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Autore: percysword    16/01/2013    5 recensioni
Vedete, penso sempre a me stessa e continuo a domandarmi, a un passo dalla morte, che cosa ci sto a fare qui. Un passo, solo uno.
[…]
Un passo, solo uno.
Fallo Jane, migliora la vita alle persone, smettila di pensare a te stessa.
Fallo Jane, fallo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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i'll stand by you

 

                                   nessuno è solo

 


when the night falls on you 

you don't know what to do. 

nothing you confess 

could make me love you less .
 

 

 

 

 

Indosso i miei jeans stretti in fretta e furia, pur sapendo che non sono in ritardo, ma non ce la faccio più, ne sento il bisogno. La paura di essere scoperta mi opprime, ma non sono mai stata paziente e questo mi porta a cedere alla tentazione. 

Tolgo la camicia bianca e il cardigan nero dall'armadio e li posiziono sul letto. Spero che Louis sia più in ritardo del solito. Sorrido mentre penso ai suoi occhi azzurri e al suo dolce sorriso che mi rivolge sempre quando ci incontriamo per i corridoi. Se lui sapesse non riceverei più quegli sguardi, se sapesse mi lascerebbe per la delusione creatagli e io cadrei in un oblio più profondo di quello in cui mi trovo già, se sapesse… No, non sono pessimista, sono realista. Non ho intenzione di illudermi con false speranze del tipo che lui resterà con me e cercherà di salvarmi.

Prendo il cuscino sulla sedia vicino alla scrivania e gli tolgo la federa, cerco la lametta all'interno e dopo averla trovata mi avviò verso il bagno. Dovrei disinfettarla, in fondo non voglio morire, non ancora, ma non c'è tempo quindi dopo aver preso un po' di carta mi siedo a terra con la testa poggiata al muro.

 

"Hey Secchia"

 

"Louis sta con te perché gli fai pena"

 

"Quattrocchi!"

 

"Tua madre non si spaventa quando ti vede?"

 

"Ma sei anoressica?"

 

"Se non mi passi i compiti a che cazzo servi! Sei inutile. Potresti anche morire."

 

Prendo un respiro profondo  e premo la lama sul polso.

 

 

 

Sono in ritardo, come al solito. Non è colpa mia se non trovavo le scarpe! Okay, forse lo è… Sono soltanto un pochino disordinato. Va bene, sono molto disordinato, camera mia è un disastro. La sistemo solo quando Jane viene a trovarmi.

La mia Jane.

Solo pensando al suo nome tutto sembra più bello e sarà ancora meglio stasera. Solo io e lei, in quel ristorante sul mare che adora tanto. Ha sempre voluto andarci visto che ama il mare, l'odore, la brezza, i suoni. Dice che la rilassa e penso abbia ragione perché un anno fa, al nostro secondo appuntamento, fu tutto più semplice del previsto. Passeggiare sulla spiaggia con i piedi nudi nella sabbia, la brezza in viso, ogni tanto una piccola onda ti bagna i piedi…

Un clacson mi risveglia dai miei pensieri ed accorgendomi della luce verde parto a tutta velocità verso casa della mia ragazza.

Non mi preoccupo di suonare il campanello, dato che Jane mi aspetta, così mi avvio alla porta e un "Avanti" mi accoglie subito dopo aver bussato ed entro.

-Jane, dove sei?-

-In camera-

Appena entro la vedo indossare la camicia, cercando di chiudere il polsino del braccio destro. Lei è destra, quindi la difficoltà è doppia.

-Vuoi una mano?- faccio per avvicinarmi ma lei indietreggia.

-Non importa, ce la faccio-

Un po' di terrore si può notare nei suoi occhi e non se ne va mentre tenta di sorridermi in modo rassicurante.

-C'è qualcosa che non va?- le chiedo.

-No, niente-

Fatica ancora a chiudere il bottone così le dico che potrebbe rovesciarlo, ma lei nega dicendo che non le piace, con una voce ancora insicura. Decid di avvicinarmi e prenderle la mano.

-Sicura che vada tutto bene?-

Non osa alzare lo sguardo e penso che mi nasconda veramente qualcosa e il tutto si rivela veritiero quando, dopo essermi avvicinato al bottone con la mano, lei la tira velocemente indietro mi volta le spalle e comincia ad imprecare.

-É tutto okay, calmati adesso- cerco di sembrare tranquillo anche se non lo sono.

-No!- grida -Non è tutto okay!-

Lacrime inizino a scendere sul suo volto mentre continua ad armeggiare con l'asola e il bottone. La abbraccio d'istinto, si fa piccola nelle mie braccia e la stringo sempre più forte. I singhiozzi piano piano se ne vanno e quando finalmente finiscono le prendo il volto tra le mani, spostandole una ciocca di capelli castani, la fisso nei suoi profondi occhi marroni un po' arrossati per via del pianto e le lascio un dolce bacio tra le labbra.

-Cosa è successo?-

Stavolta è lei ad abbracciarmi e il pianto riprende, quando finisce le prendo le mani e le appoggio sul mio petto, vicino al mio cuore. La camicia le scivola un po' giù mostrando i polsi.

-Non avere paura di essere giudicata da me, Jane-

 

 

 

Cammino a testa bassa per i corridoi cercando di non incontrare gli occhi di nessuno, se non quelli di Louis, il ragazzo che sabato scorso mi ha cullato tra le sue braccia mentre, di mia spontanea volontà, gli raccontavo tutta la verità. Non è stato facile, non lo è mai. Dire la verità non è cosa semplice soprattutto se si ha paura di essere giudicati, è per questo che gli ho espressamente richiesto di non dirlo a nessuno e lui ha giurato che non lo avrebbe fatto. Sento di potermi fidarmi di Louis, soprattutto perché non mi ha detto che cosa ne pensasse, se fosse un fatto brutto o bello, mi ha semplicemente detto "Andrà tutto bene", ma non so se lo abbia detto a me o a se stesso. Ha pure cercato di convincermi del fatto che sono forte e che le posso scrollarmi di dosso le offese altrui, ma non ci riesco, non dopo tutte le mail che ho ricevuto domenica sera, dopo la festa. 

 

Speriamo che tu ti decida ad ucciderti, almeno Louis sarà felice.

 

Forse chi mi ha inviato questa e-mail non aveva tutti i torti, forse lui sta con me per pietà, nient'altro, aspettando il momento per iniziare a vivere di nuovo. In fondo, chi vorrebbe stare con una nullità?

 

 

 

Un mese dopo

"Sei soltanto una delusione". Queste parole echeggiano nella mia mente dopo l'ennesima gridata di mie madre riguardo ai miei voti. Mi merito queste parole, sono una delusione per tutti, persino per me stessa. Mi faccio pietà da sola e mi domando come faccia la gente a starmi intorno, soprattutto Louis, visto che sono una fidanzata orribile che pensa solo a se stessa, non mi preoccupo dei suoi problemi, anche se dovrei visto che uno di questi sono io; per tutto questo tempo mi è stato vicino e cerca di aiutarmi controllandomi i polsi, sperando che i tagli siano diminuiti o se ne siano andati del tutto, ma non è mai così. 

Ho insistito perché non dicesse niente a chi mi offende, perché non voglio che continui a preoccuparsi per me, poi merito pienamente le offese che ricevo, anche se a lui questo non l'ho detto. Vedete, penso sempre a me stessa e continuo a domandarmi, a un passo dalla morte, che cosa ci sto a fare qui. Un passo, solo uno.

La porta sbatte e poco dopo sento una macchina che parte e se ne va, segno che mia madre è andata a fare la spesa come tutti i sabati.

Un passo, solo uno. 

Fallo Jane, migliora la vita alle persone, smettila di pensare a te stessa. 

Fallo Jane, fallo.

 

 

-Jane ma dove sei finita?- impreco al cellulare che continua a squillar a vuoto.

-Tutto bene Lou?-

-Si, mamma. Solo che Jane non mi risponde…-

-É a casa no? Perché non vai da lei?- mi chiede gentilmente.

-Si, hai ragione. Vado.-

-Chiedile se vuole venire a cena da noi-

-Lo farò- dico, prima di chiudermi la porta di casa mia alle spalle e salire sull'auto.

In meno tempo del solito sono a casa di Jane, come al solito vado dritta alla porta ma dopo aver bussato nessuno mi risponde. Possibile che non ci sia nessuno?

Prendo la chiave di riserva dentro al vaso di fiori ed apro la porta, sperando che l'allarme non sia acceso. Tutto procede per il meglio, visto che la polizia non arriva, così inizio a setacciare la casa.

-Jane? Ci sei?-

Nessuna risposta. Prendo il cellulare e la chiamo, sento la suoneria e seguo il suon che mi porta in camera sua. La fessura sotto la porta del suo bagno fa passare un po' di luce, quindi decido di aprirla ma la scena che mi trovo davanti non era quella che mi aspettavo.

-Jane! No!- grido, cercando di non scoppiare a piangere e togliendole di mano la manciata di pasticche. -Cosa stavi per fare? Pensavi di ucciderti, vero?- lascio sfuggire un po' di rabbia nella mia voce -Non pensi alle conseguenze delle tue azioni? Non pensi che non sarei sopravvissuto senza di te?- crollo e scoppio in lacrime.

-É per questo che volevo farlo! perché non penso mai agli altri, penso solo a me stessa. Non mi merito di vivere, merito di morire e spero che dovunque mi trovi la gente mi faccia capire cosa sono veramente invece di starmi accanto per pietà come fai tu!-

-Pietà? Credi che io stia con te per pietà?- come può pensarlo? -Io ti amo Jane e se amare per te significa provare pietà per qualcuno non hai capito niente dell'amore! Amare significa stare accanto in ogni occasione, sempre, nel bene e nel male. Significa difendere la persona accanto a te. Significa salvarla in caso di pericolo.- inizia a piangere pure lei -Io non poroso pietà per te, voglio soltanto salvarti da questo mondo. Permettimi di farlo. Permettimi di salvarti.-

 

 

 

Louis ha ancora gli occhi arrossati mentre ci avviamo verso casa sua. Gli ho dato il permesso di dirlo ai suoi, in fondo glielo devo perché mi ha fatto capire che devo essere salvata, perché sono in pericolo. Io lo sono, non gli altri a starmi vicino. 

Appena entriamo sua madre inizia a fare domande, è sempre stata dolce con me e lo è anche dopo che ha scoperto la verità. 

-Cosa intendi fare adesso?- chiede il padre di Louis al figlio.

-É un po' che ho in testa la vaga idea del centro di riabilitazione, ma non so se a te sta bene, Jane. Io non posso aiutarti più di così lo sai, vero?-

Annuisco.

-Credo che dovrei parlarne con i miei- non so come queste parole escano dalla mia bocca, ma lo fanno e questo mi sorprende perché ho capito che voglio essere salvata.

 

Mia madre non reagisce bene alla notizia, mio padre ancora peggio soprattutto perché è deluso. Non è un pensiero che mi fluttua in testa, no. Lo ha detto, davanti a me, a Louis e ai suoi genitori. "Mi hai deluso". Mia madre ha annuito in quel momento e la voglia di morire aumenta in me, ma cerco di sopraffarla spiegandogli l'idea di Louis del centro, ma la loro risposta è una scrollata di spalle.

-Va bene- alla fine dice mio padre -Non vederti per un po' mi farà bene-

Una pugnalata al cuore, la più forte mai ricevuta. Mi domando se l'idea di Louis mi aiuterà davvero o se sarà inutile.

 

-Mi verrai a trovare vero?- gli chiedo con le lacrime agli occhi.

-Ad ogni possibilità di vederci io ci sarò- mi dice per poi stringermi in un forte abbraccio mentre io mi domando se lo farà davvero.

-Ti amo- dopo che pronuncia quelle parole so che lo farà, verrà a trovarmi. Non sono sola, non lo sono.

 

 

 

Due anni dopo

Grazie Louis.

Grazie Louis per avermi invitato al cinema tre anni fa.

Grazie Louis per avermi baciata sulla spiaggia, come sognavo sempre nelle mie fantasie.

Grazie Louis per avermi fatto ridere con le tue battute, che sinceramente fanno pena.

Grazie Louis per avermi insegnato a ballare.

Grazie Louis per avermi fatto capire la matematica.

Grazie Louis per ogni volta che ti ho fatto arrabbiare e tu mi hai perdonato.

Grazie Louis di non aver detto a nessuno del mio problema.

Grazie Louis per essermi stato accanto.

Grazie Louis di essermi venuto sempre a trovare in clinica.

Grazie Louis per avermi mandato in clinica.

Grazie Louis per avermi fatto capire cosa è l'amore.

Grazie Louis per avermi mostrato la bellezza della vita.

Grazie Louis, grazie di avermi salvata.

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

ho avuto l'ispirazione per questa storia mentre ascoltavo I'll Stand By You. 

non si era capito, vero? AHAHAHAHAHAHAH

 

l'ho scritta al presente perché speravo che rendesse di più i sentimenti di ogni  momento e per renderla più 'viva'

 

non ho altro da dire, solo che spero che vi sia piaciuta.

 

:)

 

Baaaaaci, 

 

Chiara

@acciologan on twittah

   
 
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