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Autore: hidama    17/01/2013    1 recensioni
“Tu sei pazzo, oltre che stupido. Cosa c’è di difficile da capire nelle parole ‘ti odio’? Davvero pensi che possa volerti anche solo un po’ di bene dopo quello che hai fatto? Pensi veramente che tu abbia anche solo la minima possibilità di riacquistare la mia fiducia? Cosa ti fa credere che io non ti auguri tutto il male del mondo?”
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Scusami.”
“No, non ti scuso. Vattene.”
Pioveva e faceva molto freddo. L’aria gelida schiaffeggiava il volto di Sumire come se tutto il resto non fosse stato già abbastanza. Quali altri colpi le voleva riservare la vita?
”Io ti amo!”
“Non è vero. Se tu mi amassi, adesso ti uccideresti per quello che hai fatto. Ti uccideresti perché sai che io ne sarei felice. Ma tu, non mi ami. No, non mi ami!”
Era stato tutto così veloce e improvviso… tre giorni l’avevano travolta come fossero un uragano che, nella sua furia distruttrice, non lascia nulla al suo passaggio se non morte e desolazione. E questo era quello che era rimasto nel cuore di Sumire: era morta dentro, desolata, arida, senza più luce né speranza. Se non avesse sentito freddo, avrebbe giurato di essere già dall’altra parte. Dopotutto, perché rimanere?
“Io ti amo, lo giuro!”
“Io ti odio, lo giuro. Puoi credere alle mie parole dieci volte tanto quanto io credo alle tue, che non sono altro che assurdità.”
“Non è vero, ti amo!”
“Sei monotono, sono stanca, vattene.”
Quello se ne stava là immobile come un pesce lesso, con l’espressione appesa e lo sguardo vuoto. Così, sembrava proprio un idiota, patetico.
“No, non me ne vado, e se tu scappi ora…”
“Cosa? Se io scappo ora cosa? Mi picchierai di nuovo? Non mi importa, non cambia la quantità di odio che provo nei tuoi confronti, non può aumentare.”
“Io lo so che mi ami! Devi solo rendertene conto!”
“Tu sei pazzo, oltre che stupido. Cosa c’è di difficile da capire nelle parole ‘ti odio’? Davvero pensi che possa volerti anche solo un po’ di bene dopo quello che hai fatto? Pensi veramente che tu abbia anche solo la minima possibilità di riacquistare la mia fiducia? Cosa ti fa credere che io non ti auguri tutto il  male del mondo?”
“… me lo auguri?”
“Sì.”
Se avesse anche solo lontanamente immaginato cosa aveva potuto significare per lei quello che era successo, quello che aveva fatto.
Niente più dignità, niente più rispetto, niente più fiducia per sé e per gli altri, niente più sorrisi senza un briciolo di amaro rimorso. Come lui, nessun altro poteva capire. Solo una donna che era salita sullo stesso patibolo poteva comprendere, una donna che come lei non aveva più futuro, non aveva più nulla tranne l’involucro vuoto di se stessa.
Cosa si prova a essere soli con i propri incubi? Cosa si prova a non fidarsi più nemmeno di se stessi? Cosa si sente quando fissando il proprio riflesso allo specchio non si vede nient’altro che delusione?
Sumire lo sapeva, e lo sapeva per certo, lo ricordava ogni attimo della sua vita guardando la cicatrice lasciata solo poco tempo prima.
Ma gli uomini, gli uomini non lo sanno.
  
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