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Autore: ryuzaki eru    17/01/2013    13 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Be’… Due settimane sono meno di due mesi… Ho avuto qualche giorno più libero dal lavoro ed eccomi qui… ^_^
Questo capitolo è uscito praticamente tutto d’un fiato, è parecchio più lungo del solito e non ho modificato assolutamente nulla di quello che ho scritto la prima volta. Non ho idea del risultato…
Quindi incrocio le dita, come sempre del resto!
Grazie di essere qui!
 
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

37. Una comunissima alba

 
La superficie del mare era distesa all’orizzonte. Si prolungava piatta e solo appena tremolante, mentre a riva il tenue andirivieni dell’acqua sulla sabbia scura accompagnava il silenzio e la pace degli istanti che precedono l’alba.
La spiaggia era ancora buia e nel cielo brillavano ormai fioche le stelle, stagliate su un azzurro appannato, che non era più il blu profondo della notte, ma era tuttavia ancora oscuro.
Lontano, lungo la linea dell’orizzonte, si intravedeva appena un esile e roseo chiarore che, basso e freddo nel cielo, si rifletteva ancora flebile sulla distesa bruna del mare.
La notte stava finendo.
Sotto il capannone le sedie erano sollevate sui tavoli e lo scivolare di una scopa sulle assi di legno del pavimento si univa a quello del fluttuare dell’acqua sul bagnasciuga.
Distanti arrivarono le isolate e smorzate risa di chi non aveva ancora poggiato la testa sul cuscino e che, infreddolito e stanco della lunga notte, adesso stava arrancando sulla sabbia verso le proprie stanze, ancora avvolte nell’oscurità.
E poi di nuovo il silenzio e quell’aria fredda, umida e salata.
Succede ogni volta: il sole fa attendere il suo inesorabile arrivo ovunque e sempre.
Quel momento e quella strana luminosità, come anche i suoi silenzi, sono sempre gli stessi, da sempre. Eppure possono essere unici…
Emma solo in quel momento sentì un brivido correrle lungo tutta la schiena e le spalle scoperte… Una leggerissima brezza entrava silenziosa dalla grande porta finestra aperta e le sfiorava la pelle nuda.
E lei la percepì solo allora.
Mano a mano che passarono i secondi, la mente di Emma iniziò a snebbiarsi dalle irruenti sensazioni che l’avevano travolta fino a pochi istanti prima e cominciò di nuovo ad acquisire la lucidità e la capacità di percepire anche il resto della realtà che la circondava.
Dal torace su cui era mollemente distesa, Emma distinse di nuovo il battito del cuore di Ryuzaki ed il suo respiro, che gradualmente si quietava…
Percepì solo allora i propri capelli lungo la schiena, mentre sul collo la solleticavano quelli ancora appena umidi di Elle.
Sciolse la tensione nelle dita che fino a poco prima avevano stretto convulsamente le ampie spalle di lui, adagiate sul pavimento di quella stanza.
Col capo abbandonato di lato, verso la camera, i suoi occhi videro di nuovo lucidamente ciò che la circondava.
Gli abiti sparsi e ammonticchiati sul pavimento, la finestra aperta sul giardino ancora nell’ombra e la tenue luminosità di un’alba che stava arrivando, lontana… e affianco a sé, sul pavimento, il braccio e la mano sottile di Elle, poggiata languidamente sulla maglia ammucchiata che lui doveva aver serrato fino a pochi istanti prima, così come Emma aveva fatto con le sue spalle…
Ed Emma non ebbe il coraggio di voltarsi verso di lui.
O forse semplicemente non volle farlo.
Sentì sempre più intensamente il freddo che le accarezzava la pelle…
Così scivolò lontana da Elle, sempre senza guardarlo, e si mise seduta sul pavimento. Allungò un braccio e tra gli indumenti sparsi per la stanza acciuffò alla rinfusa l’essenziale per coprirsi e l'infilò al volo. La maglietta che mise sapeva di bucato, di lui e di mare… Doveva essere quella che Elle aveva indossato sulla spiaggia durante il giorno e che, dopo la doccia, lui non aveva rimesso, sebbene fosse ancora palesemente pulita.
Poi Emma si afferrò le ginocchia e le avvicinò al busto e se le coprì fino alle caviglie con l’enorme maglia bianca di Ryuzaki e rimase così, di spalle, pensierosa e raggomitolata.
«Fa freddo.» disse soltanto, fissando un punto indistinto della stanza davanti a sè.
Che strana… Emma era proprio strana…
Era un comportamento imprevisto, che a chiunque sarebbe apparso freddo o distaccato e di sicuro bizzarro.
Definire quell’atteggiamento come timidezza però non sarebbe affatto corretto, né tantomeno si potrebbe parlare di mancanza di sentimento o coinvolgimento.
C’era invece in lei come una sensazione di vuoto.
Si sentiva come priva di pensieri, in uno stato apatico.
Per il momento erano come scomparse le ansie e i dubbi precedenti, così come tutta la situazione che l’aveva portata in quella stanza. In realtà non era scomparso nulla, solo che lei al momento viveva ogni cosa con una sorta di strano distacco.
Non c’erano più quelle emozioni, che prima l’avevano avvolta così violentemente, e questo era naturale, né tantomeno quella voglia di “coccole” che, secondo una consolidata tradizione, si dovrebbe provare in determinati momenti.
Ad Emma era sempre capitato così. Lei non riusciva a percepire nulla in quei determinati momenti lì.
Si sentiva come spenta. E questa sensazione di neutra leggerezza le creava a tratti un indistinto disagio nei confronti di se stessa e di ciò che provava.
Anche in quel momento si sentiva così.
Si sentiva così, anche se quella nota sensazione di leggerezza era pervasa adesso da una piacevole flemma e anche se, a differenza di quanto era avvenuto nel suo passato,  non avrebbe voluto essere in nessun altro posto, se non lì, in quella stanza, con Elle alle sue spalle, eventuale disagio compreso.
Elle ribatté pacato «Uhm. Temevo un qualche altro genere di comportamento, per adesso, anche se immagino che affrontarlo sarebbe stato alquanto difficile per me, in effetti.»
Emma lo sentì muoversi alle sue spalle.
«Però in questo caso temo di non poter parlare per esperienza diretta e assodata di queste determinate situazioni, mi affidavo più che altro a “tradizioni” generiche e zuccherose, che forse però non sono veritiere…» Emma lo sentì riabbottonarsi i jeans e trafficare con calma con gli abiti «…quindi pare che sul “dopo” sia tutto molto più semplice di quanto non avessi creduto.» commentò pensieroso e con un tono incuriosito.
Emma rispose tranquillamente senza voltarsi, un po’ disincantata «Ti è andata bene allora.»
Poi Ryuzaki gattonò e si appollaiò di fronte a lei e la guardò con quella sua bellissima espressione innocente «Credi che quindi sia sempre così per tutti?»
Emma sollevò il volto e sospirò, un po’ sconfitta «Intendi così freddo e diverso da quello che spiattellano nei film e cose simili? Be’… Come sia veramente per gli altri non lo so… Ma per me è così.»
Elle si grattò la nuca «Uhm… Freddo? Non saprei se possa dirsi freddo. Però è interessante.»
Emma sbuffò, poco convinta «Dici? Mah… forse hai ragione tu.» Tanto per cambiare! …Però, in fondo, non è male… è quasi divertente questo “dopo” qui…
Ad Emma uscì un sorrisetto divertito.
Divertente… e chi dice che non debba esserlo? C’è una regola forse? Se va bene a me e a lui, non vedo perché dovrei sentirmi a disag… Emma! Frena con i polpettoni romantici!!
Era decisamente incredibile.
Stavano parlando, con una libertà ed una tranquillità uniche, di ciò che era appena accaduto e del modo di Emma di vivere il “dopo”.
In realtà stavano parlando del modo di vivere il “dopo” di entrambi…
Poteva chiamarsi “intimità”? E se sì, in quanti e differenti modi può estrinsecarsi l’intimità tra due esseri umani?
«Hai la maglietta al rovescio.» disse Emma osservandolo.
«Uhm.» bofonchiò lui sovrappensiero, non occupandosi assolutamente di controllare se fosse vero «…Hai la mia maglietta.» continuò poi lui noncurante, mettendosi il pollice sul labbro e voltando il capo alla ricerca di qualcosa nella stanza… «…Suppongo sia perché fa freddo e tu avevi solo una canottiera.» proseguì, continuando a guardarsi intorno «Ah, ecco…» fermò lo sguardo verso un punto preciso della camera.
Iniziò a gattonare agilmente, si arrampicò sul letto intonso e afferrò i due cioccolatini che erano poggiati sui cuscini. Li scartò calmo, li ingurgitò uno dopo l’altro, gustandoseli, e poi si guardò le dita sporche appena di cacao, ma non le leccò… Scese agilmente dal letto e andò al bagno, mentre Emma lo seguiva attentamente con lo sguardo, continuando a rimanere raggomitolata a terra, senza dire una parola.
Dopo poco lui ritornò e senza degnare di alcuno sguardo Emma, si accovacciò di nuovo per terra, davanti al portatile, e sollevò il monitor che aveva invece abbassato prima… Emma allora si girò e si avvicinò a lui e allo schermo, incrociando le gambe.
Perché adesso mi permette di guardarlo, mentre prima sembrava voler nascondere qualc…
Non fece in tempo a finire il suo pensiero.
Quello che vide sul monitor era per lei in realtà un’immagine piuttosto nota, ma, come sempre le era accaduto, vedere “per davvero” certe cose non poteva non scombussolarla.
O forse vedere determinate cose dopo averne affrontate tutt’altre, avrebbe momentaneamente interrotto i pensieri di chiunque.
Misa barbaramente imbavagliata e legata… da giorni…
Non si poteva cambiare la realtà contingente di quel mondo, né si poteva pensare di cancellare l’identità del giovane uomo che Emma aveva davanti.
Ma lei questo lo sapeva benissimo e quasi naturalmente la sua mente si lasciò deviare su altri lidi e su tutto ciò che quei lidi significavano.
Oddio… è disumano…
E, chissà perché, chissà per quale inconscio collegamento, riaffiorò appena in lei quella brutta sensazione…
Ed è ancora più disumano ora, quando lui sa benissimo che non serve a nulla tenerla così… che non scucirà nulla da lei, che Misa è innocua in questo momento… La sta tenendo così per i suoi “ragionamenti paralleli”… il fine questa volta è solo una sceneggiata…
Elle poteva essere ancora più cinico di quanto già Emma non sapesse.
Il detective fece sparire quell’immagine cruda e comparire un’altra: una grossa stanza vuota, con una scrivania e uno schermo gigante davanti.
Ma Emma non la mise immediatamente a fuoco, continuando a ragionare sul fotogramma di Misa.
…E faccio ancora più schifo io, che lo sapevo, che lo so, che l’ho voluto, che non vorrei lui avesse agito in altro modo se non così…
Emma fece un grosso respiro.
Elle smanettò con i tasti del computer «Sensi di colpa, Emma?» le chiese calmo e distaccato.
Lei non fece in tempo a rispondere che partì la registrazione di un video.
In quella grossa stanza vuota c’era qualcuno adesso…
Emma mise a fuoco e si avvicinò allo schermo…
Ryuzaki mandò avanti il video velocemente e lo fece ripartire solo ad un certo punto, che lui evidentemente aveva già visto.
Adesso qualcuno era seduto su quella scrivania e stava scrivendo…
«Oddio!» sobbalzò Emma «Quello è il death note!!!» e poggiò il dito sullo schermo, puntandolo sul quaderno su cui Higuchi stava scrivendo… 
 
Vi sembra assurdo? Vi stona con ciò che è appena successo?
Vi sembra strano che Emma si sia lasciata andare? Che poi abbia avuto quella sua insolita sensazione nel momento successivo? Che ora, dopo qualche minuto e due cioccolatini, siano entrambi davanti ad un portatile a guardare il terzo Kira mentre giustizia i criminali?
…Voi vi sareste comportati diversamente…
Ma voi non siete Emma (e su questo so di affondare il coltello nella piaga… eh eh eh!).
…Magari, indipendentemente da questo, non vi piace che le cose stiano andando così…
Ma io descrivo quello che vedo e poi vi ricordo che, in ogni caso, non deve andare bene a voi. Deve andare bene a loro. Sempre che esista un “loro”… Eh eh eh…
E, a costo di dirvelo per l’ennesima volta, vi ripeto che la diversità tra gli esseri umani è una delle cose più uniche, sicure e meravigliose che essi possano possedere.

 
Quello era il death note.
Vero.
Con le sue semplici pagine bianche a righe, adesso quasi palpabili…
Quello era un oggetto diabolico che non faceva parte del mondo di Emma, del mondo che lei conosceva prima di essere catapultata altrove, né ne avrebbe mai fatto parte.
Come Elle del resto… Ma non era la stessa cosa, anche se a rigor di logica poteva sembrare un paragone simile.
Ed Emma ebbe paura.
Si portò le mani sulla bocca, continuando a fissare Higuchi, muta.
«Ti stupisce così tanto?» le chiese serafico Elle «Ne eri a conoscenza da molto prima di me, quindi non dovresti sconvolgerti fino a questo punto.»
Emma quasi non lo sentì, andando avanti coi suoi pensieri a voce alta «…Hai già messo le telecamere in casa di Higuchi…» poi si voltò verso di lui «…Che cosa? ... Come potrei non stupirmi? Il fatto che io sappia certe cose non vuol dire che queste siano normali o che non mi facciano effetto! Insomma, anche tu sei ruzzolato dalla sedia quando hai sentito nominare gli Shinigami nel video di…» si bloccò di nuovo, perché la sua mente aveva agganciato un altro pensiero «…Sta lì… adesso… Tu lo vedi…» farfugliò sgomenta, non sapendo, ovviamente, quale preciso punto del monitor guardare.
Elle osservò attentamente gli occhi di Emma vagare incerti sullo schermo e poi, con calma, le disse «Non smetterò mai di trovare degni di nota i tuoi comportamenti e le tue reazioni. Stai qui a ragionare rapidamente sul caso Kira. Fino a pochi minuti fa eri distesa sul pavimento con me, senza niente indosso.» glielo disse con una naturalezza disarmante e senza un filo di vergogna.
Potrei dire esattamente la stessa cosa…
«Ad ogni modo, facendo un po’ d’ordine,» continuò subito Elle «per prima cosa: le telecamere sono a casa di Higuchi da ieri sera.» forse era per questo che lui la sera prima aveva ricevuto quella telefonata-avviso e se ne era tornato in stanza, per vedere… «Poi, io non sono ruzzolato da nessuna sedia, anche se ammetto che il sentir nominare gli Shinigami mi abbia piuttosto sorpreso, sul momento. E comunque io non “sapevo”, come te, che gli Dei della  morte esistessero davvero. E in ultimo: sì, lo vedo, adesso. Rem. Sei piuttosto brava a disegnare…» si portò il pollice sul labbro «…e lo sei ancora di più dal momento che tu, invece, sembri non vederlo affatto.» la bocca gli si aprì nel suo sorrisetto beffardo e presuntuoso «… È alle spalle di Higuchi, Emma, in piedi alle sue spalle, nell’angolo in alto a destra dello schermo.»
Emma allora si voltò a guardare Elle «Credevi che potessi vederlo anche io…»
«Era un’eventualità, Emma, visti i tuoi disegni. Ma solo tu sai veramente cosa puoi e non puoi fare, cosa “conosci” e cosa non “conosci”. Io posso solo formulare delle ipotesi a riguardo.»
Emma annuì… Giusto… Non c’era modo per lui di capire anche questo… A volte mi viene d’istinto ragionare come se lui fosse nella mia testa e potesse sapere o comunque comprendere tutto…
Poi Elle si infilò uno mano in tasca «Vuoi vederlo anche tu?» le chiese candidamente e sfilò dai jeans una bustina trasparente chiusa ermeticamente. La aprì e tirò fuori un pezzetto piccolissimo di foglio a righe e glielo mise davanti agli occhi, appeso alle sue dite affusolate.
Emma ebbe l’immediato istinto di ritrarsi.
Elle inclinò il capo ingenuamente «È pericoloso?! Avrei giurato che non me lo avresti fatto toccare se lo fosse stato… Che strano…» sorrise appena ironico.
Emma sbuffò e allungò le dita sulla carta… «No. Toccarlo non è pericoloso.»
E poi si voltò verso il computer… nell’angolo in alto a destra dello schermo, e inghiottì subito dopo, muta.
Mentre Emma fissava ciò che non avrebbe mai creduto di poter vedere, Elle reincartò accuratamente il frammento di quaderno e se lo rimise nel fondo della tasca dei jeans «Quindi, a proposito di rischio… Forse sarebbe il momento di farmi sapere chi è che conoscerà il mio nome e lo scriverà su quel maledetto quaderno. Credo che potrebbe essermi utile, Emma. Perché è così che dovrei morire, giusto?»
Emma si riscosse nel sentire quelle parole.
Sì, adesso glielo poteva dire.
Ma prima voleva conoscere cosa aveva elaborato la testa di Elle, da sola… Era della sua testa che dopotutto si era innamorata, da molto prima che lui divenisse reale…
«So che un’idea te la sei già fatta e che da me vuoi una conferma…» gli disse allora Emma seria.
«Vuoi conoscere ancora una volta le mie deduzioni, Emma. Sembra quasi che ti infiammino più di altro.» e abbassò il mento, fissandola in quel modo diretto, terribilmente sicuro e disinvolto, mentre il chiarore dell’alba iniziava a illuminargli il volto.
La voce continuò a uscirgli calma e fluida dalle labbra ed Emma non poté non percepirla ancora una volta terribilmente sensuale… «Dici di non capire a volte. Ma credo che questo non capire ti piaccia moltissimo. Anzi, credo che tutto questo “gioco” ti piaccia moltissimo.»
Perché indulgeva ancora in quei discorsi che lui stesso avrebbe definito “sterili”? Perché continuava con quella condiscendenza, con quei modi a cui lei, soprattutto dopo ciò che era accaduto tra loro, non avrebbe potuto mai opporsi in modo fermo?
Elle proseguì «Quindi, vediamo un po’ di scioglierti i miei ragionamenti... Suppongo che potrebbe essere Misa Amane ad uccidermi, grazie ai suoi “occhi”. Ma tu mi hai detto che non sarà lei a farlo, il che in qualche modo mi conforta, perchè perdere la partita in maniera così poco dignitosa non mi esalta affatto. Un'altra opzione è che lei potrebbe aiutare Light nell'impresa. In alternativa credo che a farmi fuori sarà proprio uno Shinigami. Ma non sarà Light Yagami con le sue sole forze. A meno che anche lui non possa acquisire questo potere degli “occhi”. Ma se è furbo come credo e se non l’ha ottenuto finora, ho come la sensazione che non sia così semplice e indolore procacciarselo. Quindi non credo che lo avrà mai. E Light Yagami, senza questo potere e senza Misa Amane, finché sarò in vita, il mio nome non lo conoscerà mai.»
Era di ghiaccio.
Emma ingoiò…
…“Finché sarò in vita”… Oddio…
Le salì una sensazione che non sapeva se fosse rabbia o angoscia.
Ma Elle continuò, con quel fare pensieroso «Di queste ipotesi devo dire che quella che mi attrae di più è quella che riguarda gli Shinigami, sebbene quella di prendere in considerazione i due Kira potrebbe sembrare la più semplice… Ma al momento di scarcerare Light e la Amane prenderò delle precauzioni nei loro confronti e in merito al loro dubbio rapporto. E le avrei prese certamente anche se tu non ci fossi stata, anzi, soprattutto se tu non ci fossi stata.»
Le manette…
«E questo perché senza dubbio avrei continuato a sospettare lei di essere il secondo Kira e lui di essere Kira. Mi farei ammazzare in modo così stupido da loro, solo perché non sono stato abbastanza cauto? Mi rifiuto di pensarlo. Quindi, lo ribadisco, l’ipotesi che mi attrae di più e mi sembra più convincente è quella che riguarda gli Shinigami. Anche se in realtà è attualmente la più nebulosa, dato che mi sfugge il perché uno Shinigami dovrebbe uccidermi. Immagino che, in termini, l’unica occupazione di un Dio della “Morte” dovrebbe essere quella di far fuori gli esseri umani, senza alcuna restrizione nei poteri. E, in questo caso, la mia morte sarebbe, per l’appunto, solo una in più fra le tante. La questione è che la mia particolare scomparsa farebbe molto comodo a “qualcuno”. Quindi mi chiedo perché un Dio della Morte dovrebbe favorire i bassi, futili e temporanei interessi di un umano insignificante. Anche perché, se fosse stato così fin dall’inizio e se veramente tutti gli omicidi perpetrati da Kira fossero in realtà stati commessi fisicamente da uno Shinigami pilotato da un essere umano, io forse non sarei mai potuto arrivare a sospettare di Light Yagami e forse non ci sarebbe stato nessun quaderno della morte posseduto da nessun Kira e questo sarebbe stato un caso pressoché irrisolvibile. Ma tralasciando questo e considerando lo stato attuale delle cose ed il fatto che Light è Kira, se gli omicidi fossero stati commessi concretamente da uno Shinigami pilotato da lui fin dal primo istante, io ora sarei sotto terra a fare i vermi.
Tuttavia rimane un problema di fondo: tutte queste considerazioni potrebbero essere inficiate da una mia concezione distorta e per forza incompleta del concetto di “divinità”. Non potrebbe essere che così del resto, essendo io un essere umano.»
Era un’analisi perfetta e incredibilmente giusta.
E non poteva che essere così.
Elle non aveva alcun problema a fare considerazioni logiche su entità che però non rientravano affatto nella logica canonica, su entità sovrannaturali.
Gli unici elementi che a Elle mancavano erano naturalmente l’imprevedibile, l’eccezione, la variabile impazzita, l’anomalia di un sistema… In poche parole: il divertimento di Ryuk e l’“amore” di Jealous e di Rem. Cosa, se non queste tre anomalie, uniche e mai avvenute nel “sistema Shinigami”, aveva fatto scaturire tutto e, in ultimo, avrebbe portato alla morte di Elle?
«E quest’ultimo mio limite fisiologico mi impedisce di prendere in considerazione  l’“anomalia”, che scientificamente può presentarsi in ogni ordine, cosmo e sistema, ma che io, come semplice essere umano, non so se possa verificarsi anche in un essere come uno Shinigami. Tuttavia, il fatto che in circolazione ci siano ben due death note, mi farebbe quasi pensare che tale anomalia possa verificarsi anche fra gli Dei della morte…»
Meraviglioso, ineguagliabile, unico, Elle.
Emma non aveva mai pensato al fatto che tutta la vicenda di Death Note si era costruita sulla semplice eccezione a una regola. E se l’aveva fatto, non era di certo in questi termini che si era posta la questione. Ma lui aveva ragione, nonostante i dubbi: tutto era scaturito dal mondo degli Shinigami che, anche se sovrannaturale, sembrava seguire delle leggi universali e quasi scientifiche proprio per il fatto di aver potuto partorire delle “anomalie” come Ryuk, Jealous e Rem.
Emma fece un grosso respiro. Vederlo ragionare dal vivo non aveva assolutamente nulla a che vedere col vederlo fare sulla vignetta di un manga… «A quanto pare, quell’anomalia esiste, esiste sempre, Elle.» gli disse seria, chiamandolo con l’unico nome con cui avrebbe potuto chiamarlo in quel momento.
Lui abbassò il capo, il suo sguardo granitico si fece più profondo e scuro. Quelli erano gli occhi penetranti e immobili della pantera nel momento in cui individuava la sua preda ancora parzialmente nascosta dalle fronde.
Ed Emma non fece altro che scostare quei rami, lasciando che Elle potesse vedere e sferrare il suo attacco liberamente.
E gli raccontò della morte del detective del secolo, in quel terribile 5 Novembre, e lasciò che la mente di lui divorasse tutti i ragionamenti che quel racconto faceva scaturire in lui mentre lei parlava…
Elle non smise mai di fissarla durante quella dettagliata narrazione.
Solo quando fu detta l’ultima parola, lui tornò ad osservare Rem sullo schermo del suo portatile, in silenzio.
Rimase così per qualche istante.
«…Rem. Eccellente Light… Scacco matto!» Elle sorrise in modo strano.
Erano le modalità della sua morte quelle che Emma gli aveva appena raccontato e lui reagiva come se fosse dovuto morire qualcun altro. Anzi, continuava a parlare dell’argomento come fosse stata la perdita di un alfiere in una comunissima partita a scacchi.
Chissà se si sarebbe comportato così pure se Emma gli avesse detto che sarebbe morto anche Watari…
Avrebbe preso la cosa più seriamente allora?
«Ma proprio non ti fa paura per niente?!!» gli domandò a quel punto Emma, piuttosto sgomenta.
Lui se la guardò attentamente «Be’, non è che non vedo l’ora. Non mi va per niente di morire.» disse tranquillo.
Niente… Doveva sganciare la bomba sul signor Wammy per scuoterlo un po’…
«Non è che non mi importi,» riprese subito Ryuzaki con una certa calma «è che sono certo che non potrei mai morire così.»
Emma sgranò gli occhi.
Ed Elle iniziò «Testare il quaderno della morte, dimostrare quindi la falsità delle regole che Light ha fatto apporre sul quaderno ad hoc, per scagionare se stesso e Misa: questo li porterebbe direttamente sulla forca… Una soluzione ineccepibile, in sè. Ma tu mi stai anche dicendo che “annuncerò” di voler testare il quaderno. Che lo dirò davanti a tutti. Che lo dirò soprattutto davanti a Light Yagami, del quale voglio dimostrare la colpevolezza di cui quindi sarò ancora fermamente convinto. Light Yagami… Mi ha nascosto tutto in modo eccelso fin dal primo istante. Non c’è mai stata una volta in cui mi abbia detto la verità, se non per fini reconditi e precisi, con l’intenzione di raggirarmi. Ed io non mi sono fidato un solo istante di lui e lo dimostra il fatto che, nonostante tutto, la mia scelta sarà proprio quella di continuare a volerlo mettere nel sacco testando il quaderno. Mi hai detto poi che prenderò questa decisione avendo nei paraggi un Dio della morte, un essere soprannaturale del quale tuttora ignoro le leggi, il modo di agire e le inclinazioni. Un essere che però è strettamente legato al caso Kira, un essere che quindi per forza di cose è in relazione con Light, e di questo io sarò pienamente cosciente, anche se ignorerò la specifica natura di quel rapporto. In sintesi io, secondo te e indipendentemente dalla tua presenza, agirò tranquillamente in un contesto simile, pieno di variabili assolutamente ignote, infide, sovrannaturali e palesemente ingestibili… Ora… » fece una breve pausa e spostò lo sguardo pensieroso verso l’alto… «… Tu non credi che questo sia estremamente stupido? Insomma, l’idea di testare il quaderno mi sarebbe congeniale, senza dubbio, e potrebbe essere l’unica, vista la condizione in cui mi troverei e viste le limitate informazioni che avrei a disposizione senza di te. Ma le modalità non sono contemplabili… Rischiare grosso può essere stato un mio modus operandi in questo particolare caso. Ma rischiare in modo così poco intelligente, no.»
Riportò lo sguardo deciso su Emma «Al momento, senza avere ancora in mente alcun piano dettagliato basato sugli elementi che avrei a disposizione, posso dirti che se decidessi di testare il quaderno, lo farei e basta. In assoluto silenzio e in incognito. E anche così ci sarebbero dei grossi rischi che sarei comunque cosciente di correre… E poi, trascorsi i tredici giorni, a cose fatte e falsità rivelate, metterei le mie mani sicure su Light e Misa e per loro non ci sarebbe più nulla da fare. Né la mia morte potrebbe a quel punto salvarli.»
Emma era allibita… Era così assurdamente vero… Possibile che Elle fosse morto “stupidamente”? Per una sua scelta così sbagliata? E possibile che fosse proprio Elle a dirglielo, giudicando così “poco intelligente” l’operato di se stesso?
«Ok… Aspetta un attimo… Ho bisogno di ragionare un istante…» disse Emma tentennante e sgomenta «… Mettiamo che tu abbia ragione…» Elle sollevò le sopracciglia con sufficienza, fissandola. Ed Emma si corresse «… Sì, va bene, hai ragione. Ma non puoi sottovalutare Light, insomma, e comunque chi ti dice che Rem non capirebbe, che magari scoprirebbe il tuo sotterfugio o che comunque non intervenga nel momento in cui starai per mettere le mani su di loro!?»
Lui rispose serafico «Nessuno me lo dice. Ho già detto che ci sarebbero comunque dei grossi rischi. E ho già detto di non aver pianificato nulla di dettagliato in proposito. Lo farei se decidessi di agire in quel modo. E cercherei di costruire un piano il più “blindato” possibile e di prevedere delle mosse, come in una partita a scacchi. Ma al momento è inutile e dispersivo ragionare su questo. Piuttosto…»
A cos’altro stava rimuginando adesso. Emma stava assistendo in diretta ad una “puntata” incredibile…
Elle proseguì a parlare, ma lo fece quasi tra sé e sé, come pensando ad alta voce «…È la seconda volta che ciò che mi dici avverrà non è in linea con quello che io farei… Già… Anche la faccenda dell’orologio di Light nella cella mi aveva stonato… Sono io che non torno… La mia persona… Perché? Uhm…» alzò lo sguardo e continuò, questa volta rivolgendosi a lei e non a se stesso «Il soprannaturale, Emma. È questo che ti ha portata finora a non parlarmi degli Shinigami. Tu finora hai creduto che io non fossi pronto, che non ti avrei presa sul serio, perché la mia mente logica non sarebbe stata pronta a ragionare su qualcosa del genere. In linea di massima questo potrebbe anche essere stato corretto come ragionamento. Ma sei stata tu ad infilare quei disegni sul tuo pc. Sei stata tu a volermi fornire un precedente, oltre al fatto che questi esseri sarebbero stati nominati due volte nel corso della vicenda che tu conosci. Hai dunque creato tu la possibilità che io potessi accettarne l’esistenza prima, rispetto a quanto sapevi. Ma non ti sei fidata del tuo stesso piano. O non ti sei fidata di me, di quello che sapevi di me e di come speravi avrei reagito di fronte a quei disegni e di fronte al fatto che, con essi, c’erano troppi elementi che citavano gli Dei della morte da non portarmi a ragionare su di loro in modo più serio e costruttivo. Be’, sarei stato pronto a parlarne già svariato tempo fa, già alla fine di Aprile. E non solo per ciò che ti ho appena detto. Emma, è assolutamente ovvio che anche le cose che sai e il come le sai sono legate a qualcosa di soprannaturale… Non c’è alcuna altra spiegazione logica. Direi quindi che adesso possiamo affrontare la mia incognita numero 3…»  
Le labbra gli si incresparono appena ai margini, in un’espressione  sicura e  irriverente «Come sai tutto quello che sai, Emma?»

Beccato… Eh eh eh…
Ma non avrei scelto Elle né il suo mondo, se non avessi saputo che anche questo nodo sarebbe venuto al pettine, me compreso…
E adesso, Emma, come glielo dici che lui è il personaggio di un manga, eh?
Sempre più divertente…

 
Emma tentennò. Stava avvenendo tutto troppo in fretta. La sua mente non riusciva a ragionare sulle troppe cose che avevano affrontato in quelle ultime ore. Troppe cose e troppo diverse tra loro. L’intimità inaspettata. La figura mostruosa di Rem sullo schermo. La morte di Elle e le considerazioni di lui a riguardo. E ora quello.
Emma non aveva avuto nemmeno un attimo per soffermarsi su nessuna di queste cose. E ne avrebbe avuto bisogno invece, la sua mente non poteva accogliere tutte quelle informazioni e quelle novità contemporaneamente. O meglio, poteva accoglierle, ma in modo del tutto superficiale, sgomento a parte.
Lui stava portando avanti tutto con la sua velocità mentale. Aveva fatto rapidamente salti e ragionamenti, collegamenti ed exploi, ai quali lei invece avrebbe dovuto pensare a lungo. Ma lui non le stava dando il tempo, perché lui non aveva bisogno di quel tempo.
Perché lui era Elle e ora stava conducendo il gioco sul serio, palesemente e in modo prorompente, con i suoi ritmi, il suo interesse, i suoi fini poco chiari. E stava letteralmente travolgendo Emma. L’aveva travolta in molti sensi in quelle poche ore…
Emma, che adesso era stata catapultata all’improvviso su una questione che l’aveva riguardata direttamente e la riguardava ancora. Emma, che adesso non aveva alcun motivo per non rispondergli, alcuna scusa valida per non affrontare l’argomento. Emma, che non aveva mai pensato a come gli avrebbe detto una cosa del genere.
Sul momento ci penserò, si era detta una volta.
Quando arriverà sarò pronta per parlare, aveva creduto…
E adesso invece…
Partire da lontano? Ricordargli il discorso fatto su He e sulle dimensioni parallele? O le differenze, la I Bite e tutto il resto? I sogni? I manga in generale?
La mente le stava andando in fumo, tanto velocemente cercava di ragionare e scegliere, mentre Elle la osservava in silenzio.
Adesso basta! «Tu sei il personaggio di un manga e non dovresti essere reale!!!!»
Come partire da lontano con tatto e circospezione…
Elle si portò il pollice sul labbro «… di un manga come He
A dire la verità in quel frangente Emma non avrebbe saputo cosa aspettarsi da Elle, quindi tutto sommato quella reazione così tranquilla non le stonò più di tanto…
E quindi rispose, meno irruente «…di un manga migliore di He…»
«Uhm…» rimuginò lui iniziando a mordicchiarsi l’unghia del pollice «Vieni da un altro mondo?» le chiese candidamente.
«È questo qui, per me, l’ “altro” mondo… Ma come fai…? Come fai ad aver capito subito? Come fai a non essere sgomento? Come fai a credermi?!» gli chiese a raffica.
«Se mi conosci bene, anzi, se hai letto con attenzione il tuo manga nel “tuo” mondo, saprai che non mi sconvolgo facilmente e in tutta onestà, dopo aver visto uno Shinigami, credo che poche cose potrebbero sconvolgermi ormai. Emma, se posso credere ad una dimensione parallela in cui esistono gli Shinigami, un mondo degli Dei della morte, non vedo perché non dovrei credere al fatto che ne esistono molte altre, compresa una in cui io sarei un personaggio disegnato a china…» continuò a mordersi il pollice «…e naturalmente Light e tutto il resto sono parte di questo manga…»
«Death Note… il manga si chiama Death Note…» gli disse Emma, ormai incapace di fare alcuna resistenza, pensiero, ragionamento…
«…Uhm…titolo effettivamente appropriato e interessante… Il fulcro di tutto è il quaderno quindi… Uhm… Allora credo di intuire vagamente il motivo delle discordanze tra le azioni che effettivamente ho compiuto e compirei e quelle che tu invece conosci… Uhm… avevo ragione, sei stata una “spettatrice”… e avevo ragione anche su un’altra questione: c’era una parte di te che pensava che avrei potuto aiutarti, anche se questo non era il motivo predominante per cui mi sei venuta a cercare e hai architettato il tuo piano… era questa la cosa su cui forse avresti potuto chiedermi aiuto…» ragionava a voce alta, esplicitando solo parte di quello che gli frullava per la testa.
«…Ma come è possibile? Come è potuto succedere?» se ne uscì Emma a quel punto.
Elle portò il suo sguardo altrove «…Quello serve per fare il caffè?» chiese di punto in bianco, indicando flebilmente il bollitore sul comodino.
Stargli dietro non era umano… Ma Emma non aveva la testa per stupirsi più di nulla… E forse aveva bisogno di una pausa… così gli rispose naturalmente, annuendo «… sempre che ci siano le bustine e lo zucchero necessario…» aggiunse alzandosi per controllare dove potessero essere, perché sul comodino non ne vedeva.
Mentre lui la osservava curioso, le trovò, le prese, e gliele porse «Ci metti l’acqua, spingi il pulsante e aspetti. Quando bolle versi tutto nelle tazze, aggiungi la polvere del caffè solubile e lo zucchero. Anche io ne voglio uno. Anche se sono già abbastanza agitata e non sarebbe il caso, ma calcolando che stanotte non ho chiuso occhio, direi che ne ho un disperato bisogno.»
No, Emma non aveva istintivamente alcun atteggiamento tenero o protettivo nei confronti di Ryuzaki. A parte naturalmente il fatto che avesse sconvolto la propria esistenza per salvargli la pelle. Dettagli…
«Uhm.» bofonchiò lui.
«Io devo fermarmi un attimo. Devo stare in silenzio, sola, a ragionare per un po’… Così non riesco ad andare avanti. Vado a fare una doccia.» e senza aspettare alcuna replica si infilò nel bagno, e ricominciò da capo, mettendo piano piano le informazioni tutte insieme… E mentre si osservava i piedi con l’acqua che le scorreva sulla nuca, quella brutta sensazione iniziò a prendere una qualche vaga forma e a non essere più proprio soltanto una sensazione…
Uscì dal bagno avvolta nell’asciugamano, a testa bassa, senza guardarsi intorno, rimuginando con una lieve angoscia nell’addome… Raccolse automaticamente i suoi abiti, continuando a pensare. Si sedette sul bordo del letto per vestirsi e lo sguardo le cadde sul comodino. Affianco ad una tazza di caffè fumante, Emma riconobbe qualcosa che non vedeva da tempo…
Erano le chiavi del suo appartamento, del suo bilocale di Tokyo. Quelle che aveva consegnato a Watari nel giorno in cui Elle era andato a prenderla per portarsela dietro nei vari hotel, per sorvegliarla…
Fissò il mazzo di chiavi. E quella forma vaga che la brutta sensazione aveva assunto sotto la doccia non fu più vaga. Quella forma si ingigantì, assunse contorni definiti e netti, le arrivò dritta alla mente e al corpo… La invase.
Ed Emma capì.
Capì tutto…
Si alzò e si voltò lentamente.
La finestra era chiusa adesso, Elle era appollaiato su una sedia, affianco ad essa, e si guardava Emma.
Lei si portò entrambe le mani dietro la nuca, intrecciò le dita e le serrò «…Non era un fuori programma…» sciolse la tensione nelle dita e si fece scivolare le braccia lungo i fianchi «…Quello che è successo questa notte non era assolutamente un fuori programma!!» alzò appena il tono della voce…
«Perché sei ancora qui? Perché non te ne sai andato via mentre ero sotto la doccia?!» lo aggredì.
Elle la guardava con una calma colossale «Perché ero curioso di vedere il momento in cui avresti capito. E perché sono un bastardo, ma non un vigliacco. Questo il tuo manga non te lo diceva?»
Il sangue le arrivò al cervello. Lo avrebbe picchiato con tutte le forze che aveva in corpo.
«L’hai fatto apposta! Volevi che io ti dicessi tutto insieme perché hai deciso di rimandarmi a casa e dovevi sapere tutto! Mi hai provocato come il peggiore degli sfruttatori. Mi hai portata al limite. Hai permesso che mi lasciassi andare…»
Il tono di Emma altalenava, dall’aggressivo al tenue, dalla rabbia all’incredulità, dalla consapevolezza alla tristezza…
«Prima mi hai fatto passare una giornata normale e tranquilla, senza il caso Kira tra i piedi…Hai preparato il terreno… Volevi sapere tutto e subito perché io adesso devo sparire. Perché non posso essere al quartier generale! E non volevi perdere tempo. Perché forse tra poco dovrai liberare Light. Perché ti serviva di capire tutto, perché io dopo non ti sarei più servita!
Mi hai provocato fino al limite… Sapevi che sarei arrivata a quello! Sai che sono innamorata di te e che se mi fossi sentita così intima ti avrei detto tutto insieme, lo avrei fatto anche senza capire alcune cose, senza farti perdere tempo! Non potevi mica legarmi come hai fatto con Misa! E hai fatto questo! E mi ha trattato con condiscendenza… E adesso puoi lasciarmi andare perché sai tutto, perché non hai più bisogno di me… »
Elle la guardava gelido ed impassibile.
Emma si sedette sul letto, senza forze… «Quanto è da te tutto questo… Quanto si addice terribilmente ad Elle! Oddio… » e guardò fissa davanti a sé, continuando a pensare.
La voce di Elle partì calma «Vedo che lo stato confusionale in cui ti trovi non ti impedisce di ragionare in modo eccellente. L’ho sempre pensato che avessi una bella testa, Emma.»
Lei si voltò di nuovo verso di lui «Già, riesco finalmente a ragionare… E la cosa più terribile è che tutto questo era quasi scontato… Tu l’avevi anche proposto a Light! O meglio, glielo chiederai… Oh sì… Gli chiederai di sfruttare il debole che Misa nutre per lui per scucirle qualcosa… E Light ti dirà che non ha intenzione di farlo, perchè sarebbe una cosa ignobile… Il Light umano che ha dimenticato tutto ciò che ha fatto… Ma tu glielo chiederai. Glielo chiederai perché sei cinico, perché sei freddo, perché il fine giustifica i mezzi, sempre. Perché tu lo avresti fatto tranquillamente.
E lo hai fatto.
Lo hai fatto con me.
Oddio…»
E si portò le mani tra i capelli.
Consapevole, angosciata.
Quasi non riusciva nemmeno ad essere arrabbiata.
Se l’era cercata fin dal primo istante.
Sapeva che razza di persona fosse Elle, sapeva bene chi fosse…
«Ma… ma che bisogno c’era? Ti avrei detto tutto ugualmente!» gli chiese alla fine.
«Ne sei assolutamente certa?» le domandò lui di rimando.
«Oh, ma insomma! Cosa ti fa credere che non lo avrei fatto?»
«Sono sicuro che avresti parlato, prima o poi…Però… Dunque, tu fin dall’inizio non mi hai detto tutto per tre motivi. Uno, perché temevi che non ti avrei creduto e in questo sei stata molto cauta ed astuta nel darmi le informazioni in pillole, anche se a volte hai dubitato di me e delle mie capacità.
Due, per la tua paura che io non fossi pronto al soprannaturale. Ma adesso sai che lo sono e lo sono proprio grazie agli input che tu mi hai dato in più e che tu hai dubitato potessero essermi utili. Del resto non credevi che sarei arrivato ad indagare sulla Yotsuba molto prima di quanto tu non sapessi… »
Troppo.
Era troppo.
La stava sfidando a rispondergli in modo eccessivo…
Sembrava quasi cercare una nuova esplosione... sembrava quasi che volesse che Emma si lasciasse andare ancora, certo che lo avrebbe fatto, anche se forse in altro modo...
La voce di ghiaccio di Elle proseguiva il suo irritante e spietato discorso «E tutti questi tuoi dubbi e propositi, in fondo, sono stati perfetti, perché le tue rivelazioni si sono susseguite al momento giusto. Ma c’è un terzo motivo, recondito, che ti ha spinta a non dire tutto e che ti spinge ancora adesso ad essere reticente: volevi continuare a starmi affianco il più a lungo possibile. E finché io non avrei avuto tutte le informazioni, non ti avrei allontanata da me. Non sei fredda quanto me, Emma. Tu non sei me.» concluse con un sorriso beffardo «Vorresti picchiarmi adesso, vero? Avanti Emma, prova a picchiarmi! Che aspetti?! Fallo!» la incitò.
Quel tono… Quel tono aggressivo… Lei lo conosceva! Avanti Kira, prova ad uccidermi! Che aspetti?! Uccidimi!
«Io non sono Kira!!! Io non sono Light!!» gli disse Emma con rabbia «Perché mi stai sfidando?!!»
«Perché io adoro le sfide, Emma, e anche tu. Cos’è, i tuoi sentimenti ti stanno annebbiando? Sei così innamorata di me da non riuscire a colpirmi come si deve?» gelido...
Colpita violentemente, ancora una volta, nel suo punto più debole.
Ma Emma non affondò.
Quelle parole dette in quel modo neutro e distaccato la provocarono nella sua emotività e nel suo lato più infantile e battagliero.
Adesso basta! Sei solo un bastardo! E rese il colpo «Morirà anche Watari!» gli urlò contro.
Elle rimase immobile, ma in un istante i suoi enormi occhi neri puntati su Emma, divennero più intensi…
Emma inclinò appena il mento fissandolo seria, decisa e consapevole di aver rapidamente affondato il suo punto.
Era stata sottile, quasi cattiva… Aveva detto ciò che sapeva lo avrebbe toccato e aveva  colto nel segno senza fallire…
Elle era solo.
«Sei contento adesso? Sei soddisfatto?! …Tiri fuori il peggio di me… » concluse sussurrando.
Ryuzaki scivolò dalla sedia, a testa bassa, e infilò le mani in tasca, rimanendo in piedi, con le sue spalle appese nella sua maglietta bianca a rovescio. E senza che Emma potesse vedergli gli occhi coperti dai folti capelli neri, le disse con quella voce gelida e bassa «E adesso che ti sei sfogata e hai usato uno dei tuoi ultimi assi nella manica, puoi anche fornirmi tutte le informazioni che restano. Immagino che il modo più semplice sia darmi la chiave di quella cassetta di sicurezza della banca.»
E lei si arrese, completamente priva di armi.
Non l’aveva solo sfruttata per scucirle più tranquillamente tutto. Non era finita lì… Quando Emma non gli aveva ancora dato le chiavi della cassetta, che Elle sapeva benissimo contenere le ultime informazioni mancanti, lui l’aveva provocata ancora. Ma questa volta non più nei sentimenti che lei provava per lui, ma nel suo lato combattivo e di sfida. L’aveva portata a sferrare il suo ultimo colpo, perché dopo quello non avrebbe avuto nessun altro modo di difendersi o di opporsi.
Emma ingoiò il nodo che le era salito improvvisamente in gola, si inchinò sulla borsa che era ancora a terra dalla notte, cercò tentennante il suo portafogli, e tirò fuori la fatidica chiavetta.
Sollevò lo sguardo e tirò la chiave a Elle, che la prese al volo. E poi riabbassò gli occhi, consapevole…
Era rimasto, non perché non era un vigliacco o perché voleva vederla ragionare e capire.
Era rimasto perché voleva il resto, l’ultimo tassello mancante.
E lo voleva subito.
Era rimasto perché doveva attuare il suo ultimo bluff…
Il sole era ormai apparso in tutta la sua luminosità nel cielo azzurro della mattina. Il caffè era ancora fumante nella tazza sul comodino. Era l’alba inoltrata, una normalissima e comunissima alba di un’altra giornata estiva.
Ed Elle aveva vinto su tutta la linea.
Elle vinceva sempre.
 
 
 
 
 
Questo lungo capitolo mi ha svuotata completamente. Sono distrutta e non ho nemmeno la forza di esplicitare le mie paure sulla parte iniziale, su quella centrale e finale… Questa svolta era decisa dal primo istante e forse adesso capirete ancora meglio le mie ansie sul capitolo precedente. Mancava un pezzo considerevole… E' una svolta pesante e di certo non sarà apprezzata da molti... Io posso solo sperare che, nonostante questo, possiate concedermi ancora un po' della vostra fiducia...
Spero almeno che, al di là del fatto che possa esservi piaciuto o meno, sia tutto chiaro, che i ragionamenti di Elle non vi abbiano asfissiato, visto che sono stati moooolto presenti, e che mi possiate perdonare per aver palesato quelle considerazioni sulla sua morte… Ma non posso nascondermi dietro un dito, come direbbe il cantastorie, perché forse Elle ha ragione: è morto “stupidamente”… Ma non aggiungo altro in proposito.
Ho ancora qualche recensione in sospeso, ma ormai sapete che arrivo, quindi vi prego di avere pazienza… E vi sarete pure stufati ormai!! ^^
Chiudo brevemente, perché devo dormire, da domani e dalla prossima settimana ricomincerò a fare due lavori e non faccio previsioni o.O
Come sempre non sparirò e ce la metterò tutta, indipendentemente dai risultati!
Grazie delle meravigliose recensioni al capitolo precedente, che mi hanno dato tanto coraggio quando ero terrorizzata.
Quanto a questo… Per me non poteva che andare così, perché Elle è quello che è… Spero possiate apprezzare almeno un po’ la mia visione del tutto ed il mio modo di renderlo ^^
Grazie di avermi letto fin qui!
Adesso mi dileguo a riposarmi un po’, come mi ha saggiamente consigliato qualcuno.
Alla prossima,
 

Eru

 
 
 
 

   
 
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