"Colin"
Un miagolio indistinto gli soffiò piano vicino all'orecchio
destro, come un piacevole, quanto mai inatteso sbuffo di aria tiepida.
"Colin, svegliati"
Un altro sussuro frettoloso gli giunse dalla medesima parte,
accompagnato da un lieve tocco sulla spalla.
"Dio, Colin. Svegliati!"
Il bisbiglio si alterò, spezzato da un roco e quanto mai
agitato nervosismo, seguito da un movimento più brusco e
concitato del primo.
Un dapprima beatamente addormentato Colin Farrell si destò
pigramente dal sonno e si rigirò stizzito nel letto,
cercando di far mandare a vuoto quei colpi frettolosi che continuavano
impertinenti a battergli sulla spalla, emettendo un suono gutturale e
non ben distinto dalle labbra leggermente schiuse ed ancora impastate
di sonno. Odiava essere svegliato nel bel mezzo di una dormita, per lo
più senza una ragione precisa.
"Colin, muoviti!"
Il sussurro aveva ceduto volentieri il posto alla voce vera e propria,
scossa dalla fretta e dall'impazienza, mentre i battiti sulla spalla
del malcapitato Colin non cedevano ed anzi si facevano sempre
più rapidi e frequenti, pieni di ansia e nervosismo.
"Mamma, ancora due minuti"
Neanche Colin aveva intenzione di cedere al fastidio e, tentando ancora
di scacciare quei colpi diventati ormai dolorosi, si rivoltò
ancor più stizzito nelle lenzuola, fino a formare un
groviglio di cotone e lana che teneva prigioniero il suo corpo disteso
prono sul letto, e ficcò di malavoglia la testa sotto il
cuscino, cercando di estraneare i colpi sulla sua spalla e quella
vocina ficcanaso che lo attaccava non concedendogli un attimo di tregua.
"Dai Colin, svegliati.. Perpiacere"
Stufo dei continui attacchi alla sua povera e perlopiù
innocente spalla destra, la testa di Colin riemerse da sotto il
cuscino, un'espressione assonnata e scocciata dipinta sul volto. Si
rigirò costernato nel tumulo di coperte adagiato sul letto,
mentre si strusciava una mano sugli occhi carichi di sonno, i quali, se
non fossero stati pesti e irraggiungibili dalla luce, avrebbero mandato
lampi. Socchiuse dunque le iridi color del caffè e le
puntò svogliato sul motivo di tanto chiasso e preoccupazione
nel bel mezzo della notte, delineato nel buio solamente da un contorno
scuro che Colin avrebbe potuto riconoscere anche senza l'uso della
vista.
"Cosa cazzo hai, Jared?"
Colin tese pigramente un braccio, cercando a tentoni il tasto
d'accensione della lampada posta sul comodino a ridosso del letto.
Trovatolo, si dovette proteggere gli occhi con un grugnito di
disapprovazione alla vista di ciò che prima che lo
illuminasse la luce soffusa e tenue della lampadina, era immerso in un
buio pacato.
Un Jared Leto piuttosto preoccupato e apparentemente teso era agilmente
appollaiato su un angolino del letto dell'irlandese, i grandi e
scintillanti occhioni azzurri sgranati e colmi di insicurezza, le
labbra sottili strette dai denti in una morsa decisa e un'aria
preoccupata e febbrile aleggiante sul volto.
"La tua finezza irlandese mi stupisce sempre più, Farrell"
"Vorrei vedere te, principino azzurro, se ti svegliassero alle - e qui
Colin gettò uno sguardo burbero alla sveglia che dominava il
comodino di legno - tre e mezzo precise della notte" replicò
brusco e sfrontato l'irlandese, abbandonando la testa pesante sul
cuscino e massaggiandosi stanco una tempia, rinunciando all' ormai
svanita tranquillità notturna.
"Ma Colin.. Io ho paura"
miagolò Jared, gli occhi ancora spropositatamente sgranati
di un colore ceruleo unico nel suo genere, la testa ciondolante di lato
e un'aria spaventata ancora insita dentro di lui.
"Paura? E di grazia.. Di cosa avresti paura, sentiamo"
Colin alle parole del moro si girò stizzito verso di lui,
scoccandogli un'occhiata scontrosa, probabilmente un eco
dell'anticipato risveglio poco gradito di cui era stato protagonista.
"Col, ho paura.. Del
buio" pigolò con un tono basso sebbene ancora
preoccupato Jared, lasciando la sua postazione sul bordo del letto e
cercando un posticino più comodo vicino al suo uomo.
Scansò deciso le coperte, compì un paio di passi
a carponi sul soffice copriletto chiaro e si accoccolò
acciambellato vicino a Colin, immergendosi apparentemente serafico
sotto al piumone caldo fino ad avere le coperte fin sopra il naso.
"Paura del buio? Andiamo Jared..! Hai passato la trentina ed hai ancora
paura del buio?!"
Jared a quelle parole si raddrizzò scostando il fagotto
tiepido di coperte, lasciando che i suoi occhi da cucciolo si
ingrandissero nuovamente più del dovuto e fissando il
compagno di letto con un'assurda espressione aliena.
"Ma.. Ma tu non sai quello che c'è di là, Colin!"
dichiarò con slancio autoritario puntando l'indice destro
dritto davanti il naso di un Colin decisamente impreparato a trattare
di argomenti simili, come quella fobia caratteristica dei bambini che
attanagliava in quel momento l'animo di Jared, soprattutto a quell'ora
di notte.
"Jared, non c'è niente in questa casa! Ci siamo solo tu ed
io!"
"E chi te lo dice?! Di là.. C'è.. Qualcosa"
"Andiamo Jar.. Pensi che con tutte le case ricolme di bambini sotto i 6
anni, la massima aspirazione dell'Uomo Nero sarebbe quella di venire a
spaventare un omone di trentadue anni con due bicipiti pronti a
spiaccicarlo per terra?"
"Magari è un Uomo Nero sadico e masochista, cosa ne puoi
sapere tu?"
Jared si girò offeso dando la schiena a Colin, le braccia
prontamente incrociate sul petto e un'aria offesa padrona di lui.
"Jared.. Tutto questo è assurdo"
rispose il moro afflitto da tanta ostinazione, passandosi stanco una
mano tra i capelli e girandosi verso l'americano imbronciato.
Risposta che fece voltare di scatto Jared, un'espressione ancora
più incomprensibile stampata sul volto.
"Assurdo? Assurdo?! Come fai
a dire che tutto questo è assurdo! Io sono di là,
in una camera grande e buia, solo e vulnerabile sotto le coperte, senza
un briciolo di luce da nessuna parte! Di là c'è qualcosa Colin,
pronto ad afferrarmi con i suoi artigli o peggio a succhiarmi il sangue
dal collo con la stessa facilità di bere un
frappè con la cannuccia e invece tu, insensibile
irlandese tutto birra e pub, che non solo pretendi di vivere in questa
casa enorme senza fare mai niente, ma non ti degni nemmeno di
preoccuparti per la mia incolumità! Sei solo un uomo senza
cuore, Colin, potresti dormire e neanche ti accorgeresti che quel qualcosa di
là è sempre pronto a sgozzarmi quando abbasso le
mie difese!" al limite della pazzia, Jared sproloquiò con
enfasi le sue accuse contro l'insensibile
irlandese da lui citato, mentre quest'ultimo lo stava a
guardare con un misto di rammarico per il più che probabile
esaurimento nervoso del suo uomo.
"Jared.."
tentò ormai afflitto.
"No. No no e no. Non osare rivolgermi più la parola.. Adesso
me ritornerò in camera mia.. Solo.. Al buio.. E se
qualcuno mi farà fuori, poco male! Tanto in questa casa non
c'è nessuno che tenga a me!" Jared, con il modo
principessina in stato on, il naso arricciato all'aria e il musino
distorto in un broncio che non gli si addiceva per niente,
scostò il lembo di lenzuolo che gli rimaneva vicino e fece
per andarsene, quasi come un soldato pronto ad accettare il proprio
doloroso e cruento destino su un campo di battaglia.
Allora Colin, mosso da un inaspettato istinto amorevole,
senonchè materno, gettò le coperte di lato ed
afferrò con una presa salda e decisa il polso ossuto del
compagno, che tendeva ad assomigliare sempre più ad una
principessina rosa con manie di grandezza che all'eroico compagno di
avventure del regale macedone Alessandro Magno, e lo bloccò
sulla via di fuga.
A quel contatto Jared si girò indispettito verso l'irlandese
con un'espressione che a Colin ricordava tanto se stesso da piccolo
seduto al tavolo della cucina mentre contemplava disgustato il piatto
ricolmo di broccoli. Dischiuse le labbra per rispondere a tono a
quell'offesa subita ma l'irlandese lo precedette con un sorriso
sbilenco impresso sulle labbra sottili.
"Va bene Jay.. Andiamo a stanare questo mostro cattivo e facciamola
finita"
Al che Jared gli scoccò un'occhiata ancora leggermente
buerbera ma con un retrogusto colmo di gratitudine e si
lasciò trascinare lentamente verso la porta della camera in
cui fino a pochi minuti prima dormiva beatamente il suo uomo.
"Colin, vai piano.. Non si può mai sapere cosa si cela
dietro all'insidia del buio"
"Un ragno pronto a divorare una succulenta mosca particolarmente in
carne?"
"Sì, solo che il bocconcino sarei io"
"Andiamo Jay.. Non fare il bambinone cresciuto"
"Io non sto facendo un bel niente Farrell! Dieci minuti fa mi sono
svegliato perchè ho sentito qualcosa.. E sono
sicuro che non era qualcosa di propriamente normale"
"Sì, come quell'ammasso di neuroni che ti ritrovi e spacci
per un cervello"
"Mi vuoi aiutare a sconfiggere quel coso appostato dietro alla porta o
insisti con queste battute da ultras irlandese?"
"Senti chi parla, la compagna di stanza di Barbie"
"Almeno se ci fosse lei tutto sarebbe colorato di rosa e non ci
sarebbe questo fottuto buio"
Entrambi erano arrivati battibeccando all'entrata della camera da dove
Jared era sgusciato via, la porta di legno scuro mezza socchiusa e il
leggero fascio di luce proveniente dalla camera di Colin che si
rifletteva tenue sul pavimento di una stanza altrimenti dominata dal
buio completo.
Jared si era protetto dietro la schiena di Colin mentre si tormentava
il labbro inferiore con i denti e stritolava la maglietta bianca
dell'irlandese, che al contrario ostentava un'espressione
contraddittoria e risentita per il brusco risveglio e soprattutto a
causa del comportamento piuttosto infantile di Mr-ho-paura-del-buio che
condivideva la sua stessa casa. Colin avanzò di qualche
passo incerto, mentre con una lentezza quasi esasperante spingeva
delicatamente la porta, secondo Jared oltre la quale vi era la sede di
quel qualcosa
che tanto lo impauriva.
"Colin.. Cosa.."
Senza attendere che Jared gli soffiasse altre parole sconnesse dalla
paura all'orecchio, con un gesto secco l'irlandese aprì
completamente la porta e vi guardò dietro, rivelando solo
l'attaccapanni spoglio.
"Ecco, guarda il tuo mostro.. Zuccone che non sei altro"
Jared fece capolino con la testa sopra la spalla di Colin, perlustrando
con occhi sgranati l'angolo buio della camera.
"Sono sicuro che prima c'era qualcosa Colin.. Lo sai che io non dico
mai le bugie"
Colin gli lanciò uno sguardo inquisitorio sbuffando, mentre
nella penombra gli occhi brillanti di Jared ripercorrevano
minuziosamente l'angolo incriminato.
"Certo, come quella volta a Natale. Potevi dirmelo subito che preferivi
il fucsia al viola, senza bisogno dei falsi sorrisini sornioni e di
tutti quei 'che bella, è stupenda, questa maglia ha un
colore bellissimo'"
"Non era una bugia, solo che con i miei occhi non si abbina il viola
melanzana"
"Allora a Dicembre ti regalerò le lenti a contatto,
così a Capodanno sarai rosso fuoco e farai a pandant con i
tendoni del salotto"
"Sì, e con la tua testa dopo che l'avrò coperta
di sangue a furia di sbatterla contro il muro per le battute idiota che
escono continuamente da quel forno che hai per bocca"
"Azzardi alle maniere forti, principess.."
Un tonfo.
"Colin!"
"Shh"
"Colin, cosa è stato?"
"Zitto Jared"
Qualcosa era caduto con un tonfo sordo dall'altra parte della stanza,
da una postazione imprecisata all'interno dell'armadio ed in quello
stesso momento un leggero raschiare, un graffiare lento e imperterrito
proveniva dallo stesso posto, probabile sede di quel qualcosa tanto
declamato dall'americano apparentemente affetto da una stupida fobia
caratteristica dei bambinetti lasciati a casa da soli.
"Questo fottuto buio non
aiuta per niente"
"Coliiiiin.."
Jared sempre più spaventato implorava sommessamente aiuto
all'improvvisato compagno di avventure, mentre questi iniziava a sudare
freddo, complici le storielle che gli aveva messo in testa il
principino americano e soprattutto quelle che gli raffioravano in mente
dal passato, quando anche lui era un vispo bimbetto di soli 5 anni che
non riusciva però a dormire la notte a causa di quelle
stupide paranoie di Uomini Neri e Belzebù sempre pronti ad
afferrarlo nel sonno e con un ghigno a strapparlo dalle coperte e dal
suo amato orsacchiotto per portarlo in posti sconosciuti e terrificanti.
"Jared.. Rimani dove sei.. Al mio tre accendi la luce"
"Ma ho paura.."
Jared provò a replicare ma si attenne al piano improvvisato
di Colin, mentre quest'ultimo afferrava la mazza da baseball trovata in
chissà quale modo nella terribile confusione che regnava
nella camera dell'americano e iniziò ad avanzare lento e
cadenzato verso la porta bianca presso cui si accedeva allo sgabuzzino
adibito allo scopo di armadio di Jared.
"Uno"
Jared guardò nel buio con un'espressione febbrile stampata
sul volto, mentre Colin era ormai giunto in prossimità della
porta e si accingeva a tendere una mano leggermente tremante verso la
maniglia di metallo.
"Due"
I rumori si fecero di colpo di intensi e decisi, i graffi sempre
più forti ed agghiaccianti, mentre un Colin Farrell teso
come una corda di violino spingeva piano la maniglia verso il basso.
"Tre!"
Tutto successe in un lampo: Jared si fiondò
sull'interruttore della luce, quasi fosse l'unico motivo della sua
salvezza, Colin aprì di scatto la porta mentre con l'altro
braccio era pronto a colpire con tutta la sua forza l'essere che gli si
sarebbe presentato davanti. Il tanto atteso fascio di luce bianca si
riversò nella camera impregnata di nero, mentre dall'armadio
sbucò fuori Judas, quell'impiastro di cane che apparteneva a
Jared, scodinzolando allegramente, felice per essere stato appena
liberato da quello spazio angusto e buio.
La testa di Colin si girò lentamente verso Jared, mentre il
proprietario lasciava cadere con un tonfo la mazza da baseball e
puntava gli occhi ardenti sul bel giovanotto appeso all'interruttore
della luce.
Lo sguardo di Colin Farrell in quel momento non aveva prezzo.
"Io te l'ho detto che c'era qualcosa.."
"Leto.. Vaffanculo"
Spazio
Dell'Autrice:
Ma ciaaaaao, sono tornata..! ^-^
Questa, immancabile dirlo, altra one-shot (Ormai riesco a scrivere solo
quello è.é) frutto della mia mente malata, mi
è venuta in mente circa un mesetto fa, scoltando la canzone Fear Of The Dark
degli Iron Maiden
(Strano a dirlo, visto che di solito mi cimento in musica leggermente
più soft XD).
La coppia è come da copione Colin Farrell/Jared Leto e, per
pura sfiga (E' il caso di dirlo XD), nessuno dei due mi appartiene.
Nada. Nisba. Niet. Nemmeno un pezzettino. Per sentirsi ancora
più oppressi, altro ammasso di sfiga, tutto quello che ho
scritto non si è mai verificato e neanche si
verificherà nel corso delle loro vite. *Tranquillo Jared,
non avrai mai paura del buio XD*.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e commentato la mia fic Gli Dei Non Erano Solo Quelli
Greci ^^ *Grazie raga, senza di voi non avrei avuto la
forza di pubblicare altro*
Spero che questa storia vi piaccia, o che almeno vi faccia comparire il
sorriso sulle labbra..
Un bacione :-*