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Autore: Haibara Stark    17/01/2013    3 recensioni
« Se dovessi fare un viaggio…dove ti piacerebbe andare? » Non riesco neanche ad avere il tempo di interpretare ciò che ha detto,che un raggio di luce fortissimo mi colpisce in pieno petto [...] « Credo che lei abbia capito che non sono il signor Holmes che s’aspettava» « Indubbiamente » Resto piantato nella mia sedia,a fissarlo,cercando qualcosa che lo rendesse diverso fisicamente dall’uomo che conosco. Niente. Nada. Nichts! | EDIT: Dal 7° capitolo cambio radicale di stile e impostazione di pagina.
Genere: Avventura, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti.
Non sapete quanto sono mortificata per non aver più aggiornato questa storia, ma dovete sapere che mi sono trovata molto in difficoltà. Oltre ad avere avuto un blocco non indifferente, nel corso di questo periodo ho mutato il mio stile di scrittura – prevalentemente in terza persona – e non mi riusciva più portare avanti il racconto con quello con cui l’ho iniziata. Ho deciso, comunque, di tentare di terminarla, utilizzando lo stile attuale e modificando un po’ l’impostazione della pagina – dimensione font, paragrafi, ecc.
Spero che sia di vostro gradimento e di riuscire a farmi perdonare.

 Buona lettura.
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7. The art of deduction.

 

“Santo cielo! Non è possibile che non sia riuscito ancora a comprendere che l’assassino è il figlio! E’ così lampante che anche Lestrade se ne accorgerebbe!”
Trattengo a stento un sorriso. Per riempire l’imbarazzante silenzio che si era venuto a formare tra noi dopo la breve discussione sullo pseudo - bullone, ho deciso di spiegare a Sherlock alla meglio cos’è una serie televisiva e come funziona il televisore, per evitare brutti incidenti causati dalla sua celebre curiosità. Tutto ciò che ne è seguito è stato esilarante. Vedere Sherlock Holmes stizzirsi per la presunta iniziale incompetenza dei protagonisti delle serie di Fox Crime è una cosa che andrebbe pagata oro, credetemi. Confesso, anche, di non riuscire a staccargli gli occhi di dosso. So di averlo già detto fin troppe volte, ma la somiglianza tra lui e Robert mi spiazza. Hanno gli stessi connotati, le stesse espressioni e la stessa risata. E’ da quando ci siamo seduti sul divano che cerco di scovare qualche differenza, ma fallisco sempre miseramente.
“Hai intenzione di seguitare ancora a lungo?” Mi domanda d’un tratto, senza staccare gli occhi dallo schermo.
Arrossisco leggermente e sorrido. Se ne è accorto. Poteva essere altrimenti?
“Ti riferisci al mio vano tentativo di cercare differenze tra Rob e te?”
“Cos’altro, altrimenti?” Già, cos’altro?
“Ebbene, non ho intenzione di arrendermi.”
“Ammiro la tua tenacia, ma dubito che raggiungerai mai alcun risultato.” Si volta verso di me. “Le uniche cose che ti contraddistinguono da John Hamish Watson sono l’assenza di baffi e il carattere. E’ possibile quindi supporre che le uniche cose che mi contraddistinguono dal tuo amico siano il taglio di capelli e il carattere.”
Lo guardo per un attimo, leggermente perplesso. “Perché mai dovremmo avere entrambi un solo elemento fisico differente da voi altri? Tutto ciò non ha senso.”
“Se c’è una cosa a non avere alcun senso è che il nipote di mio fratello sia identico a me.”
Sorrido. “Non ti è mai passato per la mente neanche un istante che potesse essere tuo nipote diretto?”
Mi guarda come si guarderebbe un bambino che non sa ciò che dice. “Jude, per favore, non insultare la tua intelligenza.” Si volta verso lo schermo. “Sai perfettamente cosa ne penso dei sentimenti e dell’unione coniugale.”
“Nessuno ha mai parlato di sentimenti o matrimonio.”
“Allora permettimi di sottolineare che neanche l’unione carnale è di mio interesse.” Preme sulle parole con enfasi, per sottolinearne il concetto. Io resto in silenzio, continuando a guardarlo, leggermente imbarazzato dalla piega che ha preso il discorso. Come ci sono finito a parlare di sesso con lui?!
“Beh… In ogni caso è vero, la cosa è molto insolita. Anche se bisogna dire che il tuo sangue scorre ugualmente nelle sue vene.”
“Per fortuna! Immagina se assomigliasse a Mycroft! Povero nipote!”
Scoppio a ridere, incapace dal trattenermi, e lui fa altrettanto. Mi osserva per un attimo prima di continuare: “Tuo nonno, invece… Lui si è risposato.”
Annuisco e per un istante mi pare di scorgere della delusione nei suoi occhi.
“E’ sempre stato un latin lover e un ottimo partito. La cosa non mi sorprende.”
“Già, dicono che lo fosse.”
Il silenzio ci avvolge nuovamente, come una cappa di fumo. Mi mordo le labbra e muovo lo sguardo sul televisore, sentendomi a disagio. E’ risaputo che il detective fosse molto affezionato a mio nonno e che era arrivato addirittura a cercare di sabotare il suo primo matrimonio più volte pur di farlo rimanere al suo fianco, a Baker Street. Per questo motivo mi sento quasi in colpa per avergli dovuto rivelare che in un suo prossimo futuro se ne andrà nuovamente, abbandonandolo per la seconda volta. Se si trattasse di Robert e me, probabilmente non so come reagirei…
“Non sentirti in colpa. In fondo la tua esistenza già di per sé mi aveva rivelato quello che mi aspetta in futuro.”  Lo guardo nuovamente, incontrando i suoi occhi. “E tutto questo mi aiuterà ad accettare la cosa con più facilità…” Si interrompe improvvisamente, probabilmente per essersi reso conto di aver parlato troppo. Si schiarisce la voce. “Hai per caso del tabacco?”


*

 Come ti appare la nuova Londra?”
Ci troviamo in un locale, seduti uno di fronte all’altro. Non ho avuto cuore a costringerlo nel mio appartamento, anche perché io sono uno molto alla buona e quando cucino non mi esibisco in chissà quali piatti elaborati. Non posso permettermi di portarlo tutte le volte a mangiar fuori - non certo per un motivo di soldi -, ma come prima sera in quest’epoca non mi sembrava il caso di traumatizzarlo con la mia cucina.
“Affascinante.” Risponde. “Ed intrigante, azzarderei. Ci sono così tante cose che non conosco, tante cose che sono mutate.”
“Posso immaginarlo.” In verità mi sorprende la tranquillità con cui sta affrontando tutto questo. Voglio dire… Da quando è entrato nel mio ufficio non ho notato il minimo senso di turbamento o smarrimento nel suo comportamento. Non che io mi sia sorpreso più di tanto nel trovarmelo davanti, in effetti. Ma io sono cresciuto nell’epoca della televisione e di Doctor Who, per la miseria! Suppongo di essere stato completamente desensibilizzato a questo genere di cose, ma lui…
“Pensi che mi sarei dovuto lasciare prendere dal panico?”
Rimango un attimo interdetto dal suo intervento, per poi sorridere. “No, no, assolutamente… Però ti prego, ora devi dirmi cosa mi ha tradito.”
Mi sorride a sua volta, con una sfumatura di divertimento negli occhi. “Prova a dirmelo tu.”
“E come potrei?”
“Hai una spiccata predisposizione alla deduzione - anche se non certo ai livelli del sottoscritto – e sono certo che se ti applichi puoi arrivarci da solo. Anche se ammetto che avvolte la cosa più difficile da fare è conoscere affondo proprio sé stessi.”
Oddio, messo alla prova in questo modo da Sherlock Holmes? E poi uno non deve sentirsi sotto pressione! Inizio a riflettere, rimuginando sulle sue parole e sulla piega che avevano preso i miei pensieri precedentemente. Forse se non avessi deciso di fargli indossare quel maledetto maglioncino color malva, che disgraziatamente sta tanto bene a lui quanto lo sta a Robert, riuscirei a concentrarmi meglio su quello che sto facendo.
“Quello che ho indosso non ti aiuterà ad arrivarci.” Ecco, appunto.
“Lo so, lo so!” Dico un po’ spazientito, più con me stesso e il mio comportamento che con lui, e continuo a pensare. A un certo punto sospiro e alzo le mani in segno di resa.
“Mi arrendo! Non ho veramente idea di quali gesti io compia inconsciamente mentre sto pensando.”
Lui, come era ovvio avrebbe fatto, stira le labbra con mal celato divertimento. “In realtà è al quanto elementare. Mi stavi osservando con preoccupazione, per poi sollevare un sopracciglio e trattenere un sorriso. Ovviamente ti stavi chiedendo  come io potessi essere così calmo di fronte a una situazione come quella in cui ci troviamo e poi ti sei ritrovato a pensare che anche tu hai appreso la cosa molto bene. Da qui il tuo cipiglio divertito.”
“Sembra molto stupido detto così. Anche il mio comportamento, intendo. Soprattutto il mio comportamento…”
“Non è più stupido di quanto non lo sia quello di molti altri uomini più stolti.”
“In ogni caso avrei potuto arrivarci. Era veramente elementare… Con questo non voglio dire che le tue deduzioni non siano ammirevoli anche in questo caso! Però hai proprio ragione quando dici che le persone non osservano con attenzione. Probabilmente la mia mancanza è stata dovuta proprio al fatto che io non posso osservarmi.” Ridacchio. “E a quanto pare non mi conosco davvero abbastanza.” Il che è preoccupante.
“Quasi nessuno si rende conto dei gesti che compie o delle espressioni che mutano il viso quando pensano a qualcosa in particolare. Non farne una mancanza. Credimi se ti dico che con un po’ di impegno riusciresti a diventare bravo anche in questo.”
Arrossisco e sento il cuore gonfiarsi nel petto per l’orgoglio e la gioia. Ricevere dei complimenti del genere da lui è qualcosa di assolutamente insperato e sconvolgente. Senza contare che teoricamente le nostre strade non avrebbero mai dovuto incrociarsi e questo la rende una cosa ancor più meravigliosa. Deve cogliere nuovamente i miei pensieri, perché si mette a ridere leggermente.
“Ti stai montando la testa, Jude Watson?”
Sorrido stupidamente. “E’ probabile, sì.” Ammetto. “Ma converrai con me che è una cosa più unica che rara ricevere dei complimenti da te.”
“Sì, non posso smentire.”
Un cameriere ci porta le nostre ordinazioni e incominciamo a mangiare. Mi costerna ammettere che quel maglioncino continua a distrarmi. Ma fortunatamente Sherlock non si prende la briga di farmelo notare nuovamente.
“Che lavoro svolge mio nipote?” Domanda a un tratto, dopo lunghi minuti di silenzio.
“E’ uno scopritore di talenti e dirige una casa discografica – ricordi la musica sui cd? Per questo motivo viaggia molto.”
Aggrotta leggermente le sopracciglia. “E’ una persona famosa?”
“Tranquillo, anche lui lo è solo di fama. Se ci fosse stata anche solo una possibilità che quella della reception ti scambiasse per lui ti avrei placcato all’entrata.” Rispondo sorridendo e lui solleva leggermente gli angoli della bocca.
“Questa volta sei stato tu a capire quello che stavo pensando.”
“Più che altro mi è chiaro il tuo intento di non dare nell’occhio.” Sminuisco la cosa.
“Naturalmente non sarebbe una cosa simpatica per il tuo amico se si trovasse nei guai a causa mia. Sarai d’accordo con me, immagino.”
“D’accordissimo.”
“In che rapporti siete?”
Il boccone di carne che stavo ingoiando mi va di traverso e inizio a tossire.
“C-Come?”
“Nella foto che ho visto apparite molto amici. Lo dimostra in primo luogo che abbiate fatto un lungo viaggio fuori dal Paese insieme.”
Cerco di ricompormi. “Sì. Sì, siamo molto amici.” Bevo un sorso di vino per aggiustare la gola. “Ci conosciamo da sempre e abbiamo ottimi rapporti… Beh, in realtà litighiamo sempre, ma per noi è semplice manifestazione d’affetto.” Accenno una risata, ma essa esce più nervosa di quanto avrei voluto. “Perché me lo chiedi?” Butto lì, sperando di riuscire a trovare una scappatoia.
“Cercavo una qualche somiglianza tra le due situazioni.” Risponde con semplicità, osservando il proprio piatto e continuando a mangiare, naturalmente riferendosi al rapporto mio e di Robert e a quello tra lui e John Watson. “In entrambi i casi ci troviamo di fronte a una coppia di coinquilini. Voi, però, vi conoscevate già da tempo e avete deciso di comune accordo di andare a vivere insieme, nonostante la casa sia di tua sola proprietà. Condividete tutto, tranne gli oggetti che hanno luogo nelle vostre stanze – ho motivo di credere ché mio nipote non apprezzi che vengano toccate le sue cose personali o, per essere più precisi, che si frughi tra di esse. Dato che te lo stai chiedendo, è praticamente lampante che tutta la mobilia sia di tua proprietà – il gusto è inequivocabile – ragion per cui l’appartamento non può essere che tuo. L’idea che mi sono fatto è che Robert stesse cercando un luogo dove poter soggiornare durante il suo periodo a Londra senza dover necessariamente lasciare il luogo abbandonato a sé stesso durante la sua assenza. Indi per cui la tua proposta di venire a vivere con te. E’ decisamente una situazione diversa dalla mia e del dottore...”
Sono rimasto di stucco: le labbra involontariamente tenute socchiuse, gli occhi sgranati e le mani bloccate nel gesto di riprendere a tagliare la fetta di carne. Boccheggio un paio di volte prima di lasciarmi sfuggire un “Meraviglioso.” che ha un ché di patetico e imbarazzante. Holmes alza lo sguardo su di me ed è visibilmente compiaciuto dalla mia reazione.
“Non è stato niente d’eccezionale.”
“Senza offesa, ma nemmeno un bambino crederebbe che tu sia convinto di tale affermazione!”
Scoppia a ridere. “Jude, tu sei in assoluto la persona più singolare che abbia mai conosciuto.”
Arrossisco leggermente. “Lo prendo come un complimento.”
“Voleva esserlo.”

 

  
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