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Autore: Sale_e_Pepe    13/01/2013    3 recensioni
Tuomas, il leader dei Nightwish, e Alice, la sua fidanzata, hanno un piccolo diverbio. in uno scatto d'ira, lei chiede al re dei goblin di portarlo via. Quello che Alice non sa, è che il re dei goblin esiste davvero, e prende con sè chiunque gli venga offerto. Quello che Jareth non sa, è che Alice ha la bellezza di un fiore di campo e la delicatezza di un camionista bulgaro. E che è assolutamente decisa a riprendersi Tuomas, anche a costo di farsi strada a padellate per le strade del Labirinto. Chi la spunterà questa volta?
{ff scritta a quattro mani da Saliman e Petitecherie. Enjoy it!}
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Car* tutt*, sappiamo bene che ormai speravate di essere al sicuro dalla prosecuzione di questa ff: e invece NO, non l’avete scampata: potrete sfuggire ai Maya, ma non a noi!
*risata malefica in sottofondo*
Cmq, vorremmo ringraziare tutte le lettrici che hanno lasciato un commento e che hanno messo fra le seguite questa storia. Giuriamo solennemente di aggiornare in tempi più umani e di mostrarvi i protagonisti maschili più svestiti, così, giusto per dare spazio all’approfondimento psicologico.
Come sempre, nessun figodiddio è stato maltrattato per realizzare quest’opera!
Affettuosamente vostre, Sale e Pepe <3

 
****

 
C'erano piccoli piaceri a cui il re dei Goblin non sapeva rinunciare. Tanto per cominciare: le entrate a effetto.
Ancora una volta, il maledetto libro rosso aveva fatto la sua comparsa nel Sopramondo. Era una cosa che accedeva ciclicamente e sulla quale Jareth non aveva alcun controllo, ma dopo secoli a regnare sul Labirinto aveva ormai imparato: ogni volta che il libro saltava fuori nel mondo dei mortali, prima o poi anche lui –Jareth- veniva chiamato in causa.
Per cui si era portato avanti col lavoro: dapprima aveva seguito l’uomo e il bambino fuori dalla foresta. Il bambino era stato lasciato allo zio, ma il libro era rimasto in mano all’uomo chiamato Tuomas, e Jareth aveva continuato a seguirlo a casa, e poi a cena, e poi di nuovo a casa.
Adesso, appollaiato su un albero proprio accanto alla finestra del cottage, Jareth aspettava.
E aspettava.
E aspettava.
Sbadigliò.
Riprese forma umana, seduto sul ramo con le gambe penzoloni. Restare barbagianni per troppo tempo lo inquietava: dopo un po’ cominciava a trovare invitanti i topi.
Abbassò lo sguardo sulla propria figura per controllare che tutto fosse a posto. Si era preparato per bene: indossava l'armatura più elegante, quella che non era semplicemente nera, ma color della notte. Il mantello fluente si gonfiava attorno alla sua figura alla minima bava di vento, e i capelli biondi non erano mai stati tanto vaporosi e scintillanti (il re dei goblin non lo avrebbe mai ammesso, ma da quando aveva scoperto che con le sue sfere poteva vedere i tutorials di you tube, il suo rapporto con i capelli era nettamente migliorato).
Tese l’orecchio: due umani stavano chiaramente litigando.
Il re roteò gli occhi verso l’alto, scocciato.
-Possibile che non sappiano fare altro?-
Il viso di Sarah baluginò nella sua mente e lì rimase a bruciare, più nitido di quanto il re avrebbe voluto.
Chissà se sogna di me, qualche volta.
Di sicuro non aveva mai pronunciato il suo nome, altrimenti Jareth lo avrebbe sentito.
Dal piccolo cottage continuavano a provenire voci concitate. A un certo punto la donna lanciò un ululato di rabbia.
-Tuomas Holopanein, sei un idiota! Vorrei tanto che quel cavolo di re dei Goblins esistesse e ti portasse via!-
Dall’interno risuonò una porta che sbatteva.
Jareth sogghignò ferino e si lasciò cadere giù dal ramo.
Un metro prima di toccare il suolo sparì nel nulla… e comparve nel soggiorno della casa, in una nube di glitter. Lanciò un’occhiata compiaciuta alla sala in penombra: la penombra era perfetta per le entrate a effetto!
Si puntellò le mani sui fianchi, gonfiò il petto e gettò i capelli all’indietro, spargendo intorno a sé un altro po’ di glitter. Poi puntò gli occhi spaiati sul mortale che, ai piedi delle scale, gli dava ancora le spalle, e sfoderò il suo tono più suadente.
-Ciao Tuomas.-
L’umano aveva già il piede sul primo gradino, e lì si bloccò. Si voltò lentamente, e Jareth gli rivolse suo sorriso più oscuro e mefistofelico, avendo cura di mettere bene in mostra i dentini appuntiti.
L’umano era decisamente più vecchio della sua ultima preda –Toby- gli ricordò la sua mente con sgradevole precisione.-
Jareth scacciò il pensiero, concentrandosi su Tuomas. Specchiandosi nei suoi occhi terrorizzati, Jareth ebbe una sola, gratificante certezza: Nonostante i secoli passati in mezzo ai Goblin, sono ancora un figodiddio!
Sorrise, assaporando lo sgomento dell'umano.
I Goblin cominciarono a sciamare per la stanza, affluendo da tutte le direzioni: piccole creature che alla luce della luna apparivano butterate e deformi.
Jareth vide Tuomas sgranare gli occhi e dischiudere le labbra, e sorrise gongolante, pregustando l’urlo di terrore, le grida di supplica, le lacrime di…
Tuomas aprì la bocca e gridò:
-I Goblin! I Goblin! ESISTONO DAVVERO! CHE FIGATA PAZZESCA!-
E cominciò a saltellare in mezzo al soggiorno, sollevando una nube di brillantini. Terrorizzati, i Goblin corsero a nascondersi dietro i mobili. Tuomas tese le mani e cominciò a rincorrerli.
-Ma no, non scappate, diventiamo amici! Vi aspetto da una vita!-
Uno di loro fini per arrampicarsi lungo le regali gambe di Jareth, e a scalare la sua regale persona fino al regale collo.
A quel punto, gli occhi dele re dei goblin si piantarono fissi in quelli del mortale, che inseguendo il goblin gli si era avvicinato.
Finalmente, lo vide impallidire.
-Ma… ma tu sei… tu sei…-
Jareth si accigliò. –Coraggio, mortale: dillo!-
Tuomas gli puntò contro un dito tremante.
-Tu sei il sosia di David Bowie!-
Gli occhi del re si ridussero a due fessure luminescenti.
Non solo quel mortale non aveva paura dei Goblin… non solo non si mostrava doverosamente intimidito dalla sua regale apparizione... adesso osava addirittura scambiarlo per un Brownie!
Era troppo.
Con una smorfia disgustata sul viso affilato, Jareth schioccò le dita e Tuomas svanì.
 

****

 
Appena sbattuta la porta della camera da letto, Alice si sfilò i tacchi (insomma, stateci voi fissi su un plateau tacco 12) e li lanciò in un angolo della stanza. Varie possibilità le balenarono in mente: sfogarsi col barattolo di nutella che nascondeva sotto il letto, mettere a tutto volume la cavalcata delle valkirie, dare fuoco alla collezione di Topolino di Tuomas.
-Bah, non ne vale la pena!- sibilò.
E marciò dritta in bagno, a indossare il pigiama rosa di Hello Kitty.
-Ma non potevo passargli sopra un paio di volte con l'auto?-chiese alla propria immagine riflessa mentre si struccava -Un dio in meno, sai che peccato!-
Il suo malumore cominciò a crescere quando si rese conto che erano già passati almeno dieci minuti e la divinità suddetta non era ancora salita in camera a chiederle perdono in ginocchio.
-Ovviamente, dopo aver steso un'abbondante dose di ceci in terra!-
Uscì dal bagno, si avvicinò quatta quatta alla porta e la aprì un poco, giusto una fessura, in modo che la luce non filtrasse all’esterno e rivelasse al mondo –ovvero il fidanzato debosciato che mi ritrovo- che stava cercando di capire la situazione.
Il corridoio era completamente deserto e al buio.
Alice spense la luce in camera e mise fuori tutta la testa. Delle voci provenivano dal salotto. Voci maschili. Una era sicuramente di Tuomas, ma l’altra… l’altra era roca e melodiosa, con un vago accento inglese. Alice sentì un brivido non del tutto sgradevole pizzicarle la nuca.
Si ritrovò ad arrossire come una quindicenne.
Però! Neanche quello gnocco di Joseph Morgan di The Vampire Diaries aspira così.
Si riscosse bruscamente, ricordando di essere una donna adulta, molto ferita e molto indignata. Anyway, quell'idiota di un finlandese autistico sta guardando la televisione? Si é forse fumato l'ultimo neurone?
Alice tornò in camera da letto e alzò le braccia al cielo, implorando qualcuno di trattenerla dal trasformarsi nel Ponzio Pilato del 2000. Continuò il monologo da Oscar per un quarto d'ora buono, il tempo che le ci volle per rendersi conto che dalla sala non proveniva più alcun rumore.
-Oh, finalmente!-
Attese ancora altri 10 minuti, ma di Tuomas nulla. Spostò il peso da un piede all’altro, inquieta.
Che i Goblin mi abbiano ascoltato sul serio e lo abbiano stecchito?
Che diamine: solo lei poteva crocifiggere Tuomas, mica il primo re di Goblin che passava di lì!
Con quella consapevolezza, scese furtivamente le scale. Le luci del salotto erano spente: non c’era anima viva. La televisione non dava cenni di vita, e di Tuomas nemmeno l'ombra.
Sarà fuori a fumare.
Le ombre avevano qualcosa di diverso dal solito. Come se non fossero le semplici ombre che conosceva, ma spazi bui in cui si annidavano…
Piantala, Alice! Hai visto troppi film dell'orrore!
Una risatina riecheggiò nella stanza.
Fantastico, ora sento pure i rumori immaginari!
-Tuomas, me la paghi, eh! Appena ti piglio, ti raso a zero!-
Alice entrò in cucina e dopo essersi conto che la veranda era chiusa e Tuomas non era fuori, iniziò ad allamarsi sul serio. E se qualche fangirl assatanata fosse entrata in casa e le avesse rapito Mr Korg da sotto al naso?
Inconcepibile… Inammissibile!
Alice si guardò intorno, in cerca di un’arma. Gli occhi castani si ridussero a due fessure, le mani si chiusero sull’impugnatura di un oggetto familiare e fidato, che avrebbe portato sgomento, morte e distruzione tra i suoi nemici.
La padella.
Le bastò saggiarne il peso nella mano per sentirsi subito meglio. Alice entrò in soggiorno armata di padella e di coltellino da burro.
Un'improvvisa folata di vento spalancò la finestra, facendo gonfiare le tende. Strane ombre si riversarono dentro il soggiorno alla luce incerta della luna. Alice sentì un brivido scuotergli il corpo.
Una voce maschile, decisamente divertita, la raggiunse da dietro le spalle.
 -E tu devi essere Alice.-
  
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