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Autore: Alexiel_Slicer    15/01/2013    4 recensioni
"Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un soffitto bianco, al cui centro troneggiava una lampada al neon circolare che emetteva una luce talmente bianca da accecare i suoi occhi appena svegli da quel sonno che sembrava fosse durato un'eternità.
Nell'aria si sentiva l'inconfondibile odore di medicina, mista ad alcol tipica degli ospedali.
Si guardò attorno vedendo le pareti ricoperte a metà da piastrelle di una azzurro-verde pallido. Si, era in un ospedale, ma che ci faceva lì? L'unica cosa che ricordava era quel super evento in una delle discoteche più in voga di Los Angeles.
Cercò di sollevare il busto dal meterasso per osservare meglio l'ambiente che lo circondava. A quel gesto avvertì la sensazione che il suo corpo fosse diventato stranamente pesante e leggero al contempo. Sentiva come se gli mancasse qualcosa, qualcosa che gli rendeva difficoltoso quel movimento." [...]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu un soffitto bianco, al cui centro troneggiava una lampada al neon circolare che emetteva una luce talmente bianca da accecare i suoi occhi appena svegli da quel sonno che sembrava fosse durato un'eternità.
Nell'aria si sentiva l'inconfondibile odore di medicina, mista ad alcol tipica degli ospedali.
Si guardò attorno vedendo le pareti ricoperte a metà da piastrelle di una azzurro-verde pallido. Si, era in un ospedale, ma che ci faceva lì? L'unica cosa che ricordava era quel super evento in una delle discoteche più in voga di Los Angeles.
Cercò di sollevare il busto dal meterasso per osservare meglio l'ambiente che lo circondava. A quel gesto avvertì la sensazione che il suo corpo fosse diventato stranamente pesante e leggero al contempo. Sentiva come se gli mancasse qualcosa, qualcosa che gli rendeva difficoltoso quel movimento.
Digrignò i denti e fece uno sforzo che sembrò abnorme, per poi adagiare la schiena sul cuscino.
Eppure lui era tutto lì, intero.
La stanza era deserta, solo il rumore della macchina che scandiva i battiti del suo cuore con ritmici "bip" gli teneva compagnia invadendo quell'ambiente spoglio.
"Ma che ci faccio qui?" mormorò tra sè e sè sempre più confuso.
Si scoprì del bianco lenzuolo, nell'intenzione di scendere dal letto ed andare in cerca di un viso familiare che potesse fornirgli spiegazioni, ma in quel tentativo si accorse di qualcosa: le sue gambe con rispondevano ai comandi.
Si sforzò, cercò di immaginare di compiere l'azione di camminare, ma niente. Era piantato al letto, con le gambe ferme nella stessa posizione di prima.
Che stava succedendo?
Battè un pugno sulla coscia e ciò che sentì, anzi non sentì lo lasciò senza fiato.
"Le mie gambe..." mormorò tremando "Le mie gambe!" disse una seconda volta, ma urlando in preda al panico.
Col busto e uno sforzo notevole si portò al difuori del letto, finendo con il cadere per terra.
Perchè le sue gambe non lo sorreggevano? Perchè non volevano saperne di muoversi?
Con il viso contro il pavimento di marmo lucido strisciò avanzando di qualche centimetro, poi scoppiò in una serie di singhiozzi.
"Aiuto...cosa mi sta succedendo?...". 
  
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