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Autore: shadowsymphony    17/01/2013    3 recensioni
le mie fantasie sulla coppia più stupenda del mondo, Lady Gaga e Taylor Kinney.
penso a loro spessissimo, e mi capita di immaginarli in situazioni molto romantiche che posso essere accadute. leggo le notizie su di loro e poi mi immagino tutto ciò che non è riportato... le cose romantiche, piccanti, dolci, i "retroscena" :D lo so, sono pazza. ma mi piace così.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno di santo Stefano, dopo cena, Gaga stava chattando sulle littlemonster.com. era a casa di Taylor a Lancaster, aveva passato il natale con i suoi genitori. Era seduta sul divano davanti al computer mentre lui sistemava i piatti nella lavastoviglie. “dopo vieni con me? Voglio farti vedere una cosa” disse all’improvviso, mentre sistemava le tazze. “che cosa?” chiese lei, curiosa, alzando lo sguardo dal computer. “la mia sorpresa di Natale” rispose, chiudendo la lavastoviglie. Lei lo guardò con un’espressione talmente buffa che si mise a ridere. “vedrai, ti piacerà. Arrivo subito” disse, e uscì un attimo di casa. Gaga tornò al computer, battendo le mani tutta eccitata. Emozionata, scrisse in chat “Taylor mi porterà al mio regalo sorpresa di Natale. Non so cosa sia. Temo sia di fuori” e lo inviò. Poi si lascò andare sul divano, sospirando. Le aveva già fatto un mucchio di regali per Natale, il giorno prima, cos’altro mancava? Iniziò a fantasticare, senza curarsi dei messaggi in chat, e all’improvviso la porta si aprì e la fece sobbalzare, riportandola alla realtà. “eccomi. Sei pronta?” chiese Taylor, prendendo la sua giacca e due caschi dall’attaccapanni. “si si arrivo” disse lei, salutando brevemente in chat e spegnendo il computer. “mettiti la giacca che fa freddo” disse, passandole il giaccone e il casco. “dove andiamo?” chiese. “è una sorpresa, non te lo posso dire” sorrise il ragazzo “vieni”. Uscì e lei lo seguì. Fuori faceva abbastanza freddo, ed era già buio. davanti al cancello c’era la sua moto. Non aveva sentito che l’aveva spostata dal garage. Taylor aprì il cancello e poi salì sulla moto. “vieni”. “ma andiamo lontano?” chiese gaga, facendo dondolare il casco. “non ti preoccupare. Stai tranquilla. Vieni” disse lui, tendendo la mano per aiutarla a salire. La ragazza allora salì dietro sulla moto e si allacciò il casco, un po’ confusa, e si aggrappò a lui. Anche lui indossò il casco e accese il motore. “tieniti” disse, e la moto partì con un rombo. Uscirono dal vialetto e imboccarono la stradina a destra. Il vento freddo sbuffava contro i caschi, producendo uno strano rumore. Vicino a loro passavo le auto, veloci come un lampo. Nonostante il buio, le luci dei lampioni e delle case ai lati della strada illuminavano il loro percorso. Gaga appoggiò la testa sulla schiena di Taylor e chiuse gli occhi; non voleva più sapere dove stavano andando. Per un tempo indeterminato, sentì solo il rumore del vento e il motore della moto e delle auto vicine. Non aveva idea di quando spazio avevano percorso, dove fossero in quel momento, quanto tempo era passato. Ma all’improvviso si accorse che il rumore delle auto era scomparso, sentiva solo la moto. Stavano andando in salita. Aprì gli occhi e si guardò attorno: erano in alto, lontano dalla città. Vedeva le luci delle auto e delle case sotto di loro. Non c’era nessuno sulla strada. “quanto manca? Dove siamo?” chiese. “manca poco, tieniti forte” rispose lui. Accelerò per la salita, piena di curve. Era buio pesto, c’era solo la luce dei fari della moto. Anche il vento era quasi scomparso. Aveva un po’ paura perché non era mai stata in quella parte della città, non sapeva dove la stesse portando. Poco dopo la strada cambiò, diventando un sentiero alberato. Sollevando una nuvola di polvere, Taylor guidò fino ad arrivare davanti ad una vecchia casa, e lì si fermò. “siamo arrivati!” esclamò, abbassando il cavalletto. Gaga scese dalla moto e si tolse il casco. Lo appese al manubrio e si guardò attorno: c’era un prato che dava su uno strapiombo, alberi, un muretto, ma era buio e non si vedeva niente. Il ragazzo aprì il baule della moto e tirò fuori qualcosa. “vieni con me” disse. Le prese la mano e la accompagnò sotto a un albero in mezzo al prato. “ma dove siamo qui?” chiese lei, seguendolo. “fuori città. Siamo parecchio lontani. Sediamoci qui”. L’albero era vicino allo strapiombo. Sotto c’era la strada e poi la città, le luci, le auto, le case, i neon. Era magnifico. Erano così in alto che riuscivano a vedere le stelle nel buio totale. Taylor stese una coperta sotto l’albero, si sedette appoggiandosi al tronco e la strinse a sé. “allora, dov’è la sorpresa?” chiese lei. C’era un silenzio così assoluto, che aveva paura che l’avesse sentita l’intera Lancaster sotto di loro. “è qui, dopo la vedrai” sorrise “allora, ti piace questo posto?”. Faceva freddo, e gaga si accoccolò nelle sue braccia, appoggiando la testa alla sua spalla. Sentiva la sua barba pizzicarle la fronte, e il suo collo caldo. “mmh… è un po’ buio. E fa freddo” commentò. “e che ci posso fare?” ridacchiò Taylor. “eh… scaldami” disse lei, ridendo con la sua risata quasi infantile, acuta e contagiosa. Allora lui, unendosi alla sua risata, tirò un lato della coperta libera e con quello la avvolse. “va bene adesso? Posso continuare?”. “sì signore”. “allora… sai cos’è questo posto freddo e buio?” chiese il ragazzo, guardandola negli occhi alla debole luce della luna. “venivo sempre qui quando ero piccolo, a giocare. Qui una volta c’era un vigneto e a Natale appendevano le luci agli alberi e si vedevano da ogni parte della città. I proprietari me le hanno anche fatte accedere qualche volta. Adesso non lo fanno più”. Arrotolò una ciocca dei suoi capelli al dito. “perché?” chiese gaga. “con tutte le luci della città, non si sarebbe visto niente. Credo” rispose “ma qui è sempre più buio. Ti ricordo l’anno scorso?”. Lei alzò la testa, verso il suo viso, e lo guardò confusa. “guarda là” e indicò il cielo. C’era la stella verde. “aaah guardala la mia stella! C’è ancora!” esclamò lei, sedendosi dritta per vederla meglio “cavolo, era da un po’ che non la vedevo. Ma è sempre qui?”. “magari ci segue” rise lui. “te l’avevo detto che sei completamente pazzo?”. “è colpa tua. Prima ero un ragazzo normale. Tu fai impazzire tutti”. “ah!” esclamò lei, dandogli uno schiaffo sulla spalla “ma che stronzo” e ridendo si appoggiò di nuovo al suo petto. Guardò la stella che scintillava lontano, separata dalla luna e dalle altre stelle bianche. All’improvviso si ritrovò le mani di Taylor sugli occhi. “aaah!” urlò “ma… stavo guardando…”. “sta arrivando la sorpresa, non puoi guardare” disse lui “tieni gli occhi chiusi, che devo togliere le mani. Tienili chiusi!!”. Tolse le mani. Gaga allora si coprì gli occhi con le sue, emozionata. Sentì un rumore. “ora puoi guardare piano però” disse Taylor, sposando le mani. Lei aprì gli occhi lentamente, e fu quasi accecata dalla luce. Strizzando gli occhi, si guardò attorno: c’erano tubi luminosi dappertutto, sugli alberi, per terra, appesi allo strapiombo. Rimase a bocca aperta. Si girò verso dove avevano parcheggiato la moto, e c’erano luci che scendevano dal muretto, attorcigliate al cancello della casa. Tutto era illuminato, persino alcuni rami dell’albero sotto cui erano seduti. Era uno spettacolo magnifico. “ma… ma le vedono dalla città?” balbettò gaga, ancora stupita “le hanno messe solo per me?”. “le HO messe solo per te” sorrise lui. “sei pazzo. Pazzo. Pazzo” mormorò lei, continuando a guardarsi attorno. Poi all’improvviso lo abbracciò. “è colpa tua!” ripeté lui, ridendo. La baciò, mentre le luci lampeggiavano attorno a loro. Se qualcuno dalla città avesse guardato fuori dalla finestra, forse li avrebbe visti. “vieni, andiamo in quella casa che fa freddo” disse Taylor, prendendola per mano. “ma possiamo entrare?”. “ho le chiavi” rispose, tirando fuori un mazzo di chiavi dalla tasca dei pantaloni. Si avviarono verso la vecchia casa, portando la coperta. Scavalcarono il muretto ed entrarono nel giardino davanti. Taylor infilò la chiave nella vecchia porta di legno e la aprì. La spinse e scricchiolò. Sul muro dell’entrata c’erano degli interruttori, e accese la luce. “tranquilla, non ci sono i fantasmi” ridacchiò, facendola entrare. Gaga chiuse la porta dietro di sé e guardò l’interno: era una semplice dimora, con una piccola cucina con tavolo e fornelli, e un salotto con caminetto e divano, e le scale per il piano superiore. “ma ci abita qualcuno?” chiese, rimanendo sulla porta. “solo d’estate. D’inverno è vuota. Dai, vieni, non ci sono i mostri dietro la poltrona”. “non ho di certo paura dei mostri” rise lei, e lo seguì. Taylor entrò nel piccolo salotto a sinistra. C’era un caminetto, un vecchio divano, una poltrona e una sedia a dondolo. Vicino al camino c’era ancora della legna e dei giornali; li mise dentro e con un accendino gli diede fuoco. I giornali bruciarono subito, e insieme la legna. “fra poco ci sarà un bel calduccio” disse, rialzandosi. La ragazza era ancora sulla porta, stringendo la coperta. Con diffidenza entrò nel salotto, guardandosi attorno. “siediti” disse il ragazzo, prendendo la coperta e appoggiandola sul divano. “cos’è, hai paura?” rise. “no!” ribatté lei, rimanendo in piedi e ferma davanti a lui. “sì invece” e la prese in braccio. Si sedette sul divano e la fece accomodare sulle sue ginocchia. “non ci sono fantasmi, non ci sono mostri, non ci sono animali feroci… solo qualche ragnetto e qualche topolino che si nasconde” sussurrò, togliendole la giacca e buttandola sulla poltrona di fronte a loro. Gaga immediatamente mise i piedi sul divano, fissando il pavimento un po’ schifata. Piano piano la stanza si scaldò, mentre i due rimanevano sdraiati sul divano a guardare il fuoco. Dalla finestra coperta dalle tendine di pizzo, riuscivano a vedere i bagliori delle luci di fuori. Taylor le stava accarezzando la spalla, lasciata scoperta dal golfino grigio. La baciò leggermente e annusò il suo profumo. Lei chiuse gli occhi e appoggiò la testa al bracciolo del divano. C’era il silenzio assoluto, interrotto ogni tanto dal crepitio della legna nel camino. “dici che c’è qualcosa da bere qui?” chiese all’improvviso, rompendo il silenzio. Il ragazzo smise di baciarla e poi disse “mmh credo di sì. Vuoi che vada a vedere?”. “mmh-mmh” annuì lei, tenendo gli occhi chiusi e la testa appoggiata. Taylor si alzò, spostandola delicatamente dalle ginocchia. Gaga lo sentì andare in cucina, camminando sul pavimento di legno scricchiolante. Il ragazzo aprì la credenza sopra al vecchio fornello, ma non c’era niente. Aprì l’armadietto sottostante e gli sportelli, ma era tutto vuoto. Sbuffando, ritornò in salotto, dove c’era un armadio a vetri. Lo aprì, e dentro c’erano alcune bottiglie. “eccole qua!” esclamò “c’è whiskey, bourbon e… whiskey” disse, tirando fuori le bottiglie. “whiskey allora” sorrise lei, aprendo gli occhi e sedendosi sul divano. Le passò la bottiglia di whiskey mezza vuota e si sedette vicino a lei. Gaga guardò l’etichetta della bottiglia. “1987. È vecchiotto” commentò, e svitò il tappo: l’odore era pungente. “diamoci dentro” e ne bevve un sorso. Era talmente forse che la fece lacrimare. “dio!” esclamò, asciugandosi le lacrime. Taylor rise e prese la bottiglia. Ne bevve anche lui un sorso, e cominciò a tossire. “mmh… è buono però” disse, prendendo un respiro profondo. “ne ho bevuti di migliori” rise lei, e si appoggiò alla sua spalla. Bevvero tutta la bottiglia, e iniziò a fare ancora più caldo. Si tolsero le scarpe e il golfino, buttandosi sul pavimento. Le luci di fuori continuavano a lampeggiare.

“anch’io ho una sorpresa per te, sai?” disse lei all’improvviso, mentre gli stava accarezzando la testa. “mmh?” fece lui, guardandola negli occhi. “non è bella come la tua, ma… accontentati, sono solo una cantante” rispose, ed entrambi si misero a ridere. “è una canzone?”. Lei annuì. Sdraiata sotto di lui, si tirò un po’ su appoggiando la schiena al bracciolo del divano. Iniziò a cantare, con gli occhi chiusi. La sua voce profonda riempì la stanza, cantando di un ragazzo… e di lei. E dell’amore. Taylor la ascoltava attentamente. Era una canzone totalmente diversa dalle sue solite. Non l’aveva mai sentita cantare così dolcemente. “e ovviamente sto parlando di teee…” canticchiò alla fine, ridendo. Poi la canzone cambiò, era più “dura”. Appena sentì parlare di sesso, lui esclamò “hey! Ma cosa c’entra?”. Lei non gli rispose e continuò a cantare, ma appena la canzone diventò più esplicita, si mise a ridere e non riusciva a smettere. Anche lui rise, appoggiandosi al suo seno. “c’è una ragazza sotto di te” canticchiò lei tra le risate, completamente ubriaca. “la vedo, la vedo” rise lui, iniziando a baciarla sul collo. Lei infilò la mano sotto la sua maglietta e cercò si sfilargliela, gli accarezzò la schiena muscolosa. La tolse, e lui fece lo stesso con la sua canottiera, poi le slacciò il reggiseno. Lanciarono tutto sul pavimento. Iniziò a baciarla, dal collo fino all’ombelico, poi la prese in braccio e la portò sul tappeto davanti al caminetto, e s’inginocchiò sopra di lei. Gaga si tenne i capelli per non farli andare vicino al fuoco e poi appoggiò la testa sul vecchio tappeto polveroso. Talor la baciò, la schiena illuminata dalle luci intermittenti che entravano dalla finestra. Le tolse le mutande e lei si aggrappò alla sua schiena con le gambe. L’ubriachezza rendeva il fuoco più caldo e le luci più forti e, quasi storditi, fecero l’amore davanti al camino.

Erano le 6 del mattino. L’orologio a pendolo al piano di sopra suonò, svegliando gaga dal sogno confuso che stava facendo. Aprì gli occhi: era buio, la luce del salotto era ancora accesa e il fuoco spento, c’erano solo alcuni tizzoni crepitanti. Era tutta sudata, ma aveva freddo; Taylor era sdraiato vicino a lei, e si accoccolò a lui per scaldarsi. Chiuse un attimo gli occhi. All’improvviso sentì un pizzicore al naso e li riaprì: davanti a lei c’era un topo che la stava annusando. Urlò spaventata, e si alzò in piedi; il topo scappò in un buco nel muro, più spaventato di lei. La ragazza ritrovò i vestiti per terra, insieme alle bottiglie di liquore, e si vestì. Sbadigliando, guardò fuori dalla finestra: le luci erano ancora accese, illuminando il cielo scuro. Guardò sorridendo il suo ragazzo che russava nel suo solito modo, nudo sul tappeto, e lo coprì con la coperta. Attizzò il fuoco, si sedette sul dondolo scricchiolante e rimase a guardarlo dormire. Era così carino, con i pugni chiusi come un bimbo, ma russava come un vecchietto. Il topo sbucò fuori dalla sua tana e, annusando l’aria, si avvicinò al whiskey. “vai via!” sussurrò lei, per non svegliare Taylor. Il topo la guardò. “vai via! Dai!” e si alzò dalla sedia. Il topolino scappò di nuovo. Ritornando a sedersi, vide la giacca del ragazzo sulla poltrona e la sistemò. Toccandola, sentì uno strano rumore e controllò le tasche: c’era un foglio. Lo tirò fuori e lo aprì per curiosità, e scoprì che era una lettera per lei. Probabilmente si era dimenticato di dargliela la sera prima. Si sedette sul dondolo e la lesse. “per la mia Stef. Prima di tutto, buon natale! Spero che la mia sorpresa ti sia piaciuta. Certamente accendere tante di quelle luci da dare quasi fuoco a una vecchia vigna non è chissà che sorpresa, ma non mi bastava regalarti qualche gioiello. Ne hai già troppi, potresti aprire una gioielleria XD tu sei una ragazza che va stupita, che ha bisogno di novità… io voglio vederti  con gli occhi che brillano ogni giorno. Di certo un oggetto luccicante non basta. Volevo che luccicasse qualcosa di più grande, e spero che un pezzo di Lancaster sia bastato. Ma illuminerei l’intero mondo solo per vedere illuminarsi i tuoi occhi”. Gaga rimase senza parole. Lanciò un’occhiata a Taylor: dormiva ancora come un bimbo, russando così rumorosamente da spaventare i topi che volevano uscire dalla tana. Sorrise, sospirò e continuò a leggere. “ti preoccupi sempre di non riuscire a ricambiare i miei regali perché non sai mai cosa voglio… ma è perché ce l’ho già. Il mio regalo è la tua felicità. Il tuo sorriso è il regalo più bello del mondo. Ora la smetto di fare il solito innamorato sdolcinato. Buon Natale, tesoro. Continua a brillare come la tua stella. Ti amo”. Aveva le lacrime agli occhi. Appoggiò la lettera sulla poltrona e si alzò. S’inginocchiò vicino al ragazzo e gli diede un bacio. “tesoro…” sussurrò “hey…” e gli diede un altro bacio. “mmh” mugugnò lui. “ti amo tanto, lo sai?”. “mmh”. “mi senti?” gli sussurrò lei nell’orecchio. “mmh”. “hai capito cosa ho detto?” chiese, cercando di non ridere. “mmh” e sbadigliò “si… ‘ti amo tanto’, giusto?”. Lei rise e gli diede un altro bacio. “anch’io” disse lui, stiracchiandosi e aprendo gli occhi. Si guardò attorno, ancora un po’ addormentato. “che freddo!” esclamò, e si strinse nella coperta “che ore sono?”. “le sei e qualcosa…. Le luci di fuori sono ancora accese” sorrise lei, dandogli i vestiti. “oddio sarà meglio spegnerle!” esclamò, alzandosi in piedi. S’infilò le mutande e il golfino e, a piedi nudi, andò di fuori. Dietro la casa c’erano un contatore e le prese per la corrente, e staccò le prolunghe. Le luci si spensero, il sole stava sorgendo. Tornò dentro, correndo al caminetto per scaldare i piedi. “allora, ti è piaciuta la sorpresa?” chiese, mentre si metteva le calze “lo so che non è stato chissà che cosa, ma… la tua faccia quando hai visto le luci è stata indescrivibile”. “è stato magnifico. Sei pazzo, non so quante volte te lo devo ripetere…” disse, abbracciandolo “ma la lettera è stata la cosa più bella”. “l’hai letta?!” esclamò lui “ma no, volevo leggertela io! È così sdolcinata…”. “ma piantala! È il regalo più bello che abbia mai ricevuto. E non ti preoccupare, non c’è bisogno di illuminare il mondo intero per farmi felice. Basta portarmi in una vecchia casa piena di topi, e basta che tu sia con me per scacciarli… e non lasciare che mi mangino il naso mentre dormo!”. Taylor scoppiò a ridere “un topo ti ha mangiato il naso?”. “sì! Prima, stavo dormendo, ho aperto gli occhi e c’era quella bestiola davanti a me. Mi sono presa un colpo” rise lei “poi è ritornato. Mi sa che vuole il whiskey”. Il ragazzo allora si alzò, svitò il tappo della bottiglia vuota e lo riempì di bourbon, e lo lasciò fuori dal buco nel muro da dove era uscito il topo. “buon Natale” lo salutò “vedi, non c’erano né fantasmi né mostri. Solo topi alcolizzati. Andiamo a casa?”.

Spensero il fuoco, sistemarono le bottiglie e portarono in casa tutte le luci. Il sole era ormai sorto, e illuminava Lancaster che si stava svegliando. La stella verde, però, era ancora visibile. “secondo me ci segue” commentò gaga, tirando su i tubi luminosi dallo strapiombo “come a Bangkok”. Riportarono tutte le luci nella casetta, poi salutarono il topolino e chiusero tutto. Taylor rimise la coperta nel baule della moto, diede alla sua ragazza il casco e la aiutò a salire. Ripartirono verso la città, seguiti dalla stella verde che scompariva piano piano alla luce del sole.



se domani prendo 2 nell'interrogazione di storia, dite al mio prof che è colpa di questa fanfiction che mi ha rubato in totale 10 ore in 3 giorni, e non ho avuto il tempo di studiare. ma non me ne pento :P spero vi piaccia!! è un po' lunga rispetto alle precedenti ma oggi ero ispirata, ho scritto per 7 ore quasi ininterrottamente... e potevo anche continuarla! spero non sia troppo sdolcinata, ma... ho un animo romantico ;)
   
 
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