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Autore: Psichedelia    15/01/2013    1 recensioni
Non sapevo a cosa stavo andando incontro, ma era come se una presenza affianco a me mi desse la forza di andare avanti, incontro all'ignoto.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Strazianti, pieni di agonia erano quegli attimi.
Quella stanza buia, la mia casa.



Passai intere giornate in quel luogo. Speravo che prima o poi qualcuno mi sarebbe venuto a salvare...era l'unica cosa che mi dava la forza di andare avanti.

Tutto ciò che potevo fare era fissare le pareti grigie che mi circondavano, cercando di capire per quale motivo fossero state costruite e da chi.
Mi alzai in piedi facendo leva sulle braccia ormai deboli.
Cominciai ad avvicinarmi alla porta metallica di quella stanza ma poco dopo avvertii il rumore dei suoi passi.
Corsi verso la parte opposta della camera e mi accovacciai in un angolo, quello era il mio posto.
 

Dopo essermi svegliata da uno dei miei tanti sogni, vidi sul muro al mio fianco un difetto della pietra liscia e fredda che ricopriva la parete.
Presi un panno del vestito che indossavo e ripulii l'imprecisione
.
Non era un difetto, era una scritta: "La speranza giace in noi fino alla fine dei tempi".
La verità era racchiusa in quelle parole. Lo spirito della persona che cerca di aggrapparsi a qualunque cosa lo circonda; la fiamma della speranza che è accesa in ognuno di noi e che non si spegnerà fino a quando qualcosa di troppo imponente la spegnerà.
Cominciai a premere i palmi delle mie mani su quelle incisioni nell'intento di scoprire la vera storia di quel luogo, tutto quello che le mura avevano nascosto per ormai troppo tempo.
Improvvisamente la porta si spalancò, e l'uomo che fino al giorno prima mi avrebbe massacrata menandomi mi porse del cibo.
Le sue labbra non emisero nessun rumore, gli unici suoni che pervasero la stanza furono il battito impaurito del mio cuore e il rumore della porta che si richiuse dopo pochi secondi.
L'istinto diceva di mangiare, ma la razionalità si oppose.
Riportai lo sguardo a quelle scritte, nulla.
Non riuscivo a capire perché qualcuno avrebbe dovuto scrivere una frase del genere su un muro di una cella.
I pensieri percorsero la mia mente, talmente profondi che caddi nel sonno.

 

Il sole, le colline.
Una splendita giornata, accompagnata dal dolce suono dell'acqua che scorre.
Una ragazza con dei capelli lunghi e dorati corre spensierata in mezzo ai fili d'erba, quando tutto diventa nero.
Il sole scompare, la felicità cede il posto alla malinconia e alla sofferenza.
Una cella, un ripostiglio, la morte.

 

L'ennesimo incubo che accompagnò la mia sofferenza e il mio dolore giorno per giorno.
Sempre la stessa ragazza, sempre lo stesso luogo, sempre la stessa drammatica fine.
Un nesso esisteva, ma perché io.
Poggiai la schiena lungo la parete che affiancava la scritta.
Il mio sguardo era fisso su di essa, intento nel cercare il vero significato racchiuso all'interno di quelle parole.
Sentii un soffio, uno spiraglio all'altezza del polso poggiato a terra.
Mi girai e notai una piccola fessura. Dietro il muro vi era probabilmente una camera d'aria.
Spinsi con tutta la forza che avevo in corpo, quando quel pezzo di pietra si spostò e lasciò spazio ad un insieme di emozioni impossibili da descrivere.
 




Salve a tutti!
Come prima cosa vi auguro un felice anno nuovo e spero che abbiate passato delle buone vacanze di Natale :)
Lo so, lo so...non pubblico nulla da una vita.
Mi dispiace, ma in quest'ultimo periodo non ho avuto tempo per dedicarmi alla scrittura, anzi, a tutto ciò che non fosse inerente alla scuola.
Detto questo, spero che la storia vi stia piacendo e che di conseguenza il capitolo vi sia piaciuto!
Se avete qualche appunto da farmi o qualunque altra cosa lasciatemi anche una recensione :)
Un bacio e alla prossima! xx
Psichedelia.

 

 

                                                                                                                             

  
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