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Salve
a tutti.
Non sapete quanto sono mortificata per non aver
più
aggiornato questa storia, ma dovete sapere che mi sono trovata molto in
difficoltà. Oltre ad avere avuto un blocco non indifferente,
nel corso di
questo periodo ho mutato il mio stile di scrittura –
prevalentemente in terza
persona – e non mi riusciva più portare avanti il
racconto con quello con cui
l’ho iniziata. Ho deciso, comunque, di tentare di terminarla,
utilizzando lo
stile attuale e modificando un po’ l’impostazione
della pagina – dimensione
font, paragrafi, ecc.
Spero che sia di vostro gradimento e di riuscire a
farmi perdonare.
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7. The art of deduction.
“Santo
cielo! Non è possibile che non sia riuscito ancora a
comprendere che l’assassino è il figlio!
E’ così lampante che anche Lestrade se
ne accorgerebbe!”
Trattengo a stento un sorriso. Per riempire l’imbarazzante
silenzio che si era venuto a formare tra noi dopo la breve discussione
sullo pseudo - bullone, ho deciso
di spiegare a
Sherlock alla meglio cos’è una serie televisiva e
come funziona il televisore,
per evitare brutti incidenti causati dalla sua celebre
curiosità. Tutto ciò che
ne è seguito è stato esilarante. Vedere Sherlock
Holmes stizzirsi per la
presunta iniziale incompetenza dei protagonisti delle serie di Fox
Crime è una
cosa che andrebbe pagata oro, credetemi. Confesso, anche, di non
riuscire a
staccargli gli occhi di dosso. So di averlo già detto fin
troppe volte, ma la
somiglianza tra lui e Robert mi spiazza. Hanno gli stessi connotati, le
stesse
espressioni e la stessa risata. E’ da quando ci siamo seduti
sul divano che
cerco di scovare qualche differenza, ma fallisco sempre miseramente.
“Hai intenzione di seguitare ancora a lungo?” Mi
domanda
d’un tratto, senza staccare gli occhi dallo schermo.
Arrossisco leggermente e sorrido. Se ne è accorto. Poteva
essere altrimenti?
“Ti riferisci al mio vano tentativo di cercare differenze
tra Rob e te?”
“Cos’altro, altrimenti?” Già,
cos’altro?
“Ebbene, non ho intenzione di arrendermi.”
“Ammiro la tua tenacia, ma dubito che raggiungerai mai alcun
risultato.” Si volta verso di me. “Le uniche cose
che ti contraddistinguono da
John Hamish Watson sono l’assenza di baffi e il carattere.
E’ possibile quindi
supporre che le uniche cose che mi contraddistinguono dal tuo amico
siano il
taglio di capelli e il carattere.”
Lo guardo per un attimo, leggermente perplesso.
“Perché mai
dovremmo avere entrambi un solo elemento fisico differente da voi
altri? Tutto
ciò non ha senso.”
“Se c’è una cosa a non avere alcun senso
è che il nipote di
mio fratello sia identico a me.”
Sorrido. “Non ti è mai passato per la mente
neanche un
istante che potesse essere tuo nipote diretto?”
Mi guarda come si guarderebbe un bambino che non sa ciò che
dice. “Jude, per favore, non insultare la tua
intelligenza.” Si volta verso lo
schermo. “Sai perfettamente cosa ne penso dei sentimenti e
dell’unione
coniugale.”
“Nessuno ha mai parlato di sentimenti o matrimonio.”
“Allora permettimi di sottolineare che neanche l’unione carnale è di mio
interesse.”
Preme sulle parole con enfasi, per sottolinearne il concetto. Io resto
in
silenzio, continuando a guardarlo, leggermente imbarazzato dalla piega
che ha
preso il discorso. Come ci sono finito a parlare di sesso con lui?!
“Beh… In ogni caso è vero, la cosa
è molto insolita. Anche
se bisogna dire che il tuo sangue scorre ugualmente nelle sue
vene.”
“Per fortuna! Immagina se assomigliasse a Mycroft! Povero
nipote!”
Scoppio a ridere, incapace dal trattenermi, e lui fa
altrettanto. Mi osserva per un attimo prima di continuare:
“Tuo nonno, invece…
Lui si è risposato.”
Annuisco e per un istante mi pare di scorgere della
delusione nei suoi occhi.
“E’ sempre stato un latin lover e un ottimo
partito. La cosa
non mi sorprende.”
“Già, dicono che lo fosse.”
Il silenzio ci avvolge nuovamente, come una cappa di fumo.
Mi mordo le labbra e muovo lo sguardo sul televisore, sentendomi a
disagio. E’
risaputo che il detective fosse molto affezionato a mio nonno e che era
arrivato addirittura a cercare di sabotare il suo primo matrimonio
più volte
pur di farlo rimanere al suo fianco, a Baker Street. Per questo motivo
mi sento
quasi in colpa per avergli dovuto rivelare che in un suo prossimo
futuro se ne
andrà nuovamente, abbandonandolo per la seconda volta. Se si
trattasse di
Robert e me, probabilmente non so come reagirei…
“Non sentirti in colpa. In fondo la tua esistenza
già di per
sé mi aveva rivelato quello che mi aspetta in
futuro.” Lo
guardo nuovamente, incontrando i suoi
occhi. “E tutto questo mi aiuterà ad accettare la
cosa con più facilità…” Si
interrompe improvvisamente, probabilmente per essersi reso conto di
aver
parlato troppo. Si schiarisce la voce. “Hai per caso del
tabacco?”
*
Ci troviamo in un locale, seduti uno di fronte all’altro.
Non ho avuto cuore a costringerlo nel mio appartamento, anche
perché io sono
uno molto alla buona e quando cucino non mi esibisco in
chissà quali piatti elaborati.
Non posso permettermi di portarlo tutte le volte a mangiar fuori - non
certo
per un motivo di soldi -, ma come prima sera in quest’epoca
non mi sembrava il
caso di traumatizzarlo con la mia cucina.
“Affascinante.” Risponde. “Ed intrigante,
azzarderei. Ci
sono così tante cose che non conosco, tante cose che sono
mutate.”
“Posso immaginarlo.” In verità mi
sorprende la tranquillità
con cui sta affrontando tutto questo. Voglio dire… Da quando
è entrato nel mio
ufficio non ho notato il minimo senso di turbamento o smarrimento nel
suo
comportamento. Non che io mi sia sorpreso più di tanto nel
trovarmelo davanti,
in effetti. Ma io sono cresciuto nell’epoca della televisione
e di Doctor Who,
per la miseria! Suppongo di essere stato completamente desensibilizzato
a
questo genere di cose, ma lui…
“Pensi che mi sarei dovuto lasciare prendere dal
panico?”
Rimango un attimo interdetto dal suo intervento, per poi
sorridere. “No, no, assolutamente… Però
ti prego, ora devi dirmi cosa mi ha
tradito.”
Mi sorride a sua volta, con una sfumatura di divertimento
negli occhi. “Prova a dirmelo tu.”
“E come potrei?”
“Hai una spiccata predisposizione alla deduzione - anche se
non certo ai livelli del sottoscritto – e sono certo che se
ti applichi puoi
arrivarci da solo. Anche se ammetto che avvolte la cosa più
difficile da fare è
conoscere affondo proprio sé stessi.”
Oddio, messo alla prova in questo modo da Sherlock Holmes? E
poi uno non deve sentirsi sotto pressione! Inizio a riflettere,
rimuginando
sulle sue parole e sulla piega che avevano preso i miei pensieri
precedentemente. Forse se non avessi deciso di fargli indossare quel
maledetto
maglioncino color malva, che disgraziatamente sta tanto bene a lui
quanto lo
sta a Robert, riuscirei a concentrarmi meglio su quello che sto facendo.
“Quello che ho indosso non ti aiuterà ad
arrivarci.” Ecco,
appunto.
“Lo so, lo so!” Dico un po’ spazientito,
più con me stesso e
il mio comportamento che con lui, e continuo a pensare. A un certo
punto
sospiro e alzo le mani in segno di resa.
“Mi arrendo! Non ho veramente idea di quali gesti io compia
inconsciamente mentre sto pensando.”
Lui, come era ovvio avrebbe fatto, stira le labbra con mal
celato divertimento. “In realtà è al
quanto elementare. Mi stavi osservando con
preoccupazione, per poi sollevare un sopracciglio e trattenere un
sorriso.
Ovviamente ti stavi chiedendo come
io
potessi essere così calmo di fronte a una situazione come
quella in cui ci
troviamo e poi ti sei ritrovato a pensare che anche tu hai appreso la
cosa
molto bene. Da qui il tuo cipiglio divertito.”
“Sembra molto stupido detto così. Anche il mio
comportamento, intendo. Soprattutto il mio
comportamento…”
“Non è più stupido di quanto non lo sia
quello di molti
altri uomini più stolti.”
“In ogni caso avrei potuto arrivarci. Era veramente
elementare… Con questo non
voglio dire che le tue deduzioni non siano ammirevoli anche in questo
caso!
Però hai proprio ragione quando dici che le persone non
osservano con
attenzione. Probabilmente la mia mancanza è stata dovuta
proprio al fatto che
io non posso osservarmi.” Ridacchio. “E a quanto
pare non mi conosco davvero
abbastanza.” Il che è preoccupante.
“Quasi nessuno si rende conto dei gesti che compie o delle
espressioni che mutano il viso quando pensano a qualcosa in
particolare. Non
farne una mancanza. Credimi se ti dico che con un po’ di
impegno riusciresti a
diventare bravo anche in questo.”
Arrossisco e sento il cuore gonfiarsi nel petto per
l’orgoglio e la gioia. Ricevere dei complimenti del genere da
lui è qualcosa di
assolutamente
insperato e sconvolgente. Senza contare che teoricamente le nostre
strade non
avrebbero mai dovuto incrociarsi e questo la rende una cosa ancor
più
meravigliosa. Deve cogliere nuovamente i miei pensieri,
perché si mette a
ridere leggermente.
“Ti stai montando la testa, Jude Watson?”
Sorrido stupidamente. “E’ probabile,
sì.” Ammetto. “Ma
converrai con me che è una cosa più unica che
rara ricevere dei complimenti da
te.”
“Sì, non posso smentire.”
Un cameriere ci porta le nostre ordinazioni e incominciamo a
mangiare. Mi costerna ammettere che quel maglioncino continua a
distrarmi. Ma
fortunatamente Sherlock non si prende la briga di farmelo notare
nuovamente.
“Che lavoro svolge mio nipote?” Domanda a un
tratto, dopo
lunghi minuti di silenzio.
“E’ uno scopritore di talenti e dirige una casa
discografica
– ricordi la musica sui cd? Per questo motivo viaggia
molto.”
Aggrotta leggermente le sopracciglia. “E’ una
persona
famosa?”
“Tranquillo, anche lui lo è solo di fama. Se ci
fosse stata
anche solo una possibilità che quella della reception ti
scambiasse per lui ti
avrei placcato all’entrata.” Rispondo sorridendo e
lui solleva leggermente gli
angoli della bocca.
“Questa volta sei stato tu a capire quello che stavo
pensando.”
“Più che altro mi è chiaro il tuo
intento di non dare
nell’occhio.” Sminuisco la cosa.
“Naturalmente non sarebbe una cosa simpatica per il tuo
amico se si trovasse nei guai a causa mia. Sarai d’accordo
con me, immagino.”
“D’accordissimo.”
“In che rapporti siete?”
Il boccone di carne che stavo ingoiando mi va di traverso e
inizio a tossire.
“C-Come?”
“Nella foto che ho visto apparite molto amici. Lo dimostra
in primo luogo che abbiate fatto un lungo viaggio fuori dal Paese
insieme.”
Cerco di ricompormi. “Sì. Sì, siamo
molto amici.” Bevo un
sorso di vino per aggiustare la gola. “Ci conosciamo da
sempre e abbiamo ottimi
rapporti… Beh, in realtà litighiamo sempre, ma
per noi è semplice
manifestazione d’affetto.” Accenno una risata, ma
essa esce più nervosa di
quanto avrei voluto. “Perché me lo
chiedi?” Butto lì, sperando di riuscire a
trovare una scappatoia.
“Cercavo una qualche somiglianza tra le due
situazioni.”
Risponde con semplicità, osservando il proprio piatto e
continuando a mangiare,
naturalmente riferendosi al rapporto mio e di Robert e a quello tra lui
e John
Watson. “In entrambi i casi ci troviamo di fronte a una
coppia di coinquilini.
Voi, però, vi conoscevate già da tempo e avete
deciso di comune accordo di
andare a vivere insieme, nonostante la casa sia di tua sola
proprietà. Condividete
tutto, tranne gli oggetti che hanno luogo nelle vostre stanze
– ho motivo di
credere ché mio nipote non apprezzi che vengano toccate le
sue cose personali
o, per essere più precisi, che si frughi tra di esse. Dato
che te lo stai
chiedendo, è praticamente lampante che tutta la mobilia sia
di tua proprietà –
il gusto è inequivocabile – ragion per cui
l’appartamento non può essere che
tuo. L’idea che mi sono fatto è che Robert stesse
cercando un luogo dove poter
soggiornare durante il suo periodo a Londra senza dover necessariamente
lasciare il luogo abbandonato a sé stesso durante la sua
assenza. Indi per cui
la tua proposta di venire a vivere con te. E’ decisamente una
situazione
diversa dalla mia e del dottore...”
Sono rimasto di stucco: le labbra involontariamente tenute
socchiuse, gli occhi sgranati e le mani bloccate nel gesto di
riprendere a
tagliare la fetta di carne. Boccheggio un paio di volte prima di
lasciarmi
sfuggire un “Meraviglioso.” che ha un
ché di patetico e imbarazzante. Holmes alza
lo sguardo su di me ed è visibilmente compiaciuto dalla mia
reazione.
“Non è stato niente
d’eccezionale.”
“Senza offesa, ma nemmeno un bambino crederebbe che tu sia
convinto di tale affermazione!”
Scoppia a ridere. “Jude, tu sei in assoluto la persona
più
singolare che abbia mai conosciuto.”
Arrossisco leggermente. “Lo prendo come un
complimento.”
“Voleva esserlo.”