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Autore: bowiess    17/01/2013    4 recensioni
La sua vita era su quella copertina, quella copertina su cui aveva pianto, sudato e sperato. 
Quella copertina era la causa della sua gioia, ma non capiva che quella copertina sarebbe stata anche la causa della sua fine.
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«E quale sarebbe il tuo sogno?» si avvicina a me e riesco a vedere la rabbia nei suoi occhi, pronta a scatenarsi su di me. «Camminare davanti ad un gruppo di tossicodipendenti con la speranza di finire di qualche rivista da quattro soldi? Oppure quello di morire di bulimia a vent'anni?»
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Vogue è tutto quello che desidero.
Vogue è tutto quello che voglio essere.
Vogue è tutto quello che sarò.

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Nessuno dei protagonisti è famoso in campo musicale, spero che la storia vi piaccia!
Buona lettura dolcezze, 
-a.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ciao ragazze mie.♥
Scusatemi se ci ho messo tanto per questo capitolo, non siete arrabbiate con me, vero?. çç
Bene, volevo, come sempre, ringraziarvi per le recensioni che mi lasciate, siete dolcissime ndgjklsdfghsfnfnaklfsdgdsajdn.
In questo capitolo c’è una cosa che vorrei spiegarvi: nella seconda parte cito il nome di un film che qualcuno di voi potrebbe non conoscere, quindi posso semplicemente dirvi che è il tema principale è la tossicodipendenza, se invece siete curiosi e volete saperne di più potete copiare il link e trovarlo su Wikipedia. (http://it.wikipedia.org/wiki/Christiane_F._-_Noi,_i_ragazzi_dello_zoo_di_Berlino)
Okay, credo di aver detto tutto. Buona lettura dolcezze, recensite. ♥

 The last vogue. 



Urla. Sudore. Nausea. Paura. Bisogno. Ho bisogno di quella cosa. Ne sento il bisogno, adesso.
Mi alzo, respirando a malapena, cercando di non fare rumore. Stanotte sono rimasta a casa di Nick, che sta ancora dormendo. Non avrei dovuto farlo per niente al mondo, perché mi sento male, ma talmente male che l’unica cosa che il mio corpo sembra avere bisogno, è proprio quella.
Resistenza. Devo resistere, non posso caderci, non di nuovo. La testa pulsa violentemente provocandomi un dolore atroce alle tempie, tento di alleviare il dolore massaggiandole con le dita, ma gli arti sono bloccati, non mi sento più le gambe e le braccia. Che succede?
Stupidamente, penso alla fine: forse sto per morire. Ma no, è solo un disperato bisogno di droga.  Si, lo ammetto, ne ho bisogno, cazzo, ne ho bisogno, non ce la faccio più. L’aria continua a mancare, il corpo perde acqua, tocco il lenzuolo ed è zuppo.
Magari posso provare con dell’acqua, ma appena provo a risollevarmi, cado a terra, e in un attimo mi ritrovo sul pavimento congelato della stanza. La fronte urta con una mattonella, ma non ne avverto il dolore. Le gambe non mi funzionano più, non credo di resistere ancora per molto. E poi, qualcosa nello stomaco si muove, causando la nausea più forte che io abbia mai avuto in vita mia. Dopo qualche secondo, vomito.
E vomito per due, tre, quattro volte, spaventandomi alla vista di quella macchia rossa spiaccicata sul pavimento, mentre maledico il giorno in cui sono nata.
Non so come, non so quando, riesco ad alzarmi e, barcollando, raggiungo la borsa, aprendo bruscamente tutte le tasche, pregando Dio di avere ancora un po’ di quella roba. Scavo per bene in tutti gli angoli della borsa. Apro nuovamente la tasca, ce n’è pochissimo, in un’altra bustina. Mi chiedo cosa ci faccia qui, mi pare di averla eliminata, ma a quanto pare, non sembra volersene andare. Me l’ha messa Amanda in discoteca, forse. Afferro la bustina, la apro rapidamente, e la respiro, infilando il naso nell’apertura. Sento il mio corpo rilassarsi, gli arti riprendono vita e la stanchezza non persiste più. Calma, la più totale calma.
Richiudo la bustina e la infilo in tasca, consapevole del guaio in cui mi sono cacciata. Sarà l’ultima volta? No.
Vorrei tanto che fosse una bugia.
In silenzio, ripulisco il pavimento, cercando di non far svegliare Nick. Mi odio.
Sono un’idiota, un’irresponsabile, una stupida, una miserabile, una stronza, una bugiarda, una cretina.
Sono una tossicodipendente.
 
Non so come ci sto riuscendo, mi sto tenendo tutto dentro, in silenzio, impassibile, come se non fosse successo nulla. Nick, Joe e Demi parlano, alla ricerca di un film da vedere che sia scandaloso e violento. Si, perché i Jonas tendono a sfogarsi sui film. Cercano un film capace di raccontare la loro storia, le loro emozioni, vogliono un film che li rispecchi, altrimenti non li capiscono. Io penso, non so a cosa. Penso e basta, forse a niente, ma mi limito ad osservare il televisore spento.
«Che ne dite di Paranormal Activity?» propone Nick aprendo la custodia del film.
«Lo sai che mi fa paura.» risponde Joe lamentandosi. È vero, forse è per questo che dorme con una luce accesa la notte.
«Hey, e se guardassimo l’esorcista?» chiede Demi cercando il dvd nel cassetto.
«Ho trovato!» afferma Nick vittorioso sventolando un dischetto. «Christian F.!»
«Come?» sobbalzo, opponendomi a quel film. Troppe cose in comune con me, non potrei resistere e questo semplice pomeriggio potrebbe diventare un brutto, bruttissimo pomeriggio. «A me non va di vederlo.»
«Perché? È interessante come film.» aggiunge Demi sdraiandosi sul tappeto.
«Sta zitta!» le urlo contro, strappando il dvd dalle mani di Nick. Il sorriso di Demi si curva verso il basso, provocando in me un forte senso di colpa. «Odio questo film.»
«Noi vogliamo vederlo.» insiste Nick porgendomi la mano, in modo da restituirgli il film.
«Ma la smetti di insistere? Non voglio vederlo! Non voglio!» inveisco.
«Dai, Miley, non avrai mica paura di due ragazzi che si fanno a quattordici anni.» dice poi, Joe, accendendosi una sigaretta e tamburellando poi un dito sul naso, ironizzando sul senso crudo e violento del film. 
«Smettila di fare il bambino. Sono problemi questi, molto più gravi di quanto pensi.» ormai ho perso il controllo, non so più quello che dico.
«Dammi quel film.» mi ordina, scandendo bene le parole. Lo guardo per un po’ di tempo, fulminandolo con lo sguardo. Gli lancio il cd e mi allontano dal salotto, correndo verso la stanza, in lacrime. Il letto è ancora disfatto, asciutto. Piango, lacrima dopo lacrima, mi rendo conto di quanto scema sono stata ad aggredirli per colpa di un mio problema. Ho fatto rimanere male tutti e tre, non era una mia intenzione, volevo solo evitare di trascorrere delle brutte ore. Penso all’idea di dire a voce alta la verità, ma ogni volta che rifletto sulle conseguenze, mi viene da piangere e, davvero, non capisco perché persone come loro debbano soffrire a causa della mia stupidità. Mi odio in questo momento, mi faccio schifo, non vorrei nemmeno più vivere in questo corpo.
«Mi dici cosa ti sta succedendo?» mi volto di scatto. Nick. Appoggiato alla stipite della porta, mi osserva con sguardo interrogativo.
«Niente.» mento, ancora.
«Miley.» si avvicina a me, imponente. «Andiamo a guardare quel film, ti prego.» mimo un “okay”, per poi ritornare in salotto.
«Scusatemi, è che…» penso alla scusa perfetta. «Sono nervosa per la sfilata e me la sono presa con voi e il film.»
I loro sguardi si rilassano, improvvisano un sorriso e inseriscono il dvd nel lettore. Mi siedo accanto a loro, stringendo un cuscino tra le braccia. Appoggio il capo sulla spalla di Nick, sperando che questi minuti passino in fretta. 
  
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