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Autore: DeiDeiDei    15/01/2013    4 recensioni
[...]Stiles chiuse la comunicazione pigiando il tasto rosso come se avesse voluto mandarlo al centro della terra assieme a Lucifero. Scagliò con rabbia il telefonino e ci si lasciò cadere di peso. Era ufficiale: Scott stava impazzando. [...]
Due capitoli (teoricamente) di storia concentrata su uno Stiles diviso tra il volere appoggiare il suo migliore amico ed il volersi salvare dalle sue psicosi, con Derek che, inaspettatamente, da una mano.
Chi sceglierà Stiles?
[post seconda serie]
POV STILES
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Peter Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo secondo: Reazione












Quando parcheggiò davanti alla villa degli Hale, il sedicenne praticamente volò fuori dall’auto e corse fino al portico. Lì lo stava aspettando Derek, a braccia incrociate davanti al petto e mascella contratta. Lo fece subito entrare e lo portò in salotto, dove Peter ed Erica li stavano già educatamente aspettando accomodati attorno al tavolino basso. L’Hale maggiore sorrise a Stiles con quella sua solita espressione indecifrabile e misteriosa da Licantropo psicopatico assassino praticamente resuscitato due volte. La bionda, molto più semplicemente, si alzò dal divano sul quale era seduta e lo stritolò in un abbraccio sovrannaturale, saltandogli letteralmente al collo e trascinandolo con sé sulla pelle scura del sofà, in un chiarissimo tentativo di assassinarlo lentamente soffocandolo (Stiles ne era piuttosto sicuro, vista la stretta mostruosa). Derek squadrò i due scuotendo la testa ed andò a sedersi accanto a suo zio.

-Abbiamo poco tempo prima che capisca dove sei andato o che si metta a seguire la scia della tua macchina.-

-Già, si è già accorto che sono andato via prima di loro e mi sono arrivati ben sei suoi messaggi sul cellulare.-  Spiegò il ragazzo quando vide Erica cadere dalle nuvole, staccandoglisi di dosso. Prese il telefono e le mostrò uno degli sms nei quali Scott gli chiedeva in modo quasi preoccupantemente ossessivo dove fosse e cosa stesse facendo. Lei fece una smorfia pienamente condivisa da tutti i presenti. –Verrà a cercarmi tra poco e, sì, prima che me lo chiedi, intuirà che sono qui anche senza costringere a ragionare il suo cervellino lento: sta mattina quando è venuto da me per andare a scuola, l’ho erroneamente lasciato salire in camera mia ed ha riconosciuto l’odore di Derek. Poi ha iniziato ad accusarmi di complottare col nemico e volerlo tradire, o qualcosa del genere.-  Ed era vero. Scott avrebbe iniziato entro poco a cercarlo ovunque e si sarebbe precipitato come una furia lì dagli Hale. Peter sospirò sconsolato.

-E cosa ti ha convinto ad unirti a noi?-

-Intanto, cara la mia lupa, chiariamo che non faccio parte del vostro branco ora. Sono solo qui, diciamo, come rifugiato (lo ha proposto il tuo adorato Alpha scorbutico), in attesa che il mio migliore amico rinsavisca e torni a ragionare. Ma vedo che a te, a voi, questo non cambia niente e so che dovrei tenere la lingua a freno ma non potete nemmeno lontanamente immaginarvi quanto sia piacevole stare per una volta tra persone con un minimo di raziocinio (ovviamente non smetto di considerarvi psicopatici o sourwolf, ma semplicemente penso che Scott lo sia di più in questo momento). Comunque… tornando alla domanda, semplicemente mi sono reso conto che Derek aveva ragione quando ieri sera mi ha detto che Scott aveva intenzione di mordermi.-

Peter grugnì indignato  tra se, puntando lo sguardo alla finestra e tutti si voltarono ad osservarlo. Dopo qualche secondo se ne rese conto ed imbastì un falsissimo sorriso di scuse nei loro confronti, tornando a dar loro la sua attenzione.

-Oh, scusate. Stavo solo pensando a quanto sarebbe stato terribilmente irritante se il mio unico ex Beta (esperimento disastroso, tra l’altro) mordesse Stiles.-

-E perché sarebbe così irritante per te?-

-Scherzi, nipote? Dopo che il genietto qui presente ha rifiutato il morso che gli avevo OFFERTO e che io l’ho accontentato?-

Nella stanza calò un silenzio quasi innaturale. Peter non smetteva un attimo di sorridere, ora un po’ più sinceramente (anche se la parte sincera somigliava molto più ad un ghigno, ma ci si poteva accontentare) ed Erica e Derek spostavano lo sguardo interrogativo tra l’Ex Alpha e il figlio dello sceriffo, con insistenza. Non credevano a quello che l’Hale aveva detto. E non ci credettero fino a quando Stiles, esasperato, non si schiaffò il viso con entrambe le mani, trovando la rivelazione inaspettata inspiegabilmente imbarazzante e fuori luogo.

-Woooo! Davvero Stiles? Pensavo che  ti avessero chiesto qualcosa come “non ti piacerebbe essere un Lupo Mannaro come noi?”. Uno dei ragazzi intendo. Peter ti ha offerto il morso? Quando è successo?-

-Erica non è questa la cosa..-

-Prima che morissi la prima volta. Quella notte, se non erro, ma ho i ricordi confusi. Lo avevo obbligato ad accompagnarmi in auto e, prima di andarmene, gli ho chiesto se volesse essere morso.-

-E come ha reagito?- Chiese semplicemente Derek, il quale non aveva staccato un attimo lo sguardo dal ragazzino. Stiles si sentì di colpo terribilmente scoperto, con tutta quella curiosità indesiderata da parte dei Licantropi presenti e con Peter che narrava l’accaduto come se fossero bei ricordi di gioventù. Cosa che, poco ma sicuro, non erano. Men che meno qualcosa di interessante da condividere con gli altri. E poi che voleva Derek, fissandolo a quel modo? Non era mica uno di quei giochini “fissa l’immagine per trenta secondi ed essa cambierà”.

-Bhè, ha ritirato il polso appena prima che affondassi i denti. Sono rimasto un po’ deluso: come umano è uno spreco, mi stavo già immaginando avere un Beta decente dalla mia parte.-

La bionda lo guardò stranita. Anzi, li guardò stranita. Poi  scosse la testa, sorridendo. Evidentemente tutti i lupi (o quasi) la pensavano allo stesso modo: era strano che un ragazzino adolescente amico di più e più Licantropi forti e veloci non volesse essere uno di loro.  Ed effettivamente anche a lui sembrava un po’ assurdo, a volte, ma poi si ripeteva quali erano i rischi e le conseguenze in generale e ricordava per quale ragione primaria avesse detto di no: suo padre. Quel povero uomo sarebbe rimasto solo come un cane se lui fosse morto col morso o avesse migrato altrove col branco o si fosse fatto ammazzare in una faida tra branchi (non poi così impensabile, come cosa, vista quella che era in corso).

Liquidò quindi l’argomento sventolando in aria il cellulare, sul quale lampeggia il segnale luminoso e vibrante di una chiamata in arrivo. Il nome sul display non stupì nessuno. Era ovvio che Scott avrebbe provato anche a contattarlo telefonicamente.

La cosa che li colse alla sprovvista, invece, furono i ringhi nel bosco attorno alla casa. Anche senza essere un lupo, Stiles potè riconoscerne almeno tre. Non mancavano tre membri del branco di Derek (ce ne erano solo altri due) e non ce ne erano tre nel branco di Scott (due pure lì), perciò doveva per forza essere in atto una qualche riunione tra i diversi gruppi. Derek imprecò e si alzò di scatto, seguito a ruota da Erica e Peter, che si voltarono poi in contemporanea verso l’umano.

-E’ arrivato il tuo Alpha.- Sentenziò il più anziano dei presenti, dando poi una pacca sul braccio del nipote ed indicando il ragazzino –Prendilo e portalo di sotto. Tienilo al sicuro e lontano dalle uscite. A Scott ci pensiamo noi: lui e quel suo beta non possono fare nulla contro di me ed i tuoi tre. Non di certo in quelle condizioni emotive.-

Derek annuì e prese Stiles per una spalla, trascinandolo con se verso il retro della casa. Si fermò davanti ad una botola sul pavimento, lasciandolo andare per poterla aprire a forza. Davanti al ragazzo si palesarono delle scale larghe abbastanza da farci passare abbondantemente due persone una accanto all’altra. Portavano verso il basso, ovviamente, e il giovane perse lo sguardo nel buio che le avvolgeva fino a quando l’Alpha non si sporse oltre il livello del pavimento ed accese la luce con un interruttore nuovo di zecca, iniziando a scendere qualche scalino. Stiles lo raggiunse senza fare domande e lasciò che lui gli chiudesse alle spalle la botola. Quindi percorsero la piccola rampa a si ritrovarono nella cantina di villa Hale. La stessa cantina, realizzò con orrore, nella quale erano state bruciate buona parte delle vite di quella famiglia. Ma, grazie al cielo, riuscì a tenere la bocca chiusa e si lasciò scortare fino ad un tavolino con due poltrone sfatte.

Il ragazzo ed il lupo si guardarono in volto per un attimo, prima di mettersi seduti tutti e due con la stessa pesantezza.

-Da una prigionia ad una prigionia, eh?-

-Mi dispiace Stiles, non sapre…-

-No! No, va benissimo così, davvero. Questa almeno l’ho scelta io con coscienza del poi. Qui sono al sicuro e si tratta di una prigionia che mi permette di salvarmi la vita o, perlomeno, la natura della vita. Perciò, tranquillo, mi sta bene. E prima che ancora che ti passi in mente qualche scusa assurda da propinare a mio padre, tranquillo, gli dirò che voglio campeggiare. Ne stavamo parlando giusto una settimana fa, dell’indipendenza e quelle cavolate lì, e lui ha proposto di farmi fare un campeggio od un trekking da solo. Ed eccolo qui, il mio campeggio! Certo, non c’è bisogno che sappia che al posto della tenda sto usando la cantina di un ex sospettato di strage.-

Derek sospirò e si abbandonò sulla poltrona. Stiles ci mise un poco, ma poi fece la stessa cosa, lasciando che le eco dei ringhi nel cortile gli arrivassero alle orecchie e cercando di non immaginarsi la rabbia della quale erano sicuramente intrisi gli occhi di Scott.
 

***
 

Una mano riscosse Stiles dal suo sonno, spintonandolo un paio di volte fino a farlo quasi cadere dal materasso. Il giovane mugugnò tra se e se, quindi si strinse al petto la manciata di coperte che stringeva nelle mani e si voltò su di un lato. Uno sbuffo si aprì poco sopra la sua testa e gli scossoni diventarono più violenti. Perché diavolo suo padre era così insistente? Glielo aveva detto che si era preso una settimana sabbatica, no? Grugnì tra se, infastidito. Poi, di colpo, una qualche parte del suo cervello ancora in dormiveglia gli fece ricordare  che la pausa dalla scuola se l’era presa per un motivo ben preciso (ovviare al problema di incontrare uno Scott vendicativo in classe e rimanersene comodamente nascosto) e che, di conseguenza, non era di certo a casa sua. Perciò la mano che lo scuoteva non poteva essere dello sceriffo.  Aprì subito gli occhi, allarmato.

Derek lo stava osservando dall’alto, con un cipiglio niente affatto invitante in viso. Guai in vista. O in corso, o in generale.

-Devi aiutarmi di sopra.-

-Uh, cosa? Cosa è successo?-

-Scott ha attaccato  Isaac e Boyd a tradimento mentre uscivano a prendere l’auto per andare a scuola.-

-Quanto sono gravi?-

-Isaac guarirà in un paio d’ore, ma Boyd potrebbe avere qualche problema: il tuo amico si è portato dietro la sua cacciatrice e, penso, anche Lydia. Armate. Hanno fatto fuoco con l’arsenico e quelle loro brodaglie velenose.-

-Oh, ma porc…-

Non finì di imprecare che l’Alpha gli tolse la coperta di dosso e lo tirò in piedi a forza costringendolo a sollevarsi prendendolo per le spalle. Stiles non si lamentò, dopotutto in quattro giorni ci aveva fatto l’abitudine e per quanto potesse essere rozzo o invasivo il lupo, era sempre e comunque ugualmente ospitale e disponibile nei suoi confronti. Una cosa che inizialmente non era riuscito a spiegarsi, ma che, dopo le prime quarantotto ore, gli era stata spiegata da Peter. Apparentemente Derek sentiva di avere un qualche debito con lui, per quanto li aveva aiutati, sostenuti, salvati o che altro. il Licantropo anziano aveva anche detto che doveva sentirsi fiero di avere assoggettato a quel modo suo nipote perché, a sua memoria, erano davvero poche quelle persone che erano riuscite a farlo sentire debitore. Lui non se lo era fatto ripetere: era stato molto più che orgoglioso di se stesso, dopotutto un aveva assoggettato un’Alpha e reso ossessivamente possessivo un’aspirante tale, per non parlare dell’ex capobranco che bramava segretamente (nemmeno poi tanto) di morderlo e renderlo proprio Beta.

Seguì il padrone di casa senza fiatare, teso all’idea di trovare un Boyd avvelenato e moribondo al piano di sopra. Avrebbe fatto tutto il possibile per rimetterlo in sesto, visto che era a causa sua se quei ragazzi continuavano ad essere attaccati e feriti. Bastava solo che non gli chiedessero di tranciargli un braccio. Grazie a dio non si trattava di braccia. Certo, non che il vedere il petto del compagno grondante frecce e sangue come un macabro puntaspilli fosse una delle sue aspirazioni per la giornata, ma poteva accontentarsi del vederlo soltanto tremare e non anche vomitare robaccia nera sul pavimento.

Stiles si accucciò vicino al divano sul quale era disteso Boyd ed iniziò pian piano ad estrarre una freccia alla volta, rassicurandolo a parole ogni volta che dalle labbra gli uscivano rantoli di dolore. Ci mise meno di mezz’ora, compresa la medicazione. Per questo Derek aveva chiamato lui: avevano scoperto fin dal primo giorno di asilo politico quanto fosse bravo e veloce con le medicazioni alle ferite. (dopotutto si era preso cura di se stesso, suo padre e Scott per anni in assenza di Melissa).  Non avevano proiettili dai quali estrarre i componenti per l’antidoto veloce, perciò si arrangiavano con cure alternative e più lente, ma non per questo meno efficaci. Boyd lo ringraziò mettendosi a sedere dritto e spiegandogli cosa era successo precisamente quella mattina: Scott era saltato addosso a lui ed ad Isaac con l’aiuto di Jackson e le due ragazze erano uscite da dietro la loro stessa auto ed avevano iniziato a bersagliarli con frecce all’aconito; Isaac aveva avuto la fortuna di essere preso di mira da Lydia, inesperta con il tiro con l’arco, ma a lui non era andata così bene.

Derek ringhiò quando Stiles si voltò a fissarlo in volto.

-Ne abbiamo già parlato, Stiles. La risposta è “No”.-

-Ma non dovrei essere io quello che decide cosa fare della propria vita? Cosa sei diventato, anche tu possessivo come Scott? Devo ricordarti che non sei il mio Alpha?- Gli sguardi dei due beta si voltavano ritmicamente da una faccia all’altra dei due interlocutori. Erano tesi, anche se quella non era certo la prima volta che assistevano alla discussione. La stessa identica discussione si era infatti tenuta almeno due volte al giorno dall’arrivo dell’umano a casa Hale. Stiles chiedeva se non fosse meglio che se ne andasse, per il bene del branco di BH (quello vero). Derek ribatteva che era suo dovere tenerlo al sicuro e che non l’avrebbe lasciato andare a scontrarsi con Scott. Stiles elencava una serie di valide motivazioni. Derek ribatteva con motivazioni non altrettanto valide ma seguite da ringhi che toglievano ogni dubbio. E, infine, si arrivava alla solita domanda da parte del ragazzino e cioè quella che aveva appena finito di porre.

-Oh, non riniziare. Non lo dico in quanto Alpha. Lo dico in quanto persona che si preoccupa per la povera vittima di uno stalker coi superpoteri.-

-ma sei i tuoi beta continuano…-

-I miei beta continueranno così perché vogliono fare la cosa giusta, vero ragazzi?-  Loro annuirono senza alcuna esitazione, seri in volto. –E se non volessero farlo potrebbero semplicemente chiudersi in camera loro e lavarsene le mani.-

-Come se potessimo mai farlo. Saremmo delle merde.- Rise Isaac facendo spallucce ed andandosi a sedere accanto a Boyd. Stiles non poté fare a meno di sbuffare sonoramente. Quei lupi erano tutti uguali: lo consideravano forse un soprammobile di vetro? Ok, poteva anche essere più lento, debole, non rigenerare la pelle attorno alle ferite e non percepire un sacco di cose che a loro sembravano ovvie, ma non era così indifeso. Ovviamente, però, non gli dispiaceva affatto vedere quanti Licantropi fossero disposti a prendere a pugni un loro teoricamente amico pur di non farlo sbranare. Era rincuorante sapere di avere degli angeli custodi, per quanto i suoi fossero zannuti e potenzialmente letali.

Detto ciò si prepararono semplicemente alla giornata, sapendo che fino all’orario dell’uscita da scuola non avrebbero dovuto avere a che fare con  il micro branco i Scott, siccome lui doveva frequentare tutte le lezioni. Quindi avevano perlomeno qualche oretta libera nella quale riprendere le forze e preparasi ad un’altra giornata identica a quella precedente. Per Stiles, per esempio, la routine era sempre la stessa, ma perlomeno si sentiva dannatamente al sicuro. Perciò era così combattuto: non voleva che i Beta di Derek si facessero del male per lui, ma tantomeno voleva tornarsene a casa propria, a subire le ire del suo migliore amico.

Prima di tutto andarono in cucina, dove Isaac cucinò loro una colazione abbondante grazie alla spesa galattica fatta da Peter il giorno prima (sosteneva che non si potesse tenere un’ospite in casa e servirgli avanzi macilenti). Precisamente mentre stavano per iniziare a mangiarsela, anche i due lupi fino a quel momento assenti tornarono nella casa, probabilmente facendo le stesse considerazioni sull’orario scolastico. Erica si prese il tempo per fare un giro attorno al tavolo e dare un bacio sulla nuca a tutti coloro ai quali non aveva augurato ancora una buona giornata. Stiles fu fiero di non imbarazzarsi nemmeno un poco, quella volta, visto che ormai aveva capito le dinamiche di quel branco, di quella famiglia. Perché era proprio quello che sembravano una volta che li si osservava da vicino. Ormai si erano uniti e convivevano con i difetti e le manie l’uno dell’altro senza alcuna difficoltà, mangiavano allo stesso tavolo e chiacchieravano come se nulla fosse. Persino Derek si limitava a rugliare alle battute sui cani o sul suo carattere. Era quella l’atmosfera che si doveva percepire all’interno di un branco, Stiles ne era sicuro. Non di certo la tensione continua che aveva sperimentato con Scott. Certo, anche con gli Hale si era vissuta una buona dose di tensione, ma le lotte erano finite (o perlomeno si erano prese un periodo di ferie) e tutto si era calmato visibilmente.

-A chi tocca la sorveglianza, sta notte?-

-Dobbiamo proprio pensarci ora, Boyd?-

-Bhè, sarebbe meglio. Perlomeno saprei se posso aspettarmi una bella dormita nel mio letto o un sui materassi in cantina.-

-Bhè, in questo caso… Penso tocchi a me, comunque.-

-Quei materassi non sono così scomodi.-

-Solo perché tu sei abituato ad addormentarti sui divani e sulle poltrone, Isaac, se no li troveresti inutilizzabili.-

-Oh, non iniziate a bisticciare, ragazzi. Ho detto che sta sera ci dormo io di sotto.-

-E questo cosa centra con la scomodità dei materassi in cantina?-

Stiles, Erica e Derek alzarono gli occhi al cielo praticamente in contemporanea, chi con un ringhio (indovinate un po’…), chi con uno sbuffo e chi con una risata divertita. Possibile che quei tre cuccioli dovessero bisticciare su qualsiasi cosa? Anche su chi avrebbe dovuto dormire al piano interrato assieme al loro protetto? Il ragazzo desiderò per un attimo che anche Scott fosse lì con loro, non come Licantropo pazzoide, ma come adolescente coi superpoteri voglioso di una vita di branco. Nulla di più. Ma ovviamente era chiedere troppo, non c’era bisogno che qualcuno glielo dicesse per capirlo.

-Ehi, Stiles, io dovrei riordinare la libreria. Hai voglia di aiutarmi?-

-Avrei voglia di fare qualsiasi cosa- Ironizzò sorridendo a Peter ed alzandosi dalla sedia. Si spostarono nella stanza sul retro della casa, abbastanza decisi a passarci tutta la loro giornata ed a stare lontani dal giardino e dai guai.
 

***
 

-Boyd GIU’!-

Due giorni dopo la calma era definitivamente giunta al termine. Stiles era stato svegliato di soprassalto nel cuore della notte ed era stato trascinato a peso fuori dalla cantina di casa Hale. Lo spazio intorno a lui era stato così buio che non aveva riconosciuto chi lo stesse strattonando fino a quando non erano sbucati nel salotto. Chris Argent. Chris Argent in persona lo teneva accanto a se stringendogli la vecchia maglietta di Isaac che usava come pigiama. Che diavolo ci faceva lui nella villa dei Licantropi? Il ragazzo aveva dato di matto, si era divincolato e aveva aggredito il cacciatore a parole, ma l’uomo non aveva fatto altro che rassicurarlo con faccia testa e dirgli che l’avrebbe portato in salvo e che non doveva preoccuparsi, perché erano lì apposta per riportarlo a casa.

E in un attimo il figlio dello sceriffo aveva realizzato in che razza di situazione si trovava. Aveva fatto appena in tempo a rendersi conto delle urla che provenivano dall’esterno, dalle grida, i ringhi e quelli che con orrore riconobbe come schiocchi di una balestra (più balestre, si era corretto). Poi l’Argent lo aveva fatto uscire sul portico, con urgenza, guardandosi attorno agitato. Stava cercando qualcosa. O qualcuno. L’Adolescente era stato investito dai suoni e dagli odori della colluttazione violenta che stava avendo luogo davanti a lui. Stiles aveva provato a liberarsi dalla sua stretta, ma ne aveva ottenuto solo uno sguardo categorico da parte dell’uomo che, in contemporanea, aveva iniziato ad indicargli insistentemente un furgone a lato della radura, ordinando gli di raggiungerlo e di chiudercisi dentro, poi era scomparso nel buio del cortile, fiondandosi contro chissà quale dei Licantropi.

Scott ci era riuscito. Stiles lo aveva capito dai vaneggiamenti di Chris mentre lo trascinava fuori dalla casa: il suo migliore amico era riuscito a coinvolgere i cacciatori che, a giudicare da come si erano comportati nei suoi confronti, erano seriamente convinti di essere lì per salvare un povero ragazzino umano rapito da quei demoni di Lupi Mannari. Di certo non avrebbero mai potuto immaginare che, al contrario, lo stavano facendo rotolare in contro ad un bel paio di fauci lupesche aperte, pronte a morderlo e renderlo superumano a vita. Scott era seriamente riuscito ad imbrogliare gli Argent, forse con l’aiuto di Allison e Lydia, ed in quel momento, ovviamente, il branco di Derek era quindi in svantaggio. Ma era stato solo quando Erica aveva squarciato l’aria della notte con un urlo lancinante che aveva preso coraggio ed era saltato giù dal portico, stando ancora al di fuori della mischia, ma iniziando a cercare con gli occhi i propri protettori (quelli veri, non quelli imbrogliati), spostando le iridi chiare da una parte all’altra della radura buia. Quanto aveva desiderato la visione notturna, in quell’istante.

Vista la sua condizione di umano disarmato non aveva potuto fare molto più di girare lentamente attorno alla zona occupata dalla lotta. Erica. Doveva assolutamente trovare Erica e sapere quanto grave fosse… bhè, quanto grave fosse qualsiasi cosa le fosse stata fatta. Non voleva che le facessero del male, non dopo giorni nei quali si era presa cura di lui. La stessa cosa, ovviamente, valeva anche per gli altri, perciò quando Peter era atterrato accanto  lui, sbattendo la schiena in modo niente affatto rassicurante a terra, Stiles si era chinato e gli aveva chiesto se stesse morendo. L’altro lo aveva guardato con tanto d’occhi (probabilmente perché non si capacitava di come il ragazzino fosse finito lì), poi gli aveva risposto in fretta e furia e gli aveva fatto cenno di allontanarsi e di mettersi al sicuro, appena prima di alzarsi con un ringhio e buttarsi di peso su un giovane cacciatore che gli aveva dato le spalle per puntare la balestra contro Isaac.

Stiles non se lo fece ripetere due volte e si alzò a sua volta. Ma invece di nascondersi, continuò a passare da un albero all’altro ai bordi della radura, controllando in che situazione fossero i suoi compagni di scuola.

Erica sanguinava copiosamente da un braccio, ma era riuscita a piantare contro una pianta Lydia ed un cacciatore era a terra, poco distante, incosciente. Boyd aveva due dardi conficcati uno nel fianco e uno nella gamba sinistra e stava lottando corpo a corpo con un uomo dalla pelle olivastra. Isaac e Jackson si stavano letteralmente rotolando a terra, fra ringhi ed imprecazioni. Peter schivava magistralmente i colpi di tre diversi balestrieri ed ai suoi piedi giaceva il ragazzo al quale era saltato addosso poco prima. Allison e suo padre erano uno con le spalle contro quelle dell’altro e scoccavano frecce contro chiunque fosse a tiro con precisione quasi terrificante.  Scott…

Scott, si accorse il figlio dello sceriffo con orrore, era semiaccucciato in posizione d’attacco praticamente al centro della radura erbosa e, davanti a lui, Derek era in una posizione praticamente identica. Il più giovane si lanciò contro l’altro, allungando il braccio per colpirlo al petto con gli artigli, ma l’Alpha si limitò a girare il busto e a colpire il moro al ventre con un calcio orizzontale. Scott ci mise giusto un secondo a riprendersi e raddrizzarsi, quindi si spostò in avanti, veloce, compiendo una serie di affondi. Derek schivò, scivolando di lato ed allungandogli un manrovescio sull’orecchio sinistro. Stiles imprecò sottovoce. L’adolescente ululò dal dolore e si voltò per attaccare ancora, questa volta con le zanne. Derek semplicemente lo scartò, ringhiando, quindi  alzò le mani per colpire il Beta al fianco.

Purtroppo non riuscì mai ad abbassarle come avrebbe voluto, perché quattro diversi dardi metallici sibilarono nell’aria ed andarono a conficcarsi nella sua schiena e nelle sue spalle. Stiles soffocò un urlo e si affrettò ad avvicinarsi alla scena sulla quale Derek, ringhiante, stava cercando di estrarsi le frecce dalla carne.

Strisciò fino a trovarsi dietro un albero ad appena tre metri dai due combattenti e, lì, comprese che quella quadrupla scoccata era stata programmata, perché Scott non se ne stupì affatto e, anzi, tirò in dietro la destra, preparando un colpo dritto verso il ventre dell’Hale, totalmente impossibilitato a pararsi, visto che la sua attenzione era presa dai dardi sulle sue spalle. Non avrebbe fatto in tempo a difendersi. E per Stiles fu quasi istintivo. Semplicemente, quando vide il suo presunto migliore amico tentare apertamente di uccidere il Licantropo, non riuscì a rimanere con le mani in mano. Scott McCall non uccideva. Scott McCall non aggrediva a quel modo le persone. Scott McCall non era un mostro, un assassino.  Non gli avrebbe permesso di diventarlo.

Successe in fretta. Troppo in fretta. Corse più veloce possibile e si parò davanti all’Alpha, allargando le braccia di fronte al più giovane.

-FERMO SCOTT!-

Ma lui non si fermò. Non fece materialmente il tempo: quando vide Stiles frapporsi tra lui e il suo avversario, sgranò gli occhi e tentò di ritrarsi, ma oramai lo slancio era stato preso, perciò non poté in alcun modo bloccarsi ed arrivò comunque addosso al suo migliore amico. Riuscì soltanto a girare la mano in modo da colpirlo di palmo e a guardarlo venire sbalzato indietro, schiantando a terra anche l’altro Licantropo. Prima di vederci nero, il figlio dello sceriffo aprì le palpebre un’ultima volta e vide il viso di Scott trasfigurato dallo shock e dalla sofferenza. Era ovvio che non avesse voluto fargli del male e lui ne fu infinitamente sollevato.

Forse il compagno non era proprio diventato un completo psicopatico.
 

***
 

Della faccia di Scott McCall non si vide traccia per i successivi quattro giorni. Né a scuola, né altrove. E neppure nessuno di loro ricevette una sola chiamata dal ragazzo.

Parlandone col branco (quello di Derek), erano arrivati ad una conclusione: il giovane era stato assalito dai sensi di colpa; non capiva più perché avesse fatto tutte quelle cose orribili, si fosse comportato a quel modo col proprio migliore amico; avesse messo a repentaglio la vita dei propri compagni e della propria ragazza, imbrogliando i cacciatori. Ma, soprattutto, sembrava si accusasse principalmente di aver tradito la fiducia di Stiles, decidendo di morderlo.

Perciò, quando Peter si avvicinò all’adolescente umano, intento a smangiucchiare patatine sul divano di casa Hale, per chiedergli cosa pensava sarebbe successo nei giorni a venire, lui non ebbe bisogno di tempo per trovare una risposta e, semplicemente, gli sorrise. Era convinto delle sue idee e non avrebbe ritrattato per nulla al mondo.

-Oh, non so: non penso che Scott avrà voglia ancora per molto di fare il Grande Lupo Cattivo.-













Angolo dell'autrice: 
MI SPIECE DI ESSERE IN RITARDO, MA MI ERO SCORDATA DI AVERE UNA VERIFICA DI FILOSOFIA.
Scriverò quì qualcosa di sensato quando avrò fatto sto maledetto test...













   
 
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