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Autore: TheOnlyWay    15/01/2013    16 recensioni
Harry si limitò a rimanere in completo silenzio, ma aumentò la presa sulla mano di Celine. Lei era certa che l’unico motivo che lo tratteneva dallo scoppiare a ridere fosse la signora Darling, appena ricomparsa con il vassoio.
Riusciva a malapena a tenerlo in equilibrio e Julian non sembrò nemmeno accorgersene, visto che andò a sedersi sulla poltrona davanti a Celine.
Harry alzò gli occhi al cielo e borbottò un “coglione” che probabilmente sentì soltanto la sua finta fidanzata.
Si alzò e raggiunse la signora Darling, che camminava ancora più lentamente del solito per evitare di ribaltare tutto il contenuto del vassoio a terra.
«Lasci che l’aiuti, signora. Vada pure a sedersi.»
L’anziana donna sembrò riflettere qualche istante, poi sorrise, perché Harry era stato così gentile e lei proprio non era abituata a ricevere attenzioni di quel genere. Il suo Julian, a volte, era un po’ distratto. Ma Harry era uno che prestava attenzione ai dettagli, e aveva inquadrato alla perfezione il nipote della donna.
Perciò posò il vassoio sul tavolino, tornò a sedersi accanto a Celine e le posò la mano sulla coscia con un fare un po’ possessivo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogue

 
 
 
Se avesse mai potuto scegliere qualcosa da far sparire dalla faccia della terra, Celine avrebbe senz’altro optato per il campanello.
Era un oggetto così fastidioso e così inutile, che probabilmente la sua dipartita avrebbe reso felici milioni di fanciulle che, come lei, erano costrette a sopportare altrettanti individui come Julian.
Non ne poteva davvero più, di trovarselo in mezzo ai piedi, giorno e notte. Ancora un po’ e le sarebbe toccato presentargli una diffida. Certo, l’avrebbe licenziata e sarebbe stato un casino, ma per lo meno si sarebbe tolta di torno la sua presenza fastidiosa.
Gli aveva ripetuto circa un miliardo di volte che era fidanzata con Harry e che, pertanto, non era interessata affatto ad approfondire la loro conoscenza, se non il tento necessario che ci si aspettava in un rapporto datore di lavoro/affittuario e dipendente/sfigata che paga l’affitto.
Julian continuava a ripeterle, imperterrito, che Harry non andava affatto bene per lei, visto che erano sei mesi che non si faceva vedere e che, comunque, la differenza d’età tra di loro era assolutamente incolmabile.
Celine aveva rinunciato a spiegargli che il motivo per cui Harry non era lì accanto a lei era il tour mondiale che stava seguendo con i One Direction: dopotutto, quando uno è stupido, è stupido.
E Julian era molto stupido, perciò parlare con lui era fiato sprecato.
Sospirò: erano passati già sei mesi, dall’ultima volta in cui aveva visto Harry, ed era inutile dire che le mancava da morire e che, ormai, pensare di stare senza di lui era diventato quasi insostenibile.
Si sentivano spesso tramite telefono, quasi tutti i giorni, ma Celine avrebbe dato qualsiasi cosa per poterlo baciare o abbracciare, o anche solo mangiare un po’ di biscotti con lui.
In ogni caso, Harry la sera prima le aveva garantito che sarebbero tornati presto e che avrebbero avuto un lungo periodo di pausa. Celine aveva sorriso e gli aveva detto che, forse, gli avrebbe concesso un appuntamento.
Anche se a quel punto, in effetti, avevano superato da un po’ la fase del primo appuntamento. Ma una promessa era una promessa, e lei era una di quelle persone che mantenevano sempre la parola data.
Il suo umore migliorò nettamente, quando il telefono cominciò a squillare e sul display comparve il nome di sua sorella Lottie.
Si affrettò a rispondere, perché non la sentiva da un paio di giorni e le era mancata terribilmente.
«Piccola! Come stai?» domandò, senza neanche dare a Lottie il tempo di salutarla.
«Benissimo. Ho appena mandato mamma al diavolo, credo di non essermi mai sentita meglio!» cinguettò Lottie, entusiasta.
Celine rise e alzò gli occhi al cielo.
«E Zayn?»
«È qui con me. Ti saluta.»
«Ed Harry…?» domandò, un po’ più circospetta.
«Non lo so, è uscito, credo. Raggio di sole, sai dov’è Harry?» ci fu qualche istante di silenzio, in cui Celine attese con trepidazione, dopodiché Lottie mugugnò un “mmm” e ridacchiò.
«Zayn dice che non lo sa, ma ho come l’impressione che stia sparando una cazzata di dimensioni epiche. Vero, pasticcino?» Zayn sibilò qualcosa che Celine non riuscì a comprendere, dopodiché ci fu una breve colluttazione – o almeno, era quello che sembrava – e cadde la linea.
Un po’ perplessa ma non troppo sorpresa, si ripromise di chiamare Lottie più tardi, per cercare di capire, ancora una volta, cosa ci fosse di tanto sbagliato nel suo cervello.
«Povero Zayn.» sussurrò, prima di scuotere la testa con aria divertita e dirigersi verso l’ingresso.
Nemmeno a dirlo, il campanello aveva cominciato a suonare.
Ormai, a dire la verità, cominciava quasi ad abituarsi a quel suono fastidioso. Anzi, era più che fastidioso: era semplicemente odioso, ma dopo un po’, si era rassegnata al fatto che Julian non le avrebbe dato scampo.
Sembrava quasi che non fosse in grado di afferrare il concetto di giorno libero. Non era così difficile, dopotutto. Due semplici parole, di altrettanto semplice significato.
Ma evidentemente non c’era da sperarci troppo. La deficienza di Julian doveva essere incurabile.
«Minchia, che odio.» borbottò, già nervosa al pensiero che avrebbe passato la prossima mezz’ora a spiegare a quell’individuo stupido che Harry era in tour e non in giro a raccogliere margherite.
Non si prese neanche il disturbo di guardarsi allo specchio, perché tanto non ne valeva la pena: Julian era attratto da qualsiasi essere vagamente respirante e, di sicuro, le avrebbe dato il tormento anche se avesse avuto i baffi, un cespuglio al posto dei capelli e un fantastico monociglio.
Un sospiro per raccogliere la poca pazienza che aveva a disposizione, dopodiché aprì la porta.
«Hai visto un fantasma?»
Harry sorrise, poi, senza attendere nemmeno un secondo, afferrò Celine per i fianchi, la attirò a sé e la baciò a lungo, come se volesse recuperare tutti i momenti in cui non le era stato accanto.
Celine, ancora troppo sorpresa per reagire in maniera decente, si limitò a ricambiare il bacio con trasporto e a circondare il collo di Harry con le braccia.
Quando si separarono, entrambi ansanti e con il fiato corto, si sorrisero.
«Ammettilo…» mormorò Harry, mentre si incamminava lungo il corridoio, diretto alla cucina. Ormai, si muoveva in quella casa come se gli appartenesse, pensò Celine, senza sapere bene come sentirsi. Imbarazzata? Stizzita? Al momento non le veniva in mente nient’altro che la felicità.
Perciò lo seguì, anche se in teoria lui avrebbe dovuto seguire lei, e lo osservò mentre afferrava la caffettiera dal pensile e cominciava a riempirla con l’acqua.
«Pensavi fossi quello scemo.»
«Chi è quello scemo?» domandò Celine, confusa. Poi, guardando per bene Harry e la sua espressione infastidita, comprese.
«Julian? Oh, no. Non viene mai a quest’ora. In genere arriva verso le cinque, le sei.» spiegò, con l’aria risaputa di chi, ormai, ha imparato alla perfezione le abitudini di un’altra persona.
Harry rimase stoicamente in silenzio, apparentemente concentrato sulla caffettiera, che aveva appena messo sul fuoco.
Celine si perse per un istante ad osservare la linea sinuosa della sua schiena, le spalle ampie e gli avambracci muscolosi scoperti.
Si alzò e lo abbracciò, perché aveva bisogno di un po’ di contatto con lui, dopo quei sei mesi in cui il tour li aveva tenuti lontani. Harry sospirò, le accarezzò la guancia con dolcezza e si inchinò in avanti per baciarla.
«Quel tonto non ti troverà a casa, oggi pomeriggio.» sussurrò, poco dopo.
«Perché?»
«Sono passati sei mesi, direi che è giunta l’ora che tu mi conceda quel famoso appuntamento.»
Un altro bacio – il primo di una lunga serie – dopodiché Celine sorrise.
Harry era appena maggiorenne, aveva un sacco di tatuaggi decisamente antiestetici, era un cantante famoso e stare insieme a lui probabilmente non sarebbe stato facile.
Ma era irresistibile e tanto bastava.
 
 
 
***
 

 
 
Okay, eccoci qua. Anche questo è finito.
Spero non vi abbia deluso, perché è un po’ corto, ma davvero avevo in mente di scrivere qualcosa di semplice, dolce e per niente eclatante.
Se vi aspettavate proposte di matrimonio o cose del genere, beh, mi dispiace di avervi deluse >.<
In realtà non sono un granché soddisfatta, però, boh, rileggendo, il capitolo non mi dispiace.
Voi che ne pensate? Fatemi sapere, per piacere ^^
Niente, ho finito.
Vi ringrazio infinitamente per avermi seguito anche in questa piccolissima avventura e… spero di sentirvi ancora!
Perciò, vi ringrazio di cuore per aver seguito, recensito e inserito questa storia tra le blablabla. Per avermi contattata su Twitter, Facebook e Ask e anche solo per aver sopportato questi pseudo scleri che sono le “note d’autrice”.
Ultima cosa, vi informo che la prossima storia che pubblicherò si intitola “Pretending” e dovrei pubblicarla verso la fine del mese, quando avrò terminato “Wedding? No, thank you.” (se volete leggerla, cliccate sul link).
Ci sentiamo presto!
Ah, se per caso voleste essere informate sul quando pubblicherò la storia nuova, lasciatemi il vostro nick di Twitter , oppure in una recensione. Non so, comunque avete capito, dai.
Grazie mille, siete fantastiche <3
 
 
 
   
 
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