Buon pomeriggio e buona domenica :)
Non pensavo
che l'avrei mai potuto dire vista la mia incostanza, la mia ispirazione
altalenante e tantissime cose, ma state per leggere una fic
multicapitolo. Scritta da me. Sono così emozionata che
potrei... boh, svenire.
Bando alle ciance, dovrei dire almeno di cosa parla, spiegare
l'ambientazione e altra roba, no?
E' una KuroKaga perché ormai questi due sono la mia OTP e
sto amando davvero scrivere di loro, ambientata in un ipotetico futuro,
cinque anni dopo che i nostri due cari protagonisti hanno finito il
liceo. Kagami ha combinato la sua dose di cavolate in questi anni, ma
non spoilero nulla perché so che c'è gente che
non apprezza sapere tutto subito.
Vorrei
ringraziare tutti coloro che hanno letto e apprezzato almeno una mia
fanfiction finora, per avermi pian piano dato il coraggio di compiere
questo passo.
In particolare vorrei ringraziare Mary,
Noe
e Sary
del Bad Fess Quintrio (di cui non ricordo i nick di EFP ma pazienza),
che sin dall'inizio mi hanno apprezzata e hanno sopportato gran parte
dei miei scleri; Laxehara
che mi ha sempre incoraggiata quando ne avevo più bisogno ed
è l'unico autore maschio degno di stima che ho trovato
finora (buona fortuna per gli esami! <3); Kalahari,
Wanweirdo,
Gary
Hawkeye e Eleninetales
che hanno la pazienza di tollerare ogni giorno una che trova KuroKaga
anche in un piatto di spaghetti (?) e che mi hanno dato diversi
consigli utilissimi; Emy Kuran
che, soprattutto all'inizio, mi ha dato dei consigli; Lusty
e Rota
per avermi lasciato due delle recensioni più belle che abbia
mai ricevuto, che mi hanno resa felicissima e che tuttora mi fanno
sorridere.
Ovviamente
qualunque commento è ben accetto, che sia positivo o
negativo :) Se invece volete qualche spoiler, meglio chiedere per MP
invece XD Sarò felice di rispondervi :3
Buona lettura!
PS: Il titolo è una frase di Lev Tolstoj, uno scrittore e filosofo russo dell '800, ed è tratta dal romanzo Anna Karenina. Ed è scelto totalmente a caso.
►Kuroko No Basket © Tadatoshi Fujimaki.
«Kuroko,
mi sono fidanzato. Dopo il
diploma tornerò negli Stati Uniti e mi
sposerò.»
«Spero siate felici insieme, Kagami-kun.»
Quel
giorno, qualcosa si ruppe.
Ma, forse, quel qualcosa poteva ancora essere riparato.
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«Scordati
che io stia qui un giorno di più,
puttana!»
«Ma... Tiger...»
«E i bambini vengono con me! Non voglio che i miei figli
vengano educati da una
donna simile! E poi tu li hai sempre considerati una seccatura, quindi
meglio
se te ne libero, no?!»
Un
giovane uomo, dai capelli rossi come il
fuoco che gli bruciava dentro per la rabbia, era uscito dalla camera da
letto
di un loft di Los Angeles sbattendo la porta.
Era furioso.
Ma non con la moglie, che aveva colto in flagrante mentre lo tradiva
con un collega.
Era furioso con se stesso.
“Dopo
tutto quello che ho fatto per lei... nel nostro
letto poi! E con Raynold! Proprio quello inguardabile si è
scelta!”
Aveva iniziato a preparare le valigie, mettendo le cose un po' alla
rinfusa ma
prendendo tutto ciò che riteneva importante.
Gli
finì tra le mani una maglia bianca con un
numero 10 stampato in rosso. Però qualcosa dall'altra parte
stava tirando quel
pezzo di stoffa.
«Papà,
come mai urlavi brutte cose alla
mamma?»
Taiga
prese in braccio la bimba, stringendola
forte. Tremava, aveva sentito tutto e si era spaventata molto.
«Stai
tranquilla Hikari... la mamma e papà
hanno solo litigato perché sono entrambi degli
scemi.»
Le
accarezzava i capelli con dolcezza, Kinoko
non meritava le lacrime di sua figlia.
«Ma
tu non vuoi più bene alla mamma, vero?»
«Piccola, è più complesso di-»
«Se mamma e papà si lasciano io voglio stare con
papà. Mizu non sopporta la
mamma.»
Solo
allora il ragazzo notò un bambino che
osservava timidamente la scena, nascondendosi parzialmente dietro la
porta.
Aveva gli occhioni blu pieni di lacrime, era sul punto di scoppiare in
un
pianto interminabile.
Gli si avvicinò, chinandosi alla sua altezza, e gli
accarezzò una guancia.
«Anche
se papà non vuole più bene alla mamma,
sarà sempre con voi. Ma voi siete sicuri di voler stare con
me e non con la
mamma?»
I
due piccolini annuirono con convinzione, e
Mizu saltò al collo del padre.
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«Pronto? Hey,
Tatsuya... potresti ospitarmi
per qualche giorno? Avevi ragione, ho fatto una quantità
enorme di cazzate.»