrossii: si notava così tanto il mio disagio? E ci sarebbe stata una prossima volta, senza mia sorella?
Non volli mai sapere niente al riguardo, mi bastò crogiolarmi nel piacere che mi dava quel dubbio, o quell’illusione.
Dopo una mezz’ora, lasso di tempo in cui Christine non era ancora tornata al nostro tavolo, Gary mi chiese di ballare.

Adoro il ritmo, mi piace muovermi liberamente, e non so assolutamente ballare.

Rifiutai garbatamente, anche per vedere se avrebbe insistito, e così fu, al punto che mi lasciai trascinare in pista al suono di un medley dei successi degli ABBA, finalmente giunti dopo un’ondata house orripilante. Il DJ doveva essere ubriaco o pazzo.

Mamma mia.

Più cercavo di improvvisare delle (discutibili) coreografie ad ogni ritornello, cantando in playback, e più lui mi si avvicinava, le braccia sempre tese nella mia direzione, impegnato a sfiorarmi il punto- vita o a farmi piroettare.
Avevo bevuto troppo poco per ridere a crepapelle e cadere tra le sue braccia, così mi limitai ad assecondarlo con discrezione e soprattutto con un’ammirevole paresi della bocca, sorridevo come un’idiota e lui lo sapeva, lo sapeva…

Quella sera non accadde niente di che, a parte quel primo approccio danzereccio, che comunque aveva avuto un effetto tumultuoso su di me, in quanto non vedevo l’ora di rivedere Gary, magari senza musica, con un po’ più d’intraprendenza.

 

Da tempo immemore non avevo un ragazzo, o anche solo un’avventura.
Motivo in più per cui decisi che mi sarei divertita con lui.
Seguii d’istinto il profumo del suo dopobarba, della novità, diedi retta i miei ormoni, mentre Christine faceva la scettica e mi sconsigliava di incasinarmi troppo la vita.
Giuro che credevo fosse invidiosa di me, gelosa di lui.
Avrei dovuto ricordarmi che era la mia sorella maggiore e che, come sempre, stava tentando di proteggermi.

 

Agli amici non dissi niente, trascorremmo un capodanno tranquillo ma divertente, come al solito.

Dopodiché, il mio compleanno.

Mi regalai un appuntamento dall’estetista e uno dal parrucchiere, disboscando tutto ciò che c’era da disboscare… e cambiando colore dei capelli: il mio castano che credevo anonimo divenne un ramato deciso.

Sul mio profilo Facebook trovai gli auguri di tutti, compresi quelli di Gary, “Tanti auguri!”, e tanto bastò per farmi venire la voglia di comprarmi anche un vestito nuovo.

Due giorni dopo, un suo messaggio privato:

“Come va, bella? Hai trascorso un bel compleanno? Adesso che sei un po’ più vecchia mi piacerebbe portarti a cena fuori, sarebbe il mio regalo per te, ti porterei in un bel posto dove potresti assaporare del buon semolino! ;) Fammi sapere se l’idea ti piace!”

E io risposi che sì, certo che mi piaceva l’idea, e risposi al suo umorismo in tono divertito, il più appropriato, anche se non me ne fregava niente.
Non volevo che mi facesse ridere…

 

La cena non me la ricordo.
Mangiai senza gustare nulla in particolare, tanto ero presa da lui.
Risposi alle sue domande o alle sue battute in modo quasi automatico, e mi fermavo sempre nel momento esatto in cui lui riprendeva fiato per parlare, non lo interruppi mai.
Fingevo di gettare delle occhiate al contenuto del mio piatto e intanto mi soffermavo sulle sue mani, che erano sul tavolo oppure impegnate ad animarsi in aria.
Dissi che anche a me piacevano lo sport, i film drammatici, il rock anni ‘80 – tutte cose non vere – e per più di una volta ci guardammo negli occhi, parlando o stando in silenzio.
Forse ci stavamo dicendo un sacco di cazzate, ma entrambi eravamo liberi di saperlo e di lasciar correre. Sapevamo dove saremmo andati a finire, e io non vedevo l’ora. Avevo i brividi, ma non vedevo l’ora.

 

Quando sei in una relazione stabile e felice, il sesso completa quello che è il bel quadro della vita di coppia: lo si fa volentieri, le mosse sono tutte giuste, il risultato è assicurato e sempre positivo.
Il sesso con uno che conosci a malapena è un’incognita: può essere un successo, un fiasco o ordinaria amministrazione.

Il sesso con Gary fu una scoperta.
Io brava a letto? Boh, forse, ancora oggi non lo so. Ma certamente mi sentii bella quella notte, una vera e propria pantera, probabilmente il frutto di una grande repressione sessuale durata troppo a lungo.
Non una singola ciocca fastidiosa davanti al viso, la mia chioma si sparpagliò per intero e in modo quasi scenografico sul cuscino; nessun movimento brusco, non un solo momento di irrigidimento o d’incertezza, mi mossi quasi come se conoscessi il suo corpo nudo a memoria, non mi ero mai sentita così sicura di me stessa e dell’altro durante una scopata.
Senza dubbio Gary si rivelò superlativo, ma da parte mia mi diedi molto da fare, e con un riscontro più che positivo, visto che sembrò apprezzare molto.

Quando dico “scoperta”, intendo il senso stretto della parola…

Se, per esempio, una volta mi dedicavo completamente al suo uccello, in un altro momento gli massaggiavo ben bene la schiena…

Quando avevo le mestruazioni sorgevano i problemi.
Non che lui volesse farlo nonostante il ciclo… è che ci vedevamo ugualmente.
La prima volta andammo al cinema a vedere una commedia che entrambi giudicammo mediocre; successivamente passammo numerosi pomeriggi a casa sua.
Parlavamo del più e del meno sul divano, senza scontri, con lui che diceva la sua e io la mia…
E quando finivamo le parole capitava che volessimo toccarci, ci spingevamo fin dove potevamo.
Se fingeva, fingeva bene.
Diventava molto dolce e accomodante e mi faceva sciogliere, ero come gelatina, specialmente quando finivamo per guardarci ; almeno, io mi sentivo in difficoltà, così ripiegavo in fretta sul suo torace, lo baciavo e lo leccavo sui capezzoli, oppure gli facevo direttamente un pompino.

 

Battemmo i nostri record personali.

Lui impiegò quattro mesi prima di stancarsi di me, contro l’ordinaria settimana concessa a qualunque altra ragazza arrivata prima di me – o forse anche mentre c’ero anch’io…
Personalmente, scopare liberamente per quattro mesi fu un traguardo inaspettato e soddisfacente, dato che ero abituata alle “toccate con fuga” o al rapporto sessuale di rito prima della presunta relazione stabile che poi, puntualmente, si rivelava disastrosamente instabile.

La sto buttando sul materiale, ma la verità è che io ho visto qualcosa di più.
Ho solo avuto paura, e me ne pento, sì.

Gary è un ragazzo molto intelligente e, chissà, forse in passato è stato anche più sensibile e meno impostato di quanto non lo sia stato con me e con tante altre.
Non mi sorprenderei : anche io, un tempo, ero più spontanea ed ingenua.
Già, ingenua.

Nonostante la mia perspicacia, feci la figura dell’ingenua quel pomeriggio in cui lui mi guardò, fece un sorriso triste e sospirò.
Mi schiarii la gola, leggermente disorientata.
“… Non va, vero?” mi domandò, retorico da morire.
Lo squadrai lentamente e pensai che era così bello che niente in lui avrebbe mai potuto risultarmi rivoltante o anche solo fastidioso come in altri uomini, compresi i calzini maleodoranti e i peli in mezzo alle chiappe.
Mi limitai a scuotere la testa e a dire: “No, hai ragione. Me n’ero accorta anch’io.”
Un’ultima bugia prima di andarmene, quasi un colpo di coda prima di crollare, sferrato per ripicca in risposta al suo attacco.

 

Non l’ho più visto e non so dove sia finito. Il suo numero non l’ho mai avuto, non l’ho nemmeno chiesto a Christine.
L’ho cancellato dalla lista degli amici di Facebook, onde evitare che lui lo facesse per primo o che non si curasse affatto di eliminarmi dal suo elenco.
Mi dispiace ancora oggi di essere stata tanto drastica, è che non volevo più cadere in tentazione, e con lui sarebbe stata troppo forte.
Amavo il suo corpo, così come lui amava il mio, ma l’innamoramento nonché l’amore… no, non erano cose per noi e per la nostra attrazione.
Anche se io… uno spiraglio aperto l’avrei lasciato.
Un momento di debolezza.

 

Se oggi incontrassi Gary per la strada lo saluterei senza problemi per poi passare oltre, ma mi divertirei a notare in un attimo, nonostante i vestiti, questa o quella parte del corpo che ho toccato o che mi ha fatta godere.

Tante ragazze compunte e frustrate come me vorrebbero scopare con uno come Gary almeno una volta nella vita, se non addirittura farci coppia fissa.
Io ho avuto la mia occasione e me la sono giocata piuttosto bene, credo.
Ogni tanto mi faccio le solite domande complicate e noiose, “E se…?”, ma solo ogni tanto, poi mi passa.

 

 

THE END


Il titolo di questo capitolo si rifà alla canzone “Baby Jane” di Rod Stewart, sulla quale ho basato le personalità di entrambi i protagonisti della storia.
Nessuno scopo di lucro.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Ciribiricoccola